The Evil Within 2, la recensione PS4

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Fa sempre sorridere quando il tempo trascorso tra un capitolo e l’altro di una serie videoludica è il medesimo sia nel mondo reale che all’interno di quello di gioco. The Evil Within 2 è ambientato tre anni dopo la fine degli eventi del precedente e si tratta dello stesso intervallo trascorso per i giocatori.

The Evil Within 2

In passato pubblico e stampa si sono trovati spaccati in due davanti alla creatura di Shinji Mikami: chi lo definiva geniale e potente, chi banale, legnoso e inutilmente intricato; la verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

Parlare di The Evil Within 2 è in realtà estremamente semplice, dato che il titolo, di fatto, dimostra come Tango Gameworks abbia imparato da critiche ed errori, facendo del proprio meglio per offrire una migliore esperienza a 360 gradi.

Il risultato non è esente da difetti, anzi: la narrativa è meno contorta e più centrata su Sebastian, questo permette di godere della storia anche nel caso non si sia giocato il precedente The Evil Within e aiuta il giocatore a non sentirsi troppo confuso e smarrito davanti agli eventi paranormali/onirici che tartasseranno costantemente la psiche del protagonista.

The Evil Within 2

Tuttavia, i personaggi incontrati risultano quasi del tutto privi di sviluppo psicologico e le vicende continuano a sembrare quelle di un film horror di serie B, caricate da un’ottima atmosfera, perfetto connubio tra horror gore a là Resident Evil e psicologico a là Silent Hill, ma senza che gli eventi in sè risultino particolarmente memorabili. Gli stessi nemici oscillano tra un design disturbato ed estremamente ispirato e una banalità sconcertante ed è più il senso di impotenza durante certe sequenze a spaventare il giocatore, che la situazione in sè.

Già rese rimovibili nel titolo originale grazie a una patch, The Evil Within 2 non ripete l’errore delle bande nere e offre un’esperienza fullscreen fin dal day one. Come già accennato, l’estetica complessiva del mondo e delle mappe di gioco è ottima, carica di un mood di profondo disagio, soprattutto negli ambienti chiusi, ma salvo rare eccezioni la sensazione che aleggia è sempre e comunque quella di “già visto”. Per fortuna la più che buona regia delle cutscene e l’ottimo lavoro di doppiaggio italiano marchio Bethesda aiutano il giocatore a rimanere coinvolto nella nuova, sventurata avventura di Sebastian Castellanos.

Dal punto di vista del gameplay, The Evil Within 2 non osa e punta alle classiche, sempreverdi meccaniche tipiche di un horror, con elementi survival e un pizzico di gdr. Con risorse centellinate e recuperabili tramite esplorazione delle mappe, il giocatore saggio punterà a un approccio cauto e stealth, soprattutto nelle prime ore di gioco in cui scarseggia la potenza offensiva.

The Evil Within 2

Torna il Gel Verde del primo titolo, necessario per potenziare le abilità di Sebastian e garantirgli maggiore forza e resistenza. Anche a livello di difficoltà standard le creature nemiche resistono molto bene ai colpi, con persino i nemici base in grado di reggere due, a volte tre pallottole in testa di pistola non potenziata. L’ottimizzazione di ciò che il mondo di gioco offre è quindi essenziale e non di rado ci si trova intenti a ingannare la basilare IA avversaria per eliminare le entità ostili con veloci e non dispendiosi attacchi alle spalle, il tutto mentre si combatte coi due peggiori avversari di The Evil Within 2: i comandi saponosi e la telecamera ribelle e spesso troppo vicina al modello del protagonista.

La curva di difficoltà si abbassa parecchio dalla seconda metà di gioco, quando l’arsenale risulta più vario ed efficace, ma è proprio in quel momento che può cominciare il vero divertimento: le mappe di gioco, inizialmente vissute come carnai di creature letali, agguati e trappole, si aprono a una maggiore esplorazione, più serena e con maggiore possibilità di scelte nel percorso da seguire per raggiungere il proprio obiettivo.

Questi ultimi si dividono in primari (ovvero quelli che fanno avanzare la trama di capitolo in capitolo) e secondari, perlopiù missioni opzionali con enigmi ambientali basilari e creature pronte a fare a pezzi Sebastian, al termine delle quali attendono succosi potenziamenti per le armi e/o collezionabili di varia natura, per nulla necessari alla conclusione della campagna ma sempre utili e spesso anche interessanti per approfondire i retroscena degli eventi.

The Evil Within 2

Sebastian Castellanos non è l’unico a poter potenziare le proprie prestazioni nel corso dell’avventura. Le armi a sua disposizione possono essere migliorate tramite i banchi di lavoro presenti all’interno delle aree di gioco, consumando le apposite risorse tanto faticosamente accumulate. Stesso dicasi per il crafting di munizioni e siringhe curative, che però sono ottenibili sia direttamente nel mondo di gioco (per quanto centellinate) che con una realizzazione “sul momento”, in loco: rimanere a secco di cure e proiettili non è mai una buona cosa, per cui il giocatore ha facoltà di realizzarli in qualunque luogo si trovi, pur consumando una quantità superiore di risorse rispetto alla creazione tramite banco di lavoro.

The Evil Within 2 prende buone idee a destra e manca dal panorama horror degli ultimi anni e le rimescola in un titolo che migliora il predecessore sotto ogni punto di vista: a discapito di una narrazione non sempre convincente e dei comandi poco reattivi, l’esperienza offerta da questo titolo Bethesda è sicuramente un piacevolissimo horror, che coon la sua longevità media di circa 18 ore riesce a fare contenti un po’ tutti, senza però soddisfare pienamente nessuno.

The Evil Within 2

Chi ha apprezzato il predecessore non potrà non godere del secondo titolo di quella che potrebbe diventare in futuro una nuova, intrigante IP; per tutti gli altri, ignari e curiosi, il consiglio è quello di dare al gioco un’occasione, pur consapevoli che i limiti e i difetti ci sono e non sono pochi.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Grafica
7.5
Sceneggiatura
8.0
Gameplay
8.0
controllo
7.5
Longevità
8.5

Sommario

Chi ha apprezzato il predecessore non potrà non godere del secondo titolo di quella che potrebbe diventare in futuro una nuova, intrigante IP; per tutti gli altri, ignari e curiosi, il consiglio è quello di dare al gioco un'occasione, pur consapevoli che i limiti e i difetti ci sono e non sono pochi.
Lara "Phenrir Mailoki" Arlottahttps://www.youtube.com/c/phenmailokiwui
Scrivo, blatero, videogioco. Spesso contemporaneamente.
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Chi ha apprezzato il predecessore non potrà non godere del secondo titolo di quella che potrebbe diventare in futuro una nuova, intrigante IP; per tutti gli altri, ignari e curiosi, il consiglio è quello di dare al gioco un'occasione, pur consapevoli che i limiti e i difetti ci sono e non sono pochi.The Evil Within 2, la recensione PS4