Shin Megami Tensei è una saga di JRPG sviluppata da Atlus che vanta ormai oltre due decenni di vita: tuttavia, a dispetto di un enorme successo nella terra del Sol Levante (in Giappone è la serie di giochi di ruolo più famosa, dopo Dragon Quest e Final Fantasy), in occidente questi titoli sono sì riusciti a conquistare il rispetto del pubblico, ma con minore fama, incuriosendo più una “nicchia di fedeli appassionati” che una massa, anche per via della mancanza di localizzazione in lingue diverse da inglese e giapponese. Sebbene ogni gioco della saga abbia una storia indipendente – eccezion fatta, ovviamente, per i sequel – sono sempre presenti degli elementi accomunanti: i temi trattati, ad esempio, sono spesso apocalittici o riguardano eventi epocali. Vi è poi una massiccia presenza di rituali esoterici più o meno “tradizionali” e centinaia di creature demoniache – i cui nomi e origini sono quasi sempre diversi in base al gioco – che i protagonisti devono combattere e/o rendere propri alleati.
Shin Megami Tensei: Devil Survivor è una serie composta attualmente da due titoli, distribuiti in esclusiva su console Nintendo DS e riproposti successivamente come remake per Nintendo 3DS. Devil Survivor 2: Record Breaker è appunto il ritorno sul mercato di un Devil Survivor 2 più in forma che mai: oltre al completo doppiaggio dei dialoghi – la cui assenza era stata aspramente criticata – il titolo presenta un comparto grafico più “pulito” grazie alla maggior potenza della console, nuovi demoni, personaggi giocabili e un intero, nuovo arco narrativo, ambientato successivamente agli eventi del gioco originale.
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Se, quindi, da una parte abbiamo a che fare con un remake che presenta contenuti aggiuntivi molto ampi e che da soli giustificano l’acquisto, dall’altra Record Breaker si porta dietro tutti i limiti del titolo “Vanilla”, aggiungendone persino di nuovi. Un esempio potrebbe essere la goffa implementazione del 3D, che ad eccezione del filmato introduttivo e di qualche cutscene in-game, non viene mai impiegato in maniera rilevante: del resto, lo schermo superiore non viene quasi usato se non per visualizzare mappe e menu in combattimento, il che è un peccato e uno spreco di grande potenziale. Gli sprite di nemici e personaggi sono colorati e dal design accattivante, ma la grafica nel suo complesso è rimasta tale e quale, scarna e con pochissime animazioni, al punto da avvicinarsi non poco a quella dei giochi per Game Boy Advance.
Stesso dicasi per le musiche: poco o nulla è stato modificato, le tracce presenti sono orecchiabili e in piena linea stilistica con la saga Shin Megami Tensei, ma sono anche poche e ripetitive, spingono inesorabilmente il giocatore ad abbassare il volume dell’audio durante i combattimenti più lunghi. A tal proposito, non va ignorata la notevole longevità del gioco: l’arco narrativo principale dura almeno 50-60 ore – variando molto in base alla conoscenza che il giocatore ha delle meccaniche del titolo – ed è altamente rigiocabile, poiché è impossibile prender visione di tutti gli eventi in una singola run e sono presenti molteplici finali in base alle scelte prese. Il contenuto esclusivo di Record Breaker è capace di prendervi ben 30 ore e, sebbene aggiunga praticamente nulla al gameplay, giustifica già da solo il costo d’acquisto del remake.
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Narrazione e scrittura di Devil Survivor 2 pescano a piene mani da ciò che gli Shin Megami Tensei ci hanno abituati a vedere: in un Giappone post apocalittico, pieno di misteri ed elementi esoterici/spirituali con una punta di cyberpunk, i giovani protagonisti si trovano a fronteggiare situazioni cruente, spesso anche molto tristi, ma sempre affiancate da siparietti ed eventi quotidiani, sempre in grado di strappare un sorriso. Probabilmente a causa della “giovane età” della serie, i due Devil Survivor non sono stati ancora in grado di costruirsi un’estetica unica e distinguibile; il secondo titolo sembra quasi un add-on del primo, tanto, troppo simile al predecessore per avere una propria identità, a differenza ad esempio di quanto accaduto con Persona Q: Shadow of the Labyrinth, un gioco per 3DS che è riuscito a creare trama, design ed avvenimenti totalmente originali pur prendendo “in prestito” i protagonisti di Persona 3 e Persona 4.
In Devil Survivor 2, invece, tutto sembra un po’ vago e annacquato, a parte un paio di – ovviamente prosperosissime – protagoniste femminili molto ben caratterizzate, tutti gli altri mancano del “mordente” con cui Atlus ci ha sempre viziati, esempio fra tutti quella gioia per gli occhi che è stato Catherine. L’intreccio è più che valido e presenta interessantissimi bivi narrativi, in gran parte dipendenti dalle nostre scelte: non è affatto certo che tutti i membri del party raggiungano il settimo e ultimo giorno della storia. Il secondo arco narrativo aggiunge sapore al tutto e dà spessore ad alcuni dei personaggi già conosciuti nel primo, sebbene si noti chiaramente come si tratti di una vera e propria “aggiunta” alla trama principale, concepita postuma alla scrittura originaria. Questo è però solo un dato di fatto e non ne pregiudica la qualità, che mantiene lo stesso livello della main story.
I controlli di gioco sono intuitivi e molto semplici, forse anche troppo, poiché sfruttano a malapena le potenzialità del 3DS; trattandosi di un prodotto sviluppato ad hoc per la console Nintendo, è davvero strano e spiacevole constatare quanto il doppio schermo e i comandi tattili siano superflui: per il completamento del gioco non è necessario usare una singola volta il touch screen e i menu/mappe presenti sullo schermo superiore si riducono a semplice comodità visiva, in quando potrebbero essere anche richiamati con la pressione di un tasto in una console a schermo singolo… Insomma, tecnicamente parlando sembra quasi di trovarsi davanti a un titolo porting più che ad un’esclusiva, in una situazione diametralmente opposta a quella provata giocando Persona Q, anch’esso sviluppato da Atlus, anch’esso esclusiva Nintendo. Un prodotto certamente più ad alto budget, ma comunque in grado di investire nelle caratteristiche della console a doppio schermo in maniera ben più furba e soddisfacente.
Record Breaker non ha modificato le meccaniche di gioco di Devil Survivor 2, a loro volta uguali a quelle del prequel. Una scelta coraggiosa, ma azzeccata: si tratta di un GDR tattico a turni, con visuale isometrica, nel quale è possibile schierare in campo sino a quattro personaggi umani, ciascuno accompagnato da massimo due demoni, creature ottenibili – strano ma vero – tramite aste in-game. Probabilmente per far fronte alla sua natura portatile, il gameplay è stato “snellito” rispetto a molti degli Shin Megami Tensei che gli appassionati ricorderanno, con un minor numero di statistiche, una semplificazione del sistema di perdita/acquisizione di turni d’azione durante i combattimenti e della gestione degli status alterati; questo potrebbe far storcere il naso ai “puristi hardcore”, ma è innegabile come renda il tutto ben più fluido e fruibile, anche per i neofiti della saga.
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Per quanto concerne il potenziamento dei nostri guerrieri, Record Breaker non presenta né incontri casuali né avversari visibili a schermo, ma sarà possibile decidere quando e quante volte combattere selezionando “Free Fight” dalla lista degli eventi disponibili. Come intuibile dal nome, questi combattimenti sono l’unica attività del gioco a non far avanzare il tempo della storia e potranno essere ripetuti potenzialmente all’infinito per ottenere denaro, “rubare” abilità agli avversari e salire di livello. Metodo certamente più gestibile rispetto a inevitabili scontri randomici, che risulta però comunque troppo macchinoso e ripetitivo a causa di mappe sempre uguali e minime differenze nelle squadre avversarie e nel loro posizionamento; un aspetto, questo, che sicuramente andrebbe migliorato e reso più vario in un futuro Devil Survivor 3.
La noia non ha però vita facile, grazie alla possibilità/necessità di personalizzare le proprie squadre, selezionando abilità diverse da insegnare a ciascun demone e fondendo le creature per crearne di nuove e più potenti: il bestiario è davvero vasto e comprende svariate centinaia di nomi, tutti ispirati a mitologie esistenti e re-interpretati in “salsa Atlus”.
Devil Survivor 2: Record Breaker aggiunge molto alla sua precedente versione per DS, ma non ne corregge i difetti: l’arco narrativo aggiuntivo, i nuovi demoni e il doppiaggio integrale sono sicuramente elementi più che positivi nel giudizio finale, che però rimane comunque compromesso dalla sua povertà tecnica e dall’inevitabile confronto con gli altri titoli della saga realizzati sulla medesima piattaforma, come Persona Q: Shadow of The Labyrinth, o lo stesso Shin Megami Tensei IV, che come estetica e gameplay si avvicina maggiormente a Record Breaker. In conclusione, il gioco merita senza dubbio l’acquisto e ha le carte in regola sia per soddisfare gli appassionati che per incuriosire i meno avvezzi, ma lascia un leggero retrogusto amaro se ci si ferma a pensare a ciò che sarebbe potuto essere se Atlus e Nintendo avessero deciso d’investire – e credere – di più.