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Crash Bandicoot 4: It’s About Time, recensione PS5

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Crash Bandicoot 4: It’s About Time, recensione PS5

La nuova generazione di console porta con sé qualche vecchia conoscenza, come Crash Bandicoot 4: It’s About Time, titolo della nostra recensione PS5. Activision e Toys for Bob non si lasciano sfuggire l’occasione, realizzando una versione migliorata e ottimizzata per le next-gen di Sony e Microsoft. Ne approfittano di più, giustamente, con quella del colosso giapponese, forte dell’audio 3D e del DualSense.

Questa versione “rinfrescata” punta tutto sui 4K e 60fps. Ottima scelta, visto che lo possiamo definire lo standard di questo periodo. Siamo certi che, viste le pretese grafiche non esagerate, si sarebbe potuti arrivare anche a 120fps, anche se in pochi hanno dispositivi idonei per supportare tali cifre. Resta il fatto che, se si supera la quota 100, in termini di framerate, si iniziano a vedere delle enormi differenze. Differenze che tra i 30 fps e i 60fps non si notano visibilmente.

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Questo non significa che non si vedono i miglioramenti rispetto alla versione PS4. Lungi da noi insinuarlo, visto che il distacco con la release old gen del titolo c’è ed è tangibile in gameplay. Ma non è come se avessimo davanti il giorno e la notte. È un buon porting, tutto qui. Questi discorsi valgono, però, solo ed esclusivamente “lato” grafico, visto che il comparto audio e tattile godono di nuova vita.

L’audio 3D e il feedback aptico incidono molto sull’esperienza utente. Sicuramente non si tratterà dello stesso coinvolgimento emotivo che può derivare da open world o da un’avventura grafica narrativa. Siamo pur sempre davanti a un’evoluzione di un platform. Nonostante questo, la “banalizzazione” del genere si scontra contro una forma di divertimento del tutto nuova, in grado di mettere i sensi in gioco. O forse sarebbe il caso di dire “nel gioco”.

Giocare per credere insomma. Noi lo abbiamo fatto e ve lo vogliamo raccontare con la nostra recensione di Crash Bandicoot 4: It’s About Time, titolo, vi ricordiamo, giocato sulla nuova console PS5.

Salti generazionali

Questa versione migliorata di Crash Bandicoot 4: It’s About Time non ha portato nuovi contenuti alla storia. È stata una scelta voluta dei dev, giusta o sbagliata che sia. Trattandosi di un titolo uscito lo scorso settembre, 6 mesi di tempo potevano essere utili per aggiungere un pizzico di sale alla ricetta. Tutti gli sforzi si sono, invece, concentrati sullo sfruttamento delle feature della nuova generazione.

In quest’ottica, restando in tema “esperienza di gioco”, la nuova PS5 ha qualcosina in più rispetto alla concorrente Xbox Series X. Non parliamo del solo lato grafico, o quanto meno, non solamente di questo. È vero che l’occhio vuole sempre la sua parte ma non bisogna dimenticarsi che abbiamo anche altri sensi che meritano essere stimolati a dovere. L’ecosistema di gioco della nuova console Sony è in grado di coinvolgerli attivamente a dovere.

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Nonostante Crash Bandicoot 4: It’s About Time non rientra in un genere che, sulla carta, non punta al fattore immersione, non esce illeso dall’incontro con la terribile coppia Audio 3D e feedback aptico. Meglio per noi, visto che l’impatto con il gameplay è dei migliori. Per godere appieno dei vantaggi del comparto sonoro bisogna, però, essere dotati delle nuove Pulse 3D. Trovarle oggi può risultare un tantino difficile visto la carenza di scorte.

Il DualSense, invece, ci dona il feedback aptico e i trigger adattivi. Della loro presenza ci si accorge in determinate occasioni, quelle che meritano la vostra partecipazione attiva e non il semplice spettatore “pad-munito”. Non saranno tantissime, ma le poche sono buone. Il gameplay lo conosciamo bene e sappiamo che il costante “sentire” il momento sarebbe stato completamente fuori luogo.

Il resto è divertimento in perfetto stile Crash, con quel pizzico di sale in più che si chiama next-gen. Ma non è peperoncino. Apprezziamo la risoluzione migliorata in 4K e i 60fps e il gameplay che ne deriva. Ma, conti alla mano, è un porting su console di nuova generazione, senza contenuti dedicati e senza un vero salto “generazionale”. Come abbiamo già detto in precedenza, i 120fps potevano essere quel “salto”.

Una nuova vita per Crash

Toys for Bob rileva il pacchetto Crash e lo rimette a nuovo, ereditando una storia che ha visto sempre e solo Naughty Dog nel ruolo di protagonista. Prendere quella che, da sempre, è stata un’esclusiva Playstation e portarla in una nuova dimensione, come quella Xbox, non è una cosa che capita a tutti. È un gran bella responsabilità. Gli sviluppatori, nonostante questo, ci sono riusciti egregiamente e questo bisogna dargliene atto. Ora, però, la saga va incontro ad una nuova sfida che sia chiama next-gen.

L’interpretazione del platform, cosi come lo vede il buon vecchio Crash, non è per nulla superata. C’è bisogno di sdrammatizzare in questo universo videoludico dipinto di “troppa serietà”. Ma si sa che la ricerca dell’esperienza perfetta punto verso altri generi, già navigati da molti, e forse da troppi. La domanda che bisogna porsi, però, è un’altra: come attualizzare un “vecchio” genere in ottica next-gen?

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Il termine “vecchio” non è da intendere in chiave negativa. Non vogliamo dire che il platform, oramai, è qualcosa di superato. Il divertimento old-style è un qualcosa sempre gradito da tutti, o quanto meno da quella fetta di gamer che con Crash e compagnia bella ci è cresciuto. PS5 e Xbox Series X richiedono, però, un qualcosa di diverso, in grado di sfruttare il parco feature a disposizione.

Può essere facile sfruttarle con un open world o con avventure grafiche narrative, come lo può essere per un simulativo in genere. Farlo con un platform, dove la curva del divertimento è alimentata da altri fattori, diventa problematico. A nostro avviso la sfida la si vince con il raggiungimento dei 120fps. L’obbiettivo a cui si deve puntare è questo, anche perché, in tale ordine di grandezze, le reali differenze con la vecchia generazione diventano nette e tangibili.

Non è di certo il ray tracing la chiave di volta per apprezzare un run&jump alla Crash sulla nuova generazione di console. Certo, il dettaglio grafico è importante, ma non vale come un canestro da 3 punti. Qui bisogna sfruttare sì quello che si ha disposizione, ma farlo nella maniera più coerente possibile. Coerenza, ovviamente, che deve guardare prima il genere e poi il pubblico di riferimento.

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Il commento

Ed eccoci al momento dei saluti con questa recensione di Crash Bandicoot 4: It’s About Time, che si rifà il look per la nuova PS5. Le migliorie hanno interessato principalmente la grafica, con i 4K/60fps che dovrebbero boostare l’esperienza di gioco. Il condizionale è d’obbligo, visto che si tratta pur sempre di un platform con un contesto visivo modesto, caratterizzato da spunti creativi interessanti. 

La versione PS5 del gioco gode di due feature in più, con l’Audio 3D e il feedback aptico a mettere quel pizzico di sale in più in grado di fare la differenza. Se vi è piaciuta la versione PS4 dello scorso anno, e siete tra i fortunati possessori di una PS5, passare alla next gen non vi costa nulla, visto che l’upgrade è gratuito. Non farlo sarebbe perdere un’occasione per vedere in azione il look next-gen di Crash.

Adesso la saga deve guardare avanti, senza dimenticare il passato, ci mancherebbe, ma deve inserire qualcosa che la proietti verso una nuova dimensione di gioco. Il genere deve avere la forza per rinnovarsi senza restare ancorato al passato. Staremo a vedere. 

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