Abbiamo avuto modo di provare la demo di Final Fantasy 7 Remake, osservandolo con gli di chi guarda il presente ricordando il passato. È una cosa del tutto normale. Un titolo del genere richiama emozioni e ricordi di un lontano passato, quando la potenza grafica era un elemento accessorio al racconto e alla narrazione.
La demo, della durata di circa 40 minuti, ci ha fatto capire perfettamente il significato della parola “Remake” per Final Fantasy 7. Square Enix ha subito dichiarato i suoi intenti e questo lo si percepisce sin dai primi fotogrammi del gioco. Un richiamo al passato importante ma senza vivere nel ricordo: questa è “quasi” una nuova IP.
Attenzione, abbiamo detto “quasi”. I puristi e i gamer attempati potrebbero storcere il naso ma fidatevi di quanto vi abbiamo appena detto. Se siete ancora titubanti proviamo a convincervi con il racconto della nostra esperienza con la demo di Final Fantasy 7 Remake, in esclusiva su PS4.
Bentornati a Midgar
La demo di Final Fantasy 7 Remake inizia con un colpo d’occhio spettacolare. La bellissima e innocente Aeris è l’unica nota di colore in una Midgar avvolta dallo smog e dall’indifferenza delle persone che vi abitano. La grafica è stupenda. Per un attimo abbiamo pensato di rivedere i vecchi i filmati in FMV della versione PS1, per poi accorgerci che era la grafica di gioco. Semplicemente spettacolare.
La pianta di Midgar è rimasta quella del 1997, con i reattori della Shinra a definirne i confini. Attendevamo l’ingresso in grande stile di Cloud e dell’Avalanche. E questa volta invece dei modelli poligonali in stile super deformed abbiamo trovato delle figure slanciate e ben definite. Una volta in stazione Cloud, in compagnia del burbero Barret e degli altri membri della squadra di ambientalisti sovversivi, ci fa capire come funziona lo stile di combattimento.
Il tutorial è intuitivo e serve a mostrare le differenze con la versione originale del gioco, senza mai citarla direttamente. Lo stile di combattimento può essere deciso sin dall’inizio, permettendo ai nostalgici un’esperienza di gioco quanto più vicina a quella storica. In questa breve ma intensa demo, si è capito subito che l’azione è la componente fondamentale di questa nuova release del gameplay di Final Fantasy 7 Remake.
Combattimenti con sequenze rapide e veloci hanno preso il posto delle intense, e talvolta estenuanti, sessioni di dialogo raccontato a fumetti. Questa volta i personaggi parlano, non si esprimono attreverso baloon. L’audio è in inglese ma per il resto il gioco è localizzato in italiano. Tra combattimenti contro i soldati della Shinra, si trova anche del tempo per fare un minimo di esplorazione anche se gli spazi sono piuttosto limitati.
Vi sono delle casse da aprire e altre da distruggere con la nostra Buster Sword. In entrambi i casi vengono rilasciati oggetti come pozioni (per curare) e piume di fenice (per resuscitare i compagni caduti in battaglia). Si arriva poi al reattore e, dopo aver piazzato la nostra carica detonante e aver impostato il timer (potete scegliere tra 20 o 30 minuti di tempo) ci gustiamo la prima boss fight.
Cattivo oggi come allora, il famoso Scorpion Sentinel appare in tutta la sua crudeltà tecnologica. La sessione di combattimento è piuttosto intensa e lunga. Square Enix decide di cavalcare le attuali tendenze in materia di difficoltà dei videogiochi, alzando l’asticella e richiedendo impegno ai giocatori. Allenatevi, il 5 aprile è vicino.
Da JRPG ad action RPG
Quando uscì nel 1997, Final Fantasy 7 arrivava sugli scaffali etichettato come JRPG. All’epoca non esistevano i portali di settore e prime impressioni e anteprime si leggevano su carta. Tra GamesMachine, ConsoleMania e PSM si sprecavano fiumi di parole per far capire un genere che nel Sol Levante era diventato un’istituzione.
Combattimenti a turni, una grafica minimale e storie sempre inedite ed emozionanti. Erano queste le caratteristiche dei giochi di ruolo giapponese. Noi, gamer diversamente giovani, ci siamo cresciuti, apprezzandone sia i lati belli (tanti) che quelli brutti (molto pochi). Oggi questi JRPG vengono visti come pezzi da museo, facenti parte di un lontano passato. Chi prova a imitarli, oggi rischia di fallire miseramente.
Sono cambiati i tempi di gioco, i modi di approcciare a un gameplay e la pazienza che un gamer medio è disposto a concedere a un videogioco. Square Enix che naviga questo ambiente già da un po’ di tempo è sempre attenta nell’offrire prodotti in linea con le attuali tendenze ma con un titolo come Final Fantasy 7 bisogna andare con i piedi di piombo. L’azienda giapponese onde evitare incomprensioni ha chiarito sin dall’inizio che la parola “Remake” significava cambiamento.
Ebbene questi cambiamenti ci sono stati ma sono fatti per migliorare la nostra esperienza di gioco. La vena action che caratterizza questo nuovo RPG è una ventata di freschezza ma non snatura in alcun modo l’anima storica di Final Fantasy 7. L’assenza dei turni nelle fasi di combattimento quasi non si percepisce. Sebbene è prevista la possibilità di avviare la modalità classica del gioco, noi, sinceramente parlando, non ne vediamo la necessità. Siamo quasi tentati nel dire che Square Enix è quasi riuscita a creare una nuova IP che si basa sul rifacimento di quella vecchia.
La revisione posta in essere è piuttosto invasiva ma ribadiamo il concetto di come questa funziona e si incastra perfettamente nell’universo di Final Fantasy. La gestione del tempo è comunque presente nelle fasi di combattimento. La barra ATB serve a indicare quando possiamo utilizzare oggetti e abilità anche se nel frattempo ci adoperiamo alternando attacchi normali e potenti. Convivono due tipologie distinte di meta, quello tipico di hack ’n’ slash e quello di un normale gioco di ruolo.
Anche se le velocità che caratterizzano questi due generi sono diametralmente opposte, la genialità di Square Enix ha permesso di farli coesistere in un ecosistema videoludico che ha tutte le carte in regola per ridefinire il genere. Il JARPG potrebbe essere quello di cui il mondo dei videogiochi aveva bisogno.