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Death Stranding: la recensione per PS4

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Death Stranding: la recensione per PS4

La recensione per PS4 di oggi fotografa il momento più atteso dell’anno, e forse anche della quarta generazione di Playstation, e si chiama Death Stranding. Hideo Kojima compie il suo primo grande passo nella storia dei videogiochi contemporanei. In realtà la fa nuovamente ma questa volta con il nome di Kojima Productions. Le mura di casa Konami, oramai, cominciavano ad essere troppo piccole per l’importanza che il Game Director nipponico ha conquistato in tutti questi anni di successi. Lui è il papà di Metal Gear Solid e di Solid Snake, non dimentichiamocelo. Icone indiscusse di tutte le generazioni delle console Sony. Miti per i gamer attempati. Fantasmi per la nuova generazione di gamer.

Death Stranding si rivolge principalmente alle nuove leve di videogiocatori, troppo impegnati in realtà dominate dalla parola gameplay. La nuova IP di Hideo Kojima punta a riproporre, nuovamente, uno stile narrativo all’interno dei videogames. Una sorta di ritorno a quell’amore perduto per il racconto videoludico, quando la profondità dei temi trattati era il perno attorno a cui ruotava tutto il gameplay.

Death stranding recensione ps4

In realtà Death Stranding non è solo questo. Kojima si toglie il cappotto di Game Director e indossa quello del regista. Gli attori che recitano in Death Stranding non sono stati utilizzati unicamente per il motion capture del personaggio. Loro sono parte attiva nello svolgimento del videogioco e il conseguente sviluppo della storia. Il cast è di altissimo livello e annovera attori del calibro di Norman Reedus, Mads Mikkelsen, Guillermo del Toro, Troy Baker, Emily O’Brien, Margaret Qualley, Léa Seydoux e Tommie Earl Jenkins. E non è Hollywood, è solo un videogame. Tutti loro hanno recitato in un videogioco. Questa è la famosa asticella che si alza e il merito è tutto di quel Game Director giapponese che da grande voleva fare il regista è alla fine ci è riuscito. Cheapeu Kojima.

Come sempre abbiamo rischiato di deragliare ma purtroppo è il rischio che si corre quando si parla di Death Stranding. Tanti (o forse troppi) contenuti di cui parlare. Non perdiamoci in ulteriori chiacchere e partiamo nel nostro viaggio alla scoperta del nuovo lavoro di Kojima. Questa è la nostra recensione per PS4 di Death Stranding. Si parte!

L’arte del non dire, la gioia dello scoprire

La nostra recensione per PS4 di Death Stranding si concetrerà sui punti di forza che caratterizzano e hanno caratterizzato lo sviluppo del videogioco. Questo si rende necessario per capire e comprendere a fondo la filosofia che si cela dietro la nuova IP di Hideo Kojima. Ogni cosa, con il Game Director nipponico, ha sempre un senso, anche quando la realtà dei fatti dimostra l’esatto contrario.

Era il dicembre del 2015 quando Kojima, dopo la sua dipartita da Konami, annunciava l’inizio della collaborazione con Sony Entertainment.  Questa collaborazione prendeva il nome di Death Stranding. Superata una fase di sviluppo iniziale piuttosto travagliata, verso la fine del 2017 il progetto parte a pieno regime, anche grazie all’utilizzo motore grafico sviluppato da Guerrilla Games, il Decima Engine.

Death stranding recensione ps4

E poi inizia un silenzio radio molto lungo da parte di Kojima che, salvo qualche video o piccole rivelazioni, ha avvolto lo sviluppo del progetto in una coltre di mistero. Una grande trovata di marketing da parte del Game Director giapponese. L’effetto hype è divampato come un incendio di proporzioni bibliche.

Durante la Gamescom 2019 e il Tokyo Game Show 2019 riappare Death Stranding, lasciando tutti a bocca aperta. Una grafica che ha lasciato tutti di stucco e una resa cinematografica degna delle migliori produzioni hollywoodiane hanno cancellato,in un attimo, l’eterno silenzio di Kojima.

Questo alone di mistero è transitato anche in gioco e lo si percepisce già dalle prime scene. Per qualcuno può sembrare un horror, per altri un thriller, per altri ancora un action game e c’è chi dice stealth. Death Stranding può essere tutto questo, ma è molto di più.

È l’inizio di una nuova filosofia videoludica, basata principalmente sul ritorno della narrazione e delle fitte trame di gioco. Kojima, come il master di Dungeon and Dragon, crea un mondo e delle regole da rispettare. Ci prende per mano e ci guida in questo viaggio.

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Ma la strada non è in discesa. Non ci rende la vita facile. Ci sfida perché vuole vedere fino a che punto siamo disposti a entrare nel suo mondo. I primi due capitoli di Death Stranding significano questo. Molte nozioni, tanta confusione e poco gameplay. È una dichiarazione di intenti. Prendere o lasciare.

Non è facile giocare a Death Stranding, anche perché non il classico gioco a cui solitamente si è abituati a giocare. Le dinamiche sono quelle di un open world e sicuramente non è un gioco d’azione. E’ tutto tranne che azione. Ma non è noia, non è apatia. È attesa e pazienza. Si tratta solo di questo. Dovrete capire quanto siete disposti ad aspettare. L’unica cosa che possiamo dirvi è che l’attesa viene ampiamente ripagata nel  corso del gioco.

Sam Porter Bridge, l’antieroe

La nostra recensione per PS4 di Death Stranding si concentrerà sulla figura di Sam Porter Bridge, l’attore principale del gioco, interpretato da Norman Reedus. Solitamente siamo abituati alla figura del protagonista perfetto e senza difetti. La nostra abilità di giocatori deve solo preoccuparsi di come raggiungere l’obiettivo, anche perché il nostro alterego videoludico risponde perfettamente ai nostri comandi.

In Death Stranding scordatevi questo approccio. Sam Porter Bridge è un umano. E’ impacciato e ha difetti. Ha paura e si emoziona. Si stanca e si deve necessariamente riposare.

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La semplice meccanica della corsa non è cosi scontata. Il protagonista di Death Stranding inciampa e si fa male, scivola e sbatte la testa, si arrampica e cade. E sono cose volute, non sono bug di programmazione. Hideo Kojima non ha fatto che basarsi sulla realtà. Non ha inventato un eroe anzi, forse l’esatto opposto.

Ed è proprio questo uno dei maggiori punti di forza del gioco. Si entra subito in sintonia con Sam Porter Bridge. È come se fosse uno di noi. Vi renderete conto che, con il passare delle ore di gioco, anche la semplice camminata richiederà la vostra attenzione e il vostro impegno di player.

Sam Porter Bridge svolge un lavoro comune, il fattorino. La cosa che rende speciale la sua mansione è il contesto in cui la svolge. Il mondo, nella sua normale accezione, non esiste più. Una catastrofe, chiamata Death Stranding, ha sconvolto le regole della realtà e del tempo. Il mondo dei vivi e quello dei morti sono sovrapposti e separati da un sottile velo che in più di un’occasione scompare.

La precipatazioni prendono il nome di cronopioggia, un accelerante del tempo. Tutto quello che tocca, invecchia e si logora, sia che sia una persona o un’oggetto. Inoltre, a rendere ulteriormente difficoltoso il mestiere del fattorino ci pensano le CA, entità ultraterrene che hanno il compito di trascinare Sam “dall’altra parte” e i MULI, ex fattorini ossessionati dai carichi e le consegne altrui.

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Volendo semplificare il fine del gioco, il vostro compito non è altro che guidare Sam Porter Bridge in giro per gli (Stati Uniti) d’America nel fare delle consegne. Sicuramente il paesaggio e la grafica in se rendono il gameplay, sulla carta monotono e ripetitivo, molto più leggero e fruibile.

Il soundtrack, inoltre, è di primissimo livello, con una selezione di brani veramente indimenticabile. Degna di nota è anche la presenza del compositore Ludvig Forssell, il realizzatore della colonna sonora di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.

La complessità della semplicità

Proseguiamo con la nostra recensione per PS4 di Death Stranding, affrontando l’argomento gameplay. Ogni videogioco che si rispetti deve essere incluso all’interno di una categoria ben precisa. Questa viene definita, principalmente, dalle logiche interne del gameplay. Vi abbiamo detto, nel capitolo precedente, che Sam Porter Bridge è fattorino. Il suo compito è quello di effettuare delle consegne seguendo un itinerario tracciato a priori. Il tutto in un ambiente completamente open-world.

Hideo Kojima, con il suo stile unico, fornisce una lezione a tutti gli sviluppatori di videogiochi: la complessità della semplicità. Tanti semplici aspetti sono stati introdotti in Death Stranding che, sommati tra loro, donano una profondità e una complessità notevole al gameplay.

Death stranding recensione ps4

Vi abbiamo accennato alla difficolta e alla goffaggine del protagonista Sam nel compiere anche dei semplici movimenti come la corsa e la camminata. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il vostro compito è quello di fare delle consegne e il primo aspetto fondamentale che dovrete curare è la modalità di distribuzione del carico da consegnare.

Il protagonista di Death Stranding è un umano come noi per cui il peso che può trasportare non deve essere superiore ad una certa soglia. Questa ovviamente aumenta con la progressione della storia e del vostro livello. Potrete agganciare il carico sul corpo di Sam oppure metterli nello zaino. Ovviamente dovrete controbilanciare il tutto altrimenti finirete per fare dei grandi capitomboli, danneggiando la spedizione e voi stessi.

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Non è finita qui. Sebbene conosciate a priori il vostro itinerario, non sapete minimamente che cosa vi aspetto nel mezzo del cammin. Magari un’imboscata dei MULI che vogliono rubarvi il vostro carico, oppure spunta un bel arcobaleno che anticipa l’arrivo delle CA e quindi l’arrivo degli esseri dell’altra dimensione.

Magari troverete un fiume da guadare o una parete rocciosa da scalare per cui, armati di corda e scale, dovrete adoperarvi per superare l’ostacolo. E non dimentichiamoci anche della cronopioggia che vi costrigerà a trovare un riparo onde evitare il danneggiamento del carico. E ci fermiamo qui perché ci sarebbero ancora altre infinità di cose semplici da dire.

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Per agevolare il vostro lavoro, potrete utilizzare l’Odredek e il BB. Il primo è uno scanner a lungo raggio che vi segnala le pendenze e le tipologie di terreno con dei colori e dei simboli. L’odradek ha anche il compito di fornire la posizione dei MULI e di eventuali carichi perduti che attendono una consegna.

Il BB è invece un’interfaccia che ha il compito di anticipare e prevedere l’arrivo delle CA. Il Bridge Baby, questo è il suo nome esteso, è un piccolo feto con all’interno un bebè che è in grado di collegarsi con l’altra parte. Se subisce dei colpi, il BB va sotto stress e voi, cullandolo, dovrete calmarlo.

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Se la consegna va a buon fine riceverete un punteggio di missione che premierà le vostre prestazioni. Verranno valutate le condizioni del carico, il peso trasportato, la velocità di consegna, l’eventuale attivazione del Bridge Link e altri aspetti marginali.

La somma di questi punteggi servirà a fornire un voto in lettere dove S è il massimo ottenibile.  L’aspetto che dovrete curare maggiormente sono le condizioni del carico. Se scende sotto il 50% la vostra consegna verrà fortemente penalizzata. Insomma, la qualità prima della quantità.

L’importanza delle connessioni

Concludiamo la nostra recensione per PS4 di Death Stranding con un ultimo concetto chiave, quello delle connessioni. Vi abbiamo detto prima che il compito principale del protagonista del gioco, Sam Porter Bridge, è quello di effettuare delle consegne. In realtà non è solamente un fattorino, bensì riceve un altro incarico di estrema importanza dall’ultimo presidente degli (Stati Uniti) d’America: ripristinare le connessioni tra le citta.

Abbiamo inserito volutamente le parentesi tonde per indicare il problema dell’America rappresentata in Death Stranding, quella appunto di non essere unita. Ma in realtà che cosa stabilisce una connessione e a cosa a chi ci si deve connettere? Che cosa si intende per unità?

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In realtà Death Stranding è la perfetta rappresentazione di un mondo senza connessioni e senza legami tra le persone. È una foto della nostra situazione attuale. Ci si maschera dietro uno smartphone, un avatar e un’interfaccia virtuale e si perde il contatto vero, quello umano.

La metafora perfetta di questo concetto è dato dalle proiezioni chirali, ologrammi di persone che parlano, ascoltano e interagiscono ma non sono fisicamente li. Intere città sono abitate da proiezioni. Il compito di Sam e quello di riconnettere queste entità virtuali alla rete chirale attraverso un dispositivo chiamato Q-Pid. L’obiettivo è quello di costruire una dorsale che attraversi, da costa a costa, l’intero territorio americano, collegando Central City a Capitol Knot City. La missione sarà lunga e faticosa ma i vostri sforzi verranno ripagati.

Il momento dei titoli di coda è arrivato, per cui tiriamo le somme dopo tutte queste parole spese nella nostra recensione per PS4 di Death Stranding. È difficile inquadrare in una categoria ben precisa la nuova IP di Hideo Kojima. Lui riesce a mixare molti generi in uno solo, elevandoli con una narrazione degna di premio oscar. Il cast di attori non ha solo prestato i lineamenti e i movimenti ma ha recitato all’interno del videogioco. Questo grande passo in avanti mette la parola fine, una volta per tutte, alla famosa disputa tra mondo del cinema e mondo dei videogiochi. Mette la parola fine a tutti quei discorsi di transmedialità e legittimazione tra medium. Ormai sono due entità separate e Death Stranding lo ha dimostrato senza troppe difficoltà.

Vi chiediamo solo un favore: abbiate pazienza e non giudicatelo con troppa fretta. Death Stranding non decolla subito. I primi due capitoli sono lunghi e a tratti pesanti. Non vi scoraggiate se certe sere vi addormenterete con il pad in mano. Hideo Kojima ha anche previsto questa eventualità e Sam, se si accorge della vostra inattività, ne approfitta anche lui per schiacciare un pisolino. Come vedete lui ha pazienza e vi aspetta. Abbiatene anche voi e partecipate con noi a questa grande avventura.