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eFootball PES 2020, il nuovo DLC Data Pack 4.0

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Il Data Pack 4.0 di eFootball PES 2020 è disponibile ora gratuitamente per le piattaforme PlayStation4, Xbox One™ e PC STEAM. Questo nuovo DLC aggiorna i visi di oltre 50 giocatori tra cui quelli delle giovani promesse Erling Haaland, Dean Henderson e Wesley Moraes e di campioni affermati come Wayne Rooney e Zlatan Ibrahimović.

Il Data Pack 4.0 include anche nuovi contenuti aggiornati del Campeonato Brasileiro Série A e della TOYOTA Thai League, così come le nuove divise di gioco aggiornate del Campionato Brasiliano. Il nuovo Data Pack 4.0 di eFootball PES 2020 introduce anche nuovi Giocatori Leggenda per myClub, disponibili entro le prossime due settimane nelle campagne in-game:

  • Andrea Pirlo
  • Giuseppe Bergomi
  • Iván Córdoba
  • Gareth Barry
  • Shay Given
  • Jan Koller
  • Rafael van der Vaart
  • Robbie Keane

L’aggiornamento include anche gli scarpini e i palloni ufficiali della Ligue 1 Conforama e della 3F Superliga per un totale di 15 nuovi scarpini da calcio di adidas (Copa 20+ Mutator Pack, Nemeziz 20+ Mutator Pack, Predator 20+ Mutator Pack, X 19+ Mutator Pack), Nike (MERCURIAL SUPERFLY VII RED/BLACK, MERCURIAL SUPERFLY VII MULTI, PHANTOM VENOM, PHANTOM VSN 2, TIEMPO LEGEND VIII), New Balance (FURON v6, TEKELA v2), PUMA (Future 5.1 NETFIT, Puma ONE 20.1) e Umbro (MEDUSAE 3, VELOCITA 5) – ognuno di questi modelli è la replica digitale perfetta della controparte reale.

All’interno del Data Pack 4.0 sono inclusi anche le divise da gioco esclusive dei Pacchetti Squadre Partner precedentemente rilasciati a dicembre. Questi contenuti a pagamento aggiungono squadre preimpostate per myClub con i più recenti giocatori, l’allenatore, le tattiche di gioco e il tema dedicato alla squadra prescelta.

I sette Pacchetti Squadre Partner sono disponibili a 4,99€ cadauno per PlayStation®4, Xbox One e PC STEAM.

 

Monster Energy Supercross 3: la recensione per PS4

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Gas a manetta e pronti a partire con una nuova recensione e questa volta è il turno di Monster Energy Supercross 3, provato nella sua versione PS4. Per una volta ogni tanto indossiamo l’abito delle belle occasioni. Grazie a Milestone, la software house tricolore che ha partorito questo divertente simulatore, andiamo a cena con i big del gaming.  Una volta ogni tanto ci piace urlare al mondo dei videogiochi “Ci siamo anche noi“. Parentesi patriottica a parte, il videogioco si presenta come un fedele moto-racing drive simulation.

In maniera del tutto anacronistica rispetto ai suoi predecessori del genere “videogiochi con moto da cross”, Milestone carica il suo videogioco di estremo realismo. Questo aspetto lo dipinge, almeno nei suoi primi attimi di esperienza, come un gioco difficile. Superato il muro iniziale, si apre alla vera esperienza che copre, ad ampio respiro, il mondo del campionato ufficiale AMA Supercross.

Questa volta siamo stati più bravi del solito con la consueta premessa, anche perché non vediamo l’ora di raccontarvi la nostra recensione di Monster Energy Supercross 3 – The official Videogame, titolo, vi ricordiamo, giocato su console PS4.

Un gameplay tutto da scoprire

Iniziamo la nostra recensione PS4 di Monster Energy Supercross 3 parlando degli aspetti salienti del gameplay. Nella nostra premessa vi dicevamo di come il videogioco si presenta, di primo impatto, piuttosto difficile. Questa sensazione iniziale è frutto della scelta degli sviluppatori di non sposare una filosofia “arcade” e favorire un approccio realistico. La prima attività che il videogioco sviluppato da Milestone vi propone è quella di partecipare al tutorial iniziale. Vi consigliamo vivamente di seguirlo e riprovarlo anche più volte. L’approccio realistico richiede una buona dose di dimestichezza con i comandi e come questi influiscono sulla fisica della moto.

Derapate, salti, acrobazie, atterraggi: questi, seguendo la logica causa/effetto, producono dei risultati sul controllo e sulla giocabilità. A seconda della varie situazioni, anche il momento in cui dare gas diventa fondamentale. Le vostre prestazioni riceveranno un punteggio al termine della gara che valuterà, oltre al piazzamento, anche le vostre doti acrobatiche. D’altronde, anche l’occhio vuole la sua parte.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Restando in tema colpo d’occhio la grafica, nel suo complesso, è molto curata e dettagliata. Non abbiamo mai assistito ad alcun calo di frame e situazioni di “shuttering” nemmeno nelle partite in modalità multigiocatore. Le arene in cui si svolgono le gare sono le stesse del campionato ufficiale AMA Supercross e si vivono le stesse sensazioni dell’evento televisivo.

Le modalità di gioco inserite in Monster Energy Supercross 3 sono numerose e tutte differenti tra loro. La Carriera, senza ombra di dubbio, è quella che più fa vivere da vicino l’esperienza come pilota del campionato ufficiale AMA Supercross. Dopo aver fatto un selezione iniziale si inizia a correre sotto l’egida di uno sponsor e, gara dopo gara, si acquista credibilità e successo. Troverete come avversari i team e i piloti ufficiali della stagione 2019 e magari, se ve la giocate bene, vi farete notare per poi essere ingaggiati.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Se invece amate il gioco competitivo online allora dovrete buttarvi sulla modalità multigiocatore co-op e compound. Nella fantastica Supercross Test Area in California potrete sfidare i vostri amici in gare senza esclusioni di colpi e senza penalità di connessione. La stabilità del comparto online è di fatto garantita dalla presenza di server dedicati che migliorano sensibilmente la qualità delle sessioni online.

Oltre a queste due modalità, Monster Energy Supercross 3 pensa anche al vostro lato artistico. Il track editor vi trasforma in perfetti architetti del divertimento, consentendo di creare i vostri tracciati in maniera del tutto personalizzata. Se volete, potete condividere la vostra creazione e farla diventare un tracciato ufficiale nelle competizioni online. Milestone vi permette anche di diventare dei registi con la modalità Race Director. Scegliendo impostazioni iniziali, regole base di gara, e inquadrature delle telecamere lo spettacolo lo creerete voi.

Milestone orgoglio italiano

Proseguiamo con la nostra recensione PS4 di Monster Energy Supercross 3 parlando dei creatori di questo nuovo videogioco. Si chiamano Milestone e sono una realtà “indie” italiana che opera nel campo videoludico a partire dal 1996. L’organico dell’ azienda ammonta a oltre 150 persone con un’età media al di sotto dei 30 anni.

Il riconoscimento ha varcato, in più di un’occasione, i confini italiani, aggiungendo al loro curriculum collaborazioni con mostri sacri come Atari, Black Bean Games, Capcom, Electronic Arts e Virgin.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Il loro core business, in termini di generi, è sicuramente il racing game, videogiochi inspirati alla guida sportiva e al mondo delle corse. Per cercare di ricreare la migliore esperienza in termini di fedeltà e realismo, il lavoro svolto da Milestone è basato sulla ricerca della precisione.

Dalla fisica alla campionatura dei suoni, sino ad arrivare alla meticolosa ricostruzione delle ambientazioni: tutto trova la via dello sviluppo. Con loro collaborano anche ingegneri ed esperti provenienti da prestigiose case automobilistiche e motociclistiche.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Milestone, nel corso della sua storia si è resa protagonista di importanti successi nel mondo del gaming. L’IP Ride è farina del loro sacco. I videogiochi ufficiali dedicati alla Moto GP e alla MXGP, idem, con tanto di licenza ufficiale.

Anche se è stata una breve parentesi (che peccato) si sono affacciati sul mondo del rally con WRC 4 FIA World Rally Championship e Sébastien Loeb Rally EVO. Diciamo che questi ragazzi hanno dimostrato che i sogni, se ci credi, possono realizzarsi. E noi, con loro, ci crediamo.

I nostri consigli per iniziare

Concludiamo la nostra recensione PS4 di Monster Energy Supercross 3 con il nostro consueto angolo dei consigli. Iniziare con il piglio giusto una nuova esperienza videoludica e il segreto per godersela fino in fondo. Vi abbiamo avvisato di come il gioco, almeno nella sua fase iniziale, si presenta piuttosto difficile.

Noi, per capire bene il sistema dei controlli  e il modo in cui influivano sul gameplay, ci abbiamo messo del tempo. Il tutorial, tolta la spiegazione iniziale su come gestire i blocchi di partenza, è assente. Questo purtroppo è un aspetto che penalizza chi non conosce bene il mondo delle corse made in Milestone.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Finito il rodaggio iniziale dovete compiere una scelta che rispecchia il vostro modo di giocare. Se amate il single player e il gioco in progressione allora vi consigliamo di dirigervi verso la modalità carriera. Qui vivrete le vere atmosfere del campionato ufficiale AMA Supercross e potrete competere con i suoi campioni.

Se invece amate il gaming online e competitivo allora dovrete andare verso a modalità co-op e compound.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

In entrambi i casi non dimenticate un aspetto fondamentale. Avete una moto e non un’auto per cui salti, acrobazie, evoluzioni, atterraggi, derapate, accelerate, impennate e slanci rispettano le leggi della fisica. Ogni cosa influisce sul vostro rendimento in gara e, di conseguenza, sul piazzamento finale.

Il divertimento sicuramente non manca ma, alla fine dei giochi, è sempre una gara e vince chi taglia il traguardo per primo.

Monster Energy Supercross 3 recensione ps4

Bandiera a scacchi per la nostra recensione della versione PS4 di Monster Energy Supercross 3. Il recensire un gioco di questo calibro e poter dire grazie a una sofware house italiana, è fonte di orgoglio per la nostra redazione. È un simulatore di corse che richiede un rispetto della fisica non indifferente. Qui non c’è posto per la parola arcade. Questo non significa che il gioco è noioso perché realistico ma bisogna allenarsi per divertirsi. Con il tempo il gameplay si apre, si cominciano a fare i trick e le evoluzioni e poi sia apre il mondo del campionato ufficiale AMA Supercross. Unico grande difetto e il mettere tutti i giocatori sullo stesso piano e non mettere un tutorial base che spiega, passo dopo passo, come si gioca. Dare tutto per scontato è pericoloso.

Dreams: l’anteprima a Milano

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L’ultima “opera” di Media Molecule, lo stravagante studio di sviluppo che ha creato LittleBigPlanet, vedrà la luce il prossimo 14 febbraio e pochi giorni fa Sony ci ha invitati per un assaggio di Dreams, un’esperienza che è veramente riduttivo chiamare gioco.

Siamo ospiti di Kareem Ettouney, Media Molecule Art Director, che descrive Dreams come: “La naturale evoluzione della creazione dei giochi. Un’esperienza creativa la cui profondità lo allontana dalla semplice definizione di gioco.”

Cerchiamo allora di capire di cosa si tratti. In poche parole, Dreams è un motore, una suite di sviluppo e creazione di giochi basata sull’apprendimento ed aiutato da elementi visivi e narrativi, già alla base dei giochi di Media Molecule. Più tecnicamente si può definire un sistema di creazione di giochi (GCS), basato su un motore semplificato per essere usato da un giocatore e quindi, dotato di una serie di strumenti di progettazione con un facile punto di accesso per “sviluppatori principianti”.

Dreams è però più ambizioso, non è semplicemente una versione di Unity per principianti, ma una vera e propria piattaforma per costruire videogiochi, arte, film e musica attraverso generi diversi e stili visivi vari. Ed il tutto può essere fatto senza sforzo con il nostro DualShock 4 o con la coppia di controller PlayStation Move.

Diego Maria Martini

Dreams non sembra veramente avere limiti creativi. A disposizione del giocatore ci sono librerie di qualsiasi tipo e strumenti che permettono di creare praticamente qualsiasi cosa ti venga in mente. A questo si aggiungono le creazioni della Community a cui possiamo accedere ed usare, così come possiamo condividere le nostre. Parliamo non solo di avventure complete ma anche ambienti da utilizzare, musiche, video, animazioni, cortometraggi, video musicali, mini-giochi e tutto ciò che ognuno di noi può immaginare e creare.

Media Molecule, per introdurre i giocatori alle logiche e meccaniche di Dreams, ha messo a disposizione “Il Sogno di Art”, un’avventura completa studiata per abbassare la difficoltà d’apprendimento di quei giocatori meno portati agli ambienti di sviluppo. Il Sogno di Art è un viaggio narrativo nella storia di un contrabbassista e sul perché ha abbandonato la scena musicale. Daremo vita ad alcuni oggetti appartenenti alla sua infanzia controllandoli alternativamente, per scoprire la sua storia e le decisioni che lo hanno portato a certe scelte. Grazie a loro abbiamo toccato con mano non solo tutte le potenzialità dei tools di sviluppo di Dreams ma anche quanto questi possano essere facili ed intuitivi per tutti.

Anche se Media Molecule ha promesso di mettere a disposizione dei giocatori in futuro nuove avventure, sin dalla data di lancio potremo già disporre di migliaia di elementi pronti ed utilizzabili per i nostri progetti, realizzati dalla Community durante i periodi di Beta Test e di Accesso Anticipato. Oltre a questo vi sono una infinità di Tutorial video che illustrano in maniera semplicissima come approcciare l’editor di Dreams per gradi e livelli.

Il poco tempo passato a giocare con Dreams è bastato per apprezzare le potenzialità di questo “gioco” totalmente al servizio della nostra fantasia. Non ci resta quindi che attendere il 14 febbraio per mettere le mani sulla versione completa di Dreams e fare esplodere i nostri sogni.

Zombie Army 4: Dead War, la recensione PS4

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Ed eccoci di nuovo qui con una nuova recensione e questa volta vi parleremo dell’esperienza di gioco con Zombie Army 4: Dead War, provato nella sua versione PS4. Rebellion resta fedele al suo periodo storico preferito, la seconda guerra mondiale, tingendola di splatter anni ’80. Il nostro belpaese dopo aver attratto Sniper Elite 4, diventa il terreno di gioco di Zombie Army 4: Dead War, ospitando le versioni zombie delle truppe nazifasciste.

Ovviamente, rispetto alla versione più seria dello shooting game, si perde l’aspetto simulativo per lasciare spazio a quello un po’ più arcade del gameplay. Le combo e le mosse speciali riescono a ravvivare un videogioco basato unicamente sulla dinamica delle orde. In parole povere un wave system game. La grafica è piacevole come lo sono le ambientazioni. Il comparto audio è basato unicamente sugli orribili versi e sussurri dei disgustosi zombie con qualche parentesi (meno male) musicale.

Dopo aver lasciato alle spalle la nostra solita premessa iniziale, vi lasciamo alla recensione di Zombie Army 4: Dead War, titolo, vi ricordiamo, provato su console PS4.

Sniper Elite o Zombie Army?

Iniziamo la nostra recensione PS4 di Zombie Army 4: Dead War descrivendo gli aspetti salienti del gameplay. Abbiamo lanciato una provocazione con il nostro titolo ma serve a farvi capire il duro lavoro svolto da Rebellion per allontanarsi dal suo videogioco primogenito. Il franchise Sniper Elite è un’istituzione quando si parla di Sniping Game a tema storico.

Forse è l’unico nel suo genere con ben 4 iterazioni di successo. L’alter ego “demoniaco” è durato altrettanto ma è sempre vissuto di luce riflessa, prendendo il meglio dal fratello maggiore. Ma attenzione, non fate l’errore di pensare a Zombie Army 4: Dead War come a una versione “splatter” di Sniper Elite 4. Vi sono sicuramente dei punti di contatto importanti come la grafica, le sequenze “bullet time”, le uccisioni tattiche e qualche altro piccolo dettaglio. Il resto è farina del suo sacco.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

Il ritmo del gameplay è veloce e, a parte qualche situazione che richiede un po’di calma, il resto è frenesia pura. Le ondate, andando avanti nel gioco, si fanno sempre più intense e frequenti, aumentando il livello di difficoltà. Un aspetto interessante e che funge anche da tirante per il meta del gioco è il concetto di combo. Trucidare zombie ed esseri demoniaci è bello, ma farlo in sequenza e con una macabra logica lo è ancora di più.

Noterete, nella parte bassa dell’HUD, dei simboli circolari che diventano rossi con l’aumentare delle uccisioni. Quelle sono le vostre abilità speciali che diventano disponibili a seconda della vostra bravura come “ammazza-zombie”. Oltre a essere spettacolari, hanno la funzione di togliervi dai guai e sono differenti a seconda delle armi utilizzate.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4-

Trattandosi di uno sparattutto in terza persona, la gestione delle armi è una altro aspetto di primaria importanza. Tra un’orda e un’altra, vi sono delle pause esplorative dove, oltre a scoprire elementi sulla trama del gioco, potete cimentarvi sui banchi di lavoro a potenziare le vostre armi. Per migliorare le vostre armi avete bisogno dei potenziamenti, recuperabili come bottino nel corso del gioco.

Questi, oltre aumentare i danni e la potenza di fuoco, caratterizzano il vostro modo di giocare e il modo in cui affrontate le ondate maligne. Considerate che con voi potete portare sempre 3 armi per cui fate bene le vostre scelte anche in funzione del tipo di mappa e scenario. Ovviamente i nemici non restano fermi a guardarvi.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

A proposito di nemici, Zombie Army 4: Dead War presenta una bella varietà di classi zombie, pronti a rendervi la vita un inferno. Trattandosi di truppe nazi-fasciste, risvegliate da Hitler prima della sua capitolazione, ricordano ancora il loro passato da combattenti. In virtù di questo sanno usare armi e bombe e sono dotati di un’intelligenza militare.

Insomma, non sono come quelli di Raccoon City: oltre a mordere sanno anche sparare. Le classi di nemici sono scalabili fino ad arrivare al boss di orda. Fatevi furbi e individuate sempre i punti deboli e gli oggetti dinamici presenti sulla mappa. Le munizioni non sono infinite e quei dannati sviluppatori di Rebellion sono stati un po’ corti di manica nel distribuirle in mappa.

Un fondo di verità

Proseguiamo con la nostra recensione PS4 di Zombie Army 4: Dead War parlando un po’ della trama del gioco e dei retroscena storici. Come in Sniper Elite 4 gli eventi si svolgono in Italia a ridosso del 1945. I libri di storia ci insegnano che la guerra volgeva al termine e Hitler, suicida assieme alla sua compagna Eva Braun, lasciava gli ultimi rimasti in pasto agli alleati e alle truppe sovietiche. Rebellion ridisegna il corso degli eventi.

Hitler, prima della sua capitolazione, compie un rituale demoniaco risvegliando i defunti soldati nazi-fascisti. Questi ribaltano il corso della guerra, schiacciando le ultime truppe rimaste in Italia. Ovviamente la storia è andata in un altro modo, per nostra fortuna, ma un fondo di verità dietro la visione alternativa fornita da Rebellion esiste.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

In Germania, a nord del fiume Reno, immerso in una fitta foresta sorge l’imponente castello di Wewelsburg. Apparso nei film di Indiana Jones, rappresentava il quartier generale delle truppe SS. Qui il Fuhrer si riuniva con i più alti gerarchi nazisti per prendere decisioni politiche, strategiche e militari. Ma in realtà c’è dell’altro. Ricerche e documenti hanno portato alla luce le inclinazioni di Hitler verso rituali magici, la cartomanzia e lo spiritismo.

Il castello di Wewelsburg rappresentava dunque il teatro dell’esoterismo nazista. Si passava dalla traduzione del linguaggio delle rune agli atti sessuali finalizzati alla procreazione della razza ariana perfetta, nell’ottica di rendere grande e divino il disegno nazista. Le risorse investite da quel folle di Hitler furono ingenti in questo campo “alternativo”.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

Egli spedì in lungo e in largo truppe naziste con il solo compito di trovare oggetti e luoghi magici e divini. La ricerca dell’arca dell’alleanza, non è solo una trovata cinematografica riproposta nel film Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta. È verita. Alcuni sostengono che Hitler riusci a trovare la Lancia del Destino, quella che trafisse nel costato Gesù sulla croce. Il primo ad accorgersi del lato oscuro di Hitler fu Papa Pio XII. Egli intravide in lui il suo lato demoniaco e, per tentare l’impossibile, praticò un esorcismo a distanza. Purtroppo il tentativo non riusci e il resto è diventato storia.

Consigli per divertirsi

Affrontiamo l’ultima parte della nostra recensione della versione PS4 di Zombie Army 4: Dead War con dei consigli per iniziare al meglio l’esperienza di gioco. Il gioco si presenta frenetico e veloce ma non per questo vi invita a “rushare” per arrivare ad affrontare l’orda successiva. Assaporate e godetevi ogni momento della storia e soprattutto approfittate delle pause per esplorare l’ambientazione. Anche se sono poche, valgono come l’oro.

Analizzate bene le varie situazioni e non ci riferiamo solo ai vostri nemici. L‘ambiente circostante può essere un valido alleato se sfruttato a dovere. Durante le ondate, prima di vomitare il vostro inferno di piombo cercate di capire come ottimizzare il vostro piano di azione in funzione degli elementi dello scenario. Barili esplosivi, serbatoi, trappole elettrificate e bombe esca possono risultare molto utili per portare a casa la pelle.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

Otre alla modalità storia il gioco presenta anche una modalità cooperativa. Il nostro consiglio è quello di iniziare con la modalità storia per poi proseguire, magari a gioco finito , con l’esperienza multi giocatore.

Le motivazioni dietro al nostro consiglio si basano unicamente sulla nostra personalissima esperienza. La modalità coop, secondo noi, è molto bella da giocare e serve da stimolo per non abbandonare il gioco una volta portata a termine la campagna single player.

Zombie Army 4 Dead War recensione ps4

La nostra recensione della versione PS4 di Zombie Army 4: Dead War si conclude qui. Rebellion fornisce la sua visione alternativa dell’esito della seconda guerra mondiale, opinabile ma divertente nel suo complesso. Nonostante il gamaplay a ondate è da sempre portatore di ripetitività, la vena arcade e la presenza del meccanismo delle combo sposta l’attenzione sul “li voglio ammazzare tutti questi maledetti zombie”. Trovata intelligente e che migliora moltissimo l’esperienza di gioco in generale. Grafica interessate e comparto audio non pervenuto. Su quest’ultimo punto si poteva fare decisamente di meglio.

 

Journey to the Savage Planet: la recensione per PS4

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Nella recensione di oggi vi parleremo di Journey to the Savage Planet e della nostra esperienza di gioco su console PS4. Typhoon Studios e 505 Games sono stati baciati dalla fortuna. Il lancio del gioco, fino allo scorso mese, era destinato a finire risucchiato nel vortice dell’hype degli imminenti tripla AAA. L’ondata di rimandi, traslazioni e rinvii ha finito per spalancare la finestra di lancio di Journey to the Savage Planet verso un oasi di tranquillità e di pace. Quando si dice al posto giusto al momento giusto.

Ebbene, giocare al nuovo lavoro di questo studio indie emergente in questo clima disteso, è stato sicuramente positivo. La calma e la tranquillità fanno emergere subito i lati positivi ma, purtroppo, anche quelli negativi. Il gioco mantiene un giusto bilanciamento tra cose che funzionano e cose che sicuramente potevano essere meglio realizzate. Nonostante questo, la prima uscita sul campo per questo giovane studio canadese e senza ombra di dubbio positiva.

Esaurita la nostra consueta (e speriamo non noiosa) introduzione, vi lasciamo alla nostra recensione di Journey to the Savage Planet e al racconto della nostra esperienza di gioco su console PS4.

Il gameplay, un bizzarro milkshake di generi 

Iniziamo la nostra recensione per PS4 di Journey to the Savage Planet con una prima impressione sul gameplay. Il videogioco mostra sin dai primi istanti il suo scopo principale e lo fa con ironia e buona dose di stravaganza. Ci troviamo in una navicella spaziale e ci mettiamo poco a realizzare che il nostro mezzo di trasporto è in panne. Su un monitor di servizio appare il volto di Jason Tweed, il nostro boss e il capo della Kindred Aerospace. Dopo essersi vantato di essere il leader della quarta miglior compagnia di spedizioni a livello interplanetario, Mr. Tweed mette subito in chiaro il meta del gioco.

Esplora, cataloga e sopravvivi. Il piccolissimo problema è che le ristrettezze finanziarie in cui versa la nostra compagnia, permette un viaggio di sola andata per cui, oltre al nostro lavoro di esploratore, dobbiamo anche ingegnarci nel come trovare le risorse necessarie per tornare a casa. Ah ci stavamo dimenticando un ennesimo piccolissimo dettaglio: gli atterraggi, in questi selvaggi e inesplorati pianeti sono sempre un po bruschi per cui può manifestarsi l’eventualità (sempre) che la nostra astronave subisca dei danni. E quindi, oltre al ruolo di esploratori e raccoglitori, dobbiamo anche fare gli straordinari con dei lavori di meccanica spaziale.

Superato quello che possiamo dire il lifemotive del videogioco, ci rendiamo subito conto del significato delle parole di Jason Tweed. Il primo pianeta, ARY-26, presenta una flora e una fauna tanto bella quanto pericolosa. Non sappiamo, di primo impatto, riconoscere quali saranno le possibili ostilità. Ed è qui che viene fuori il primo genere del gameplay, quello tipico di un FPS, dove si vive un’esperienza in prima persona, godendo l’azione in maniera immersiva. Per identificare meglio ciò che ci circonda possiamo utilizzare uno scanner che ha il compito di scansionare l’ambiente circostante. Notiamo subito che lo strumento evidenzia quali saranno gli obiettivi da catalogare.

Il level design non è quello tipico di un FPS. La linearità non appartiene a Journey to the Savage Planet. Gli scenari si sviluppano sia in lunghezza, che in altezza, ma anche in profondità, generando un breve ma iniziale smarrimento spaziale. Dura poco perchè ci si accorge subito che non è un open world bensì una serie di simpatici rompicapo. Ed è qui che viene fuori un’altra faccia del gameplay: il suo animo puzzle.

Journey To The Savage Planet recensione ps4

In realtà questo si fonde anche con un’altro aspetto, quello del crafting dei componenti. Vi sono determinate aree del gioco che possono risultare inaccessibili senza un adeguato equipaggiamento. Per accedere a piattaforme aeree, superare piante carnivore o effettuare dei salti inumani, si devono raccogliere le giuste risorse e, quando si raggiungono i requisiti del progetto, recarsi nella navicella spaziale. Qui troveremo una stampante 4D in grado di dare vita a qualsiasi nostra esigenza.

Tra missioni principali e missioni secondarie, utili per sbloccare sempre nuovi progetti, il gameplay si sviluppa seguendo l’andamento narrato. Ma il passaggio da originale a ripetitivo è veramente un attimo. Il livello di sfida è alimentato dai boss di livello che, seppur forti e duri a morire, presentano dei punti deboli non di difficile individuazione. Una volta individuato il pattern di attacco, diventa anche piuttosto facile schivare i pericolosi colpi.

I colori del divertimento

È tempo per la nostra recensione PS4 di Journey to the Savage Planet di affrontare un argomento un po’ atipico per un videogioco: il carattere. Siamo abituati a giocare con videogiochi privi di un impronta caratteriale ben definita, dove le dinamiche e le meccaniche del gameplay sono l’aspetto sui cui si fonda la nostra esperienza finale di gioco. Si guarda alla grafica, ai DLC eventuali, ai contenuti del season pass ma non ci si sofferma abbastanza sul vero lavoro svolto dagli sviluppatori. Nella realizzazione di un videogioco, ogni persona impegnata lascia qualcosa di suo, come se fosse un lascito per i gamer che decideranno di giocare alla loro creazione.

Questo aspetto, quasi metafisico, è ben presente in Journey to the Savage Planet. Sin dal primo istante di gioco si respira un aria di goliardia e divertimento. Una voglia di divertire e far sorridere chi sta dall’altra parte del joypad, senza però distrarsi dalla missione di esplorazione.

Journey To The Savage Planet recensione ps4

Questa impronta caratteriale non si evince solamente dal ritmo e dallo stile narrativo, ma è anche presente nel design delle ambientazioni, delle creature, nei movimenti (talvolta goffi) del personaggio, dall’equipaggiamento utilizzato e soprattutto dagli schemi cromatici presenti intorno a noi.

Questo aspetto è quasi subliminale rispetto all’esperienza generale di gioco. E quella cosa a cui devi farci caso per accorgerti della sua presenza, altrimenti viene inghiotta dal “solito” modo di vedere un prodotto videoludico. Riteniamo, quindi, doveroso aver speso parole per sottolineare questa bella caratteristica di Journey to the Savage Planet. Ci piace pensare che, durante la sua realizzazione, i ragazzi di Typhoon Studios si siano divertiti e che parte di questo loro divertimento sia stata assorbita dal meta del gioco. In fondo anche un videogioco ha un anima.

Journey To The Savage Planet recensione ps4

Consigli per un sano divertimento

Terminiamo la nostra recensione per PS4 di Journey to the Savage Planet fornendo dei brevi consigli per godersi fino in fondo questo simpatico titolo. Ricordatevi sempre quali sono gli obiettivi della vostra missione e cercate di memorizzare posti e luoghi in prima battuta inaccessibili. Anche se la voglia di procedere con il classico rush è tanta, spendete del tempo anche nelle attività collaterali. È vero che in circa 10/12 ore arriverete alla conclusione della vostra avventura ma non abbiate fretta e godetevi quello che vi offre il gameplay.

In maniera quasi didattica, il computer di bordo, che parla inglese con sottotitoli in italiano (un po’ troppo piccoli), ci guida nel corso dell’esplorazione. Fate attenzione ai suggerimenti forniti sul level design. Se davanti a voi trovate degli ostacoli insormontabili, il vostro grillo parlante elettronico vi indicherà cosa vi serve per superarlo.

L’equipaggiamento, nel corso della vostra avventura, cambia e vi migliora, rendendo possibile ogni cosa, se ve le ricordate nel posto e nel momento giusto.

Journey To The Savage Planet recensione ps4

Siamo dunque arrivati alla conclusione del nostro viaggio e della nostra recensione per PS4 di Journey to the Savage Planet. In linea di massima il gioco si è dimostrato quello che ci aspettavamo. Non tradendo le aspettative, ha saputo divertire con un gameplay modesto. Non è senz’altro il gioco dell’anno o quello che ti cambia la vita ma è un buon primo tentativo per questo studio canadese emergente. L’ombra della ripetività oscura, per ovvie ragioni, gran parte degli aspetti positivi presenti ma non invalida l’esperienza generale di gioco. Buona la prima.

Zombie Army 4: Dead War, svelati i contenuti della prima stagione

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L’incombente uscita di Zombie Army 4: Dead War si avvicina, ma c’è un nuovo regno colmo di terrore che ti aspetta! Rebellion ha pubblicato un nuovo trailer che mostra alcuni dei contenuti in arrivo, subito dopo il lancio del gioco, con la Season 1:

Il trailer offre un’anticipazione della nuova mini-campaign della Season 1, HELL CUT, che comprende tre nuove missioni da 1 a 4 giocatori! La nuova season, includerà anche nuovi character pack, weapon bundle, weapon skin pack e nuovi outfit per i tuoi personaggi.

ZOMBIE ARMY 4

Rebellion ha anche promesso di pubblicare nuove mappe per la Modalità Orda di Zombie Army 4. Queste saranno GRATUITE per tutti coloro che sono abbastanza coraggiosi da affrontarle!

Il Season Pass 1 consentirà l’accesso all’intera Season 1:

  •  3 nuovi missioni della campagna
  • 4 character pack, che includono personaggi giocabili e utilizzabili in qualsiasi modalità
  • 9 weapon bundle, che includono nuove armi, amuleti, skin e altro
  • 5 weapon skin pack per personalizzare il tuo arsenale
  • 4 character outfit bundle, che includono nuovi vestiti e cappelli!

E’ possibile effettuare il pre-order della SUPER DELUXE EDITION ora; essa inlcude il Season Pass 1 in un fantastico pack con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Zombie Army 4: Dead War sarà disponibile il 4 febbraio per PS4, Xbox One e PC.

Battlefield V, Capitolo 6: Nella Giungla

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Battlefield V continua la sua incursione nel Pacifico mentre DICE ha rivelato oggi nuovi dettagli sul Capitolo 6: Nella Giungla. Il prossimo capitolo della campagna Venti di Guerra di Battlefield V verrà lanciato giovedì 6 febbraio.

I giocatori possono sperimentare un altro lato della battaglia tra le forze americane e l’esercito imperiale giapponese nel pericoloso terreno nella giungla delle Isole Salomone, piena di mangrovie, bunker nascosti, fiumi e paludi. Le Isole Salomone sono teatro ideale per i combattimenti corpo a corpo tra le fanterie nel bel mezzo della giungla affiancati dalla battaglia tra i veicoli terrestri e marittimi

 Tre nuove armi e due gadget tra cui il Type 11 LMG, fucile Model 37, M2 Carabine, M1A1 Bazooka e il devastante Lunge Mine Gadget possono essere sbloccati tramite le ricompense nel Capitolo 6. Tre nuove élite, tra cui lo specialista d’assalto altamente qualificato Misaki Yamashiro, l’impavido pilota Steve Fisher e il noto pilota Zero Akira Sakamoto saranno incluse nel capitolo 6, con Misaki che potrà essere sbloccato in un modo assolutamente unico.

La migliore attrezzatura può essere ottenuta scalando i Livelli di Rango e guadagnata semplicemente giocando a Battlefield V quando il Capitolo è attivo. Ancora più ricompense tra cui Capitolo XP, oggetti di personalizzazione e Livelli di Rango che possono essere vinti attraverso le Sfide settimanali.

Terminator invade Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint

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Ubisoft annuncia una collaborazione con StudioCanal che porterà Terminator in Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint con il lancio di un evento gratuito con missioni, nemici e dialoghi ispirati al film originale del 1984.

L’evento sarà disponibile per tutti i giocatori a partire dalle 10:00 CET di domani su PlayStation 4, Windows PC, la famiglia di dispositivi Xbox, tra cui Xbox One X, UPLAY+, il servizio in abbonamento di Ubisoft, e Stadia, la piattaforma di gioco di nuova generazione di Google. Interamente giocabile da soli o in cooperativa, l’evento live di Terminator vedrà i giocatori impegnati ad affrontare una minaccia inattesa dal futuro in un nuovo arco narrativo, ambientato in una location inedita di Auroa.

Saranno disponibili due nuove missioni narrative in cui i giocatori dovranno salvare Rasa Aldwin, una donna proveniente dal futuro, e collaborare con lei nella speranza di fermare i piani dei Terminator.

Le missioni di Tarminator in Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint

Le due missioni saranno disponibili rispettivamente il 29 gennaio e l’1 febbraio, e resteranno nel gioco fino al termine dell’evento. Inoltre, i giocatori potranno affrontare gli impegnativi cyborg T-800 nelle missioni giornaliere di intercettazione e guerriglia. Una volta completate le missioni durante l’evento live, dal 29 gennaio al 6 febbraio, i giocatori saranno ricompensati con oggetti esclusivi ispirati a Terminator, tra cui il celebre completo punk del film, nuove armi e veicoli. Oltre alle ricompense ottenute completando le missioni dell’evento, sarà anche possibile personalizzare ulteriormente i propri Ghost con due pacchetti che consentiranno di trasformarsi completamente nel Terminator o in Kyle Reese all’interno del gioco.

L’evento live Terminator fa parte dell’Episodio 1 di Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint e segue il lancio del primo raid nella storia del franchise, oltre a una serie di aggiornamenti gratuiti che hanno apportato numerosi miglioramenti al titolo. Il gioco continuerà a ricevere aggiornamenti costanti nei prossimi mesi, rispettando l’impegno preso nella lettera “Moving Forward” di espanderlo e migliorarlo in base ai feedback degli utenti.

Captain Tsubasa: Rise of New Champions, arriva l’annuncio

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Arriva come un fulmine a ciel sereno l’annuncio di Captain Tsubasa: Rise of New Champions. Bandai Namco, dopo ben 10 anni di distanza dall’ultimo capitolo della serie, riporta su console e PC le avventure di Holly e Benji. Un gioco di calcio con una forte presenza di una componente arcade: sono queste le premesse iniziali del gameplay di Captain Tsubasa: Rise of New Champions. Il tutto alimentato dal famoso stile cel-shading, in grado di creare la giusta alchimia tra anime e videogioco.

Basta parlare e godiamoci, anche se per brevi istanti, il trailer dell’annuncio di Captain Tsubasa: Rise of New Champions.

Come si evince dal portale dedicato al videogioco, gli aspetti principali del videogioco sono quelli che hanno caratterizzato lo stile della serie. Azioni spettacolari, giocate fulminee, abilità uniche e i famosi supertiri. Ma secondo noi le sorprese non sono finite qui.

Sempre nel portale, sono indicati quali saranno i personaggi presenti in gioco. Troviamo il capitano della nazionale giapponese Tsubasa Ozora (conosciuto in Italia come Oliver Hutton), Taro Misaki (Tom Beker), Kojiro Hiyuga (Mark Lenders), Genzo Wakabayashi (Benji Price), Jun Misugi (Julian Ross), Hikaru Matsuyama (Philip Callaghan) e un personaggio misterioso.

captain tsubasa rise new champions

Hervé Hoerdt, vicepresidente e senior Marketing, Digital & Content di BANDAI NAMCO Entertainment Europe, ha celebrato così l’annuncio del nuovo titolo:

“Poter portare la licenza di Captain Tsubasa nel mercato occidentale con un nuovo gioco di calcio è un sogno che diventa realtà”.

Parole piuttosto chiare quelle pronunciate dal vicepresidente che lasciano spazio anche a delle considerazioni importanti:

“Captain Tsubasa: Rise of New Champions non è stato creato solo per i fan della saga, ma saprà conquistare anche gli appassionati di calcio in tutto il mondo!”

Non ci resta che attendere altre informazioni e ovviamente la sua uscita, programmata per il 2020.

Dragon Ball Z: Kakarot, la recensione per PS4

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Nella recensione di oggi vi parleremo di Dragon Ball Z: Kakarot, titolo provato su console PS4. Bandai Namco si affida, per lo sviluppo del gioco, alle sapienti mani giapponesi di CyberConnect2. La scelta non è casuale anche perchè la software house vanta già un bel curriculum se si parla del mix “manga/videogiochi”. Loro sono gli arterfici del famoso tie-in videoludico di Naruto, sfornando ben 16 videogiochi della serie sino ad oggi. Maestri del cell shading, sono riusciti a creare un nuovo genere nel mondo del gaming, creando il perfetto mix tra manga, anime e videogioco.

Questa volta, però, la posta in gioco è molto alta. Quando si parla di Dragon Ball, parli a intere generazioni. Non si tratta solo di un manga qualsiasi ma è un’istituzione vera e propria. Quì è vietato sbagliare anche perché, sino adesso, nessuna trasposizione videoludica del famoso manga di Akira Toriyama ha fatto urlare di gioia i fan della serie. Son Goku e compagni sono quindi pronti a ripercorrere, nuovamente, le gesta della saga Z, che ha regalato, senza ombra di dubbio, gli archi narrativi più belli della storia di Dragon Ball.

Archiviata la solita nostra premessa, siamo pronti per tuffarci nella nostra recensione di Dragon Ball Z: Kakarot, titolo, vi ricordiamo, giocato su console PS4.

Dragon Ball, dalle origini al successo

Iniziamo la nostra recensione per PS4 di Dragon Ball Z: Kakarot parlando della storia del famoso manga a cui il videogioco si ispira. I primi tankobon di una versione embrionale del manga videro la luce nel lontano novembre del 1984. All’epoca il suo creatore, Akira Toriyama, neanche immaginava il successo che avrebbe scatenato la sua creazione. Inizialmente, egli progettava una storia corta, della durata massima di un anno. Il risultato finale è stato leggermente diverso: 519 capitoli raccolti in 42 volumi.

La storia e i personaggi si muovono attorno alla figura di Son Goku, un ragazzino con la coda che possiede una forza fisica e caratteriale uniche al mondo. Cresce e diventa adulto, allenandosi duramente e affrontando nemici provenienti da ogni angolo del pianeta e dell’universo.

Dragon Ball Z: Kakarot recensione ps4

Il manga si divide essenzialmente in due parti. La prima parte vede Son Goku ancora bambino, alle prese con tornei di arti marziali interrotti da qualche apparizione di qualche malvagio di turno. I temi trattati, in questa prima parte, sono soft e Akira Toriyama, salvo rari casi, non si dimentica mai che il manga è letto anche e soprattutto da ragazzini.

Nella seconda parte la storia matura ed inizia la famosa saga di Dragon Ball Z, quella a cui il videogioco di Bandai Namco e CyberConnect2 si ispira. Goku cresce, si sposa e diventa padre e la dimensione della battaglia non è più solo il pianeta terra. Scopre chi è in realtà e quali sono le sue origini e, attraverso queste, raggiunge nuovi livelli di forza e potenza.

Tra le due, sicuramente la saga di Dragon Ball Z è quella che ha regalato ai fan del manga maggiori emozioni. I 4 archi narrativi, riproposti in Dragon Ball Z: Kakarot, toccano tematiche sempre diverse e non scadono mai nel “già visto”riuscendo sempre a riscuotere sensazioni positive. D’altronde, stiamo parlando di più di 159.500.000 di volumi venduti nel mondo. L’anime di Dragon Ball è figlio di questo successo e ha contribuito, sicuramente, alla crescita della popolarità del lavoro svolto da Akira Toriyama.

Dentro il combattimento

Il racconto della nostra esperienza di gioco ci porta a descrivere, nella nostra recensione per PS4 di Dragon Ball Z: Kakarot, il sistema di combattimento utilizzato in gioco. CyberConnect2 eredita molto, se non quasi tutto, dalla sua serie di videogiochi ispirati al famoso manga di Naruto.

Trattandosi di un videogioco dove l’azione e il combattimento sono il pane quotidiano, è stato quasi naturale ispirarsene e prenderene ciò che funzionava bene.

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Il miglior attacco è la difesa

Durante le sequenze di combattimento, siano esse con nemici qualunque che un boss di livello, ci si accorge immediatamente di come le parate e le schivate possano essere la miglior arma per vincere. Il tempismo è sicuramente un fattore decisivo in Dragon Ball Z: Kakarot. Scegliendo il timing giusto è possibile perfezionare la schivata perfetta che permette di giocare in una situazione bullet time dove l’avversario di turno si muove al rallentatore.

Oltre alle schivate si può anche ricorrere alla classica parata ma questa non è infinita e, una volta spezzata, vi lascia alla mercè del cattivo di turno. La vostra intelligenza tattica deve essere nel dosare entrambe le modalità difensive in modo tale da avere sempre un vantaggio sul vostro nemico.

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Scegli il giusto attacco

Se pensate che la logica dietro Dragon Ball Z: Kakarot sia quella delle “mazzate alla cecata” vi sbagliate di grosso. Anche l’attacco, come la difesa deve essere sapientemente gestito. Nel nuovo videogioco di Bandai Namco potete sfruttare due tipologie di attacco: normale e speciale. Nella prima tipologia abbiamo i classici attacchi concatenati (le combo, per intenderci) dove è utile alternare colpi di aura a mosse di arti marziali.

Ovviamente questi sono solo un antipasto. Il piatto forte lo si serve con gli attacchi speciali, selezionabili dalla apposita sezione durante il combattimento. Questi, rispetto ai primi, sono molto più spettacolari e infliggono danni maggiori, ma consumano una quantità di aura maggiore. Tra questi ne troviamo alcuni che tutti conoscono come l’onda energetica e la sfera Genkidama, utili ed efficaci in battaglia.

Fate attenzione alla vostra quantità di energia. Gli attacchi di aura come le mosse speciali, ne consumano un quantitativo che varia a seconda della potenza del colpo. Trovate il giusto e dovuto tempo per ricaricarla. Inoltre, nel corso della battaglia, fate attenzione all’indicatore posto vicino all’icona che raggiugura il vostro personaggio. Quando lampeggia potete liberare il potenziale nascosto della vostra aura e sferrare attacchi potenziati per un tempo limitato.

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Le trasformazioni

Ovviamente non potevano mancare in Dragon Ball Z: Kakarot le famose trasformazioni dei nostri personaggi preferiti. Si inizia nel primo capitolo con l’arrivo dei Saiyan. In seguito all’allenamento con Re Kaioh, Goku apprende il Kaioh-Ken, un potenziamento temporaneo della sua forza. Durante il combattimento con Vegeta e Nappa, abiliterete per la prima volta, questa nuova caratteristica del vostro personaggio.

Vi renderete subito conto di come la trasformazione consumi aura e punti salute. Ovviamente questo è solo l’inizio. Con il proseguo del gioco arriveranno anche le trasformazioni in Super Saiyan che, come si può ben immaginare, consumeranno più energia e punti salute. Sebbene queste incrementino, in modo significativo, la vostra forza, usatele con parsimonia. È fondamentale capire quando e come usarle per evitare l’effetto boomerang.

Cosa fare quando non si combatte

Terminata la parte dedicata al combattimento, parliamo, nella nostra recensione per PS4 di Dragon Ball Z: Kakarot, di tutte quelle attività da svolgere quando non si combatte. Sebbene i ragazzi di CyberConnect2 conoscono bene come evitare la noia e la ripetitività in un videogioco, il rischio che queste si presentino non manca.

Tra un combattimento e l’altro vi sono diverse attività che potrete svolgere per ingannare l’attesa della battaglia, ma queste non sono solo dei passatempi. L’intelligenza degli sviluppatori di Dragon Ball Z: Kakarot è stata proprio questa.

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Come guadagnare l’esperienza e crescere di livello

La crescita del personaggio è, senza dubbio, l’aspetto più importante di Dragon Ball Z: Kakarot. Attorno a questa si muove gran parte del meta del gioco. Non parliamo solo della forza da esprimere in combattimento ma anche delle mosse speciali che il personaggio può apprendere nel corso del gioco.

Per poter guadagnare esperienza, oltre alle missioni principali, il modo migliore per farmare punti exp è quello di affrontare le missioni secondarie. Ve ne sono tante sparse per la mappa e sono indicate con un punto esclamativo di colore blu. Queste vengono rilasciate da personaggi che da fanno parte del mondo di Dragon Ball e, in qualche modo, integrano la storia principale del gioco.

Un altro modo per guadagnare punti esperienza in Dragon Ball Z: Kakarot è quello di affrontare i nemici casuali che trovate muovendovi sulla mappa di gioco. Fate attenzione a un piccolo particolare: non tutti i random bot hanno lo stesso livello di forza. Andando in modalità concentrazione potete scoprire il loro livello di forza e capire se conviene affrontarli o meno.

I nemici particolarmente forti saranno avvolti da un’aura di colore rosso per cui non avete nemmeno bisogno di entrare in concentrazione. E ovvio che se affrontate nemici con un livello più alto del vostro la ricompensa, anche in termini di esperienza, sarà più alta, ma portare a casa la pelle non sarà facile.

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Cercare cibo e preparare piatti

Il buon Son Goku ce lo ha insegnato su Dragon Ball: più si mangia e più si diventa forti. Questo suo insegnamento è stato ripreso, in toto, in Dragon Ball Z: Kakarot. Tra le varie attività collaterali che potrete compiere vi sono anche la caccia, la pesca e la raccolta di frutta e verdura. Per quanto possano sembrare piuttosto banali come attività vi possiamo assicurare che, in combattimento, ne godrete i loro benefici.

Abbattere dinosauri, cacciare cervi e lupi, pescare nei fiumi e raccogliere mele e carote vi procurano quelle materie prime utili alla preparazione dei piatti. Dato che le vostre abilità culinarie sono scarse, dovrete rivolgervi a una cuoca (Chichi, per esempio, è una maestra in cucina). Questa, a seconda delle materie prime consegnate riuscirà a preparare dei piatti più o meno elaborati. Ogni pietanza rilascia dei bonus temporanei che influenzano positivamente sulle prestazioni del vostro personaggio. Vien da sé che più il piatto sarà elaborato e maggiori saranno i bonus che il vostro personaggio avrà in battaglia.

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L’arte dell’allenamento 

Come il mangiare anche l’allenamento rappresenta un aspetto importante in Dragon Ball Z: Kakarot. Dislocati nei vari punti della mappa, troverete i campi di allenamento. Qui potete apprendere nuove mosse speciali in base al livello di esperienza del vostro personaggio. Ovviamente non è gratis, dovete pagare pegno e l’unica moneta di scambio è il combattere. In questi scontri affronterete dei cloni potenziati dei guerrieri Z che vi daranno filo da torcere. Se sarete in gamba, al termine del combattimento, oltre ai punti esperienza aprenderete anche la nuova abilità speciale.

Il nostro consiglio è quello di apprendere quanti più abilità speciali possibili, soprattutto se siete nelle vicinanze di uno scontro importante. Un Masenko non fa gli stessi danni di Super Masenko. E quando affronterete la squadra Ginew su Namecc ve ne renderete subito conto.

Il personaggio e le comunità

Anche se minimale, in Dragon Ball Z: Kakarot esistono dei timidi elementi propri di un RPG. Questi ruotano non solo attorno al singolo ma anche al concetto di comunità, intesa come gruppo di personaggi legati tra loro da qualche legame.

Ovviamente, anche se questo è un aspetto marginale non significa che è da sottovalutare. La potenza del vostro personaggio e l’esito finale della battaglia dipende anche dalla gestione di questi aspetti.

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L’albero delle abilità del personaggio

Ereditando gli elementi base di un RPG, in Dragon Ball Z: Kakarot trovate il classico albero delle abilità. Se vi ricordate, vi abbiamo detto che per apprendere un attacco speciale occorre recarsi in un campo di allenamento e sbloccarla. Una volta sbloccata si può utilizzare il livello 1 di quell’abilita.

Andando nell’apposita sezione nella scheda del personaggio, trovate una griglia con delle sfere interconnesse. Ognuna di queste sblocca una caratteristica del personaggio tra cui il livello superiore di un attacco speciale. Affinchè il tutto si concretizzi vengono richieste le cosiddette sfere Z.

Queste sono reperibili nella mappa di gioco e sono di 3 colori diversi a seconda della loro posizione: blu (vicine ai corsi d’acqua), rosse (vicine alle zone rocciose) e verdi (vicine alle foreste e zone erbose).

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Le comunità di personaggi

Sebbene i singoli personaggi siano molto forti, Dragon Ball Z: Kakarot vi consente di metterli in relazione tra loro con le comunità. Queste sono in totale 7 e ognuna di esse vi permette di sviluppare dei bonus permanenti durante il gioco. Il meccanismo è molto simile a quello visto nei videogiochi della serie One Piece Pirate Warrior. Ci sono degli emblemi personaggio da assegnare, in base alla sua compatibilità, a una determinata comunità.

L’aspetto da tenere subito in considerazione è la natura del legame che si viene a creare collegando più emblemi tra loro. Ad esempio se si collegano assieme Goku, Gohan e Goten all’interno della comunità dei guerrieri Z, viene fornito, oltre al bonus comunitario, anche dei bonus ulteriori per via del loro legame di parentela. Diventa molto importante scegliere, quindi, dove posizionare gli emblemi personaggio in modo da sfruttare tutto il loro reale potenziale.

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La nostra recensione per PS4 di Dragon Ball Z: Kakarot giunge al termine. Il titolo è dedicato sicuramente ai fan di Son Goku e delle sue avventure ma attira a se anche gli amanti del genere action. La fedeltà agli eventi narrati nella storia originale è mantenuta e vi sono delle simpatiche storie collaterali tutte da scoprire. La componente espolorativa è presente anche se fa da cornice al core business del meta del gioco, che ruota attorno ai combattimenti. La collaborazione tra Bandai Namco e CyberConnect2 è riuscita alla perfezione, sfornando un videogioco che rientra di diritto all’interno del magico mondo di Dragon Ball. Grazie per averci fatto rivivere la storia dietro la leggenda.