Dalle nostre parti inizia già a tirare aria di Call of Duty: Modern Warfare 3, provato in versione beta in anteprima su console PS5. Come da tradizione, da qualche anno a questa parte, la regina di casa SONY ospita in anteprima la gallina dalle uovo d’oro di Activision, che questa volta passa la palla ai californiani di Sledgehammer Games. Considerazioni che vanno prese con le pinze, visto che il titolo, in uscita prevista per il 10 novembre 2023, si mostra ancora in fase beta.
Le nostre prime impressioni verteranno quindi su aspetti come il gameplay generale e non il comparto grafico, per le motivazioni di cui sopra. Per quanto, come avrete modo di leggere a breve, il primo impatto ci è sembrato “troppo” more of the same, a livello di meccaniche di gioco i passi avanti fatti sono stati notevoli. Movimenti da parkour puro, che promettono scintille quando il gioco raggiungerà la sua forma completa. E che dire delle mappe, una perfetta operazione nostalgia ma non ancorata troppo al passato. Vi lasciamo, dunque, alla nostra prova in anteprima della beta di Call of Duty: Modern Warfare 3, provato su console PS5.
Quel “finto” more of the same
Arrivando dalla fresca esperienza di Call of Duty Modern Warfare 2, la prima impressione è stata quella di essere ancora “a casa nostra”. Di solito, quando si ha tra le mani un prodotto nuovo – e per quanto facente parte di un franchise “seriale” – quell’aria di novità si respira sin dal minuto 0 di gioco. Restiamo, invece, del tutto spiazzati, con la sensazione di essere di fronte ad un clamoroso “more the same”. Il menù di scelta è il medesimo della seconda iterazione del noto sparatutto: chiaro, semplice ed immediato, ma identico. Nulla questio anche in relazione alla gestione dell’arsenale, al netto del raggiungimento del livello 20 dell’operatore.
La prima vera e importante novità la vediamo sul fronte gestione arma ed equipaggiamento. Il sistema di progressione delle armi, non prevede più lo sblocco del castello e la possibilità di aprirsi verso lo sviluppo di diverse armi contemporaneamente. La scelta ricade su un ritorno al passato, con uno sblocco selettivo e ben identificato dell’arma e dei relativi componenti (questi, però, in comune anche con altre armi).
Grande novità altresì sul fronte dei perk di classe, se così li possiamo definire, che questa volta diventano delle parti di equipaggiamento. Giubbotto antiproiettili, scarpe, guanti e cuffie offriranno una serie di vantaggi sfruttabili direttamente in-game che aprono un nuovo fronte lato gameplay: il concetto di build dell’operatore.
Una novità assoluta, utile non solo a bilanciare il gioco in generale, ma anche a suddividere i ruoli all’interno di un team da 4 (e che si coordina necessariamente con cuffia e microfono). Ragionando a “bocce ferme”, il concetto di “build” effettivamente è un aspetto che ha il potenziale per rinnovare la formula ludica del gameplay, non da considerare solo come fine a sé stesso ma assieme ad un’altra grande novità che interessa da vicino le meccaniche di gioco.
Parkour senza frontiere e non solo
Esaurita quella perplessità iniziale circa l’essere nel più grande “more of the same” nella storia del franchise, il gameplay ha dissipato quegli ultimi dubbi ancora rimasti. Provenienti da quelle dinamiche di movimento viste in Call of Duty: Modern Warfare 2, con animazioni che dialogavano a compartimenti stagni e privi di “chain” in grado di garantire fluidità e reattività, in Call of Duty: Modern Warfare 3 la musica è cambiata. Il merito non va solo agli sviluppatori ma anche alla community – forse la più grande assieme a quella di EA Sports FC 24 – che ha richiesto a grande voce delle dinamiche di movimento più action e veloci.
Tra queste troviamo l’introduzione dello slide cancel ovvero la possibilità di interrompere l’animazione della scivolata in ogni momento ed essere subito “sul pezzo”. Interessante il lavoro svolto sui movimenti dell’arrampicata, che adesso si presentano più puliti e precisi rispetto a Call of Duty: Modern Warfare 2. Altres’ meritevole la meccanica del TAC Stance, un puntamento più rapido che prevede l’inclinazione dell’arma con una tempistica di mira minore rispetto a quella “classica” con mirino. Digerirne il suo utilizzo non è cosa semplice, anche perché si attiva con la pressione di un tasto ulteriore dopo il puntamento. Una volta fatta l’abitudine, quando ci si ritrova in spazi angusti, può diventare un valido alleato.
Se siete pratichi di parkour, o se lo conoscete anche solo per sentito dire, ebbene la terza iterazione del noto sparatutto vi porterà ad entrare in contatto con questa nuova dimensione di gioco, anche per comprendere come questi movimenti rapidi possono diventare delle manovre efficaci e diversive. Per quanto le nostre considerazioni sono figlie di una versione embrionale del gioco, che ancora si presenta in versione beta (e quindi in via di sviluppo), il mood generale del gameplay ci ha messo di fronte a delle situazioni decisamente adrenaliniche.
Guerra terrestre, per via dell’estensione delle mappe (che ricordiamo essere solo lo stabilimento Popov nel corso della prima settimana di beta), non consente di avanzare degli apprezzamenti su questo specifico aspetto. Moshpit, invece, offre delle modalità di gioco decisamente più veloci e delle mappe ben più contenute e con un layout che stimola la caccia all’uomo (e ai “camperoni” selvaggi).
Le modalità e le mappe presenti nel primo weekend
Arriviamo al “dunque” di questo nostro primo weekend in compagnia di Call of Duty: Modern Warfare 3. Il level cap fissato era pari a 20, e in palio, oltre ad adesivi a tema, vi era un progetto arma piuttosto interessante. Esaurita la parentesi dedicata al “completismo”, andiamo a svelare quelle che sono state le mappa provate nel corso di questa prima sessione di beta.
Si tratta di una simpatica e gradita operazione nostalgia, ritornando sui campi di Favela, Estate, Skidrow e Rust. Di primo acchito, notiamo che il layout delle mappe è stato sottoposto ad un intervento di restyle a livello artistico piuttosto importante (ed in parte anche architettonico). La potenza di calcolo attuale, se consideriamo le macchine all’epoca della versione originale di Modern Warfare 3, è fortunatamente aumentata. È passato più di un decennio e Sledgehammer Games ha voluto sì fare le cose per bene, ma senza cancellare il passato (e prendersi anche il boost del fattore nostalgico).
Non vi nascondiamo, al netto delle varie modalità presenti in Moshpit – Deathmatch a squadre, Dominio, Postazione e Uccisione confermata – che abbiamo già individuato chi sono i nostri figli e figliastri (e su cui passeremo probabilmente le nostre serate in live su Twitch). Estate è quella che sicuramente ha attratto il nostro interesse per via della circolarità della mappa e della “quasi” assenza di posti per “camperare” in maniera selvaggia (ad eccezione dei sottotetti delle due rimesse). Favela ha delle criticità da risolvere per via di alcune “zone morte” che finiscono per farci fare la fine del topo con strade senza via d’uscita piuttosto inspiegabili. Skidrow e Rust si presentano decisamente contenute, perfette per partite di Deathmatch.
Sul fronte Guerra Terrestre, l’unica mappa disponibile Centrale Popov offre una minore estensione rispetto quelle viste in Call of Duty Modern Warfare 2, con numerosissimi punti per “cecchinare” in maniera indisturbata. La presenza di mezzi corazzati, con proiettili pesanti a lunga gittata, è un ottimo deterrente per il posizionamento di questi occhi indiscreti. Gli spazi chiusi sono suddivisi in altezza, con la presenza di sotterranei allagati perfetti per manovre di aggiramento.