Il buon vecchio Raven è in cerca di “teste”, anche sulla nuova generazione, con Sniper Ghost Warrior Contracts 2, il titolo della nostra recensione per console PS5. A distanza di qualche mese dalla sua uscita “oldgenniana”, il titolo mostra i muscoli sulle next-gen. Lo sviluppatore polacco CIGames dimostra di fare bene i compiti a casa. Le potenzialità della new entry di casa Sony ci sono tutte.
A giovarne è sicuramente il gameplay, forte della presenza del feeback aptico e dei grilletti adattivi. “Sniperare”, in silenzio, prendendo il fiato e dosando la pressione sui trigger prima di fare fuoco, è un punto in più per il tanto inseguito fattore immersione. Di fatto, già le regole di ingaggio di un cecchino lo sono per natura. Il DualSense ci mette il famoso “carico” sopra, e non ci resta che apprezzare.
Lo spin-off “Contracts” crea delle dinamiche tipiche da sandbox, con missioni in successione e una trama che funge solo da collante. In mezzo c’è una progressione che tiene conto del nostro modo di ingaggiare, e delle strategie che si utilizzano per portare a termine i vari incarichi proposti. La next-gen ci invita a fare le cose con più calma, portandoci a vivere il momento con intensità e senza fretta. Questo aspetto diventa più presente man man che alziamo la difficoltà, e portare a casa la pelle diventa il primo obiettivo da raggiungere.
I paragoni con i vari COD, e l’antagonista per eccellenza Sniper Elite, sono piuttosto naturali visto che si tratta di un titolo simile per logiche di gameplay. Sniper Ghost Warrior Contracts 2 ha però quel valore aggiunto fornito dalla varietà delle regole di ingaggio. Non è importante solo colpire il bersaglio, ma anche il come diventa essenziale. Per capire se CIGames è andata a segno, anche questa volta, vi lasciamo alla nostra recensione della versione per console PS5.
Prime impressioni: timidi cenni di COD
Ogni videogioco, per essere ricordato, deve trovare una sua giusta collocazione, magari ispirandosi ad altri titoli simili per genere. Sniper Ghost Warrior Contracts 2 ci sta provando anche se non è facile essere giudicati come “novità” in tal senso. Il massimo sarebbe arrivare in Kuamar, teatro degli eventi di gioco, senza pregiudizi. Dimenticandosi completamente del primo capitolo del 2019, di COD e di Sniper Elite. La nuova generazione fornisce dei buoni pretesti per farlo per cui assecondatela.
La nota dolente resta sempre l’AI dei nemici che non incontra la nostra follia creativa. Le ronde di perlustrazioni seguono degli schemi prefissati e che non cambiano mai, nemmeno dopo aver alzato il livello di allerta. Il divertimento arriva dagli obiettivi secondari, quelli un po’ più “bastardi” da raggiungere. Qui ci vengono richiesti una buona dose di pazzia ma anche tanta – ma tanta – creatività.
Gli strumenti ci vengono forniti quasi tutti, una volta atterrati in Kuamar. Il tutorial iniziale si prefigge come obiettivo quello di focalizzare gli aspetti principali del gioco. I gadget, ancora una volta, si presentano come dei validi alleati, se usati con cura e parsimonia. Davanti a noi si apre uno scenario molto ampio, con gli obiettivi che, talvolta, si presentano sparsi e lontani tra loro.
Non pensate che tra il punto A e il punto B ci sia solo deserto. Con molta calma e pazienza si deve analizzare ogni cm quadrato di superficie, utilizzando il drone e il binocolo. Si va avanti così nel corso delle missioni, spendendo punti per migliorare lo skill tree. Definirlo ripetitivo, come schema, è fuori luogo. Si tratta di un sandbox per cui è la sua natura esserlo. Gli spunti interessanti per divertirsi, però, ci sono e sono molteplici.
Contesto di gioco: una storia che diventa attuale
La regione “inventata” del Kuamar, diventa più attuale adesso rispetto qualche mese fa. La nuova crisi che si aperta in medio oriente ci rende protagonisti di una storia che sembra più vera e reale che mai. L’attualità, lo sappiamo, è un buon catalizzatore per il fattore immersione. Basta ricordare Call of Duty Modern Warfare II, con la sequenza dell’attentato in aeroporto, in grado di scatenare la rabbia dell’opinione pubblica.
Sniper Ghost Warrior Contracts 2 non ci va così sul pesante, anche se la spietatezza del leader Rashida è un buon pretesto per dar retta a quel solletico che spunta spesso e volentieri all’altezza dell’indice del dito destro. Un “solletico” che, però, va assecondato con molta parsimonia. Il nostro compito è quello di tagliare i tentacoli della piovra, mettendo KO i “fidati” dello spietato leader.
La storia non è nulla di che, con gli eventi che scorrono lenti e scontati. A rendere l’atmosfera più frizzante ci pensano gli obiettivi secondari, da completare per ricevere punti e ricompense bonus. Lo spinoff “Contracts”, rispetto alla saga regolare, perde quella voglia di raccontare una storia, concentrando l’attenzione del giocatore di turno sul gameplay puro. Motivo, questo, che ci spinge a non penalizzare troppo il lavoro svolto da CIGames sotto questo fronte. Progettualmente, le scelte hanno puntato altrove.
Gameplay: occhio a come spari
Occorre fare una breve premessa: tutto quello che diremo, lato gameplay, vale solo per PS5. Il DualSense offre delle soluzioni che sono uniche e non replicabili sulla concorrente Xbox Series X. Questo fa si che lo sviluppatore di turno si possa sbizzarrire con le dinamiche di gameplay, in modo da stuzzicare l’interesse del gamer. Non parliamo di vibrazioni, in questo caso, ma della gestione dei grilletti adattivi.
Lo schema di ingaggio è sempre lo stesso, con la tuta supertecnologica e il visore in grado di fornire il giusto supporto tattico in situazioni estreme e di emergenza. Una volta individuati i bersagli i colpi vanno calcolati, in modo da compensare la parabola discendente del proiettile. L’HUD offre la possibilità di prevedere dove e come il proiettile andrà a segno, premiando alcuni colpi con la Killcam. Gli amanti del gusto dell’orrido ne gioveranno alquanto dalla sua presenza.
Ma attenzione ai vostri errori. Esistono “colpi” e “colpi”. Premesso che ogni vostro sparo alzerà il livello di allerta dei vostri nemici, non è detto che ad un solo proiettile corrisponda una sola uccisione. Il deserto del Kuamar non offre molti luoghi di riparo per cui dovete pianificare i vostri movimenti e le fughe ancor prima di mettere il dito sul grilletto. Dovete essere dei fantasmi, in modo tale da non creare mai dei punti di riferimento. Un altro sniper potrebbe essere sempre nei paraggi, in attesa di un vostro errore.
I tempi di caricamento – quasi – azzerati generano una fluidità inedita per la serie. Le attese, tra le varie missioni, sono pressochè irrisorie. L’offerta contenutistica gode, inoltre, della presenza del DLC “Butcher’s Banquet” e del pacchetto armi “Crossbow Carnage”, che include la devastante balestra.
Dimensione artistica: il CryEngine c’è (e non ci fa)
Come non sottolineare, ancora una volta, le meraviglie del CryEngine, il motore grafico realizzato dalla tedesca Crytek. La PS5 ci mette il suo, e il gioco gira – senza grossi problemi – in 4K/30 fps oppure 1440p/60 fps. Segnaliamo anche la presenza di una modalità bilanciata in grado di creare un giusto compromesso tra resa grafica e performance e che ci ha ricordato molto quella utilizzata in Marvel’s Spider-Man Miles Morales.
La regione desertica del Kuamar non offre degli scenari da cartolina. Ci si rifà gli occhi, invece, con le ambientazioni presenti nel DLC “Butcher’s Banquet”. Anche se il colpo d’occhio paesaggistico non soddisfa il gamer di turno, i giochi di luce e ombre mettono tutti d’accordo. Il CryEngine, infatti, da il meglio di sé quando si parla di occlusione ambientale e illuminazione globale. Lo avevamo già visto ai tempi di Crysis, un titolo che forse era troppo avanti per i suoi tempi.
Tra la versione PS4 e quella PS5 abbiamo notato un miglioramento generale delle texture, forte anche del supporto al 4K. Questo lo abbiamo notato, non tanto nel design dei modelli dei personaggi, quanto nel livello di dettaglio di armi, gadget e ambientazioni. Sotto questo aspetto, in alcuni momenti, è anche paragonabile al livello qualitatativo della serie COD. Il nostro plauso, sotto questo aspetto, se lo è meritato.