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PES 2017, la recensione: tante conferme, ottime novità

Il 2016 non è stato un anno facile per Konami, l’azienda ha dovuto gestire il post-Hideo Kojima e il chiasso scaturito dall’uscita (incompleta) di Metal Gear Solid V. Nonostante tutto questo però, e le varie scelte di virare sempre più verso il mercato mobile e i pachinko, c’è un gioco tripla A che resta legato a doppio filo al marchio giapponese: Pes. L’acerrimo nemico dei vari Fifa è uscito anche quest’anno con Pes 2017, portando al suo fedelissimo pubblico diverse novità; la vera sfida però era confermare l’ottima qualità di Pes 2016 e se possibile portarla ancora più in alto, vediamo se tutto è andato come sperato.

Raggiunto un ottimo equilibrio, per non dire perfetto, con il gameplay del 2016, gli sviluppatori hanno deciso saggiamente di non stravolgere nulla, di non toccare troppe leve da quel punto di vista, confermando un anche per il 2017 un titolo solido dal punto di vista della qualità videoludica. Soltanto un aspetto è stato completamente rivisto e corretto, il controllo della palla, che ora è più realistico e viene gestito da una caratteristica ben precisa. Ad esempio i calciatori più tecnici come Cristiano Ronaldo o Lionel Messi sono in grado di stoppare il pallone con maggior precisione rispetto ad altri, dunque ognuno riuscirà a fermare la palla in modo diverso. Sono stati inoltre migliorati i passaggi filtranti, da sempre appannaggio della controparte Fifa, che ora tengono conto di molti più parametri rispetto al passato. In parole povere, il già ottimo gameplay dello scorso anno è diventato ulteriormente più realistico (nel caso ci fosse ancora qualche nostalgico del Pes più arcade: sono tempi andati, c’è da farsene una ragione).

Konami è poi intervenuta pesantemente sull’Intelligenza Artificiale della CPU, che appare più “umana” che mai, soprattutto se guardiamo ai titoli precedenti della serie. Il computer (o la console) ora è in grado di capire la nostra tattica e di reagire di conseguenza; se scoprite che una fascia è più scoperta dell’altra, attaccare continuamente non farà che portare copertura proprio in quella determinata zona, e così via. Un’ottima idea che vi obbligherà a cambiare stile di gioco, in ogni caso, e a inventare azioni sempre diverse.

Chi però ama profondamente la serie Pes, sa bene che un punto di forza di questo nome è l’aspetto relativo alle tattiche. Ci sono davvero numerose opzioni per modificare la tattica della nostra squadra a nostro piacimento, e trasformarla “a nostra immagine e somiglianza”. Quest’anno, oltre al classico Tiki Taka in stile Barcellona, si potrà addirittura scegliere il Gegenpressing, la famosa tattica ideata da Klopp che spinge i nostri calciatori a recuperare la palla il prima possibile dopo averla persa. Pes 2017 inoltre gode di un ottimo Team ID, il che significa che – a livelli di difficoltà più alti – le maggiori squadre del gioco si comportano esattamente come farebbero nella realtà, con le medesime tattiche. Questo rende il gioco non solo più realistico, ci costringe a giocare partite ogni volta diverse, smuovendo non poco il gameplay e tenendo ben lontana la noia.

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Peccato soltanto che, con un comparto tattico così dettagliato e squadre vicine alla realtà, manchino come al solito le licenze, che invece se la ridono beate all’interno di Fifa 17. Nei campionati mancano infatti decine e decine di squadre reali, appaiono tutte con nomi fittizi, una cosa che può annoiare non poco. L’unica salvezza è la possibilità – lasciata aperta e libera da Konami – di poter modificare tutto manualmente, oppure tramite pacchetti custom creati dagli utenti sul web (che si possono installare anche su Ps4 tramite chiavetta USB, non solo su PC). Ci vuole dunque tanta pazienza e, talvolta, anche tanta fantasia, perché molti team hanno le rose originali ma stemmi, colori, sponsor, maglie del tutto diversi.

Oltre alla mancanza delle licenze, un’altra conferma riguarda la grafica del titolo: come in passato ci troviamo ai livelli massimi per quanto riguarda i giochi sportivi, anche se quest’anno la concorrenza del motore Frostbite su Fifa 17 si fa sentire e parecchio. In ogni caso Konami ha svolto un lavoro egregio, ha aggiunto le gocce di pioggia sulla rete che salta via in caso di gol, il respiro dei calciatori durante le partite invernali, ha portato la risoluzione al Full HD 1920×1080, almeno su Ps4. I possessori di Xbox One devono invece accontentarsi a 1360×1080 pixel, possono però godere comunque dell’ormai classico commento firmato Fabio Caressa e Luca Marchegiani, che hanno subito sì qualche miglioramento, ma che iniziano a diventare un po’ stantii e sempre un po’ “artificiali”, sarebbe bello vedere dei miglioramenti sensibili da questo punto di vista, anche se non è un aspetto fondamentale della produzione.

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Chiudiamo in bellezza con le modalità di gioco, parlando subito di una Master League migliorata all’estremo e – anch’essa – più realistica che mai. Ora le partite di campionato sono suddivise per fasce orarie, esattamente come nella realtà, è possibile giocare turni di giorno come di notte, a differenza dello scorso anno in cui esisteva soltanto un orario fisso. È più appagante anche crescere le nuove leve grazie a delle statistiche perfezionate, oltre al sistema che permette di prestarli ad altre squadre. Guardando invece al mercato, bisogna curare nel minimo dettaglio ogni aspetto di ogni trattativa, che però resta sempre in superficie e non appassiona mai più di tanto. Su questo aspetto Konami ha portato a casa “ il compitino”, senza cercare qualcosa di davvero nuovo e funzionale.

Sul fronte del gioco online ritroviamo tutte le modalità che hanno reso grande il titolo fra gli appassionati del multiplayer, ovvero le divisioni in cui sfidare avversari sempre più forti, le Lobby Gioco di Squadra, il MyClub, mai visto così potente e completo. Konami ha infatti inserito le figure degli osservatori, fondamentali nella ricerca di nuovi talenti, molto più smart, immediata e precisa rispetto al passato. Migliorata sensibilmente anche l’esperienza del matchmaking, che tende a scegliere utenti con ottime connessioni in modo da scongiurare noiosi lag, capaci di mandare in aria tutta l’esperienza di gioco online.

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In definitiva in questo PES 2017 troviamo più conferme che novità, nonostante questo le aggiunte si fanno notare e sono ben fatte, mantengono il titolo al top della categoria e accendono l’eterna sfida con Fifa 17. Dal punto di vista grafico troviamo sempre più dettagli, anche il gameplay è stato migliorato e non poco, il resto dipende tutto dal nostro gusto e da cosa ci aspettiamo da un gioco sportivo simile. Certo è che Konami mantiene sempre alta l’attenzione verso il suo PES, nonostante anche quest’anno le licenze ufficiali siano andate altrove. Poco male, ci si può divertire anche senza (e con un po’ di ingegno e qualche aggiunta realizzata ad hoc dalle community).

Dishonored 2: trailer dedicato a Emily Kaldwin

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Guarda il nuovo trailer di Dishonored 2, per il team di Arkane Studios, Emily Kaldwin è sempre stata più di un semplice personaggio giocabile in Dishonored 2.

“Rappresentare correttamente Emily e renderle giustizia è diventata una specie di ossessione per noi,” spiega il direttore creativo Harvey Smith. “Come sarebbe cresciuta? Che aspetto avrebbe avuto? Come si sarebbe dovuta comportare?”

Dishonored 2: scopriamo tutti i personaggi

Dishonored 2 – Sono passati quindici anni e la bambina al centro delle vicende del primo titolo è diventata una venticinquenne forte, risoluta e perfettamente in grado di badare a se stessa. Non è solo la legittima imperatrice, sovrana assoluta dell’impero delle isole, ma è anche stata addestrata a lottare fin da piccola da suo padre, il protettore reale Corvo Attano.

Dal punto di vista della progettazione del personaggio, possiamo dire che le tre parole chiave di Emily sono: imperatrice, Dunwall e assassina,” aggiunge Smith. Questa la mette in contrasto con Corvo (anch’egli giocabile in Dishonored 2), di più umili origini e nativo di Karnaca, l’ambientazione di questo secondo capitolo. Emily si vede sottrarre il trono ed è costretta ad abbandonare Dunwall per la prima volta nella sua vita. “Per lei è un contrasto notevole,” dice Smith. “Il giorno prima era l’imperatrice e ora è una fuggitiva.”

Dishonored 2Tuttavia, Emily non è solo un personaggio con una storia: possiede anche poteri unici con cui potrà affrontare le minacce che la attendono. “Quando abbiamo deciso di donare a Emily dei poteri particolari, sapevamo che dovevano essere interessanti e spettacolari quanto quelli di Corvo,” afferma il capo progettista Dinga Bakaba. Scoprite maggiori dettagli su Emily, i suoi obiettivi e i suoi poteri nell’ultimo video, in alto.

Dishonored 2Dishonored 2 sarà disponibile in tutto il mondo a partire dall’11 novembre su PlayStation 4, Xbox One e PC. Prenotandolo ora riceverete l’accesso anticipato di un giorno e potrete iniziare a giocare 24 ore prima della data di uscita ufficiale.

Dishonored è un videogioco d’azione con ambientazione dieselpunk e dark fantasy sviluppato da Arkane Studios e pubblicato da Bethesda Softworks.

L’interfaccia di gioco è simile a quella di uno sparatutto in prima persona anche se la meccanica è di tipo stealth e per molti elementi (anche di ambientazione) ricorda molto Thief: Deadly Shadows e la serie di BioShock.

La trama si evolve come una serie di missioni che il giocatore deve svolgere in sequenza prestabilita. Tuttavia all’interno di ogni missione vi sono una serie di obbiettivi secondari (e spesso nascosti) che in genere aiutano lo svolgimento della missione principale o danno alcuni retroscena relativi alla trama. Spesso le azioni compiute durante una missione si ripercuotono anche sulle missioni successive e sulla trama in generale.

Lo svolgimento di ogni singola missione può avere diversi approcci, che vanno dal farsi strada uccidendo ogni nemico sul proprio cammino, all’evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento utilizzando vie secondarie o metodi indiretti, come possedere topi e pesci per sgattaiolare attraverso cunicoli minuscoli o stordire le guardie anziché eliminarle.

Tuttavia il gioco si basa su un sistema (simile al karma utilizzato da molti giochi) in cui le decisioni prese avranno delle conseguenze future e in cui più sangue verrà sparso dal giocatore e più il mondo di gioco sarà cupo e ostile.

PS4: in arrivo due nuovi controller

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Sony annuncia l’arrivo, previsto per le festività natalizie, di due nuovi controller professionali per PlayStation 4 PS4 e dotati di licenza ufficiale.

Nell’intento di fornire un’offerta più ricca per eSports e pro-gamer, SIEE ha contattato Razer e BigbenInteractive e li ha invitati a mettere a disposizione le proprie conoscenze e l’esperienza maturata con la progettazione di periferiche eSports per creare, appositamente per PS4, due controller da gaming professionale, completamente ottimizzati per fornire un’integrazione costante con tutti i sistemi PS4 e garantire ai giocatori di ottenere ancora di più dalla loro esperienza di gioco.

 

I due controller – il “Raiju”di Razer e il “Revolution” di Bigben Interactive (distribuiti come periferiche NACON™), offriranno configurazioni differenti e una gamma di funzioni personalizzabili, per consentire ai gamer di trovare quello che meglio si integri e si adatti al loro stile di gioco.

 

The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition, video: in claymation per #SkyrimMemories!

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The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition arriva il 28 ottobre su Xbox One, PlayStation 4 e PC, e tantissimi ricordi di #SkyrimMemories saranno aggiunti alle migliaia che i nostri fan hanno già condiviso con noi. Per celebrare l’uscita di Skyrim Special Edition, abbiamo collaborato con il grande animatore Lee Hardcastle per mostrarvi alcuni tra le #SkyrimMemories più popolari dei nostri fan.

Vincitore di oltre 200 riconoscimenti di Gioco dell’Anno, Skyrim Special Editionporta sui vostri schermi il fantasy epico con incredibile dettaglio. La Special Editioninclude l’acclamato gioco e tutti i DLC, più nuove funzionalità, come grafica ed effetti rinnovati, raggi di luce volumetrici, campo visivo dinamico, superfici riflettenti e altro ancora. Inoltre, Skyrim Special Edition porta su PC, Xbox One e PlayStation 4 tutta la flessibilità dei mod.

Assetto Corsa, la recensione: la vera guida simulativa arriva su console

Il mercato attuale è praticamente saturo di racing game, molti titoli sanno di essere smaccatamente arcade e lo dimostrano con fierezza, altri combattono per conquistare il trono della “migliore esperienza simulativa”. Fra questi ce n’è uno in particolare che, dai tempi della sua uscita su PC, ha saputo subito lasciare il segno nel settore; un “gioco” creato sul campo, in pista, grazie a un team di sviluppatori (i ragazzi di Kunos Simulazioni) che hanno ricreato uno studio ai bordi del circuito di Vallelunga per toccare con mano ciò che stavano traducendo in numeri e algoritmi. Parliamo di Assetto Corsa, un simulatore di guida che sin dalla carta parte con alcuni prestigiosi vantaggi: i circuiti proposti sono stati ricreati grazie alla tecnica Laserscan, dunque ogni curva, ogni cordolo, è preciso al millimetro, così come le pendenze sono esattamente come nella realtà. E ancora ogni singola auto è stata creata con cura maniacale, spesso anche in collaborazione con i produttori, ci sono più di ottanta veicoli nel parco auto base e abbiamo tre modalità di gioco diverse per mettere alla prova la nostra abilità alla guida. Il vero punto forte dell’intera produzione è però uno soltanto: la fisica di precisione, su cui ogni meccanica si appoggia.

https://youtu.be/kdSROTV0NIM

Mettersi al volante di uno qualsiasi dei bolidi proposti da Assetto Corsa equivale praticamente a essere fisicamente nell’abitacolo: gli sviluppatori hanno analizzato e tradotto in digitale ogni variazione possibile in real time, dagli heat cycle allo spiattellamento delle gomme, passando per la simulazione delle condizioni di luce che tiene conto delle vere coordinate geografiche, in modo da sapere con esattezza la posizione del sole in ogni momento del giorno. Tutte queste caratteristiche però le abbiamo conosciute e apprezzate già su PC, serve a poco soffermarsi ancora, la vera sfida era portare tutto su PlayStation 4 e Xbox One, come mercato comanda. Una sfida che certamente, a livello di prestazioni, è stata sicuramente portata a termine con successo: l’intero comparto che gestisce la fisica ovviamente è stato traslato alla perfezione, ma a sconvolgere è la resa grafica, rimasta di notevole qualità e a 60fps fissi sia su Ps4 (1080p) che su Xbox One (900p). Deludono soltanto alcuni poligoni al di fuori del tracciato, pensiamo ad esempio agli alberi che appaiono un po’ squadrati, come fossero in un titolo di qualche generazione fa, ma parliamo di dettagli che a 300 km/h neppure si notano. Il vero problema del mondo console è in realtà un altro: toglietevi dalla testa di poter giocare con un gamepad.

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Proprio per la minuziosità con cui nel gioco è ricreata la fisica dei veicoli e degli ambienti, guidare con un pad toglie all’esperienza almeno il 70% della sua emozione, del suo realismo. Una frase che potrebbe sconvolgere, perché di natura le console sono legate ai loro controller, ma purtroppo è la pura verità. [EDIT Patch 1.03: i controlli con il pad sono migliorati notevolmente, è stato anche adattato l’angolo di rotazione dello sterzo e la relativa animazione nel cockpit, anni luce avanti rispetto alle prime versioni del gioco su console). Ovviamente, con qualche accorgimento e un setup preciso al millimetro, si riesce a gestire le corse anche senza avere un volante, ma – ancora una volta – l’esperienza di gioco risulta totalmente falsata. Chiamiamolo un difetto a metà, poiché sapendolo prima basta organizzarsi e prendere un volante compatibile; anche qui però c’è da fare attenzione, perché non tutti i volanti presenti attualmente sul mercato per Ps4 e Xbox One sono compatibili, sul sito ufficiale trovate una lista dettagliata per essere sicuri al 100% prima di effettuare un nuovo acquisto (o per verificare se l’attrezzatura che già possedete può bastare). Superato lo scoglio del pad però, e pronti a guidare con un volante fra le mani, Assetto Corsa spicca letteralmente il volo: ogni variazione del motore, ogni centimetro di strada si sente sulla pelle, così come ogni piccolo errore ci costa il riprovare da zero, alla ricerca della perfezione.

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A vedere il pelo nell’uovo, possiamo trovare il menu di gioco un po’ scarno, se cercate un sostituto di Forza nei contenuti avete sbagliato titolo: qui abbiamo tre strade differenti, gli eventi speciali (sempre diversi), la guida “casuale” (dalla pratica alla gara online, passando per l’attacco al tempo e il drift) e – secondo noi la più affascinante – la carriera. Quest’ultima è infatti impegnativa, coinvolgente, emozionante, seppur un po’ limitata e ripetitiva. A costo di risultare ripetitivi anche noi però, sottolineiamo ancora una volta che i punti di forza di Assetto Corsa sono altrove: nell’esperienza di guida a 360 gradi, che con gli aiuti ridotti all’osso ci porta davvero sull’asfalto rovente. A oggi non c’è nessun altro prodotto che possa fornire la medesima immersione, precisione, cura dei dettagli (in strada come all’interno dell’abitacolo); anche il comparto audio è eccezionale, ogni vettura ha i suoi effetti ricreati alla perfezione, dallo stacco del pedale al cambio, se poi vi capita di uscire fuori strada (e capiterà, fidatevi…) e beccate qualche sassolino, lo sentirete fra le ruote anche tornati in pista, finché non andrà via.

Assetto Corsa dunque non è un titolo per tutti, soprattutto se consideriamo che all’interno dei box si può mettere a punto l’auto come se fossimo degli autentici ingegneri, modificando ogni parametro esistente nel mondo delle corse. Inoltre per godere di tutte le sue potenzialità è necessario avere un buon volante con force feedback, la levetta analogica del controller è troppo corta, imprecisa, per restituire un’esperienza degna di nota. Il lavoro fatto per portare il gioco su console è magnifico, le rinunce rispetto al mondo PC sono tutto sommato accettabili, cosa non da poco è un orgoglio tutto italiano. Solitamente non riusciamo mai a competere con i grandi studi internazionali, qualcosa però nel nostro Paese sta cambiando, per una volta siamo i primi della classe, mettete in moto e godetevela fino al traguardo. E subito dopo ripartire ancora.

Dishonored 2: il nuovo trailer live action

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Guarda il nuovo trailer live action per Dishonored 2, “Riprenditi ciò che ti appartiene”. Quando Delilah, una strega versata nell’arte della magia nera, usurpa il trono lasciando il destino delle isole appeso a un filo, fino a dove vi spingerete per dare la caccia ai vostri nemici e riprendervi ciò che vi appartiene?

https://www.youtube.com/watch?v=Cweg1GM7zSE

Vestite nuovamente i panni di un assassino soprannaturale in Dishonored 2, il nuovo capitolo dell’acclamata serie di Arkane Studios, in uscita in tutto il mondo l’11 novembre 2016 per PlayStation 4, Xbox One e PC. Nei panni di Emily o di Corvo, viaggiate ben oltre le leggendarie strade di Dunwall e raggiungete Karnaca, un’antica città costiera che nasconde la chiave per riportare Emily al potere. Armati del marchio dell’Esterno e di incredibili nuovi poteri soprannaturali, date la caccia ai vostri nemici e cambiate per sempre il destino dell’impero.

Dishonored 2Prenotando Dishonored 2, potrete iniziare a giocare un giorno prima della pubblicazione ufficiale e riceverete una copia gratuita di Dishonored: Definitive Edition, l’originale e acclamato primo capitolo della serie, vincitore di oltre 100 riconoscimenti come “Gioco dell’anno”, più tutti I suoi DLC

Per maggiori informazioni su Dishonored 2, visitate dishonored.bethesda.net.

 

 

Dragon Quest Builders, la recensione: il Gioco di Ruolo a cubetti

La diffusione capillare della connessione Internet ha concesso a tantissime persone di condividere i propri gusti e idee sugli argomenti più svariati con centinaia, migliaia, milioni di utenti. La logica conseguenza sarebbe dovuta essere la promozione della diversità d’opinione, mentre si è giunti a una paradossale e inarrestabile scomparsa di qualunque tonalità di grigio: una personaggio pubblico è santo o merita la morte, un film è pura arte o immondizia di celluloide, un videogame è perfetto o ingiocabile. Anche Dragon Quest Builders, recente spin-off della saga trentennale, non è riuscito a sfuggire a un giudizio spietato e senza condizionali: non tutti i fan del brand hanno apprezzato l’idea di un titolo ispirato al “malefico” Minecraft, convinti che il tutto si sarebbe esaurito in un mostro di Frankenstein dalle uova d’oro. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo, nonostante il popolo della rete sia sempre più rigido nell’apprezzare qualunque “variazione sul tema” e i remake dei reboot dei remastered riscuotano più successo delle sperimentazioni coraggiose.

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Dragoncraft…

Dragon Quest Builders ricalca senza vergogna la struttura sandbox e l’estetica voxel del titolo di Mojang: il mondo “cubettoso” e le leggi della fisica sono simili, quando non identiche. Carbone, rubini, diamanti, ferro, rame, ossidiana: un giocatore di Minecraft si sentirebbe immediatamente “a casa” durante l’estrazione mineraria in una grotta di Dragon Quest Builders.

Anche le meccaniche di gioco pescano a piene mani dalla stessa fonte d’ispirazione, con la presenza di una “barra della fame”, tavoli di lavoro diversi per diversi tipi di ricette, una gestione dell’inventario incredibilmente simile e un ciclo giorno-notte in cui l’aggressività dei mostri s’intensificherà al calare del sole. La lista delle somiglianze è lunga e per fortuna lo stesso può esser detto delle differenze.

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… Ma anche no

Dragon Quest Builders è un gioco estremamente lineare nonostante l’ambientazione simil open-world, con dialoghi frequenti e l’avanzamento vincolato agli eventi della trama principale. I progetti di costruzione sono altrettanto rigidi e chiederanno al giocatore di attenersi alle indicazioni, collocando mobilia, decorazioni e blocchi di materiale in posizioni precise, pena il non riconoscimento della costruzione da parte del gioco; stesso discorso per le ricette, che verranno apprese automaticamente non appena raccolto un materiale per la prima volta e che richiederanno il semplice possesso dei componenti e non un loro assemblaggio sul tavolo di lavoro.

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Le apparenze ingannano

Quanto discusso finora potrebbe far pensare che Dragon Quest Builders altro non sia che n www poco ispirato di Minecraft. Fortunatamente, la realtà è ben diversa: il gioco offre un nuovo approccio a un sistema di crafting già rodato, sicuramente semplificandolo sotto molti – troppi – aspetti, ma accompagnando un gameplay più snello all’intramontabile stile della saga di Dragon Quest. La grafica è gradevole, coloratissima, il bestiario comprende numerose creature leggendarie del brand, il character design mantiene il tratto iconico che ha accompagnato la crescita di oltre due generazioni di videogiocatori.

Come già detto, la trama ricopre un ruolo imprescindibile e riprende gli eventi del primo Dragon Quest, proseguendoli in una sorta di “universo alternativo” in cui il malvagio Dragonlord è riuscito ad ingannare e sconfiggere l’Eroe. Compito del giocatore sarà quindi la ricostruzione del mondo di Alefgard, ormai dominato dai mostri e sprofondato nelle tenebre.

Nonostante i toni scanzonati, gli eventi e i dialoghi risultano più interessanti e maturi di quanto ci si potrebbe aspettare da un gioco cubettoso e colorato; peccato quindi per la totale assenza di doppiaggio e lo scarso numero di tracce dell’OST, che potrebbero spazientire molti giocatori. In compenso, il comparto tecnico del gioco è di tutto rispetto e garantisce un framerate stabile e un field of view profondo, per quanto ovviamente le versioni old-gen e portatile soffrano di occasionali rallentamenti.

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Dejavu: quando il gatto nero passa quattro volte

Come è logico aspettarsi da un titolo del genere, la longevità è notevole e il completamento della campagna principale occuperà almeno 40 ore, completismo escluso; tuttavia, l’espediente (non solo narrativo) per arrivare a una simile durata potrebbe risultare sgradito. Il gioco è suddiviso in 4 capitoli, ciascuno ambientato in una diversa isola di Alefgard, in cui il protagonista dovrà aiutare la popolazione a ricostruire  la propria città, sventare la minaccia dei mostri e risolvere problemi logistici.

Con l’avanzare delle missioni saranno disponibili materiali sempre più preziosi e, di conseguenza, armi, armature e accessori sempre più potenti, edifici più complessi e spazi maggiori. Il problema è che, una volta terminato il capitolo, il giocatore si troverà sbalzato su una nuova isola e privato sia dei materiali che delle ricette, in una sorta di “restart forzato”. Va precisato che non tutti i progetti andranno perduti e che ogni sezione di gioco aggiunge sia nuove meccaniche (come la pesca) che difficoltà, ma la sensazione generale è quella di un indesiderato new game plus ricorrente… Un po’ come se , terminato uno dei dischi dei vecchi Final Fantasy, i personaggi fossero stati puntualmente riportati al livello 1 e con equipaggiamento di base.

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Essere un appassionato di Minecraft e/o di Dragon Quest non è condizione sufficiente per apprezzare questo titolo: si tratta infatti di un ibrido originale, che trae ispirazione da ambo le parti ma non vuole né può essere categorizzato in nessuna delle due. I combattimenti poco ispirati, la mancanza di libertà nel crafting  e la netta separazione tra i capitoli possono infastidire, ma accettando questi aspetti come elementi proprietari del gioco e non necessariamente come difetti, Dragon Quest Builders potrebbe risultare il giusto compromesso per chi non apprezza la dispersività di Minecraft e vorrebbe giocare i Dragon Quest in ogni occasione e in tutte le possibili salse.

Dishonored 2: narrativa epica e missioni a tema

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Dopo la photogallery sulle armi arriva un nuovo contributo video su Dishonored 2 – imperatrice Emily Kaldwin o Protettore Reale Corvo Attano? Approccio violento e caotico, furtivo e non letale o una via di mezzo? Dishonored 2 vi permetterà di compiere svariate scelte. E non solo per quanto riguarda il personaggio utilizzato o il comportamento da tenere a Karnaca, ma anche le missioni stesse.

“Volevamo ricreare le classiche missioni di Dishonored, con un luogo ben difeso, un proprio personaggio… una propria natura… e un bersaglio importante”, spiega il direttore creativo, Harvey Smith, “Ma volevamo anche sviluppare un tema epico, a livello di narrativa e di meccaniche di gioco, creando ambienti assolutamente memorabili da esplorare”.

Prendete, ad esempio, il Distretto delle Polveri: non solo dovrete affrontare le occasionali tempeste di polvere, che oscureranno la visuale dei nemici e del vostro personaggio, ma avrete anche due possibili bersagli, con la possibilità di completare le missioni seguendo un approccio letale o non letale. A Villa Meccania, i giocatori dovranno risolvere vari enigmi per aprirsi la strada attraverso un edificio che può letteralmente cambiare la configurazione delle stanze… e persino muoversi attraverso gli spazi tra le pareti. La missione “Una crepa nel muro” permetterà di spostarsi tra due epoche temporali, passando liberamente da una all’altra per raggiungere l’obiettivo. Altre missioni, come, ad esempio, quella del Conservatorio Reale, permetteranno ai giocatori di esplorare un mondo vittoriano alternativo, ambientato nell’impero delle isole.

Come nel primo Dishonored, potrete scegliere dove andare e come arrivarci. “In una partita a Dishonored 2, vedrete solo il 20% del gioco, quindi è difficile che due giocatori affrontino lo stesso percorso”, afferma Smith. Ora, con le missioni a tema di Dishonored 2, avrete molte altre opzioni a disposizione. “Ci siamo sforzati per fornire ai giocatori moltissime cose da fare, moltissimi modi per farle e, quindi, moltissime scelte. Vorrei che i giocatori percepissero le infinite possibilità offerte.”, spiega il capo progettista dei livelli, Christophe Carrier.

Dishonored 2 ripropone le classiche missioni di Dishonored… ma con un’innovazione. Oltre ad avere un luogo ben difeso e un obiettivo importante, ogni missione del gioco sarà incentrata su un particolare tema. Che si tratti di più bersagli, di viaggi nel tempo, di una tenuta con stanze trasformabili o di un edificio con ambientazione vittoriana alternativa, Dishonored 2 eleva le missioni disponibili a un livello superiore e offre ulteriori opzioni di gioco con la nuova ambientazione della storia.

Rise of the Tomb Raider per Ps4, la recensione: l’Uncharted per adulti

Per chi è nato e cresciuto agli inizi degli anni ’90, Lara Croft è una leggenda videoludica al pari di Crash Bandicoot, Spyro the Dragon, Rayman e Super Mario. Un’eroina che, per quanto sessualizzata in maniera quasi comica, ha incarnato l’ideale di donna bella e conturbante ma forte, intelligente e istruita. Un grosso passo avanti per il “sesso debole”, se paragonata alle altre ben più classiche mistress in distress: anfibi e pantaloncini sostituivano gonne e merletti, pistole e rampini risultavano più efficaci di sguardi languidi e voci soavi. Non c’è da stupirsi, quindi, se Rise of the Tomb Raider sia stato oggetto di grandi aspettative da parte dei videogiocatori Sony, costretti ad aspettare quasi un anno per via dell’esclusiva temporanea di Microsoft sul titolo.

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Croft’s Fortune

Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration è, come suggerito dal nome stesso, la versione definitiva del titolo, approdata su Playstation 4 in occasione del ventennale di nascita della saga Tomb Raider. Si tratta di un bundle molto interessante, comprensivo del gioco completo, tutti i DLC finora rilasciati più alcuni creati in occasione dell’importante anniversario: esempi sono il capitolo “Legami di sangue”, comprensivo di supporto al Playstation VR per essere giocato in prima persona e la modalità Stoicismo, giocabile anche in co-op con un altri utenti connessi al Playstation Network.

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Partendo dalla copertina, proseguendo con il genere di gioco, sino alla tipologia di ambientazioni e protagonista, è inevitabile che si presenti nella mente di chiunque il paragone con la saga Uncharted di Naughty Dog. Per fortuna, già durante le prime ore Rise of the Tomb Raider mostra una sua maturità e autonomia, sia nel gameplay che nei toni. Rispetto al prequel del 2013 si presentano eventi meno frenetici ed atmosfera nettamente più cupa. La tensione prevale sulla paura, Lara è ancora giovane ma molto più matura e non esiterà ad uccidere brutalmente animali e persone per sopravvivere e raggiungere il proprio scopo, consapevole della pericolosità delle proprie azioni e di come situazioni estreme richiedano contromisure estreme; allo stesso modo, i “cattivi” mostreranno una serietà ed una spietatezza assai lontane dalle tinte fumettistiche, a volte persino persino comiche di Uncharted, con omicidi, torture e menomazioni che fioccheranno come allergie in primavera, senza buonismo ma neppure gore gratuito. La stessa protagonista non sentirà mai il bisogno di smorzare la tensione con freddure e battutine pensate ad alta voce: questo aiuta certamente il giocatore a percepire il malessere della giovane, la sua stanchezza, i suoi timori, ma potrebbe anche appesantire eccessivamente una narrazione poco originale e che punta ad un registro costantemente alto.

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Una Lara per tutti i gusti

Il titolo sviluppato da Crystal Dynamics si differenzia dalla saga “concorrente” anche nel sistema di gioco. Rise of the Tomb Raider offre innanzi tutto una grande varietà di abbigliamenti, ciascuno con la propria abilità passiva ed estetica unica, ma non mancheranno le armi bianche, da fuoco e gli insostituibili archi, il tutto potenziabile con i materiali reperiti durante l’esplorazione. Anche le abilità della protagonista possono essere migliorate grazie ai punti ottenuti tramite level up: decifrare testi antichi, recuperare tesori nascosti, cacciare, uccidere… Ogni azione donerà esperienza e sarà quindi possibile personalizzare il proprio stile di gioco, scegliendo ad esempio di aumentare la furtività di Lara per facilitare l’approccio silenzioso, o la sua resistenza a ferite ed esplosioni nel caso si preferisca fare terra bruciata intorno a sé.

La complessità di scontri ed enigmi rimane comunque più che gestibile anche per i meno avvezzi alla tipologia di gioco; fortunatamente, Rise of the Tomb Raider permette sia di scegliere tra ben quattro livelli di difficoltà che di personalizzare le missioni tramite carte avventura, veri e propri moltiplicatori di punteggio che applicheranno bonus o malus durante la partita… O semplici “effetti divertenti” (un tempo chiamati “trucchi”) come le teste giganti o un poco sobrio arcobaleno nella scia della protagonista.

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Meno esplosioni, più esplorazione

Rise of the Tomb Raider è riuscito nel delicatissimo compito di ispirarsi alla saga di Uncharted pur costruendosi una propria identità. Un gameplay semplice ma divertente, un’avventura dalla trama non esaltante ma che presenta situazioni adrenaliniche e brutali, il tutto in un titolo vario nelle ambientazioni e dalla notevole longevità: esplorando le aree facoltative e giocando i DLC, è possibile superare agevolmente le 45 ore di durata, con persino puzzle ambientali e collezionabili posizionati in maniera da aiutare il giocatore a ricostruire gli avvenimenti pregressi. La resa tecnica è ragguardevole, con framerate stabile e texture ben fatte, soprattutto per un titolo nato a cavallo di due generazioni console; unica pecca sono i caricamenti troppo lunghi, per fortuna poco frequenti. Ultimo, ma non meno importante aspetto è la localizzazione di testi e parlato, resi in un ottimo italiano… Purtroppo, per contrappasso il titolo occuperà oltre 40 GB di spazio per essere installato nella sua versione digitale.

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Un T-X dal cuore d’oro

Nel mercato moderno di videogames, fumetti e piccolo e grande schermo si ha la tendenza a umanizzare e approfondire personaggi “classici”. Dopo 20 anni di vita, la rinascita di Lara Croft dalle abili mani di Crystal Dynamics è appena all’inizio e il risultato pare interessante, ma ancora acerbo e potenzialmente spiazzante per i fan di vecchia data. A parte questa incertezza, Rise of the Tomb Raider è un titolo in grado di offrire ore ed ore di gameplay di qualità, con contenuti aggiuntivi originali e ben pensati. Resta da vedere quale percorso imboccherà la crescita della protagonista e se riuscirà a costruirsi una personalità lontana sia dai cliché eroistici e sentimentali che dall’invadente ombra di Nathan Drake.

Skylanders Academy: nuovo trailer della serie animata

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Activision Blizzard ha diffuso il nuovo trailer della serie di animazione Skylanders Academy, che andrà in onda in esclusiva su Netflix venerdì 28 ottobre. Skylanders Academy, la serie originale Netflix dedicata ai bambini, è la prima produzione creata da Activision Blizzard Studios.

Basato sul pioneristico franchise di videogiochi Skylanders® di Activision Blizzard, Skylanders Academy segue le eroiche avventure di Spyro, Eruptor, Stealth Elf, Jet-Vac e Pop Fizz nel loro viaggio attraverso il vasto universo delle Skylands, proteggendolo dalle forze del male. Skylanders Academy promette di tenere gli spettatori incollati alle poltrone grazie a epiche avventure per bambini di tutte l’età. 

Prodotto sotto la supervisione dello showrunner Eric Rogers (Futurama), la serie include le voci di Justin Long (Dodgeball) nei panni di Spyro; Ashley Tisdale (High School Musical) nei panni di Stealth Elf; Jonathan Banks (Breaking Bad) nei panni di Eruptor e Norm MacDonald (Saturday Night Live) nei panni di Glumshanks. Altre voci celebri includono, tra gli altri, Susan Sarandon, Daniel Wu, Bobcat Goldthwait, The Diamond Minecart, Parker Posey, James Hetfield, Catherine O’Hara, Chris Diamantopoulos e Harland Williams.

I co-presidenti di Activision Blizzard Studios, Stacey Sher e Nick van Dyk, sono affiancati dal CEO di Activision Blizzard Bobby Kotick e da Sander Schwartz, il producer premiato agli Emmy, padre di serie animate quali The Batman e The Aquabats! Super Show!, come produttori esecutivi dello show. Skylanders Academy è stato animato dallo studio francese di fama internazionale TeamTO.

Entra a far parte del pubblico mondiale di Netflix con lo stile di Skylanders dal 28 ottobre. La seconda stagione di Skylanders Academy verrà lanciata in anteprima su Netflix verso la fine del 2017.

Il nuovo gioco di Skylanders, Skylanders Imaginators, consentirà ai giocatori di scatenare la loro immaginazione dando loro la possibilità di creare i propri Skylanders personalizzati. Skylanders Imaginators arriverà sugli scaffali dei negozi italiani il 14 ottobre 2016.