Ben prima di Tom Clancy’s The Division, in uscita solo a marzo 2016, Ubisoft ha un altro titolo in programma ispirato al lavoro dello scrittore di fanta-politica: Tom Clancy’s Rainbow Six Siege. Come già il nome vi suggerisce, si tratta del nuovo capitolo della serie Rainbow Six, famosa sin dal 1998 con l’uscita del primo gioco omonimo. La software house francese ha lavorato duramente per svecchiare il più possibile la saga, sfiorando il rischio di deludere i fan della prima ora, ma il risultato è per molti versi affascinante. La modalità provata alla Paris Games Week 2015 vede dieci giocatori divisi in due squadre: una attacca, l’altra difende una bomba piazzata all’interno di un edificio. Lineare, fin qui, ma ad arricchire il gameplay ci sono davvero molte varianti. All’inizio della partita chi attacca può ispezionare per 40 secondi l’ambiente per localizzare subito l’obiettivo, e avere sulla mappa un segnaposto durante il match. Chi difende ha invece i medesimi 40 secondi per barricarsi nel miglior modo possibile, fortificando i muri, le porte o costruendo barriere al posto delle finestre.
Le abilità variano invece da personaggio a personaggio, che possiamo scegliere prima della partenza. Si può sfruttare la potenza di minuscoli droni, di telecamere fisse, di scudi, mine e armi avanzate, insomma la fantasia dell’utente è stuzzicata al massimo. La vera killer feature è rappresentata però dalla singola vita in nostro possesso, il respawn infatti non esiste e se si muore bisogna aspettare la fine della sessione (che in ogni caso non dura più di 3 minuti). Una caratteristica che può far storcere il naso a molti ma che noi abbiamo trovato più che interessante, poiché è fondamentale per tenere alta la tensione. Il sapere di poter morire una volta sola, come nella vita reale, ci fa giocare con più attenzione, ci fa essere più ragionevoli e tattici, aspetto che raramente si trova nei giochi multiplayer. Se dal punto di vista del gameplay Rainbow Six Siege ci ha abbastanza convinto, seppur troppo lontano dai fasti dei primi anni 2000, per quanto riguarda la grafica ci sono molte più riserve. Gli ambienti non sono particolarmente curati, le textures generali non incantano e persino le armi nelle nostre mani hanno poco dettaglio. Manca ancora del tempo però prima dell’uscita di dicembre, confidiamo che il lavoro degli sviluppatori sia ancora un completo work in progress.