Per quanto non si sia stato affatto il primo caso durante i trent’anni di vita della saga, l’annuncio di uno spin-off di Dragon Quest ha inevitabilmente portato a scontri d’opinione tra gli appassionati e a ben donde, se consideriamo che le persone in questione erano in attesa di un undicesimo capitolo da oltre tre anni. È nato dunque un dibattito, più o meno acceso, tra chi vede ogni esperimento videoludico come eresia e mancanza di rispetto nei confronti della saga e chi, invece, acquisterebbe persino della carta igienica usata, se brandizzata da quest’ultima; forum, blog, commenti e siti sono i teatri di battaglia di questa eterna faida, degna della migliore epopea mitologica. La verità, ovviamente, sta nel mezzo.
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Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le radici del male – il cui sottotitolo è una traduzione abbastanza libera di “The World Tree’s Woe and the Blight Below” – ha quindi visto la luce con parecchi sguardi addosso, più o meno curiosi, più o meno benevoli. Si tratta, come già detto, di uno spin-off della leggendaria saga JRPG, dalla quale si discosta nel genere per una più dinamica natura di hack ‘n slash e un pizzico di “ignoranza musou”, seppur con tanti elementi da gioco di ruolo ancora molto presenti.
I protagonisti sono Luceus e Aurora, due capitani della Guardia Reale del Regno di Arba, che nella loro missione per la salvezza del proprio mondo saranno accompagnati da alcuni fra i più amati personaggi della saga di Dragon Quest: da Alena – localizzata come Tsarevna – e Kyril di Dragon Quest IV, proseguendo con Bianca e Nera del quinto titolo, continuando con Jessica e Yangus dell’ottavo, primo gioco del brand ad essere conosciuto ed apprezzato in massa anche dai giocatori occidentali. I membri del gruppo sono ben tredici, fra i quali quattro sono personaggi originali di Dragon Quest Heroes e uno è sbloccabile grazie a una missione secondaria e opzionale; ciascuno di essi possiede abilità uniche, punti di forza e debolezza e diverse tipologie di attacco ed equipaggiamento.
La trama, come da tradizione, è in pieno stile anime giapponese, con personaggi dal carattere ben definito e colorato, un po’ stereotipati ma comunque ben fatti; gli eventi riescono a trasmettere allegria e buoni sentimenti anche ai giocatori più seriosi, che non devono escludere a priori il rischio di commuoversi al finale, tanto prevedibile quanto potente. Un peccato, forse, la mancanza di spazio per sviluppare meglio la personalità dell’antagonista, ma nel complesso si tratta comunque di un esperimento interessante e ben riuscito, dato che intrecciare relazioni fra comprimari di giochi e mondi diversi all’interno di una trama originale non è un lavoro affatto semplice… E l’occhio inquisitore dei fan è sempre vigile e spietato.
Fortunatamente e meritatamente, il feedback ricevuto dal titolo è stato immediatamente positivo: sviluppato da Omega Force – conosciuta per i suoi Dynasty Warriors – e pubblicato da Square Enix per PC e console Playstation 3 e 4, Dragon Quest Heroes è stato accolto con entusiasmo sia dal pubblico che dalla critica, al punto da indurre il publisher ad annunciare già adesso un seguito, previsto in Giappone durante il 2016. Le ragioni del successo sono presto dette: al di là di una narrazione semplice ma estremamente solida, il titolo vanta un gameplay ben più tecnico di quanto ci si aspetterebbe da un musou pieno di nemici carini e colorati. Le numerose missioni prevedono la sconfitta di più orde di avversari e/o boss, con meccaniche variabili e mai scontate; sottovalutare la battaglia (o non ottimizzare armi ed accessori del gruppo) equivale a una sicura sconfitta, così come è necessario scegliere con saggezza i membri del party e le abilità da impiegare per massimizzarne i danni. Spesso, infatti, non basterà “falciare” tutto ciò che si muove, ma si dovranno eseguire missioni di scorta e/o di protezione di determinate aree, oggetti o NPC dagli attacchi nemici, e se nelle prime missioni il gioco sarà permissivo, le battaglie avanzate richiederanno concentrazione, buona strategia e la giusta combinazione di personaggi ed equipaggiamenti.
La longevità è piuttosto elevata, la campagna principale si aggira sulla quarantina di ore, tempo che può più che raddoppiare nel caso si punti al completismo e al superamento di boss e sfide opzionali sbloccati dopo i titoli di coda. Una volta superata la battaglia finale è anche possibile iniziare una nuova partita in “Flying Start“, un New Game Plus nel quale vengono importati equipaggiamenti, materiali e percentuali di completamento.
Come già accennato, la componente GDR di Dragon Quest Heroes si fa sentire e non poco: oltre ad armi e protezioni, acquistabili dai negozianti del gioco, nelle fasi avanzate di trama e post finale sarà indispensabile la creazione di accessori tramite combinazione alchemica dei numerosissimi materiali “droppati” dai nemici in altrettanto numerose ricette alchemiche. L’accumulo di punti esperienza e conseguenti level up saranno chiaramente indispensabili per sbloccare abilità e potenziare le statistiche base dei guerrieri, attività che impiegherà gran parte del tempo del videogiocatore.
Qui si tocca l’aspetto più discutibile del gioco, praticamente inevitabile per la natura del titolo stesso, ma che va evidenziato in quanto potrebbe comunque risultare eccessivo ai meno avvezzi, facendoli desistere dalla prosecuzione: è possibile sconfiggere agevolmente il boss finale con quattro personaggi intorno al livello 40, eppure le battaglie sbloccate dopo i titoli di coda presentano un gap di difficoltà di circa trenta livelli superiore, che per essere superato necessita di parecchie ore di farming e/o folle caccia ai Metal Slime, rarissime ed elusive creature in grado di donare enormi quantità di punti esperienza se sconfitte prima della loro fuga. A tal proposito, un grande plauso va al bestiario, davvero numeroso e composto dai più iconici mostri della saga, riprodotti con uno stile che i fan non potranno che amare.
In conclusione, Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le radici del male riesce pienamente nel suo intento di catturare il cuore degli appassionati e la curiosità dei neofiti con una grafica coloratissima e il design del leggendario Akira Toriyama, comandi intuitivi per combattimenti impegnativi ma non troppo, il tutto accompagnato da una storia fiabesca, semplice, ingenua ma emozionante, con un’enorme mole di quest secondarie, boss opzionali e collezionabili da completare, sconfiggere e ottenere con l’aiuto di eroi ed eroine della storia, numerosi e molto diversi tra loro. Insomma, Dragon Quest Heroes è sicuramente un piccolo gioiello, il cui valore potrebbe risultare leggermente offuscato solo dal suo essere tanto GDR quanto musou, genere di grandissimo successo nella realtà orientale che però non riscontra lo stesso livello d’apprezzamento tra i videogiocatori occidentali.
Dragon Quest, hack ‘n slash, JRPG, Akira Toriyama: chiunque faccia parte degli appassionati di almeno una di queste cose dovrebbe davvero dare una possibilità a questa giovane e affascinate creatura, nata dalla collaborazione tra Koei, Omega Force e Square Enix.