Days Gone, apparso inaspettatamente allo scorso E3, si è materializzato la scorsa settimana a Milano quando ha fatto tappa il “Days Gone World Tour Preview Event”, organizzato da Sony Interactive Entertainment Italia con la presenza di John Garvin, Creative Director e Writer di Bend Studio.
Days Gone è un gioco survival-horror adventure in terza persona, ambientato in un mondo aperto decimato da una pandemia e ormai per la maggior parte popolato dai Freakers, una variante di zombie cannibali che si muovono in orde e che sembrano in grado di evolvere. Il giocatore impersona Deacon St. John, un ex-fuorilegge motociclista trasformato in vagabondo che cerca una ragione di vita in una terra ormai piena di morte.
Le demo a nostra disposizione dura circa tre ore ed è composta dalla prima ora che corrisponde esattamente all’inizio del gioco e che ci permetterà di familiarizzare con i comandi ed il gameplay; mentre le restanti due ore sono ambientate in un momento avanzato di Days Gone, quando ormai il nostro personaggio è cresciuto in termini di esperienza, armi e funzionalità.
Ci troviamo negli Stati Uniti settentrionali ed il gioco si apre con una luna sequenza video drammatica, durante la quale Deacon mette in salvo su un elicottero la sua compagna Sarah ma, invece di unirsi a lei verso la salvezza, si sacrifica rimanendo in aiuto del suo amico ferito Boozer, con la speranza di ritrovarla in futuro. Con un salto temporale di due anni ci troviamo ad iniziare il gioco seguendo un tutorial live che ci permetterà di approcciare i comandi base e la guida della moto. Da subito si nota un fortissimo comparto narrativo che vede in Deacon e nel suo viaggio on-the-road il perno di una storia profonda ed avvincente, basata su un personaggio non lineare, non limpido e che nasconde a sé ed agli altri i tormenti di una vita che deve esser stata molto difficile.
Deacon si muoverà all’interno di questo mondo evolvendo la sua abilità attiva di combattimento e quella passiva di sopravvivenza tramite scelte di movimenti stealth più prudenti per raggiungere gli obiettivi. Lo scenario intorno non è dei più pacifici, sin dall’inizio i Freakers non saranno facili da abbattere e quindi la natura sandbox del gioco ci permetterà di scegliere approcci alternativi per superare gli ostacoli. Le armi non saranno mai molte e, anche affrontando il gioco in modalità normale, le più diffuse, come bastoni e mazze, si consumeranno facilmente dopo un paio di scontri corpo a corpo. Un’altra componente importante di Days Gone è la nostra amata motocicletta.
Sarà nostro dovere prendercene cura per averla sempre funzionate e rifornita di benzina, ma soprattutto, con tutti gli accessori che la trasformeranno nella nostra riserva di oggetti utili. Il gameplay mescola le classiche componenti che abbiamo visto in altri giochi del genere survival-horror. Si devono raccogliere molti oggetti per sfruttarli grazie al crafting. Avremo missioni primarie e secondarie superate le quali Deacon evolverà in minore o maggiore misura e grazie alla moto ci muoveremo in tutta la mappa. E a proposito proprio della motocicletta devo segnalare una meccanica di movimento un po’ difficoltosa ed imprecisa che, vista l’importanza del suo uso nel gioco, speriamo riesca a subire miglioramenti prima dell’uscita.
Ma sono due le cose che più mi hanno impressionato della prova. La prima è la violenza presente in Days Gone che, ultimamente, raramente ho incrociato. Aspettatevi una crudezza sopra le righe che metterà alla prova la vostra voglia di guardare lo schermo. La seconda è una storia che si avvale di un impressionante numero di sequenze video che frequentemente interrompono la fluidità ed il ritmo del gioco, per lasciare spazio a movimenti pilotati, scene di raccordo tra un momento e l’altro della storia o a parti narrative importanti della vita affettiva di Deacon.
Per il resto, tecnicamente Days Gone sembra già ad un buono stadio, l’open-world si presenta con molti dettagli e visivamente godibilissimo, anche se si percepisce la necessità di una pulizia finale prima che diventi Gold.
Days Gone non ha l’ambizione di essere un prodotto rivoluzionario ma è sostenuto da una sceneggiatura solida ed articolata che lo rendono un prodotto da tener d’occhio. Le fasi di azione alternano frenesia di combattimenti a movimenti in cui trattenere il fiato per non morire. Attendiamo il prodotto finito per il verdetto finale.