Bethesda ha diffuso il trailer di lancio di Wastelanders, il più grande aggiornamento per Fallout 76 mai pubblicato, che uscirà gratuitamente il 14 aprile per PC (anche su Steam!), PlayStation 4 e Xbox One. Wastelanders rappresenta un nuovo inizio per l’Appalachia. Giocatori nuovi e veterani potranno affrontare una nuova missione principale, incontrare PNG umani, effettuare nuove scelte, scoprire il sistema di reputazione e tanto altro. I giocatori stringeranno alleanze per scoprire i segreti della Virginia Occidentale, in gruppo con gli amici o da soli.
L’attesa è quasi finita.
Presto nuove persone arriveranno in Virginia Occidentale e starà a voi accoglierle a braccia aperte o ad armi spianate. Siamo felici di comunicare che i possessori di Fallout 76 potranno giocare all’espansione Wastelanders gratuitamente il 14 aprile su Xbox One, PlayStation 4 e PC tramite Bethesda.net. Quel giorno, Fallout 76 arriverà anche su Steam e Wastelanders sarà disponibile per chiunque dovesse acquistare l’edizione Standard o Deluxe del gioco. Oltre alla presenza di nuovi personaggi non giocanti interamente doppiati, Wastelanders offre una nuova missione della storia, nuovi luoghi, nuovi nemici, nuove armi, un nuovo sistema di reputazione e tanto altro. Preparatevi a Wastelanders con un nuovo trailer e alcuni dettagli su come affrontarlo il 14 aprile.
COME GIOCARE A WASTELANDERS
Gli attuali possessori di Fallout 76 non dovranno acquistare contenuti aggiuntivi per giocare a Wastelanders il giorno dell’uscita. Questa espansione è completamente gratuita per i possessori di Fallout 76. Per chi volesse qualcosa di più, è possibile acquistare due singoli pacchetti di contenuti delle fazioni oppure un pacchetto unico per avere gli esclusivi oggetti estetici e dedicati al C.A.M.P.
I seguenti pacchetti saranno acquistabili dai possessori di Fallout 76:
Pacchetto Predoni (19,99 $/15,99 £)
Fioriera carrello da miniera – Una piccola fioriera per quando non c’è terra disponibile per coltivare (costruibile nel C.A.M.P.).
C.A.M.P. da predone – Cambiate l’aspetto del vostro C.A.M.P. Vault-Tec e dategli un look da predone.
Cassa di scorte dei predoni – Una cassa di scorte a tema per il vostro C.A.M.P.
Bandiere fazione predoni – Nuove bandiere per il vostro C.A.M.P. che dimostrano l’alleanza con Crater.
Completo da predone segugio – Assumete l’aspetto di un abitante di Crater (include maschera e bandana).
Sacco di bottino da predone conquistatore – Sacco di bottino con teschio da predone.
Borsa dei predoni saccheggiatori – Uno zaino nello stile dei predoni.
Skin per armatura atomica predone incursore – Aspetto unico basato sui predoni di Crater.
*Pacchetto Coloni** (19,99 $/15,99 £)
Rimorchio roulotte giardino – Una piccola fioriera per quando non c’è terra disponibile per coltivare (costruibile nel C.A.M.P.).
C.A.M.P. da colono – Cambiate l’aspetto del vostro C.A.M.P. Vault-Tec e dategli un look da colono.
Cassa di scorte dei coloni – Una cassa di scorte a tema per il vostro C.A.M.P.
Bandiere fazione coloni – Nuove bandiere per il vostro C.A.M.P. che dimostrano l’alleanza con Foundation.
Completo da colono meccanico – Assumete l’aspetto di un abitante di Foundation (include il cappello).
Sacco di bottino da colono viaggiatore – Sacco di bottino nello stile dei coloni. Ha l’aspetto di una valigia.
Zaino di provviste dei coloni – Uno zaino nello stile dei coloni.
Skin colono vigilante per armatura atomica – Aspetto unico basato sui coloni di Foundation.
Pacchetto Predoni e coloni (29,99 $/24,99 £)
Include entrambi i set degli oggetti elencati sopra.
Per chi non avesse ancora Fallout 76, è possibile acquistare l’edizione Fallout 76: Wastelanders (39,99 $/34,99 £), che contiene il gioco di base e l’espansione Wastelanders, oppure la Fallout 76: Wastelanders Deluxe Edition (59,99 $/49,99 £), che contiene il gioco completo e tutti i contenuti dei pacchetti Predoni e Coloni descritti qui sopra. La Deluxe Edition è disponibile solo per l’acquisto digitale.
Dopo la pubblicazione di Wastelanders, rimuoveremo l’Edizione del Tricentenario, ma i giocatori potranno comunque acquistare il pacchetto Tricentenario.
FALLOUT 76 E WASTELANDERS ARRIVANO SU STEAM
Quando Wastelanders uscirà il 14 aprile, Fallout 76 giungerà anche su Steam. Sia la versione Fallout 76: Wastelanders sia quella Fallout 76: Wastelanders Deluxe Edition saranno acquistabili nel negozio di Steam. Qui potrete anche acquistare gli atomi, l’abbonamento Fallout 1st, il pacchetto Tricentenario e i pacchetti Predoni e Coloni.
Quello di DOOM è un franchise che trabocca letteralmente di segreti. Easter egg, collezionabili nascosti, interi livelli da scovare… Ogni gioco della serie sa come ricompensare coloro che osano avventurarsi al di là dei sentieri più battuti. Di fatto, ci sono così tanti segreti che è quasi impossibile sceglierne soltanto cinque, quindi non esitate a commentare e condividete i vostri preferiti!
Secret 4
Un vero segreto può dirsi tale quando sono solo in pochi a conoscerlo. Noto come “Secret 4”, il quarto segreto di Industrial Zone, il quindicesimo livello di DOOM II, è uno dei più impenetrabili segreti nella storia dei videogiochi, dal momento che ha richiesto decenni per essere risolto nel modo giusto.
DOOM II conteneva una miriade di aree nascoste o difficili da raggiungere, e che erano ufficialmente definite “segrete”. Il gioco teneva traccia delle aree visitate, e una volta completato un livello, riportava l’esatta percentuale di segreti sbloccati dal giocatore. Alcuni si celavano dietro a porte nascoste, altri richiedevano degli “atti di fede” o altri audaci tentativi.
Secret 4 era uno di questi. Il modo per completarlo era apparentemente semplice: bastava aprire una sezione di parete e salire su un teletrasporto. C’era solo un problema: le piattaforme di teletrasporto non permettevano al giocatore di mettere piede con precisione nel punto necessario a far scattare il segreto e completarlo. Si pensava fosse un bug, e che fosse possibile accedere al segreto soltanto tramite i cheat code.
Nell’agosto 2018, ben 24 anni dopo l’uscita del gioco, un giocatore ha scoperto che il Doomguy poteva essere spinto sulla piattaforma da un nemico, facendo scattare il segreto senza l’uso dei cheat. Dunque, per la prima volta, questo livello di DOOM II è stato completato “onestamente” dopo quasi un quarto di secolo dalla sua uscita nei negozi. Questo sì che è un segreto.
Super Turbo Turkey Puncher 3
Se avete un conto in sospeso con i tacchini e avete sempre sognato di ricacciare in gola a quelle pennute bestiacce i loro orrendi gorgoglii, recatevi alla mensa del complesso UAC di DOOM 3 e troverete un cabinato dove poter giocare a Super Turbo Turkey Puncher 3. Il concetto è semplice: prendete a pugni il tacchino. Prendetelo a pugni fino a quando non esploderà in un tripudio di frattaglie. E poi ricominciate dall’inizio. Vi basterà premere il pulsante “punch”. Tutto qui. Badate al tempismo, però! I pugni vanno a segno su una scala progressiva, e più li sferrerete con il giusto ritmo, più punti guadagnerete, fino a culminare nell’ultimo, esplosivo pugno che vale più di tutti gli altri.
E cosa otterrete con un alto punteggio? In origine, nulla, ma in seguito fu aggiunto un obiettivo apposito in DOOM 3: BFG Edition. Per completarlo, dovete solo totalizzare 25.000 punti. (Beh, sono un sacco di tacchini…) Per dare un seguito alla pluriennale vendetta contro questi grossi volatili molto poco volanti, Super Turbo Turkey Puncher 3 fa il suo ritorno in DOOM (2016), nascosto in un deposito in disuso nel Complesso di Ricerca Avanzata. E fortunatamente, il gameplay è ancora quello di una volta.
Dovahkiin
Sembra che negli Inferi si nasconda una creatura di un altro piano dimensionale. No, non stiamo parlando di un Cacodemone. E nemmeno di un Mancubus. È qualcosa di decisamente più terrificante: un essere che, nel corpo di un mortale, porta nelle sue vene il sangue di un drago. Un essere capace di assorbire l’anima di quei mostri alati e di brandirne l’incredibile potere. Parliamo del Dovahkiin, l’eroe Sangue di Drago di The Elder Scrolls V: Skyrim. I draghi nelle vicinanze saranno comunque contenti di sapere che questo Dovahkiin è… piuttosto morto. Anzi, più che morto.
La prossima volta che vi troverete nella zona più “all’aperto” degli inferi, provate a cercare l’entrata buia di una piccola caverna. Al suo interno troverete un cadavere notevolmente rinsecchito, equipaggiato dell’iconico elmo con le corna del protagonista di Skyrim. Non solo, troverete anche un interessante indizio sulla causa del suo decesso: la famigerata freccia nel ginocchio capace di fermare qualsiasi avventuriero.
E questo non è l’unico riferimento agli altri giochi Bethesda, all’interno di DOOM (2016). Alcune porte del complesso sfoggiano il logo di un famoso produttore di bunker sotterranei, mentre una delle action figure Doomguy presenta una colorazione giallo-blu piuttosto familiare. (Altre action figure Doomguy sono ispirate a personaggi di Rage, Quake e persino al caro vecchio Commander Keen della id Software). Insomma, un altro esempio di come i grandi giochi sappiano travalicare i mondi.
Demon Destruction
Verso la fine di DOOM (2016), il DOOM Slayer è impegnato a farsi strada attraverso i Laboratori Lazarus, una delle fonti principali dei più abominevoli orrori visti finora. È qui che si trova l’ufficio dove l’incauta (per usare un eufemismo) dottoressa Olivia Pierce ordiva i suoi bizzarri piani di invasione demoniaca.
E non è un caso che il suo computer contenga del software che ha a che fare con la manipolazione dei demoni. Quel che ci coglie di sorpresa, tuttavia, è che uno di questi programmi sia Demon Destruction: un rompicapo match-3 del tutto giocabile e che mostra una certa somiglianza con Bejeweled o Candy Crush.
Al posto di gemme o dolcetti, i giocatori guadagnano punti allineando i demoni. Allineate tre o più Pinky, Baroni infernali e compagnia bella e questi scompariranno, lasciando spazio ad altri amici brutti e cattivi che piomberanno giù dall’alto. Il gioco fa uso di elementi originali dei primi DOOM, aggiungendo un feeling retro a questa formula capace di creare una certa… dipendenza.
Il gioco in sé non è l’unico segreto: consultando la schermata dei punteggi troverete alcuni sottili riferimenti alle date di uscita di DOOM, ai personaggi del suo mondo e ai suoi creatori di ieri e di oggi. Sì, persino la stessa Pierce sembra aver massacrato una certa quantità di demoni provenienti dal passato.
Wolfenstein 3D
I livelli segreti fanno parte della storia di DOOM fin dagli albori. Il primissimo DOOM si presentò sugli scaffali con quattro intere mappe nascoste, accessibili solo attraverso procedimenti segreti interni al gioco. DOOM (2016) ha voluto dare a quest’idea una marcia in più, nascondendo un vecchio livello (con tanto di grafica retro) all’interno di ogni mappa del gioco.
Una delle rivisitazioni vintage più memorabili è il primo livello segreto di DOOM II. Esplorando la mappa Industrial Zone, i giocatori più attenti possono sbloccare un’uscita segreta: un teletrasporto che conduce a un gioco completamente diverso. Nello specifico, parliamo di MAP31: Wolfenstein, una rielaborazione leggermente distorta di Wolfenstein 3D, predecessore di DOOM e primo vero e proprio sparatutto in prima persona.
La mappa ricrea il primo livello di Wolfenstein nella sua totalità, con tanto di aree segrete. Alcuni dettagli, tuttavia, sono leggermente diversi: al posto dei cani da guardia di Wolfenstein, ora troviamo dei demoni. Inoltre, se completare il livello originale di Wolfenstein 3D portava direttamente al capitolo successivo della campagna, questa versione offre una scelta: tornare a giocare normalmente a DOOM II oppure passare a un’altra mappa segreta, basata anch’essa su un livello di Wolfenstein. Si tratta stavolta di una mappa più rimaneggiata. Presenta infatti un Cyberdemone, effigi appese di Commander Keen e altre stranezze.
È proprio grazie a questi “segreti dentro ai livelli segreti” che il salto nel tempo di DOOM II si è guadagnato il suo posto tra i segreti più memorabili di DOOM.
Sempre in prima linea nel proporre le tecnologie più nuove e all’avanguardia, MSI annuncia oggi un’importante evoluzione della propria gamma, con l’arrivo di ben sei linee di laptop dotate dei nuovissimi processori Intel Core i9 di 10 generazione (Comet Lake serie H) e grafica NVIDIA GeForce RTX Super.
In grado di sfruttare al meglio tutta la potenza messa a disposizione dalle CPU Intel di nuova generazione, i laptop MSI sono equipaggiati con processori fino all’i9-10980HK, che assicura FPS sensibilmente più elevati e un incremento delle prestazioni fino al 50%, garantendo, quindi, esperienze di gioco senza precedenti anche con i titoli più esigenti.
Tra i laptop MSI dotati delle ultime soluzioni tecnologiche Intel e NVIDIA si distinguono GS66 Stealth e GE66 Raider, due nuove serie “thin & light” equipaggiate con display con refresh rate a 300 Hz, batteria di grande capacità da 99,9 Wh e in grado di garantire prestazioni ai massimi livelli.
Caratterizzato da un raffinato look total black, GS66 Stealth ha ottenuto sia l”iF Design Award” sia il “Red Dot Design Award”. In linea con l’appellativo “stealth” (invisibile), è un laptop estremamente sottile e compatto, pur essendo equipaggiato con i processori e le soluzioni grafiche più performanti sul mercato. Grazie poi all’esclusiva tecnologia MSI Cooler Boost Trinity+ e alle alette delle ventole di appena 0,1 mm di spessore, i flussi d’aria vengono massimizzati assicurando al laptop di rimanere sempre alla temperatura ideale anche quando scatena tutta la propria potenza con i titoli più esigenti.
Il nuovo GE66 Raider è il miglior interprete del vero spirito da gamer e offre una combinazione perfetta tra estetica e performance. Lo chassis che ricorda una nave spaziale e gli straordinari effetti luminosi RGB a 16,8 milioni di colori della tecnologia Mystic Light si uniscono alle più recenti CPU e GPU per ridefinire il concetto di laptop gaming. Grazie al suo design ricercato, GE66 Raider è stato premiato con il prestigioso “Red Dot Award”.
Sempre rimanendo in ambito gaming, MSI ha poi rinnovato tre delle sue linee più apprezzate, ossia GT Titan, GP/GL Leopard e GF Thin, equipaggiandole con CPU Intel serie H di nuova generazione e grafica NVIDIA GeForce, così da poter offrire ai gamer un’ampia scelta di proposte dotate delle soluzioni tecnologiche più all’avanguardia.
Passando, invece, alle soluzioni dedicate ai content creator, MSI lancia oggi il nuovo Creator 17 che, oltre a disporre degli ultimi processori Intel serie H 10° gen. e grafica GeForce RTX 2080 Super, è anche il primo laptop al mondo a vantare uno schermo Mini LED e la certificazione DisplayHDR 1000. Il suo straordinario display 4K da 17’’è, infatti, in grado di assicurare fino a 1000 nit di luminosità, una maggiore profondità alle immagini e massimo realismo con i video, rappresentando una proposta ideale anche per i professionisti della creatività più esigenti e alla ricerca di una soluzione allo stato dell’arte.
Ed eccoci qui a parlarvi, nella nostra recensione, di Persona 5 Royal, uno dei titoli più attesi dell’anno e ancora un’esclusiva PS4. Abbiamo utilizzato la parola “ancora” non di sproposito. La saga realizzata da Atlus ha, infatti, attraversato ben 4 generazioni e mezzo di consoleSony (se ci mettiamo anche la PS4 Pro). Nato come spin-off della serie di JRPG Megami Tensei, la saga di Persona insegue sempre un minimo comune denominatore nella storia.
Nel quinto capitolo della saga troveremo un nuovo gruppo di studentiaffrontare, con l’ausilio dei loro alter-ego spirituali (i Persona, appunto), gli abitanti del metaverso, gli Shadows. Non andremo oltre, anche perché ci ha già pensato una nostra precedente recensione.
Persona 5 Royal, rispetto alla versione che possiamo definire “base” del gioco originale, introduce dei nuovi personaggi e abilità, due finali alternativi e un estensione dell’arco narrativo (e quindi nuove avventure). Vogliamo raccontare la nostra esperienza di gioco, questa volta, in un modo piuttosto anacronistico. Lo vogliamo fare perché è il gioco stesso che lo merita e altrimenti rischierebbe di essere non compreso visto il momento storico videoludico in cui viviamo.
Ci rendiamo conto che una “classica” recensione di un gioco è quella che potenzialmente tutti si aspettano, seguendo lo schema storia, gameplay e feature connesse. Lo abbiamo sempre fatto, ma questa volta vogliamo dare un taglio diverso al nostro racconto, perché di questo si parla. Partiamo, quindi, con la recensione/racconto della nostra esperienza con Persona 5 Royal, titolo, vi ricordiamo, esclusiva PS4.
Un videogiococome esperienza
Ai videogiochi viene da sempre affidato un compito arduo, quello di saper intrattenere e, e allo stesso tempo, divertire il pubblico. Negli ultimi anni questa tendenza si è manifestata con meta e gameplay tendenti all’action, contaminati da componenti RPG. In questo terreno nascono i “soul’s like”, di cui Nioh 2 ne è l’ultimo testimone.
Il livello di sfida è dato dalla difficoltà e l’esperienza di gioco che ne deriva è incentrata sul concetto di “migliorarsi sempre di più”. Migliorare e migliorarsi: questo è il motto vincente. Ma non è stato sempre così. Vi era un tempo in cui una storia ben raccontata era il volano del gameplay e del meta.
Persona 5 Royal appartiene a questo genere di videogiochi, dove il contesto narrativo è una componente fondamentale e non accessoria, attorno al quale ruota tutto. Questo aspetto è palpabile sin dai primi istanti di gioco, dopo aver sottoscritto il contratto.
Di primo impeto sembra di vedere un anime che ricorda vagamente Le avventure di Lupin III, con un gruppo di ladri che mette a segno un colpo al casinò. Poi la scena si interrompe bruscamente e si passa, in un batter d’occhio, da anime a videogioco.
Un classico combattimento a turni “vecchio stile”, come quello della versione PSX di Final Fantasy VII (anche egli, alla fine, ha ceduto al fascino “action” con la versione remake). Possiamo decidere di attaccare il nemico come vogliamo, sia con le armi che con le abilità, cercando di attuare una strategia vincente.Finito il combattimento inizia la parte esplorativa.
Il leitmotiv di Persona 5 Royal è fondamentalmente questo, con l’alternarsi di componente narrativa, combattimenti ed esplorazione.
Con l’avanzare del gioco si sbloccano nuove abilità da utilizzare in combattimento, anche in virtù della presenza dei Persona. La componente esplorativa si trasforma in un perfetto simulatore di vita, dove le scelte compiute dal protagonista influiscono sulla trama. Tutto questo è amplificato in Persona 5 Royal grazie alla presenza della localizzazione in italiano.
La versione originale del gioco era in lingua inglese e giapponese per cui l’esperienza di gioco non era accessibile a tutti. Adesso, quindi, Atlus invita quante più persone a giocare al loro videogioco. Per alcuni può rappresentare un’esperienza reiterata, per altri una completamente nuova.
Ci si rende conto, con l’avanzare della storia, che inseguiamo quasi in maniera ossessiva la componente narrativa in quanto rapiti dalla storia e della trama del gioco. Vogliamo capire il perché di un evento, l’origine dei Persona, che cosa sono i Palazzi e da dove arrivano gli Shadows. Ci accorgiamo di essere rapiti (per l’ennesima volta) dal racconto e il meta e il gameplay ubbidiscono ai suoi voleri.
L’ultimo sopravvissuto dei JRPG
Il JRPG rappresenta, con molta probabilità, uno dei generi più antichi nel panorama videoludico, e Persona 5 Royal nè è forse l’ultimo ambasciatore autentico. Purtroppo i giochi di ruolo japan style si stanno scontrando con le attuali tendenze in materia di videogiochi dove l’action divora ogni forma di poesia.
Quest’ultima era, infatti, il filo conduttore di ogni videogioco, e ogni nuova IP catalogata in questo genere era assimilabile a un opera d’arte. Basti pensare alla saga di Final Fantasy, che ancora oggi è un’istituzione, anche se si è dovuta adeguare agli attuali standard in materia di gameplay.
Ogni JRPG che si rispetti deve rispettare due regole base: una componente narrativa profonda e un sistema di combattimento a turni. Lasciando la prima al capitolo successivo della nostra recensione parliamo, invece, del turn based combat system, verticalizzato ovviamente su Persona 5 Royal. Dovete immaginare una battaglia come una partita a scacchi dove, mentre aspettate la mossa del nemico elaborate già la mossa successiva.
Quando arriva il vostro turno avete 2 chance per attaccare il nemico: sferrare un attacco fisico o utilizzare un’abilità. Gli attacchi fisici utilizzano le armi in dotazione al personaggio e non consumano particolari risorse. Le abilità, invece, richiedono un tributo in termini di HP (Health Power, Punti vita) e SP (Skill Power, Punti abilità).
Un combattimento non è solo muscoli ma anche molto cervello. Ogni singola mossa deve essere pianificata per raggiungere il risultato con le risorse a disposizione. È richiesta una perfetta conoscenza della build del personaggio utilizzato, del persona equipaggiato, della composizione della squadra e del livello del nemico che si affronterà. Se cercate l’action state bussando alla porta sbagliata. Quì c’è solo pura poesia.
L’importanza della narrazione
Dopo aver speso parole sul sistema di combattimento, parliamo adesso della componente narrativa, vero fiore all’occhiello di Persona 5 Royal. Come già anticipato prima, la scelta di Atlus di inserire la localizzazione in italiano ha migliorato notevolmente l’esperienza di gioco, oltre a renderlo accessibile a una platea maggiore di utilizzatori.
Non solo adesso le vicende sono ampiamente comprensibili, ma si riescono a cogliere anche delle sfumature che prima erano precluse o di difficile intuizione.
Il gioco, vi ricordiamo, contiene anche un simulatore di vita reale in perfetto stile The Sims. Ogni nostra scelta o parola finisce all’interno di un sistema decisionale che innesca delle reazioni sia nell’immediato che a lungo termine. Queste, per forza di cose, si ripercuotono sulla storia e, in linea con la teoria del butterfly effect, possono sfociare in finali alternativi.
L’aspetto che,però, rende Persona 5 Royal unico nel panorama videoludico, è la presenza delle sequenze animate, realizzate in stile anime. Se non ci fosse il gameplay, le avventure dei Phantom Thieves sarebbero dei perfetti episodi per una serie animata. Azione che incontra il divertimento, con colpi di scena e momenti climax degni di una produzione d’animazione d’autore.
Secondo noi, Atlus un pensierino, in questo senso, lo aveva già fatto. La realizzazione dei disegni e delle sequenze animate era stata affidata a Production I.G, quelli dietro a mostri sacri del calibro di Ghost in the Shell e Jin-Roh: Uomini e lupi. Insomma, non proprio gli ultimi arrivati.
Tutti i personaggi hanno una profondità caratteriale notevole per cui è assolutamente normale trovare e identificare la figura del “beniamino”. Come detto in precedenza, Persona 5 Royal è racconto e poesia, non solamente un videogioco.
Come avete visto abbiamo cercato di realizzare molto di più di una semplice recensione di Persona 5 Royal, provando a costruire il racconto di un esperienza. Vedete, non è facile oggi appassionarsi a un gioco del genere. I gusti e i tempi di gioco sono cambiati notevolmente negli ultimi anni ed esperimenti come quello di Atlus rischiano di ricevere un consenso al di sotto delle aspettative. I gamer più attempati, quelli che sono cresciuti a “pane e JRPG” attendevano l’uscita di Persona 5 Royal con molta apprensione. Quelli più giovani, molto probabilmente, nemmeno lo avevano preso in considerazione.
Noi ci siamo rivolti a loro, con la speranza di aver stimolato interesse e curiosità dietro questo capolavoro. Tendenzialmente non abbiamo nulla da segnalare rispetto alla nostra esperienza. La traduzione in italiano, salvo qualche sbavatura, è ottima e le nuove feature inserite, rispetto alla versione originale, funzionano. Ci dispiace solo che Atlus ha, forse, aspettato troppo tempo per l’uscita di Persona 5 Royal. Magari stava già pensando ad una nuova iterazione della saga su console PS5. Nel dubbio non ci (ri)gustiamo le avventure della banda dei Phantom Thieves.
A cinque mesi dal suo rilascio per PC, Funcom pubblica la versione per Console di Moons of Madness, un horror ambientato su Marte in un futuro prossimo, dove il giocatore impersona Shane Newehart, un astronauta assunto dall’azienda Orochi come supporto tecnico presso Invictus, un avamposto di ricerca segreto, costruito sul pianeta rosso.
Moons of Madness è un’esperienza in prima persona che da subito mostra la sua componente esplorativa come elemento principale del gameplay. Un’esplorazione fisica all’interno e all’esterno della base marziana che funge da tramite per sviluppare una storia che mescola incubi, inconscio, conoscenza proibita, destino e il futuro della nostra civiltà, tutti temi ispirati esplicitamente alle opere di H.P. Lovecraft.
Il gioco inizia con il risveglio di Shane che, come da programma, dovrebbe semplicemente assicurarsi il normale funzionamento dei sistemi base della stazione Invictus, nell’attesa dell’arrivo della nave da trasporto Cyrano che porterà su Marte una nuova squadra. Ma quello che ci troveremo ad affrontare sarà tutto tranne una normale giornata lavorativa. Sembra che l’intera base sia stata occupata da mostri vegetali e nessun sistema funzioni correttamente. Ciò che vediamo è la realtà o siamo in un incubo da cui dovremo tentare di uscire? Presto ci accorgeremo che, non solo chi ci assunto ci ha taciuto le ragioni per cui è stata costruita Invictus e che ci sta creando guai concreti, ma che con noi su Marte abbiamo portato orrori più profondi legati ai nostri problemi personali e mentali, mai risolti.
Tutto il gioco è un’esplorazione ambientale con una forte componente di puzzle ed i meccanismi e gli strumenti del gameplay con cui affrontare Moons of Madness sono pochi e semplici. Avremo a disposizione un Palmare da polso che ci indicherà la strada da seguire, ma soprattutto ci consentirà di interagire con una variegata serie di strumenti presenti sia all’interno che all’esterno della base. Sarà la nostra capacità di controllare computer, videocamere, combinazioni, veicoli e altro, che ci permetterà di procedere per superare le tre Missioni in cui è diviso il gioco. Non c’è nessuna componente legata al combattimento, così come nessuna arma, nonostante la presenza di un piede di porco rosso che è chiaramente un omaggio ad Half-Life e che servirà solamente per forzare alcune porte. Tutte le fasi più concitate saranno lasciate alla gestione della nostra fuga dal nemico, tranne un’eccezione che è, forse, l’unica componente aggiunta nella fase di porting da PC a Console.
La narrazione, i dialoghi e gli ambienti di Moons of Madness ricordano giochi come SOMA e Prey, le paure ed i momenti di tensione vengono utilizzati per descrivere lo stato mentale del nostro personaggio piuttosto che trasformarsi in momenti horror intrisi di spaventi.
Il gioco è in lingua inglese con interfaccia e sottotitoli completamente in italiano. Rock Pocket Game ha sviluppato un buon horror, più psicologico che fisico. Un viaggio tra i temi letterari più cari a Lovecraft, che mi sento di consigliare a coloro che sono più alla ricerca di una storia e di rompicapi intelligenti, dedicando loro il giusto tempo per la soluzione, piuttosto che agli amanti della frenesia e degli spaventi facili.
In questi giorni abbiamo provato Nioh 2, attualmente esclusiva PS4 e, con molta soddisfazione, vi presentiamo la nostra recensione, frutto di un’intensa esperienza di gioco. Il sequel del fortunato gioco della premiata ditta Team Ninja, Koei Tecmo e Sony Interactive Entertainment arriva a distanza circa 3 dalle avventure dell’intrepido William. Approda sulle console PS4 di tutto il mondo in un periodo molto difficile. Il pianeta terra sta combattendo una delle battaglie più difficili della sua storia contro un nemico invisibile ma mortale, il Coronavirus.
Esiste un beffardo punto di contatto tra Nioh 2 e questo maledetto virus e sono i demoni. La nostra missione in Nioh 2 è quella di scacciare i demoni dal mondo reale e combattere, fino allo stremo delle nostre forze, contro nemici che sulla carta sono più forti di noi. Non per questo ci scoraggiamo e, battaglia dopo battaglia, tra sudate vittore e pesanti sconfitte, diventiamo sempre più forti. Quello che prima ci spaventava e ci rendeva vulnerabili, diventa progressivamente alla nostra portata.
Nioh 2, sotto questo punto di vista, diventa fortemente educativo oltre a essere una perfetta soluzione per dimenticare, anche solo per qualche attimo, la triste e attuale realtà che stiamo vivendo. L’aver giocato a Nioh 2, in questa particolare parentesi storica, ha contribuito alla nostra crescita personale, sia umana che come gamer. La nostra esperienza di gioco è stata sicuramente influenzata in positivo e la nostra sensibilità ha disegnato le parole impresse in questa recensione.
Ci sentiamo di dire che Nioh 2 ha tutte le carte in regola per figurare tra i GOTY 2020 e le motivazioni le trovate elencate nella nostra recensione di questa esclusiva PS4. Che il viaggio abbia inizio.
Nioh 2, tra passato e presente
Superata la nostra doverosa (ma fortemente sentita) premessa, entriamo nel vivo della nostra recensione di Nioh 2. Il gioco è stato lanciato in esclusiva per l’attuale console di Sony ma, in linea con quanto fatto con il primo capitolo, ci aspettiamo anche dei porting. L’impavido William sbarcò su PC 9 mesi dopo l’uscita su Playstation 4.
L’incognita, questa volta, si chiama next-gen per cui, con molta probabilità, vedremo Nioh 2 approdare su PS5 e magari anche su Xbox Series X. Ovviamente, si tratta solo di supposizioni e nulla di tutto questo è stato confermato.
Nioh 2 è ambientato nel tardo 1500, fungendo da prequel rispetto alle avventure narrate nel primo capitolo della serie. Anche questa volta il gioco affonda le sue radici storiche nell’era Sengoku. La storia antica del Giappone narra che questo era un periodo dove i signori feudali rivali, conosciuti con il nome di “Daimyo”, hanno combattuto ferocemente per il controllo del Giappone.
Alla fine, un Daimyo di nome Nobunaga Oda, ebbe la meglio su tutti, avviando il paese verso la strada per l’unificazione. Oda, insieme ai suoi due successori, Hideyoshi Toyotomi e Ieyasu Tokugawa sono stati riconosciuti dalla storia per aver unificato il Giappone medievale nel XVI secolo.
Nioh 2 muove i suoi passi in questo contesto storico narrativo, dove molte delle figure storiche dell’epoca giocano un ruolo fondamentale nello svolgimento gioco. La storia la fate anche voi.
Nel primo capitolo di Nioh, eravamo soli contro tutto e tutti. La trama era molto più presente e gli eventi di gioco erano collegati da cause e concause. Inoltre, se vi ricordate, era anche presente la figura del protagonista principale della storia, il coraggioso William Adams. Egli, inseguendo il mito delle miracolose pietre magiche, le Amrita, scopriva le origini del suo passato e del suo spirito guardiano.
Questa volta il cavaliere dai capelli d’argento non c’è e al suo posto troveremo un personaggio che costruiremo nelle fasi iniziali del gioco. L’editor ci farà personalizzare ogni aspetto del nostro avatar, dal sesso fino alla voce. Dobbiamo dire che il lavoro svolto, in termini di gamma di scelte e personalizzazioni varie, è realizzato egregiamente.
Una volta costruito l’alter-ego, inizierete un tutorial che vi farà capire le basi di Nioh 2 , anche alla luce delle modifiche rispetto al primo capitolo. Terminata questa prima fase introduttiva, inizierete subito il vostro viaggio e capirete immediatamente il significato della parola “difficile”.
Gli sviluppatori di Nioh 2, ascoltando le richieste della community del gioco, hanno inserito una componente multigiocatore, utile in caso di necessità. Sparse in tutta l’ambiente di gioco troverete delle entità di colore blu. Queste, al pari di quelle di colore rosso (i demoni), possono evocare un personaggio, previo tributo.
La cosa bella è che a essere chiamati in causa sono altri player giocanti come voi, trasformando il gioco da single player in co-op. La soluzione ideata dagli sviluppatori funziona e garantisce un divertimento maggiore, evitando situazioni di frustrazione piuttosto frequenti in Nioh 2.
Se ci accorgiamo che un nemico è troppo difficile oppure vi è una zona ad alto tasso di ostilità basta posizionare il nostro PG nei pressi di questa aura di colore blu e completare il rituale di evocazione.
Nioh 2, l’arte del combattimento
Una delle componenti principali di Nioh 2 è senza ombra di dubbio quella che riguarda il combattimento. Il gioco, infatti, rientra nel novero dei “soul’s like”, dove bisogna picchiare usando anche la testa. Questo nuovo capitolo, rispetto al precedente, da priorità anche alle abilità. Se vi ricordate, la grande critica che la community mosse nei confronti della prima iterazione della saga era che la magia e le abilità, in genere, erano “accessorie” rispetto a quella action e di combattimento.
La community è stata ascoltata gli sviluppatori di Nioh 2 hanno creato delle situazioni in cui l’utilizzo delle abilità e della magia toglie in fretta dai guai. Resta il fatto che il combattimento, rimane ancora l’aspetto caratterizzante del meta e del gameplay del gioco.
Uno degli aspetti più profondi e che caratterizzano Nioh 2 rispetto ad altri titoli simili nel genere e nella tipologia, è la presenza del sistema delle pose. Queste rappresentano le posizioni dell’arma equipaggiata e sono di 3 tipologie: bassa, alta e media. Sebbene nel primo capitolo della saga erano finalizzate solo alla scelta della potenza dell’attacco, questa volta servono a ben altro.
In primo luogo la difesa si imposta a seconda della posa. Vien da sé che, in fase difensiva, si sceglie la posizione dell’arma guardando quella del nemico. Potenza, velocità e reattività, sono state calibrate a seconda della posa. Gli attacchi bassi sono veloci, possono essere sferrati con combo maggiori ma sono deboli. Quelli alti, invece, sono più potenti ma, al tempo stesso, lenti e lasciano troppo scoperto il fianco al nemico.
In Nioh 2, al pari delle avventure del prode William, torna il sistema di gestione del “Ki”. Questo rappresenta la stamina e la resistenza del personaggio e si consuma sia nella fase difensiva che in quella offensiva. La gestione di questo aspetto non è cambiata molto rispetto al primo capitolo, anche perché era già perfetta.
Ad ogni nostro colpo, indifferentemente che sia andato a segno o meno, si consuma una parte di questa barra energetica. Quando termina, si resta alla mercé del nemico, trasformandovi in un perfetto pungieball. La stessa cosa succede anche se eccediamo nella fase difensiva, schivando e parando colpi solamente.
In nostro aiuto arriva il “ritmo Ki” che ci consente di recuperare, premendo il tasto R1 al momento giusto, la parte di energia consumata. Questo crea una sorta di algoritmo da seguire per gestire al meglio entrambe le fasi, quella difensiva e quella offensiva, dove il “ritmo Ki” rappresenta il pollice verso per decretare vittoria o morte.
Nioh 2 – Recensione Ps4 – La personalizzazione del personaggio
Le trasformazioni
Le trasformazioni rappresentano la vera grande innovazione introdotta in Nioh 2. Nel primo capitolo lo spirito del guardiano Yokai attraversava la nostra arma, potenziandola notevolmente. Questa volta il nostro protagonista si trasforma a seconda del guardiano scelto. Tutte le statistiche vengono potenziate, trasformandoci, seppur per un breve ma intenso periodo di tempo, in una macchina da guerra.
Per poter accedere alle trasformazioni dobbiamo raccogliere quanti più possibili sfere di amrita. Queste si ottengono uccidendo, prevalentemente, demoni provenienti dal regno yokai. Rispetto al primo capitolo, vi sono delle zone infestate da demoni che stimolano i poteri yokai sopiti. In queste zone, sebbene il recupero del “Ki” rallenta vistosamente, voi sarete in grado di accedere ai poteri nascosti del vostro spirito guardiano.
Nioh 2, un gioco difficile o complesso?
Entriamo dentro Nioh 2, esplorando nella nostra recensione tutti gli aspetti legati alla componente RPG del gioco. Quando si parla dei “soul’s like” da sempre si usano termini quali “difficile”, “complicato”, “estenuante”, “faticoso”. Come non dargli torto, ma bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno e non sempre quello vuoto.
Secondo il nostro punto di vista, Nioh 2, al pari del primo capitolo, lo possiamo definire un videogioco complesso. Il grado di complessità è dato dalla presenza di numerose caratteristiche e sfaccettature che disegnano meta e gameplay. Ve ne abbiamo dato un assaggio prima parlando delle meccaniche e delle logiche dei combattimenti.
Facciamo un passo in più ed entriamo nel cuore del gioco, analizzando le componenti GDR presenti in Nioh 2.
Nioh 2 – Recensione Ps4 – Lo sviluppo del personaggio
La crescita del personaggio
La prima regola di un buon gioco di ruolo è quello di far comprendere, quanto prima al giocatore, quali sono le regole del gioco. In Nioh 2 le si apprendono abbastanza in fretta: più uccidi e più cresci. Le modalità con cui decidi di farti strada, facendo piazza pulita di banditi, soldati e demoni yokai, definiscono il tuo stile di combattimento e caratterizzano il personaggio.
Le uccisioni, quindi, vi faranno guadagnare dei punti abilità da investire nella crescita delle statistiche principali del vostro personaggio: corpo, cuore, coraggio, resistenza, forza, destrezza, magia. Ognuna di queste agisce su delle specifiche caratteristiche del personaggio e ne descrive le attitudini.
Ovviamente vale sempre la famosa regola della “coperta”, che copre da una parte ma scopre dall’altra. Non si può avere tutto dalla vita e bisogna decidere su quali statistiche investire, anche in funzione dell’arma utilizzata dal vostro personaggio. In Nioh 2, la costruzione della build inizia da qui.
Nioh 2 – Recensione Ps4 – Lo sviluppo delle abilità
La costruzione di una build
Trattandosi di un gioco un RPG, in Nioh 2 assume un ruolo fondamentale il processo di costruzione di una build. Ogni qualvolta ucciderete un nemico, umano o demone che sia, otterrete un bottino la cui rarità varia a seconda della forza e del livello dell’ostile abbattuto. Il drop ottenuto consiste in armature, armi e oggetti abilità. Queste potranno essere equipaggiate e, progressivamente, definiranno il vostro stile di gioco e quindi la vostra build.
Dovete intendere il processo di costruzione della build in Nioh 2 come una precisa scelta di vita. Gli sviluppatori, rispetto al primo capitolo della saga, hanno ampliato notevolmente la gamma dell’equipaggiamento inteso come armature, armi e abilità. Ovviamente non dovete considerarli come 3 componenti isolate, bensì sono estremamente connesse tra loro. Armi e armature hanno dei perk in grado di aumentare notevolmente la potenza degli oggetti abilità.
Per esempio se volete costruire una build ninja dovrete puntare su un equipaggiamento agile e leggero che, seppur vi fa perdere in protezione, vi fa guadagnare molto in velocità e agilità, nonchè nell’uso i tecniche ninjutsu.
Nioh 2 – Recensione Ps4 – Assetto da combattimento
La scelta dell’equipaggiamento
La scelta dell’equipaggiamento del vostro personaggio in Nioh 2 è un attività che richiede molto tempo e sperimentazione. Sicuramente la scelta fatta dagli sviluppatori è molto chiara e non si discosta molto dal primo capitolo della saga. La build e quindi l’equipaggiamento passano, prima di tutto, dalla scelta dell’arma principale da utilizzare.
In Nioh 2 le armi da utilizzare sono aumentate, andando a complicare ulteriormente le scelte e le decisioni da compiere. La potenza di un’arma cresce con il suo utilizzo che definisce la familiarità con quell’arma. Più la si utilizza e più punti abilità otterremo, punti da investire nello sviluppo dell’arma scelta.
Le scelta armi viaggia di pari passo con quella delle armature. È vero che l’abito non fa il monaco ma in Nioh 2 dobbiamo fare un’eccezione. Ogni componente del nostro “vestito da guerra”, proietta il personaggio verso una direzione ben precisa. Il ne carne e ne pesce non funziona molto, anzi, è controproducente. Gli sviluppatori hanno tracciato una direzione ben precisa questa volta, puntando molto sulle abilità e sugli oggetti, aspetti marginali della prima iterazione del gioco.
In Nioh 2, oggetti quali talismani ed esplosivi vi possono salvare la vita oltre che aumentare le vostre capacità offensive. Cospargere le armi di veleno o di magia onmyo vi farà diventare una perfetta macchina da guerra se il vostro equipaggiamento è coerente con la builf scelta. Fate, quindi, molta attenzione cosa equipaggiare e fate molti test. Da un fallimento derivano numerose vittorie.
Siamo giunti al termine della nostra recensione di Nioh 2, al momento, titolo in esclusiva su PS4. È stata una bellissima esperienza di gioco, fatta di alti e bassi. Il videogioco, rispettando la tradizione, si presenta difficile e non facilmente accessibile se lo si confronta con il primo capitolo della saga. La scelta di prendere questa direzione è stata voluta dal team di sviluppo e vi possiamo assicurare che, a lungo termine, ripaga. Ovviamente, come spiegato, il livello di complessità garantisce un’esperienza estremamente profonda, dove ogni singolo combattimento non ha mai un finale scontato. Sicuramente, i nemici verranno nerfati per evitare la fuga dell’utenza, con il rischio, però, di snaturare l’essenza del gioco. Se non amate i “Soul’s like” e i giochi con un elevato livello di complessità allora Nioh 2 non fa per voi. La candidatura al GOTY 2020 è assicurata.
Per alcuni Operatori, tre giocatori sono una folla; ed è qua che entra in gioco Solitario, la nuova modalità di Call of Duty: Warzone. Solitario è l’opzione per quei giocatori che da veri mercenari vogliono raggiungere Verdansk da soli. È pensata per i lupi solitari, le partite in Solitario sono la quintessenza di un’esperienza per chi vuole una sfida definitiva – tutto o niente.
Le basi
In modalità Solitario, sei catapultato a Verdansk da solo seguendo le regole del Battle Royale. Questo significa niente compagni di squadra, nessun amico – solamente tu e una pistola con qualche proiettile. Immaginalo come un classico tutti contro tutti di Call of Duty, ma su larga scala.
Man mano che saccheggi, porti a termine i contratti e sopravvivi contro a un massimo di altri 149 giocatori, la nube di gas si espande restringendo l’area di gioco – proprio come avviene in una normale Battle Royale. Il Gulag accoglie ancora gli eliminati della Warzone, ma se muori nello scontro 1v1, dimenticati qualsiasi forma di redenzione – sei definitivamente fuori dalla partita.
Vince l’ultimo Operatore che rimane in piedi.
La strategia in modalità Solitario
Poiché in modalità Solitario non avrai compagni di squadra su cui fare affidamento o che potranno guardarti le spalle, ogni tua decisione può determinare la vita o la morte.
Inizia tutto mentre sei sull’aereo e stai pianificando come infiltrarti. Guarda l’angolo in alto a destra per vedere quanti giocatori sono entrati e tieni gli occhi aperti su dove si trovano quelle scie rosse. Se sei alla ricerca di uno scontro, segui quelle piste. Altrimenti, puoi atterrare in luoghi più remoti per costruire il tuo loadout prima di affrontare gli altri giocatori.
Una volta atterrato, la raccolta di informazioni diventa l’arma più potente per la sopravvivenza. Oltre a prestare attenzione alla mappa tattica e alla mini mappa, stai particolarmente attento a trovare ed equipaggiarti con strumenti di ricognizione come il Drone di ricognizione, il Monitor del battito cardiaco e UAV. L’ultimo di questi può essere acquistato tramite le stazioni di acquisto, attive durante questa modalità.
A proposito delle stazioni di acquisto, puoi ancora acquistare i kit per tornare in vita o trovarli in Verdansk. Ricordati di questo mentre combatti contro gli altri Operatori: solitamente, muoiono all’istante quando la loro salute scende a zero, ma se hanno un kit, possono ritornare in gioco e vendicarsi. Sapendo questo, assicurati che l’uccisione sia confermata prima di rivolgere la tua attenzione al prossimo scontro.
Inoltre, la modalità Solitario è un ottimo modo per allenare fondamentali di Warzone. Le modalità da giocatore singolo sono una buona opzione per chi vuole allenarsi con le armi, con l’equipaggiamento, con i benefici e sulla conoscenza della mappa. Potendo contare solo sui tuoi sensi e sul tuo HUD, un match in modalità Solitario può offrirti l’occasione per apprendere dall’esperienza per le tue prossime partite.
Infine, quando ottieni una vittoria in modalità Solitario significa che tu – e solo tu – hai sbaragliato la concorrenza. Gioca qualche partita in questa modalità, mettiti alla prova contro il mondo… e festeggia le tue vittorie quando arrivano.
I 5 migliori consigli per la modalità Solitario di Call of Duty: Warzone
Giochi in modalità Solitario? La raccolta di informazioni è il tuo miglior alleato. Oltre a prestare attenzione alla mappa tattica e alla mini mappa, stai particolarmente attento a trovare ed equipaggiarti con strumenti di ricognizione come il Drone di ricognizione, il Monitor del battito cardiaco e UAV.
Lo stesso Gulag. Lo stesso numero di giocatori. Nessun Buyback. Hai solo una vita in modalità Solitario. Fai che valga la pena di essere vissuta, sia nel Gulag che a Verdansk.
Valuta se accettare i contratti. Questo vale specialmente per i contratti di esplorazione della mappa, siccome sei da solo il tempo per conquistare le posizioni è dimezzato rispetto ad altre modalità. Porta a termine i contratti e ottieni denaro per accumulare successivamente i tuoi loadout presso le stazioni di acquisto.
…e rimani a terra. Nella modalità Solitario trovi i kit per tornare in vita. Se stai finendo una partita e non sei sicuro sulle condizioni di un nemico dopo aver azzerato la sua salute, ricontrolla due volte che sia stato eliminato definitivamente prima di proseguire.
Impara dalle tue partite in modalità Solitario. Anche se potresti avere meno possibilità di vincere, impara da queste esperienze per la tua prossima partita in squadra. Alcune partite in Solitario potrebbero fare la differenza tra perdere la prossima partita in Battle Royale e una meritata vittoria.
Quattro anni! Quattro lunghissimi anni sono un’eternità per gli “Hard-core Fanatics” dei First-Person Shooter (FPS). Certo, anche ultimamente, ne abbiamo giocati di sparatutto ma, per i duri e puri dei FPS, solo DOOM rappresenta l’unica “pasta madre” degli sparatutto. Dopo aver spostato la data di lancio di quattro mesi, ecco finalmente DOOM Eternal, ed è di nuovo tempo di spolverare l’amato Shotgun per tornare ad impersonare il Doom Slayer, perché, anche stavolta, ci aspetta sicuramente un banchetto di Demoni da trasformare in poltiglia e sangue.
Non credo che molti giochino a DOOM per la sua storia
Perché, non c’è una storia in DOOM Eternal? Sarò schietto ed onesto, non credo che molti giochino a DOOM per la sua storia. O, detto in altro modo, non penso proprio che i giocatori comprino DOOM per il suo impianto narrativo. E di questo la stessa id Software ne è consapevole, anche se sono sicuro che, per ogni nuovo episodio, si impegni a scrivere una nuova trama. Ma, per farvi capire da dove parte il mio assunto, facciamo un salto indietro al primo DOOM del 1993, in cui il giocatore impersonava un Marine trasferito su Marte per fermare l’invasione di demoni fuoriusciti da un portale apertosi a causa di un esperimento militare andato male. Poco dopo, nel 1994, uscì DOOM II: Hell on Earth e di nuovo vestivamo i panni di un Marine e ancora i demoni erano riusciti ad aprire un portale, ma stavolta sulla Terra dove avevano cominciato ad uccidere milioni di persone.
Ora facciamo un passo avanti, come ricorderete, DOOM 2016 è stato un Reboot del franchise e, come tutti i Reboot, anche questo ha aggiunto un po’ di sapore alla storia del primo DOOM 1993, ma rimanendo sempre molto fedele all’impianto narrativo principale del capostipite. Pertanto, il gioco si svolgeva sempre su Marte, in un’installazione della UAC e noi, impersonando il Doom Slayer, attraversavamo in lungo e in largo il pianeta rosso con alcune puntate verso l’Inferno. Ed eccoci arrivati nel 2020 a DOOM Eternal, con cui id Software sembra proprio riproporre un percorso analogo a quanto successo nel 1994 con DOOM II: Hell on Earth e quindi il nostro Doom Slayer dovrà dirigersi verso la Terra per liberare l’umanità dalle orde di Demoni. Insomma, poco importa che si riproponga lo schema narrativo già usato in passato perché, l’importante in questi casi è il Gameplay.
Il Gameplay è la spina dorsale di Doom Eternal
Questa è stata l’incredibile sorpresa di DOOM 2016: un Gameplay totalmente rinnovato, con ritmi accelerati, meccaniche nuove, vasti livelli con spazi aperti, orde di mostri, un arsenale spettacolare ed il tutto con una fluidità meravigliosa a 60fps. Id Software si è presa quattro anni per tentare di superarsi e sorprenderci ancora. E allora inutile indugiare, dopo aver scaricato la versione del gioco che Bethesda Softworks ci ha fornito per poter scrivere la recensione prima dell’uscita, eccoci di fronte alla prima schermata della Campagna Single-Player, e anche per questo capitolo scegliamo il più classico dei livelli di difficoltà: “Fatemi Male” (Hurt me Plenty).
Si parte e subito ci si accorge che non sarà una passeggiata. I primi “facili” Zombie che incontriamo, e che nel precedente episodio eravamo abituati ad uccidere prendendoli a pugni per risparmiare munizioni, non muoiono per niente anzi, ci colpiscono intaccando la nostra salute. Quindi, meglio sparare subito stando molto attenti a non sprecare munizioni perché scarseggiano ed il sistema attiva un fastidioso messaggio rosso lampeggiante al centro dello schermo che continua, e continuerà per tutto il gioco, a ricordarci che stanno terminando. Bastano 5 minuti di gioco per capire che in DOOM Eternal le munizioni sono più scarse di prima e la salute diminuisce rapidamente, quindi è necessario recuperarle velocemente muovendosi costantemente perché i demoni continuano ad apparire e ad attaccare da tutte le parti. Mettetevi il cuore in pace perché, anche quando, entrando in una nuova area, vi accorgerete che i mostri combattono tra loro e, memori di quanto accadeva negli episodi precedenti, vi verrà la voglia di non disturbarli aspettando che si uccidano vicendevolmente, non sarà così! Nessuno di loro muore, ci stanno solo aspettando e l’unica cosa da fare è gettarci nella mischia.
Passano pochi minuti ed il Gameplay ci propone alcune prime conferme rispetto all’ultimo DOOM, come i comodi video-tutorial sull’uso delle armi, ma anche le prime novità, con l’introduzione di schede per ogni Demone più complete. Non sottovalutatele e studiatele bene perché saranno il solo modo per ucciderli rapidamente e sopravvivere. Infatti, il gameplay di DOOM Eternal compie un balzo in avanti estremizzando le caratteristiche peculiari di ogni nemico, sino a costringerci a conoscere i suoi punti forti e qual è l’arma adatta per neutralizzarli, per poi tentare di sconfiggerli. Il livello di attenzione a questo meccanismo di scontro è così profondo, soprattutto nei primi livelli, quando non si hanno ancora a disposizione armi e potenziamenti più devastanti, da rendere il gioco, a tratti, molto difficile. Gli scontri sono da subito frenetici e pieni di mostri e, se nel proprio armamentario vi sono solo due o tre armi, non c’è via di scelta, dobbiamo usare quella corretta per eliminare la componente offensiva del Demone che ci attacca per poi finirlo con qualsiasi altra arma o un’Uccisione Epica. Sì perchè l’amata Glory Kill, che ci permette di recuperare Punti Vita, è confermata anche in questo episodio, ma stavolta si avvale di una libreria di mosse spettacolari, sia per quanto riguarda la numerosità che per la varietà. Grazie anche all’introduzione di una lama retrattile sul nostro braccio che offrirà una combinazione di nuovissime e violente esecuzioni.
Altra sostanziale novità è un’importante presenza della Componente Platform, grazie soprattutto all’enfasi data in questo capitolo all’uso dei tanti movimenti ora disponibili. Il Doom Slayer potrà da subito utilizzare il doppio salto e combinarlo con aste che faranno da perno per balzi acrobatici, a cui si aggiunge la possibilità di scalare pareti e saltare da una all’altra. A queste evoluzioni potremo combinare anche lo Scatto Rapido, che consiste in un doppio velocissimo spostamento nelle 4 direzioni, utile durante i combattimenti, ma da utilizzare spesso anche nei movimenti platform. Nel gioco capiterà spesso di dover combinare tutti questi elementi in sezioni d’alleggerimento, dopo aver terminato degli scontri frenetici ma, attenzione a fare molta pratica, perchè possono trasformarsi anche in punti di stallo che richiedono molti e frustranti tentativi.
Anche in DOOM Eternal ritroviamo la possibilità di richiamare la splendida mappa del livello, con possibilità di rotazione a 360°. Ma, con una novità, l’opzione “Gruppi di Mappe” che ci permette di visualizzare tutte le mappe che abbiamo giocato e, grazie al “Viaggio Rapido”, potremo tele-trasportarci in quelle dove non abbiamo raccolto tutti gli oggetti o completato tutti gli eventi.
Armai e Potenziamenti
Se già DOOM del 2016 introduceva nuove ed interessanti armi, questo sequel non è da meno. Come da tradizione, avremo a disposizione il Fucile a Pompa, il Cannone Pesante, il Fucile al Plasma, il Lanciarazzi, la Motosega e ovviamente l’imprescindibile BFG 9000. Ma vedranno la comparsa altre nuovissime armi, quali la Lama del Crogiolo e la Doomblade, solo per citare le due più devastanti. La gestione dell’arma in uso è affidata anche in questo episodio alla Ruota delle Armi, richiamabile tenendo premuto il dorsale destro.
Ogni arma, oltre al colpo principale, può avere due potenziamenti tramite due moduli (Mod) che possono essere installati premendo il pulsante alto della croce sul controller e attivati tenendo premuto il trigger sinistro. Ma per quanto riguarda il potenziamento delle armi non è tutto. In ogni mappa ci sono vari tipi di Eventi: gli Eventi di Combattimento, i Cancelli Slayer, gli Eventi Segreti e le Boss Fight. Ad ogni Evento sono assegnati Punti Arma e rappresentati graficamente sullo schermo in alto a destra con un colore diverso. Il completamento di ogni evento sbloccherà i punti arma sino ad un massimo di 10 per ogni mappa. Questi punti potranno essere utilizzati per sbloccare particolari potenziamenti assegnabili ad ogni Mod delle armi. Per esempio: velocità di ricarica, dimensione dell’esplosione, etc etc. E che dire del nuovo Equipaggiamento da Spalla? Una nuova arma che si installa sulla spalla sinistra dell’Armatura Praetor del Doom Slayer che, a seconda della configurazione, può lanciare: Granate a Frammentazione, un Getto Infuocato o una Bomba Criogena. Ogni configurazione di fuoco si ricarica a tempo e si può attivare o schiacciando il dorsale sinistro o premendo uno dei quattro tasti frontali del controller.
Non posso concludere questa sezione senza menzionare, non un’arma, ma un nuovo “accessorio” che da questo episodio in poi diventerà un “Mai più senza!”: il Meat Hook. Un fantastico rampino in dotazione al Super Shotgun dalla duplice funzione. Possiamo, o scagliarlo contro un nemico per farci catapultare verso di lui per uno scontro ravvicinato, oppure utilizzarlo per navigare il livello in cui ci troviamo, aumentando sia la verticalità che l’orizzontalità dei nostri movimenti. Nulla sarà più fuori dalla nostra portata.
Salute, Corazza e Munizioni
Le armi sono solo uno degli strumenti che ci possono permettere di affrontare i livelli di DOOM Eternal. Se, da un lato, il gioco ci spinge ad affrontare a testa bassa ed armi in pugno qualsiasi nemico, senza lasciarci la possibilità di nasconderci o fermarci per tirare il respiro, dall’altro dovremo occuparci di mantenere alti i livelli delle tre caratteristiche che questo sforzo richiede: Salute, Corazza e Munizioni. Anche se il nostro istinto potrebbe essere quello di cercare riparo dagli attacchi che arrivano da ogni parte per studiare una strategia, in questo gioco, una sola cosa deve essere chiara: non fermatevi mai! Utilizzate la combinazione di mosse a vostra disposizione per saltare, arrampicarvi e correre allontanandovi dai nemici, per trovare risorse e per poi ritornare all’attacco in salute e carichi di munizioni.
E allora, oltre ai pezzi di corazza, alle unità di salute e alle munizioni che potremo raccogliere ad ogni morte di un demone, potremo contare anche sui Cristalli delle Sentinelle sparsi nel mondo del gioco, che forniranno quattro potenziamenti per ogni caratteristica. Oltre ai cristalli avremo a disposizione nove Rune che basterà trovare ed equipaggiare per ottenere migliorie funzionali del nostro personaggio, con un limite massimo di tre per volte. Le Rune ci daranno potenziamenti di diversi generi, per esempio la Runa Brutalità ci permetterà di accelerare il nostro avvicinamento al nemico per poter eseguire più rapidamente un’Uccisione Epica. Altro esempio è la Runa Crono-Attacco che rallenta il tempo mentre stiamo saltando verso un nemico.
Comunque, oltre alle Rune, il mondo di DOOM Eternal è ricco di Segreti, Oggetti e Collezionabili di vario genere. Troveremo Informazioni Codex, Giocattoli, Dischi di Vinile, Batterie delle Sentinelle per sboccare passaggi ma, tra i più utili, val la pena di citare, le Vite Extra che, in caso di morte, ci fanno resuscitare sul posto senza dover rientrare dall’ultimo check-point.
Contenuti Extra di Doom Eternal
Rispetto al suo predecessore, id Software ha deciso di rimuovere l’Editor SnapMap per dedicare le sue risorse allo sviluppo di contenuti scaricabili della campagna post-lancio denominati Master Level e di una Modalità Multigiocatore Competitiva chiamata Battlemode. Come se non bastasse il livello di difficoltà Incubo, i Master Level sono livelli molto impegnativi che vedono tutti i demoni apparire in continuazione, CyberDemon compreso. La Battlemode consiste invece in una modalità multigiocatore asimmetrica in cui il Doom Slayer si confronterà in un’arena con due Demoni controllati da altri giocatori, al meglio dei cinque scontri. Purtroppo, non siamo stati in grado di provare nessuna delle due novità sopra citate perchè saranno disponili solo a partire dalla data di rilascio del gioco. Ci riserviamo quindi la possibilità di integrare questa recensione in futuro.
Un nuovo motore grafico in Doom Eternal per un’esperienza Fast-Forward
La Fortezza del Destino che gravita intorno alla terra sarà la nostra casa, l’Hub Centrale del gioco in cui potremo sbloccare Potenziamenti, Mod extra e altri oggetti utili e da cui partiremo per affrontare le nostre missioni in un mondo molto più vasto del precedente gioco. DOOM Eternal è infatti il primo gioco id Software ad essere sviluppato con il nuovo motore grafico id Tech 7. Grazie a questa tecnologia gli sviluppatori hanno disegnato un universo composto da luoghi ancora più grandi, aperti e mappe da esplorare più articolate. Veri e propri scenari cinematografici in cui prendono vita battaglie violentissime, velocissime, complesse e così piene di mostri che riusciremo a superare solo se saremo in grado di cambiare velocemente le armi e adattare di volta in volta nuove strategie. Ma non solo, questo nuovo motore grafico riesce ad essere tecnicamente solidissimo, riuscendo a gestire senza cedimento, mappe grandi e complesse in cui avvengono scontri intensissimi con decine di personaggi che si muovono e sparano contemporaneamente.
Al di là dell’approccio al gioco, che è sempre molto soggettivo, un consiglio mi sento di lasciarvi: ogni volta che entrerete in una nuova mappa, prendetevi il tempo di guardarla e ammirarla prima di iniziare lo scontro e, alla fine, con una diversa prospettiva, se possibile, ripercorretela con calma per gustarvi la grafica, i colori e gli scenari che nella foga del gioco non sarete sicuramente stati in grado di apprezzare e gustare. Se DOOM del 2016 ci aveva sorpreso, elettrizzandoci con la sua velocità ed il nuovo Gameplay adrenalinico, DOOM Eternal ne è il degno successore ma nella versione con il tasto Fast-Forward premuto. Il Gameplay, le armi, le difficoltà, i potenziamenti, la velocità, tutto è stato miscelato per ottenere un sistema di combattimento perfettamente calibrato ed impegnativo. Era difficile immaginare che gli sviluppatori di id Software potessero sorprenderci nuovamente con un FPS del franchise di DOOM, ma anche stavolta ci sono riusciti. Un’esperienza pazzesca!
Quando la natura chiama un cacciatore risponde e tutto si sintetizza in The Hunter Call Of The Wild. Il videogioco, ideato da Expansive Worlds e Avalanche Studios (quelli del franchise di Just Cause), è un vero e proprio simulatore immerso in un mondo reale dove la parola open world trova una delle sue massime espressioni. L’alternanza giorno/notte è solo un piccolo assaggio della potenza di APEX, il motore grafico proprietario di Avalanche, in grado di generare numerosi e dettagliati eventi procedurali.
A vederlo sembrerebbe una versione remake dei primi Far Cry dove il fattore natura era preponderante. L’unica cosa che accomuna i due meta è la visuale in prima persona. Ma solo questo e niente di più. Una rapida occhiata ai video gameplay di The Hunter Call Of The Wild, ci fa capire che in realtà c’è veramente un mondo da scoprire.
The Hunter Call Of The Wild rappresenta una vera e propria esperienza di caccia completamente immersiva. L’ambientazione, rappresentata in chiave open world, è ricca di dettagli, con flora e fauna diversi a seconda della nostra posizione sulla mappa. Troveremo grandi cervi, bufali, volatili di ogni tipo e creature selvagge e pericolose come coccodrilli e serpenti.
La mappa di gioco è vasta e avrete a disposizione due soli modi per spostarvi: a piedi o con un ATV. La scelta a vostra anche se è difficile non essere catturati dal mondo che vi circonda. Lo scorrere del tempo, l’alternanza giorno/notte e il dinamismo delle condizioni atmosferiche faranno il resto. Il fattore realismo è garantito anche dal gameplay stesso dove gli effetti sonori e la balistica delle armi sono fedelmente riprodotti. Perdersi è molto facile, per questo mappa e GPS vi ricorderanno sempre la vostra posizione.
L’estensione territoriale della mappa è pari a 50 miglia quadrate. Il paesaggio è eterogeneo con zone umide e paludosi, corsi d’acqua, campi e fattorie, laghi e molto altro ancora. Ricordatevi che non siete in vacanza ma avete un lavoro da svolgere.
A proposito di questo, The Hunter Call Of The Wild propone un sistema a missioni dove guadagnare delle ricompense. Queste serviranno per l’acquisto di nuove armi o accessori utili al vostro lavoro di cacciatore. La crescita del personaggio è in chiave RPG con skill e perk da sbloccare.
L’E3 2020 è stato ufficialmente cancellato e immediate sono arrivate le reazioni dei publisher coinvolti nella kermesse losangelina. La situazione mondiale è preoccupante e l’OMS è corsa ai ripari, classificando il COVID-19, il maledetto Coronavirus, da epidemia a pandemia.
A margine della nota in cui comunicava le motivazioni che hanno portato alla cancellazione dell’evento, l’ESA apre uno spiraglio verso un’edizione online ma con la clausola “esplorare le opzioni con i nostri membri per coordinare un’esperienza online per mostrare annunci del settore e notizie nel giugno 2020.” In parole povere, si fa solo se i publisher aderiscono.
Subito dopo il triste annuncio le più importanti firme del mondo dei videogiochi hanno cominciato a fare le loro mosse, dimostrando che avevano già ipotizzato uno scenario simile a questo. Phil Spencer, il “capoccia” di Microsoft Xbox, in un tweet ha annunciato un “evento digitale Xbox” in cui verrà mostrata, in tutto il suo splendore, la loro next-gen, rivelando interessanti dettagli su Xbox Series X e Project xCloud.
Secondo Polygon, Ubisoft sta pensando di “esplorare altre opzioni per un’esperienza digitale.” Come era facile immaginare, nessun ulteriore dettaglio circa le modalità e i tempi sono chiare, ma è altrettanto limpido che il noto publisher non aderirà a una edizione online dell’E3.
Electronic Arts sta progettando dei cambiamenti in vista dell’EA Play 2020. L’azienda americana, continuerà a seguire e monitorare gli sviluppi del legati al Coronavirus in tutto il mondo. In una situazione in continua evoluzione di giorno in giorno, è probabile che lapianificazione per EA Play 2020 subirà qualche ritocco.
Nintendo sostiene la decisione dell’ESA di cancellare l’E3 2020 per tutelare la salute e la sicurezza di tutti i partecipanti. Anche se la presenza dell’azienda giapponese non era ancora stata confermata, lei è solita, nel corso dell’evento, mandare in onda un’edizione del Nintendo Direct in diretta dalla Nintendo Treehouse.
Sony, aveva già dato forfait a gennaio. Al pari di Microsoft, si sta preparando al lancio della sua console di nuova generazione, la PlayStation 5, che riscalderà i nostri cuori a dicembre durante le festività natalizie. Anche se, al momento, ci sono solo alcuni dettagli disponibili, la PS5, nel suo complesso, resta ancora un mistero.