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Dragon’s Dogma: Dark Arisen, la recensione PS4

L’annuncio di un’edizione di Dragon’s Dogma: Dark Arisen per console di attuale generazione è stato sicuramente una gradita sorpresa. Non si può negare che non si sentisse particolarmente il bisogno di un’ennesima versione di questo RPG di casa Capcom, soprattutto in un mercato moderno che straripa di giochi di ruolo open world.

Eppure, il fascino di Dragon’s Dogma: Dark Arisen è ancora lì, quasi intatto a distanza di un lustro. Il rilascio su PC in effetti sarebbe potuto essere un indizio chiarificatore sulle intenzioni della casa sviluppatrice di portare il gioco anche su console casalinghe, per coprire l’ottava generazione videoludica nella sua interezza.

Dragon's Dogma: Dark Arisen

Dragon’s Dogma: Dark Arisen, su PlayStation 4, corregge uno dei suoi più gravi problemi tecnici: il framerate ballerino. Ovviamente il problema non si era neppur presentato nella sua edizione “master race”, ma per tutti i giocatori “consolari” si tratta di una benvenuta boccata d’ossigeno. Discutibile la scelta di Capcom di non provare nemmeno a puntare ai 60fps – si tratta comunque di un gioco datato che le console moderne potrebbero gestire senza difficoltà – nemmeno come feature della PlayStation 4 Pro, tuttavia il titolo risulta godibile anche con una frequenza “cinematografica” di fotogrammi.

Precisato ciò, su PlayStation 4 Dragon’s Dogma: Dark Arisen offre un’esperienza di gioco praticamente identica all’originale. I bonus preorder e i piccoli DLC pack di accessori equipaggiabili, un tempo disponibili sul Playstation Store, sono ora integrati in game; anche la risoluzione, ovviamente, è superiore alla versione old-gen, per quanto modelli, texture e animazioni sentano parecchio il peso degli anni.

Questo perchè Dragon’s Dogma: Dark Arisen è un RPG dalla forte componente Action, che ha puntato più alla realizzazione di un piccolo, ma curato open world, piuttosto che alla magnificenza estetica. La cura nel design è evidente e la si percepisce fin dai primi minuti di gioco, esplorando i vicoli dell’umile villaggio di pescatori da cui comincia il viaggio del protagonista, o semplicemente ammirando un tramonto da un promontorio.

Dragon's Dogma: Dark Arisen

Questa gemma grezza di casa Capcom offre una modalità cooperativa asincrona, ma genialmente giustificata a livello narrativo. La creazione e personalizzazione del proprio party di Pedine è una componente basilare, qualora si voglia sopravvivere in un mondo pieno di creature terrificanti e dall’estetica che pesca a piene mani dai bestiari del medioevo occidentale.

E a proposito di personalizzazione, nonostante il tempo sia trascorso inclemente, l’editor personaggi di Dragon’s Dogma: Dark Arisen resta fra i migliori mai visti, soprattutto tenendo in considerazione l’originaria natura console del titolo. Va segnalata, purtroppo, l’ancora una volta l’assenza di save file multipli, che impediscono al giocatore di vivere più versioni della stessa storia, o semplicemente creare salvataggi di backup.

Il titolo risulta estremamente malleabile anche nelle meccaniche di gameplay, con numerose abilità a disposizione per ciascuna classe e l’integrazione dell’interessantissima possibilità di scalare i nemici più grandi, al fine di colpirne punti deboli specifici, a là Shadow of the Colossus; le hitbox delle creature sono purtroppo rimaste poco precise e spesso il giocatore rischia di finire incastrato in un permastun da cui è possibile sfuggire solo mollando la presa e ferendosi nella caduta, ma per quanto grezzo, l’idea e l’approccio a ogni battaglia sono fantastiche, anche e soprattutto durante le boss fight.

Dragon's Dogma: Dark Arisen

Dragon's Dogma: Dark Arisen

Il principale problema di Dragon’s Dogma: Dark Arisen è ovviamente rimasto in questa recente edizione PlayStation 4: il titolo riesce a risultare dispersivo nonostante la mappa dalle dimensioni ridotte e una longevità non troppo elevata, questo per via di una storia con spunti di riflessione parecchio interessanti, ma solo accennati e accompagnati da una caratterizzazione dei personaggi principali praticamente assente.

Anche le missioni secondarie non brillano di originalità e risultano poco appetibili per chi non è cresciuto a pane e goblin. Il comparto sonoro è invece di tutto rispetto, grazie a musiche ambientali non memorabili ma sempre azzeccate. Il doppiaggio si attesta nella media, con sgradevoli ribassi nelle perfomance di alcuni NPC secondari.

Menzione d’onore al contenuto aggiuntivo (ormai integrato al gioco) Dark Arisen, che presenta un dungeon tanto ampio quanto pieno di insidie: una vera e propria sfida end game, estremamente curata e pensata per chi, finita la prima run e massimizzato il potere di Arisen e Pedine, vuole provare una sfida all’ultimo sangue e con meccaniche originali rispetto al titolo base. Anche per quanto riguarda l’estetica e la storia del – fu – DLC, l’avventura Dark Arisen si pone diversi gradini sopra l’originale Dragon’s Dogma, merito anche delle tinte cupe e misteriose per le quali gli appassionati di GdR hanno da sempre un debole.

Dragon's Dogma: Dark Arisen

Dragon’s Dogma: Dark Arisen su PlayStation 4 può risultare l’occasione per molti di recuperare un diamante grezzo di cui tantissimi giocatori attengono trepidanti un seguito, così come la scusa per questi ultimi di rivivere ancora una volta il destino dell’Arisen.

 

Star Wars Battlefront II: lo spettacolare trailer

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Guarda lo spettacolare trailer di Star Wars Battlefront II, l’attesissimo secondo capitolo del franchise videoludico dedicato a Star Wars. 

 

Star Wars Battlefront II: Elite Trooper Deluxe Edition trasforma i tuoi soldati in avversari formidabili. Ogni classe di soldato (Ufficiale, Assalto, Pesante e Specialista) viene migliorata per offrire una maggiore potenza di fuoco, micidiali modifiche per le armi ed epiche abilità in combattimento.

Prenota Star Wars Battlefront II: Elite Trooper Deluxe Edition per ricevere numerosi bonus, tra cui:

  • Possibilità di giocare a Star Wars Battlefront II il 14 novembre (3 giorni in anticipo rispetto alla data di uscita ufficiale)
  • Versioni potenziate di tutte le 4 classi di soldato (Ufficiale, Assalto, Pesante e Specialista)
  • 4 potenziamenti per le abilità, uno per ogni classe di soldato
  • Costumi esclusivi ispirati a Star Wars : Gli Ultimi Jedi per Kylo Ren e Rey
  • Accesso immediato a sei carte stellari epiche per eroi e caccia stellari
    • Kylo Ren: Attrazione potente e Immobilizzazione assoluta
    • Rey: Vista penetrante e Concentrazione profonda
    • Caccia stellari: Energia ausiliaria migliorata e potenziamento per una nave del Primo Ordine
  • Accesso immediato al Millennium Falcon di Star Wars : Gli Ultimi Jedi con look e suoni aggiornati

Spider-Man: il teaser trailer del videogames

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Durante la Paris Games Week Marvel Insomniac Games e Sony hanno diffuso un nuovo spettacolare teaser trailer del videogames su Spider-Man.

Marvel’s Spider-Man non ha ancora una data di uscita, anche se sarà lanciato nella prima metà del 2018. Il gioco è un’esclusiva Playstation 4.

Wolfenstein II: The New Colossus, recensione su XBOX

Nel 1992, id Software introdusse con “Wolfenstein 3D” la prima vera prospettiva in prima persona nei giochi sparatutto. Quello che non poteva aspettarsi è che avrebbe contribuito tantissimo a diffondere il genere FPS, ma soprattutto, che 25 anni dopo il suo protagonista sarebbe stato ancora “vivo” e pronto a combattere. Sì, perché, William Joseph “B.J.” Blazkowicz, è rinato grazie ai due ultimi episodi sviluppati da MachineGames.

Questo Reboot deve sicuramente gran parte del suo successo al fatto che nel 2014, con la pubblicazione di “Wolfenstein: The New Order”, MachineGames ha creato un universo narrativo alternativo rispetto ai passati episodi, immaginando che le potenze dell’Asse abbiano vinto la seconda guerra mondiale e che espandono il loro regime in tutto il mondo. L’obbiettivo di “B.J.” Blazkowicz era assassinare il malvagio generale “Deathshead” per far saltare tutti i piani dei nazisti. Ma i cambiamenti che resero questo episodio un successo vanno ricercati nel nuovo Gameplay del gioco.

Le intense e variegate meccaniche dei combattimenti furono un soffio d’aria fresca rispetto al passato ma, nel contempo, riuscirono anche a soddisfare le aspettative dei nostalgici dalla serie. A seguito di questo successo sia di pubblico che di critica, a distanza di un anno, Bethesda Softworks pubblicò “Wolfenstein: The Old Blood” una vera e propria espansione stand-alone che si posizionava narrativamente come prequel del precedente episodio.

Wolfenstein II: The New Colossus

Wolfenstein II: The New Colossus tra cinema e sparatutto

Oggi, con l’uscita di Wolfenstein II: The New Colossus, si riparte proprio dalla fine del primo “Wolfenstein: The New Order”. Lo scontro finale tra “Deathshead” e “B.J.” Blazkowicz ci consegna il nostro eroe in pessime condizioni e, solo grazie ai suoi amici/alleati, viene salvato e trasportato in un luogo sicuro per essere operato e rimesso a nuovo, pronto per il nuovo difficilissimo obiettivo: liberare l’America dall’occupazione nazista. Ma, in questo capitolo, MachineGames non ci propone pedissequamente solo un nuovo episodio della serie Wolfenstein.

Il lavoro fatto con Wolfenstein II: The New Colossus si può classificare come un nuova generazione di sparatutto in prima persona. Grazie a sequenze cinematografiche molto profonde, lo sviluppo narrativo del gioco si estende a tutti i personaggi che incontreremo durante il gioco. Offrendoci spaccati della loro vita e della loro psiche che arricchiscono la storia come mai sperimentato in un gioco di questo genere. Non solo, contemporaneamente il Gameplay, pur rimanendo fedele ai suoi predecessori, allarga le sue dinamiche prettamente di scontro diretto includendo una modalità “stealth” che rende il gioco più interessante e completo.

I patiti di FPS non abbiano paura, Wolfenstein II: The New Colossus non stravolge i classici frenetici canoni che caratterizzano questa serie. La nuova avventura di “B. J.”viene sviluppata come un percorso di Rollercoaster che non si fa mancare nulla in quanto ad azione e violenza. Basta citare l’incipit per capire che non rimarremo delusi. Giusto il tempo di capire dove siamo e verremo lanciati in un truculento combattimento dove ci muoveremo con una sedia a rotelle. Ironia e splatter a braccetto in quello che sarà veramente solo l’inizio della seconda Rivoluzione Americana.

Per questo lungo viaggio di liberazione adotteremo come base operativa il sottomarino “Martello di Eva” da cui partiremo per ogni missione principale. Città americane più o meno note si alterneranno a sedi segrete offrendoci scenari splendidamente disegnati grazie al motore grafico idTech-6. Certo avremo missioni il cui svolgimento sarà molto lineare ma, a queste, vanno aggiunte grandissime mappe all’aperto dove saranno disponibili approcci alternativi per raggiungere l’obiettivo.

Wolfenstein II: The New Colossus

I nemici pronti ad ostacolarci non mancheranno di certo e allora ecco un buon numero di armi che potremo modificare raccogliendo durante le missioni dei Kit di Potenziamento. Anche qui MachineGames ha fatto una scelta sensata, volta a non complicare la vita del giocatore. Non è stata implementata nessuna complessa modalità di “Crafting” dei potenziamenti. Solo tre potenziamenti per ogni arma. Si mette in pausa, si installano e si ritorna subito a combattere. L’obiettivo è non interrompere la continuità del gioco rendendo l’esperienza di Wolfenstein II: The New Colossus facile ed immediata. In termini di armi si sono concesse una piccola chicca introducendo l’uso dell’ascia al posto del coltello. L’ascia serve per un approccio silenzioso al nemico con l’obiettivo di non farci scoprire. Possiamo infatti lanciarla da distanza ravvicinata oppure, come introdotto nell’ultimo Doom, basterà avvicinarsi alle spalle dell’obiettivo e scatenare uccisioni epiche di una violenza devastante.

Nonostante sette livelli di difficoltà, Wolfenstein II: The New Colossus, non è un gioco facile nemmeno a livelli bassi. Ma stavolta questo non dovrà preoccuparci molto, se sceglieremo un livello per noi troppo difficile o troppo facile, potremo fermarci, tornare al Menu principale e rimodulare il livello di difficoltà rientrando nel gioco allo stesso punto raggiunto senza nessuna penalità. I puristi non ameranno questa possibilità perché è un po’ da considerarsi come “cheating”, infatti nessuno ci proibisce di affrontare un passaggio molto difficile abbassando il livello per poi ripristinarlo una volta superato. Comunque, quelli che non accettano compromessi possono dormire tranquilli, nel gioco, oltre ai checkpoint e salvataggi automatici, è presente l’amato salvataggio manuale

Wolfenstein II: The New Colossus è una cavalcata in solitaria dove sia narrazione che azione si basano su scelte scorrette e violente per smuovere i nostri sensi dal torpore quotidiano. MachineGames modernizza lo sparatutto classico arricchendone il Gameplay ed usando una perfetta regia per alternare sessioni adrenaliniche a momenti più di riflessione, con l’obiettivo di donarci un’esperienza più completa del gioco. Un FPS Single-Player da avere!

 

Far Cry 5: la nuova modalità cooperativa “Amici Mercenari”

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Ubisoft ha svelato maggiori dettagli sulla modalità cooperativa online di Far Cry 5: “Amici Mercenari”. Disponibile già dal lancio, i giocatori potranno allearsi con un amico per liberare Hope County dalla setta del Progetto Eden’s Gate.

Subito dopo il tutorial, Far Cry 5 sarà giocabile in modalità cooperativa online. L’esperienza ottenuta e gli oggetti guadagnati, tranne quelli specifici per le missioni, saranno conservati in ogni sessione cooperativa successiva. Mentre esploreranno il Montana, i giocatori potranno visualizzare e ottenere i propri bottini, ma solo il giocatore host conserverà tutti i progressi nella storia.

Per aiutare i giocatori nella loro missione volta a eliminare la setta, il giocatore host potrà ancora reclutare “Mercenari umani” o “Mercenari bestiali”, ma sarà possibile avere un massimo di due alleati nella propria squadra, di cui uno dev’essere l’altro giocatore.

Far Cry 5

La modalità cooperativa per due giocatori di Far Cry 5 “Amici Mercenari” consentirà di esplorare Hope County ed eliminare il Progetto di Eden’s Gate offrendo nuove e caotiche possibilità di gioco nel suo vasto scenario liberamente esplorabile.

Far Cry 5 sarà disponibile dal 27 febbraio 2018 per PlayStation 4 Pro, PlayStation 4, Xbox One, Xbox One X, Xbox One S e Windows PC. Ambientato per la prima volta in America, Far Cry 5 offre ai giocatori la totale libertà di esplorare un vasto scenario in apparenza tranquillo, ma in realtà tormentato, nei panni del nuovo vice sceriffo dell’immaginaria Hope County, nel Montana.

I giocatori scopriranno presto che il loro arrivo ha scatenato un malvagio piano, rimasto nascosto per anni da parte di un gruppo di fanatici apocalittici, il Progetto Eden’s Gate, che intende conquistare l’intera contea a qualunque costo. Sotto assedio e isolati dal resto del mondo, i giocatori uniranno le proprie forze con gli abitanti di Hope County per formare la Resistenza.

 

The Evil Within 2, la recensione PS4

Fa sempre sorridere quando il tempo trascorso tra un capitolo e l’altro di una serie videoludica è il medesimo sia nel mondo reale che all’interno di quello di gioco. The Evil Within 2 è ambientato tre anni dopo la fine degli eventi del precedente e si tratta dello stesso intervallo trascorso per i giocatori.

The Evil Within 2

In passato pubblico e stampa si sono trovati spaccati in due davanti alla creatura di Shinji Mikami: chi lo definiva geniale e potente, chi banale, legnoso e inutilmente intricato; la verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

Parlare di The Evil Within 2 è in realtà estremamente semplice, dato che il titolo, di fatto, dimostra come Tango Gameworks abbia imparato da critiche ed errori, facendo del proprio meglio per offrire una migliore esperienza a 360 gradi.

Il risultato non è esente da difetti, anzi: la narrativa è meno contorta e più centrata su Sebastian, questo permette di godere della storia anche nel caso non si sia giocato il precedente The Evil Within e aiuta il giocatore a non sentirsi troppo confuso e smarrito davanti agli eventi paranormali/onirici che tartasseranno costantemente la psiche del protagonista.

The Evil Within 2

Tuttavia, i personaggi incontrati risultano quasi del tutto privi di sviluppo psicologico e le vicende continuano a sembrare quelle di un film horror di serie B, caricate da un’ottima atmosfera, perfetto connubio tra horror gore a là Resident Evil e psicologico a là Silent Hill, ma senza che gli eventi in sè risultino particolarmente memorabili. Gli stessi nemici oscillano tra un design disturbato ed estremamente ispirato e una banalità sconcertante ed è più il senso di impotenza durante certe sequenze a spaventare il giocatore, che la situazione in sè.

Già rese rimovibili nel titolo originale grazie a una patch, The Evil Within 2 non ripete l’errore delle bande nere e offre un’esperienza fullscreen fin dal day one. Come già accennato, l’estetica complessiva del mondo e delle mappe di gioco è ottima, carica di un mood di profondo disagio, soprattutto negli ambienti chiusi, ma salvo rare eccezioni la sensazione che aleggia è sempre e comunque quella di “già visto”. Per fortuna la più che buona regia delle cutscene e l’ottimo lavoro di doppiaggio italiano marchio Bethesda aiutano il giocatore a rimanere coinvolto nella nuova, sventurata avventura di Sebastian Castellanos.

Dal punto di vista del gameplay, The Evil Within 2 non osa e punta alle classiche, sempreverdi meccaniche tipiche di un horror, con elementi survival e un pizzico di gdr. Con risorse centellinate e recuperabili tramite esplorazione delle mappe, il giocatore saggio punterà a un approccio cauto e stealth, soprattutto nelle prime ore di gioco in cui scarseggia la potenza offensiva.

The Evil Within 2

Torna il Gel Verde del primo titolo, necessario per potenziare le abilità di Sebastian e garantirgli maggiore forza e resistenza. Anche a livello di difficoltà standard le creature nemiche resistono molto bene ai colpi, con persino i nemici base in grado di reggere due, a volte tre pallottole in testa di pistola non potenziata. L’ottimizzazione di ciò che il mondo di gioco offre è quindi essenziale e non di rado ci si trova intenti a ingannare la basilare IA avversaria per eliminare le entità ostili con veloci e non dispendiosi attacchi alle spalle, il tutto mentre si combatte coi due peggiori avversari di The Evil Within 2: i comandi saponosi e la telecamera ribelle e spesso troppo vicina al modello del protagonista.

La curva di difficoltà si abbassa parecchio dalla seconda metà di gioco, quando l’arsenale risulta più vario ed efficace, ma è proprio in quel momento che può cominciare il vero divertimento: le mappe di gioco, inizialmente vissute come carnai di creature letali, agguati e trappole, si aprono a una maggiore esplorazione, più serena e con maggiore possibilità di scelte nel percorso da seguire per raggiungere il proprio obiettivo.

Questi ultimi si dividono in primari (ovvero quelli che fanno avanzare la trama di capitolo in capitolo) e secondari, perlopiù missioni opzionali con enigmi ambientali basilari e creature pronte a fare a pezzi Sebastian, al termine delle quali attendono succosi potenziamenti per le armi e/o collezionabili di varia natura, per nulla necessari alla conclusione della campagna ma sempre utili e spesso anche interessanti per approfondire i retroscena degli eventi.

The Evil Within 2

Sebastian Castellanos non è l’unico a poter potenziare le proprie prestazioni nel corso dell’avventura. Le armi a sua disposizione possono essere migliorate tramite i banchi di lavoro presenti all’interno delle aree di gioco, consumando le apposite risorse tanto faticosamente accumulate. Stesso dicasi per il crafting di munizioni e siringhe curative, che però sono ottenibili sia direttamente nel mondo di gioco (per quanto centellinate) che con una realizzazione “sul momento”, in loco: rimanere a secco di cure e proiettili non è mai una buona cosa, per cui il giocatore ha facoltà di realizzarli in qualunque luogo si trovi, pur consumando una quantità superiore di risorse rispetto alla creazione tramite banco di lavoro.

The Evil Within 2 prende buone idee a destra e manca dal panorama horror degli ultimi anni e le rimescola in un titolo che migliora il predecessore sotto ogni punto di vista: a discapito di una narrazione non sempre convincente e dei comandi poco reattivi, l’esperienza offerta da questo titolo Bethesda è sicuramente un piacevolissimo horror, che coon la sua longevità media di circa 18 ore riesce a fare contenti un po’ tutti, senza però soddisfare pienamente nessuno.

The Evil Within 2

Chi ha apprezzato il predecessore non potrà non godere del secondo titolo di quella che potrebbe diventare in futuro una nuova, intrigante IP; per tutti gli altri, ignari e curiosi, il consiglio è quello di dare al gioco un’occasione, pur consapevoli che i limiti e i difetti ci sono e non sono pochi.

The Evil Within 2: la nostra recensione

A tre anni dal primo “Evil Within”, Bethesda riscrive la fine del primo capitolo e si presenta al protagonista Sebastian Castellanos dicendogli: “Abbiamo scherzato, era tutto un sogno”. Ma noi lo sapevamo che era un sogno, anzi, un bruttissimo sogno! Sebastian era sopravvissuto ma aveva perso tutto, soprattutto la figlia Lily, ed è appunto da qui che riparte The Evil Within 2 per ritornare nel sogno, nell’incubo, nel mondo parallelo dove resuscitano i morti e prendono “vita” improbabili ma magnifiche creature.

Analogamente nella storia del gioco sono passati tre anni dagli eventi del “Beacon Mental Hospital” e Sebastian, provato da quelle esperienze, vaga come un ubriacone cercando di dimenticare la scomparsa della moglie e la morte in un incendio della figlia Lily. In un Bar viene avvicinato da un vecchia conoscenza, l’ex-collega Juli Kidman, che gli rivela che Lily è ancora viva perché l’organizzazione segreta Mobius ha finto la sua morte. Purtroppo Mobius continua le sue ricerche sulla mente umana lavorando sul progetto STEM ed, in questo caso, utilizzano Lily come nucleo principale di un nuovo sistema STEM per simulare una città idilliaca chiamata Union.

La supervisione di Shinji Mikami in The Evil Within 2 ci dona un miglior sequel rispetto al primo episodio.

Nel frattempo gli agenti Mobius presenti a Union hanno perso il contatto con Lily e quindi non hanno più alcun controllo sullo STEM. Sebastian è sotto ricatto e, pur di salvare la figlia, deve aiutare Mobius entrando nello STEM per farsi trasportare a Union dove scopre immediatamente che Judy ha omesso qualche piccolo particolare, la città è ora infatti trasformata in un incubo dove tutti gli abitanti sono stati uccisi o mutati in mostri sanguinari.

The Evil Within 2

Un classico survival-horror in terza persona

Chiaramente anche questo sequel è un classico survival-horror in terza persona, con le meccaniche ed il gameplay pensati dal grande Shinji Mikami che però, in questo episodio, sveste i panni della direzione per assumere il ruolo di produttore e supervisore del gioco. Rispetto al predecessore Union ci offre alcune mappe più grandi e ariose dove possiamo muoverci più liberamente ed affrontare alcuni scontri con più agio. In più siamo dotati di una specie di scanner portatile che ci aiuta a evidenziare e marcare sulla mappa gli obiettivi, i rifugi, le risorse ed i nemici presenti nell’area in cui ci stiamo muovendo. Oltre a ciò, ci rivela anche i Punti di Risonanza, ectoplasmi che forniscono suggerimenti su quanto è avvenuto nel mondo di Union. Da un lato questo strumento è molto utile per scovare oggetti e armi fondamentali per la nostra sopravvivenza, dall’altro spesso distrae e abbassa la tensione del gioco.

Anche in The Evil Within 2, armi e risorse sono scarse; quando è possibile è meglio quindi evitare di sprecarle con scontri diretti ma procedere furtivamente per evitare di essere notati o per avvicinare i nemici e ucciderli silenziosamente. Ovviamente il gioco dispone anche di un sistema di “crafting”, dobbiamo raccogliere il più possibile gli oggetti che troviamo in giro per creare risorse nuove come munizioni e salute o potenziare le armi. In realtà, esistono due modalità per creare oggetti. La prima è usando uno dei rari banchi di lavoro che troviamo di solito nei pochi rifugi presenti, la seconda è una modalità “on-the-fly”, in qualsiasi momento del gioco vogliamo. La differenza è che, utilizzando il banco di lavoro, la creazioni degli oggetti richiede un numero inferiori di componenti base per la lavorazione. E ritroveremo anche l’allucinata infermiera Tatiana che, come nel precedente gioco, ci farà sedere su una speciale sedia a rotelle che, tramite il Gel Verde che raccoglieremo dai nemici, ci permetterà di potenziare le nostre cinque abilità: Salute, Combattimento, Atletica, Furtività e Recupero.

In termini di giocabilità, i movimenti del protagonista sono analoghi al primo episodio, un po’ impacciati, legnosi e spesso nei combattimenti corpo a corpo si perde il controllo della telecamera. Ma questo, nel bene e nel male, è la caratteristica dei survival-horror di questo genere. Come accennato sopra, The Evil Within 2 sviluppa parte del gioco in ambienti all’aperto che ci consentono un approccio più rilassato agli obiettivi e dandoci l’illusione di poter scappare più facilmente se inseguiti dai mostri. E’ una modalità diversa rispetto alla solita progressione dei survival-horror. Queste aree più grandi e aperte ci trasportano più in una modalità stealth dove potremo distogliere gli zombie lanciando bottiglie prima di portarci silenziosamente dietro di loro per ucciderli.

Il cuore del terrore rimangono comunque gli spazi al chiuso dove macabre allegorie ci fanno precipitare in un cruentissimo “Gran Guignol” frequentato da impensabili creature che spesso, la velocità con cui dobbiamo fuggirle, ci impedisce di apprezzare la genialità con la quale gli sviluppatori le hanno disegnate.

The Evil Within 2 recensioneIl tutto è coeso da un numero di sequenze cinematografiche che a volte sembrano appesantire la storia. Molto meglio quando vengono utilizzati piccoli frame successivi che rendono più fluidi alcuni movimenti di Sebastian.

La storia è decisamente meglio costruita e più godibile rispetto al primo episodio, fermo restando che è inutile tentare di fare ordine razionale degli avvenimenti che ci si presentano. Spesso è meglio lasciarsi trasportare e non cercare risposte alle visioni, ai salti onirici e ai mondi che saremo costretti a visitare e da cui usciremo per vie impensabili. In questo, il lavoro fatto da Tango Gamewors è veramente egregio. Non solo le classiche scene truculente di genere sono ben disegnate ma si alternano ad un sapiente uso ti trucchi ottici e di luce che disegnano atmosfere inquietanti e angoscianti.

Tecnicamente dal punto di vista grafico il gioco è molto godibile ma abbiamo ancora qualche problema. Non di rado vi sono compenetrazioni ed il frame-rate, a volte, lascia a desiderare. Invece, notizie buone per quanto riguarda i tempi di caricamento perché è stato fatto un ottimo lavoro e quindi aspettatevi caricamenti rapidi. FSicuramente The Evil Within 2 è, sotto molti aspetti, un’esperienza ludica migliore rispetto al primo episodio. Più ragionato, più arioso, un miglior design e con un gameplay più completo. Non è certo un gioco modernissimo per quanto riguarda le meccaniche di gioco, ma resta un ottimo prodotto per tutti coloro che amano i survival-horror tradizionali.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, la recensione PS4

A poco meno di tre anni dalla pubblicazione di L’Ombra di Mordor, Warner Bros e Monolith Productions hanno dimostrato di avere le idee chiare. La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra riprende la narrazione esattamente dove il prequel si era interrotto, con giusto un breve filmato introduttivo a presentare protagonista (anzi, protagonisti) ed eventi passati.

Per quanto non sia assolutamente necessario conoscere la saga fantasy de Il Signore degli Anelli per apprezzare appieno L’Ombra della Guerra, è innegabile che non sempre il codex interno riesce a tener testa alla mole di informazioni, nomi, personaggi e terminologie che il titolo riversa sul giocatore; stesso dicasi per la caratterizzazione di Talion, il Ramingo alter ego del giocatore, il quale vede le proprie motivazioni giusto accennate nel filmato introduttivo, ma che potrebbe risultare un po’ troppo inespressivo e piatto nel caso in cui non si fosse già affezionati alle sue vicende grazie al precedente L’Ombra di Mordor.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Tutti i comprimari in linea di massima non brillano per memorabilità, ma fortunatamente la loro caratterizzazione “nella media” viene compensata da quella, eccezionale, delle fila nemiche: gli Orchi sono tutti egregiamente realizzati e doppiati (va però messo in evidenza che la localizzazione italiana semplifica o persino cancella molti giochi di parole e frasi in rima, donando a quasi tutte le creature dialettica e dizione perfette) ed è impossibile non lasciar scappare almeno qualche sorriso durante la campagna principale davanti a determinati comportamenti dei tirapiedi di Sauron.

In La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra le mappe sono estremamente più ampie e variegate rispetto al titolo precedente: questo ha limitato la resa grafica del gioco, che per mantenere un framerate stabile ha sacrificato il numero di elementi a schermo e la qualità delle texture ambientali. Il tutto riesce comunque a non risultare spoglio per merito di un design egregio, che trasuda “spirito tolkieniano”.

I puristi della saga letteraria potrebbero comunque storcere il naso davanti alla trama di La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra per via delle diverse differenze presenti, non solo cronologiche. Una delle prime critiche mosse al gioco è stata la scelta degli sviluppatori del mostrare l’entità Shelob in sembianze femminili ed estremamente sensuali, scelta che gli appassionati hanno visto come sessualizzante e denigrante nei confronti della creatura.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Ovviamente l’ultima fatica di Monolith Production si discosta non poco dalla canonicità tolkieniana, ma lo studio aveva imboccato questa strada fin dai primi istanti del primo titolo dedicato alla Terra di Mezzo, con piena consapevolezza e rispetto da parte degli sviluppatori, intenzionati a “osare” e creare qualcosa di nuovo all’interno di un universo fantasy vecchio oltre mezzo secolo, pur senza stravolgerne le regole di funzionamento.

Il gameplay è l’elemento che da subito ha fatto brillare L’Ombra di Mordor e il recente L’Ombra della Guerra: il Nemesis System, già interessante nella sua prima incarnazione, in questo titolo risulta ancora più complesso e sfaccettato, con orchi provvisti di un maggior numero di caratteristiche uniche, punti di forza e debolezza e con schemi comportamentali diversificati.

Tornano alla ribalta le missioni Faida nei confronti dei nemici che sono stati in grado di sconfiggere Talion, stavolta accompagnate da una modalità assedio in cui la componente strategica/gestionale del titolo ha la meglio: pianificare l’assalto alle fortezze nemiche (la qual cosa è possibile anche online, ai danni delle fortificazioni di altri giocatori) e assegnare ruoli ai vari orchi funziona e soddisfa e, nonostante gli elementi parametrici siano sempre quelli ad avere la meglio durante le battaglie, queste riescono comunque a offrire pathos ed emozioni.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra

Anche l’equipaggiamento del protagonista è stato reso maggiormente personalizzabile e potenziabile tramite gemme da incastonare negli appositi slot e questo, accompagnato da un maggior numero di abilità disponibili e alla libertà di sbloccarle nell’ordine più gradito, ha concesso ai giocatori di personalizzare ancor più la propria esperienza in La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra con una componente GDR solo accennata nel primo titolo.

Ovviamente il sistema non è privo di difetti: il più evidente è nel bilanciamento del farming necessario per raggiungere un concreto livello di potenza del protagonista e dei suoi scagnozzi. Questo problema non è una novità e già L’Ombra di Mordor presentava una certa monotonia nelle meccaniche di minmaxing; Monolith Production ha sicuramente aumentato la varietà di azioni da compiere, senza però offrire un’esperienza diversa da quello che, di fatto, era ed è rimasto un farming evitabilissimo e, in questo caso, reso evitabile tramite l’acquisto di comodi e velocizzanti loot box contenenti truppe orchesche pronte a sacrificarsi per la causa di Talion e Celebrimbor.

Pur se realizzato con già ben in mente la presenza di microtransazioni, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è lontano dal risultare ingiocabile o disonesto al punto da obbligare i giocatori all’acquisto di DLC con denaro reale, ma è innegabile che, in quanto il farming tendenzialmente ripetitivo era un difetto già presente ne L’Ombra di Mordor, avrebbe fatto piacere vedere il problema risolto, piuttosto che mantenuto e risolto per vie traverse.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra

I fan meno puristi della mastodontica opera di Tolkien e gli estimatori del primo titolo di Warner Bros dedicato alla Terra di Mezzo non potranno non amare anche L’Ombra della Guerra. I più scettici circa i cambiamenti storici apportati da Monolith e Warner Bros potrebbero invece rimanere ancora più infastiditi che in passato, mentre per tutti i giocatori curiosi, ma ignari degli eventi del prequel, il consiglio spassionato è di recuperare prima quest’ultimo, per riuscire a godere appieno sia del comparto narrativo di entrambi i titoli che delle effettive migliorie a tutto tondo de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra.

 

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, la recensione

Warner Bros. alza l’asticella e porta L’Ombra della Guerra nel territorio dei giochi AAA. Tre anni sono stati spesi bene da Monolith Productions e dalla Warner Bros. Interactive Entertainment. Chi pensava che “L’Ombra di Mordor” fosse stato uno dei tanti giochi d’Azione Fantasy di passaggio ha sottovalutato le ambizioni di una Major come la Warner Bros. Forti di importanti licenze da valorizzare, di giustificate ambizioni, ma soprattutto grazie al giusto budget da investire negli sviluppatori della Monolith, ecco arrivare su Console e PC l’attesissimo secondo capitolo della La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra.

Come il suo predecessore, questo seguito continua la narrazione attingendo a piene mani dai racconti del “Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien e mescolando il tutto con le sceneggiature dei film realizzati da Peter Jackson. Il giocatore veste sempre i panni di Talion, un Ramingo di Gondor che condivide il suo corpo con lo spirito dell’Elfo Celebrimbor. Al termine del primo episodio Talion e Celebrimbor, dopo aver fermato Sauron sconfiggendo gli Orchi di Mordor e la Mano Nera, decidono di forgiare un nuovo Anello del Potere con l’obiettivo di porre definitivamente la parola fine al dominio di Sauron su Mordor.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Tuttavia, una volta completato l’anello, Celebrimbor viene rapito e tenuto in ostaggio da Shelob, una Donna-Ragno che chiede a Talion di consegnarle l’Anello in cambio della liberazione dello spirito dell’Elfo. Talion accetta e Shelob, una volta liberato Celebrimbor, gli confida di avere un nemico comune in Sauron. Quindi Shalon, tramite l’Anello vede il futuro e dirige Talion verso Minas Ithil, l’ultima roccaforte Gondoriana a Mordor ,che è sotto assedio delle forze di Sauron a causa del possesso della città di un prezioso Palantir.

Il Palantir è una gemma che permette a chiunque la possieda di vedere tutto ciò che si desidera, rendendola un’arma pericolosa se dovesse cadere nelle mani di Sauron. Ma l’assedio a Minas Ithil, il possesso del Palantir ed il potere del nuovo Anello saranno solo il pretesto per un nuovo lungo viaggio attraverso le diverse regioni di Mordor, alla ricerca di alleati ed eserciti per affrontare le moltissime e variegate missioni presenti nel gioco.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, controllo e abilità invidiabili

Le meccaniche di gioco di La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra sono il risultato del sapiente mix  di quelle presenti in “Assassin Creed” e “Batman Arkham”, soprattutto nel controllo delle abilità atletiche e di combattimento di Talion. Così, per gli scontri con le orde dei nemici avremo a disposizione semplici combinazioni di tasti che risulteranno molto efficaci e che ci permetteranno di attivare sequenze micidiali sui nostri avversari.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra viodegames

Tutto questo unito al tempismo da applicare per intercettare i contrattacchi degli avversari che vengono segnalati dal sistema con indicazioni che appaiono sopra i nemici. A queste abilità si combineranno quelle soprannaturali del nostro alterego Celebrimbor che ci consentiranno di “controllare” i nemici per ottenere informazioni, rigenerare la barra salute, reclutarli nelle nostre file o altre varianti quando entreremo in contatto con Capitani o nemici di alto livello.

Ogni missione completata o ogni scontro vinto con i Capitani ci daranno punti o premi che miglioreranno le nostre caratteristiche e abilità. Nel gioco potremo quindi non solo sbloccare diverse abilità principali e loro rispettive varianti, ma anche espandere il nostro inventario con armi e armature specifiche per ogni livello raggiunto e che possono essere ulteriormente potenziate grazie alle gemme che saranno la ricompensa per alcune delle nostre imprese.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è stato sviluppato per essere un gioco open-world ed il risultato è graficamente un bellissimo mondo che potremo percorrere a piacimento. La sua gestione visiva è affidata ad una mappa circolare posta sullo schermo in basso a sinistra che rappresenta i paraggi in cui ci stiamo muovendo. Per poter invece impostare la nostra strategia di gioco dobbiamo richiamare la mappa del vastissimo universo di Mordor, suddivisa in cinque regioni, il cui accesso si sbloccherà via via che supereremo le missioni. Ogni regione ha ben evidenziato il percorso della storia principale, ma a piacere potremo divagare affrontando le più disparate missioni di cui è costellato il territorio. Questo rende il gioco molo ricco e pieno di varianti che ci consentono di accumulare punti esperienza e far evolvere il nostro personaggio in maniera molto personalizzata.

il Gameplay de L’Ombra della Guerra

La caratteristica che rende il Gameplay de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerraun gioco unico nel suo genere è il Sistema Nemesis, già presente nel precedente capitolo, ma qui ulteriormente sviluppato. Nemesis genera casualmente ed in maniera univoca i nemici appartenenti all’esercito di Sauron. Ognuno di loro ha la propria personalità, potenza, stile di combattimento e posizione gerarchica nella struttura sociale delle Tribù degli Orchi. Ogni nostra azione nei loro confronti genererà una reazione che modificherà la loro evoluzione e quindi influenzerà la progressione del gioco.

Così come, indipendentemente dalla nostra azione, ognuno di loro svilupperà le proprie personalità, rivalità, caratteristiche a seconda delle battaglie a cui parteciperanno. All’inizio non sapremo nulla di loro, saranno solo sagome senza informazioni. Talion tramite un’abilità di Celebrimbor può dominare alcuni orchi per raccogliere informazioni su di loro e così conoscere livello e posizione dei Capitani, i loro punti di forza e loro debolezze. Se li combatteremo sconfiggendoli verremo remunerati con ricompense speciali ma, se saremo noi a soccombere, il nemico salirà sia di livello che nella scala gerarchica.

Il Sistema Nemesis gestirà tutte le situazioni collegate e le possibile varianti. Gli Orchi potranno scappare, ritirarsi, tornare a cercarci facendoci cadere in un’imboscata e, se morti, anche tornare dall’aldilà per reclamare vendetta nei nostri confronti mostrando fisicamente le cicatrici dai noi inferte durante il nostro precedente combattimento. Il fatto che la storia sia in grado di evolvere grazie al nostro comportamento, sia attivo che passivo, porta, non solo a generare trame diverse, ma ci costringe ad approcci ragionati e strategici che prescindono dai semplici scontri fisici atti a migliorare il nostro armamentario. Le Regioni di Mordor, ognuna dominata da un Signore chiuso nella sua Fortezza con sotto di sé un certo numero di Capitani in grado di ricoprire differenti mansioni, non potranno essere approcciate più solo vincendo gli scontri diretti, ma per assaltare le Fortezze dovremo creare un nostro esercito, anche reclutando i nemici e una volta conquistate, queste dovranno essere difese dal ritorno del nemico.

Tutto ciò per quanto concerne la storia principale ma, come accennato in precedenza, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è un universo colmo di missioni ed avventure secondarie durante le quali i protagonisti non saranno solo gli orchi ma incontreremo creature fantastiche, mostri, draghi, un concentrato di sorprese che contribuiranno a rendere questo gioco molto stimolante e longevo.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della GuerraLa Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra si dimostra così un gioco di ottima fattura, ma non privo di alcuni difetti. Come tutti i giochi con queste meccaniche, anche qui troviamo il problema relativo al controllo della telecamera che spesso nei combattimenti non è ben controllabile e, mandandoci in confusione, ci espone al rischio di essere sconfitti dai nemici. Forse ancor più fastidioso è il difetto relativo al controllo del movimento di arrampicata che soffre di una forzatura dell’approccio all’esecuzione. Di fatto, è quasi impossibile passare in maniera fluida da una corsa, ma a volte anche da una semplice camminata, alla salita su una struttura. Si è costretti ad arrestare il personaggio prima di poter combinare all’unisono il movimento in avanti ed il tasto per saltare.

Esiste infine una Modalità Multiplayer online le cui caratteristiche la rendono di fatto uno scontro indiretto. Infatti, una volta conquistata una Regione, potremo attaccare la Fortezza di un altro giocatore o essere oggetto di un attacco avversario. Chi attacca può guidare in prima persona il suo esercito, ma dall’altra parte la difesa sarà gestita dalla CPU. Ne consegue che, a fronte di un sostanzioso “Bottino di Guerra, l’Attaccante di solito rischierà maggiormente in caso di perdita rispetto al Difensore.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è un gioco epico sotto molti punti di vista. Un comparto grafico bellissimo disegna uno splendido open-world dove si muovono personaggi e creature pensate come solo il genio di Tolkien poteva immaginare. Il Sistema Nemesis è il fiore al’occhiello della Monolith e risulta la vera chiave di volta del gioco perché crea un’avventura basata su variabili in grado di renderla unica ed avvincente allo stesso tempo. Da avere!

 

The Evil Within 2: trailer di lancio

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Per celebrare il prossimo lancio di The Evil Within 2 fissata per Venerdi 13 ottobre ecco il trailer di lancio ufficiale:

Nei panni di Sebastian Castellanos, affronterai orrori inimmaginabili per trovare tua figlia tra gli incubi dello STEM e portarla al sicuro prima che l’intero sistema collassi definitivamente intorno a te. Oltre alle ripugnanti creature che vagano per le strade, dovrai anche combattere contro nemici quali Stefano e Theodore, individui malati che hanno reso lo STEM la loro casa degli orrori, plasmandolo secondo il proprio volere. Se questo mondo venisse completamente distrutto, non resterebbe alcuna via di fuga per Sebastian e Lily.

Nei panni di Sebastian Castellanos, dovrai immergerti nuovamente in un’esperienza infernale nel seguito dell’acclamato survival horror del 2014 creato dalla mente di Shinji Mikami. Combatti creature distorte in ambienti spaventosi e affronta i tuoi peggiori incubi nel tentativo di salvare tua figlia. The Evil Within 2 sarà pubblicato in tutto il mondo venerdì 13 ottobre 2017 per PlayStation 4, Xbox One e PC. Per ulteriori informazioni sul gioco, visita www.TheEvilWithin.com.