Nemmeno il tempo di celebrare i 25 anni compiuti che la ciurma di Cappello di Paglia è pronta a tornare in azione con One Piece Odyssey, il titolo di questa nostra recensione per console Xbox Series X. Bandai Namco si conferma ancora al comando di questo tie-in e questa volta affida un incarico importante alla nipponica ILCA. La software house opta per un JRPG per dare una nuova vita alla trasposizione videoludica dell’opera di Eichiro Oda, guardandosi bene dal replicare l’esperienza di World Seeker.
Navigando in un genere classico, come quello dei JRPG appunto, si vanno incontro ad una serie di pro e contro che vengono arginati da un comparto narrativo che non funge solo da collante tra la grafica e il gameplay. L’idea di base è quella di un grande episodio “filler” della saga e, sinceramente parlando, la scelta sembra calzare a pennello. Senza andare oltre, vi lasciamo alla nostra recensione di One Piece Odyssey, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console Xbox Series X.
COINVOLGIMENTO
Il ricordo dell’ultimo Pirate Warriors è ancora vivo ma si capisce subito che la musica è decisamente cambiata. Un JRPG “classico” che punta forte sulla lore di One Piece, facendo riemergere alcuni momenti importanti della saga.
Prime impressioni e interpretazione del genere
Dopo aver esplorato il genere dei musou, con ben 4 capitoli della serie Pirate Warriors, e aver tentato la strada degli aRPG con World Seeker senza grossi successi, One Piece Odyssey onora i 25 anni della serie puntando sul JRPG. Il genere è tra i più anziani dell’universo videoludico, e oggi risulta anche anacronistico visto che in pochi sono rimasti a rendergli i giusti onori. Non ci si mette subito a capire quale rotta il videogioco voglia intraprendere, con una separazione di momenti – quello esplorativo e di combattimento – piuttosto netta.
Tralasciando il filmato iniziale che ha rievocato in noi l’ingresso a Skypiea dopo aver percorso la pericolosa corrente conosciuta come Knockup Stream, le vicende ci portano sull’isola di Waford abitata da soli 2 esseri umani e un bestiario degno di un gioco di ruolo. A questi si vanno a sommare i diversi ecosistemi che ci spingono ad affrontare ambienti aperti e chiusi che non trasudano di “riciclo”. Cosa che, purtroppo, non possiamo dire della “casualità” dei combattimenti, tutt’altro che randomica.
Fattore ripetitività e scalabilità livello di difficoltà
È, di solito, la bestia nera di ogni gioco, e anche One Piece Odyssey ci deve fare i conti per via del genere e della tipologia di gameplay. I JRPG, solitamente, puntano più sulla storia e sui personaggi che sul dinamismo del gameplay per stimolare l’interesse del giocatore. È palese che se dall’altra parte (cosa del tutto probabile) si trovi un fan della serie che conosce vita-morte-miracoli della serie, le possibilità per suscitare il famoso effetto “surprise” non siano poi tantissime.
La scelta di separare i momenti di gioco prima citati aiuta a stemperare la ripetitività delle sessioni di combattimento, che, a parità di settore di mappa, pesa come un macigno. Non esistono mini boss randomici e/o previsioni di looting, con l’ingaggio che rischia di diventare fine a stesso. Una volta raggiunto il livello di esperienza ideale per affrontare il big boss di livello la voglia di “skippare” il combattimento è piuttosto alta.
Questo aspetto pone in essere alcuni dubbi circa il livello di sfida offerto, visto che il pattern delle proposte, lato gameplay, non è in grado di rinnovare costantemente l’interesse del giocatore. E questo problema diventa sempre più presente man mano che si avanza nel corso dell’esperienza, quando si entra nella fase dei “corsi e ri-corsi” storici.
CONTESTO DI GIOCO
One Piece Odyssey non inventa nulla di nuovo sul fronte narrativo, con una piccola deviazione sulla rotta verso il grande blu. Può sembrare uno tra i tanti “filler” della saga, anche se le sorprese non mancheranno di certo.
Storia e protagonisti
One Piece Odyssey è da considerare come un grande e sapiente capitolo “filler” della saga. La definizione è impropria, anche perché vi sono personaggi e vicende che fanno parte dell’arco narrativo interessato dalla rotta verso il Grande Blu. Ed è per questo che la storia funziona, e non è per nulla banale. Certo, anche in questa occasione si è dovuto ricorrere all’espediente del ripercorrere alcuni momenti salienti della saga. La serie Pirate Warriors è stata improntata su questo tipo di narrazione, sciorinando alcuni dei frangenti più importanti dell’opera di Eichiro Oda.
L’isola di Waford, teatro degli eventi raccontati nel gioco, ospita due personaggi chiave di One Piece Odyssey, Lin e Adio. La prima possiede un potere assai particolare che è quello di estirpare ogni abilità dal suo obiettivo, trasformarla in un cubo e demoltiplicarla nei vari angoli dell’isola. Ed ecco che viene servito su un piatto d’argento lo scopo del gioco, con la ciurma di Cappello di Paglia costretta a ritrovare “se stessa”. Ovviamente, come già è successo in passato, i colpi di scena non mancheranno, anche perché il nostro operato viene osservato attentamente dai 5 Astri di Saggezza. Traete voi le dovute considerazioni circa la possibile catalogazione come “filler”.
Credibilità rispetto al genere
L’interpretazione del genere JRPG voluta dagli sviluppatori per One Piece Odyssey è tra la più classiche. Turni, ruoli e un minimo di strategia. Niente di complesso. Se lo si confronta con altri titoli della stessa “famiglia”, il confronto ci porta inevitabilmente a bussare alla porta dei vari Persona e Yakuza, anche se ci sembra poco sensato fare un confronto simile, vista l’enorme disparità di potenziale. I due mostri sacri del genere non vengono minimamente scomodati da questo interprete del genere.
Resta il fatto che, per quanto “semplicistica” sia stata la scelta di puntare sul JRPG, era l’unica strada rimasta per questo tie-in, sinora sfortunato nelle sue uscite in formato videogioco. La maledizione sembra concedergli un piccolo break, anche se nel corso dell’esperienza alcuni momenti di “sconforto” non sono mancati, soprattutto quando i combattimenti randomici prestano il fianco all’inesorabile avanzata dell’effetto ripetitività.
CONTROLLI/GAMEPLAY
Come ogni JRPG che si rispetti esistono delle regole che vanno rispettate e anche in One Piece Odyssey non si discute. Uno status quo che non ammette troppe deviazioni stilistiche e che punta tutto sulla spettacolarità delle sequenze di combattimento.
Feeling, complessità e accessibilità dei controlli
One Piece Odyssey non si presenta come un gioco caratterizzato da una difficoltà elevata. Il tutorial iniziale è molto basilare, che aumenta il suo grado di complessità solo quando si passa nelle sessioni di combattimento. Qui ci vengono proposte delle schermate in cui vengono elencate, talvolta in maniera anche troppo invasiva e in perfetto stile JRPG old-style, nozioni e feature da ricordare per godersi al meglio l’esperienza.
Nulla di troppo complesso, anche se a nostro modesto parere si poteva evitare questa valanga troppo dirompente. A conti fatti ci servono “poche cose ma buone”, visto che la dimensione esplorativa è nettamente separata da quella dei combattimenti. Una volta compresi i tempi e i ritmi di gioco si possono organizzare le sessioni di gioco dandosi degli obiettivi da raggiungere, senza ingenerare alcuna ansia da prestazione per il risultato raggiunto.
Struttura del gameplay e coerenza con il genere
Quando si parla di JRPG bisogna, giustamente, scendere a compromessi con alcuni dogmi che restano invariati e devono restare, a nostro modesto avviso, come tali. Il genere ha delle regole da rispettare, che impongono al giocatore di turno pazienza e spirito di sacrificio. Il fulcro del gameplay di One Piece Odyssey è il sistema di combattimento che prevede un sistema di attacco che alterna attacchi fisici e abilità. I primi servono a ricaricare i PT (Punti Tecnica) che vanno ad incrementare un “tesoretto” da spendere quando si ricorre alle seconde. Queste sono caratterizzate da un alto livello di spettacolarità, oltre ad essere oltremodo efficaci sul campo di battaglia.
Il personaggio scelto viene incluso all’interno di una categoria di combattimento ben specifica – offensivo, velocità e tecnica – che aiuta a costruire il quartetto base da schierare in campo. Non si può pretendere che tutti siano bravi a menare le mani, così come efficaci nello sferrare attacchi ad ampio raggio. Resta il fatto che ogni componente della ciurma è un maestro nel proprio ruolo e come tale va considerato. Chopper, per esempio, è un medico, pertanto dovrà ricoprire questo incarico sacrificando il suo potere offensivo se la situazione lo richiede.
Il campo da battaglia è suddiviso in zone e il quartetto base viene spezzato in due tronconi che si “curano” un blocco definito di nemici. Può succedere che un colpo ben assestato si vada a riflettere anche su un altro nemico di un’altra zona, così da fornire un vantaggio competitivo da sfruttare in battaglia e riunire il gruppo per aumentare il potenziale offensivo.
Il grinding è fondamentale, ma anche fisiologico visto il genere. L’attenzione va posta tutta sulla crescita dei vari componenti della ciurma che, anche se non scendono materialmente in campo e restano in panchina, guadagnano comunque punti esperienza. La spendita dei punti abilità non è direttamente connessa ai combattimenti quanto alla dimensione esplorativa. A causa del potere di Lin, le abilità della ciurma si sono sparpagliate in tutta l’isola in formato “cubo”, da raccogliere quando si va in giro per la mappa. Last but not least, ci sono dei piccoli manufatti/amuleti equipaggiabili che fungono da perk per le stat dei vari PG, ma che non fanno “primavera” e forniscono dei piccoli boost.
DIMENSIONE ARTISTICA
La mano di Eichiro Oda si vede in ogni angolo della dimensione artistica di One Piece Odyssey. Lo stile scelto non fa altro che enfatizzare il fattore immersione, che ringrazia anche la presenza dei doppiatori originali dell’anime.
Ambientazione, stile e fattore immersione
Quando vi parlavamo di episodio “filler” della serie, a livello di subconscio rievocavamo anche il nostro senso artistico. One Piece Odyssey ripropone in tutto e per tutto lo stile seguito nell’anime e nel manga di Eichiro Oda. Non è un caso, infatti, che quest’ultimo sia stato direttamente coinvolto nella realizzazione del videogioco, cosa che magari in passato non era stata “sponsorizzata” più di tanto.
Dai colori ai disegni, le ambientazioni sono coerenti con quanto proposto sinora dall’opus magnum del fumettista giapponese, anche se solo una “nicchia” è in grado di cogliere questo tributo. Questo, assieme ad altri motivi già affrontati sopra, ci porta alla conclusione che One Piece Odyssey è un ennesimo tributo ai fan. Come tale si rivolge, quindi, ad un determinato pubblico di persone, ma ha anche una capacità silente di attirare a sè dell’interesse da quelli che di One Piece conoscono poco o niente.
Livello di definizione grafica
Lo stile scelto per One Piece Odyssey è quello del cell shading, la soluzione più ovvia quando si vuole riproporre un anime in un tie-in videoludico. Bandai Namco lo ha fatto già in passato, e ultimamente è divenuta il punto di riferimento delle trasposizioni delle migliori produzioni d’animazione del Sol Levante. Basti pensare a Dragon Ball Z: Kakarot e Captain Tsubasa: Rise of New Champions, giusto per citare gli ultimi editi dal publisher giapponese.
Uno stile che fa “risparmiare” sotto il profilo della definizione grafica e che consente di spingere al massimo gli fps senza grossi sacrifici. Vi è, comunque, la possibilità di scegliere tra qualità e prestazioni, è la grossa differenza la si nota nelle ambientazioni. Noi, ad esempio, lo abbiamo giocato spuntando lato opzioni la voce “prestazioni” con un’esperienza di gioco tutta a 60 fps. Il nostro lato artistico è stato decisamente appagato, senza alcun rimorso lasciato per strada.
Chi vi scrive è un fan boy della saga per cui il livello di feeling con lo stile e le animazioni dei personaggi è unico e mai prima d’ora ci era riuscito un tie-in del filone videoludico di One Piece. Questo, a riprova del fatto, che non tutti possono apprezzare il 100% del gioco, ma nulla è discriminatorio.
Colonna sonora ed effetti audio
I doppiatori originali della serie animata di One Piece hanno fatto gli straordinari. Le voci dei protagonisti di One Piece Odyssey, infatti, sono quelle del noto anime, portando un ulteriore prova a sostegno della nostra tesi. Anche le colonne sonore e gli effetti audio sembrano già qualcosa che conosciamo molto bene, e questo non fa altro che aiutare il tanto ricercato fattore immersione.
INTRATTENIMENTO
Il tallone d’achille di One Piece Odyssey – come tutti i JRPG – è il livello di rigiocabiltà. Non vi sono moltissime cose da fare una volta arrivati all’endgame per cui l’esperienza è quasi a a “senso unico”. Il tutto, ovviamente, dedicato ad una piccola nicchia di gamer.
Modalità di gioco e rigiocabilità
One Piece Odyssey non offre altre modalità di gioco oltre alla storia. Non gliene vogliamo fare una colpa, anche perché sfidiamo a trovare un JRPG che abbia un endgame degno di questo nome. E invece ILCA, software house a cui Bandai Namco ha affidato questo ennesimo tie-in, tenta di aggirare l’ostacolo inserendo nel corso attività secondarie e non solo. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma è qualcosa che attirerà sicuramente il vostro interesse (nel breve periodo).
Feature multigiocatore e predisposizione allo streaming
Non vi è alcuna possibilità di condividere l’esperienza di One Piece Odyssey assieme a qualcun altro. Questo “sega” un po’ le gambe se lo si vuole portare in live. Sicuramente il nutrito pubblico dei fan non mancherà l’appuntamento, ma è un qualcosa destinato a scemare man mano che ci si allontana dall’uscita del gioco.