La recensione di oggi vi parlera di Terminator Resistance, gioco testato su console PS4. Teyon e Reef Entertainment riportano in auge una tra le le saghe cinematografiche più famose di sempre, collegandosi direttamente al termine degli eventi narrati nei film del regista James Cameron.
Sembrerebbe che il videogioco altri non era che il cavallo per la promozione del nuovo film Terminator – Destino Oscuro. Quello che, invece, sembra a noi è un titolo dalle belle premesse iniziali, rimaste purtroppo tali. La critica internazionale non è stata clemente con il gioco e purtroppo noi non ci sentiamo da meno.
Il motore grafico del gioco, l’Unreal Engine, è stato sfruttato al minimo del suo reale potenziale. Il gameplay non porta nulla di nuovo e a tratti scade nel ripetitivo. L’aderenza rispetto ai temi trattati nelle trasposizioni cinematografiche e il clima apocalittico del post giorno del giudizio ci sono. Effettivamente si respira un’aria di annientamento generale. Sulla carta le tematiche trattate erano molto appetibili ma Teyon e Reef Entertainment perdono una grande occasione.
Terminata la nostra consueta premessa, tuffiamoci nella recensione di Terminator Resistance, gioco, vi ricordiamo, testato su console PS4.
I fatti dopo il 29 agosto 1997
Cominciamo la nostra recensione per PS4 di Terminator Resistance descrivendo il contesto narrativo degli eventi di gioco. Se vi ricordate, Sarah Connor lo aveva predetto nel film Terminator 2 – Il giorno del giudizio. In quel manicomio, dove lei era rinchiusa, indicava la data esatta della fine del mondo e l’ascesa di Skynet: 29 agosto 1997.
E alla fine accadde veramente. In quel preciso giorno l’intelligenza artificiale del supersistema informatico identificato con il nome di Skynet prese il controllo della situazione. Avendo nel suo database tutti i codici di lancio dell’arsenale nucleare americano, cominciò a bombardare tutte le più grandi città americane. Inizia cosi il giorno del giudizio. Inizia così una nuova era governata dalle macchine.
Terminator Resistance è ambientato 30 anni dopo l’evento catastrofico. Le città sono solo l’ombra dello splendore di un tempo. Sono rimasti solo gli scheletri di quegli imponenti grattacieli che dominavano le metropoli. Ovunque vi sono strade distrutte e ponti crollati. Insomma un ottimo contesto post-apocalisse.
Vestirete i panni di Jacob Rivers, ultimo membro della resistenza. Appreso lo sterminio dei suoi ex compagni, inizierete la vostra prima missione a Pasadena, dove ritroverete il buon vecchio T-800. Destinati a morte certa verrete salvati da un misterioso personaggio che sarà la vostra voce guida nella prima parte del gioco. Non ci vuole molto a capire che questi sarà un personaggio chiave nel proseguo del gioco.
Terminata questa iniziale fase di ambientamento con le dinamiche base del gioco incontrerete altri nuovi personaggi, funzionali allo svolgimento delle prime fasi della storia. Il vostro compito finale resta comunque quello di unirivi alla divisione sud del pacifico, ma nel mentre dovrete svolgere missioni primarie e secondarie.
Vi è una logica relazionale di base tra voi e gli altri NPC, alimentata da dialoghi e interazioni che sfociano in algoritmi decisionali parzialmente sviluppati. A seconda delle vostre domande e risposte svilupperete una sorta di feeling con i vari personaggi, funzionali all’evoluzione della trama di gioco. Vi renderete conto sin da subito che i dialoghi sono abbastanza scriptati per cui, alla fine della fiera, si arriva sempre allo stesso punto.
Interessante è il personaggio di Jessica Baron, il comandante della divisione sud del pacifico. Lei ricorda moltissimo la grintosa ed energica Sarah Connor. Apprezzati i riferimenti ai personaggi collegati alle trasposizioni cinematografiche come, ad esempio, la presenza di John Connor. Apprezzate anche le riproposizioni di alcune sequenze, opportunamente rivisitate, apparse nel film Terminator 2 – Il giorno del giudizio.
Un gameplay claudicante, una grafica azzoppante
Proseguiamo con la nostra recensione per PS4 di Terminator Resistance analizzando gli aspetti tecnici del gameplay. Seppur la storia regge l’intera infrastruttura di gioco, il vero anello debole è rappresentato dal gameplay. Terminator Resistance si propone come un FPS calato in un contesto open world. Ci vorrebbe un bel buzz. Purtroppo qui della parola open world vi è solo una lontana ombra.
È più corretto parlare di sandbox “ristretta”, con evidenti e tangibili muri invisibili che obbligano il percorso da seguire. Le azioni che si possono eseguire non sono moltissime. Anche se possiamo saltare, non possiamo scavalcare mura e recinzioni, per cui siamo obbligati a compiere delle inutili circumnavigazioni che penalizzano fortemente il gameplay e alimentano la noia.
Non si riesce a capire se Terminator Resistance è un action o uno stealth FPS. Potenzialmente è entrambi, ma è difficile capire a priori quando affrontare una situazione con la forza bruta o con l’intelligenza tattica. Paradossalmente si puà arrivare alla fine del gioco in stealth affrontando solo situazioni inevitabili tipo faccia a faccia con il T-800 di turno.
Il sistema di puntamento delle armi è ben congeniato con il reticolo di mira che quasi automaticamente punta al nemico. Ovviamente vi è sempre un punto debole da individuare che viene indicato con l’indicatore visivo “Critico”. Vi renderete conto che, una volta ottenuto il fucile al plasma le vostre missioni seguiranno tutte una strada in discesa. Vi dovrete solo preoccupare del munizionamento.
Sebbene la meccanica del gameplay faccia barcollare il buon Terminator Resistance, la grafica la azzoppa definitivamente. Dispiace perché le potenzialità dell’Unreal Engine sono notevoli. Non dimentichiamoci che successi come l’intera serie di Batman Arkham, Borderlands 3, Days gone e Fortnite si sono basati su questo motore grafico, ottenendo dei risultati notevoli.
Purtroppo non possiamo che lamentarci del lavoro svolto da Teyon e Reef Entertainment. Un character e level design approssimativo, texture poco curate, personaggi poco espressivi, importanti cali di frame e frequenti bug con annessi blue screen lasciano poco spazio alle scuse. Troppa approssimazione per un titolo da quarta generazione di console.
La logica di grinding salva la situazione
Concludiamo la nostra recensione per PS4 di Terminator Resistance affrontando le tematiche relative alle logiche di grinding. Il nuovo titolo di Teyon e Reef Entertainment presenta anche dei riferimenti a logiche RPG relative alla crescita e al livellamento del personaggio.
Le abilità del soldato Jacob Rivers miglioreranno con l’avanzamento nella storia del gioco. Missione dopo missione il vostro livello aumenterà progressivamente, rilasciando dei punti di abilità da spendere. Essi serviranno a potenziare le 3 aree che caratterizzano la capacità del vostro personaggio: combattimento, scienza e sopravvivenza.
L’incremento delle vostre capacità vi permetterà di sbloccare diversi aspetti del gioco. Ad esempio se sbloccherete arma di LV 2 potrete utilizzare i fucili al plasma, molto utili contro i cyborg di alto livello come il famoso T-800. Con hacking, invece, sarete in grado di manomettere i software delle Torrette e trasformarle in vostre alleati. Il tutto dopo aver risolto un simpatico minigame stile arcanoid.
In Terminator Resistance è stato anche incluso anche il looting system. Ogni qualvolta terminiate un cyborg, questi rilascerà un bottino, in cui troverete componenti per il crafting, per lo scambio e chip di potenziamento. Soffermandosi su questi ultimi, essi potranno essere utilizzati per potenziare le armi al plasma incrementando il rateo, la stabilità, le munizioni e il danno.
Siamo arrivati ai saluti con la nostra recensione per PS4 di Terminator Resistance. Delusi e un po’amareggiati. Questi sono le due sensazioni che emergono al termine della nostra esperienza. Le premesse erano senz’altro buone ma la resa finale non è stata delle migliori. Dispiace perchè il materiale di partenza, soprattutto a livello di storia era molto appetitoso ma purtroppo ci siamo seduti, abbiamo mangiato e, quando ci siamo alzati, avevamo ancora fame. Triste.