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Agony: recensione

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Agony: recensione

La nostra agonia per una delusione inaspettata.

Tutto è iniziato nel novembre 2016, quando gli sviluppatori di Agony hanno avviato una campagna Kickstarter per finanziare la creazione del gioco. Nell’arco di due mesi la campagna ha superato l’obiettivo prefissato e così il MadMind Studio si è lanciato nella sua produzione. Non giriamoci molto intorno, le componenti “Violenza&Sesso” hanno sicuramente avuto buon gioco nel far sì che la campagna Kickstarter venisse chiusa in così poco tempo. Ma poi, a sostegno di questa produzione che da subito si è ambiziosamente dichiarata “solo per adulti”, ne è seguita una studiata campagna marketing basata su screenshot e ottimi video, che hanno contribuito a creare una grande aspettativa.

Che Agony cercasse la fama di gioco dannato, era quindi chiaro sin dall’inizio. Questa ambiziosa sfida era basata su un uso eccessivo di violenza mescolato a sesso esplicito. Ma, come al solito, le ambizioni si scontrano con la dura realtà del mercato e quindi gli sviluppatori, per poter evitare la valutazione “Solo per adulti” da parte dell’agenzia Nordamericana ESRB che avrebbe compromesso la commercializzazione, hanno tagliato le sequenze più crude e spaventose per consentire così al gioco di ricevere un rating che permettesse di esser valutato accettabile anche dall’Agenzia Paneuropea PEGI.

Ma rutto questo non è servito a far sì che la nostra prova non iniziasse subito nel peggiore dei modi. Ricevuto un codice digitale del gioco per Xbox ho iniziato il test e, come di consueto, per poter scrivere e documentare una corretta recensione, ho catturato una prima immagine del Menu principale pensando di acquisire immagini e video del Gameplay successivamente Purtroppo non sono andato molto lontano. Con mia grandissima sorpresa ho ricevuto una email dal “Il Team per la conformità alle norme di Xbox Live” con Oggetto: Notifica di provvedimento disciplinare Xbox Live. Vi risparmio il contenuto verboso. In sintesi, sono stato sospeso per 24 ore dal Servizio Xbox Live per aver catturato un’immagine che ha violato le regole di integrità morale del servizio. Quindi, questo non è solo un consiglio a tutti voi per non incorrere in analoghe sanzioni, ma è anche il primo problema ascrivibile al gioco.

Agony recensionePassate le 24 ore di ingiusta punizione eccoci finalmente alle prese con Agony. Si tratta di un’avventura horror con prospettiva in prima persona (FPS) dove impersoniamo un’anima dannata che si ritrova catapultata nelle profondità dell’Inferno senza alcun ricordo del suo passato. Il nostro obiettivo principale è cercare ed incontrare la Dea Rossa, uno dei creatori dell’Inferno, per poter fuggire da questo luogo e tornare nel mondo dei vivi. Il nostro cammino sarà lungo e ostacolato dall’incontro con molti Demoni che dovremo evitare accovacciandoci e trattenendo il respiro con una tipica modalità Stealth. Ma, per proseguire, potremo avvalerci anche dell’abilità di possedere altre anime dannate e, più avanti nel gioco, anche di alcuni Demoni. Il tutto, con l’aggiunta di puzzle da risolvere per sbloccare nuove aree e la raccolta di vari oggetti collezionabili, come teschi e cuori.

Ed ora, controller alla mano, affrontiamo il Gameplay che, da subito, non convince. Molto criptico e poco chiaro; solo aiutato da piccoli suggerimenti che appaiono a video, mostra tutta la sua fragilità nei meccanismi utilizzati per progredire. Nonostante un comando a disposizione permetta di capire dove andare, la vastità dei luoghi e la curiosità dell’esplorazione per trovare oggetti o scoprire segreti, porta spesso a perdersi, ma soprattutto a fare brutti incontri. E qui arriviamo al secondo problema. Come accennato in precedenza, sulla strada della Dea Rossa incontreremo dei Demoni che dovremo cercare di evitare pena la morte. Ma, in Agony la morte è solo un passaggio transitorio mutuato dal fatto che una volta uccisi abbiamo un breve lasso di tempo per impossessarci di un’altra anima e poter riprendere il gioco da quel punto. Se non riusciremo a farlo resusciteremo in punti prestabiliti chiamati “Specchi dell’Anima”, che non sono altro che i checkpoint automatici del gioco. Le meccaniche della possessione, della nostra morte e della rinascita ricordano quelle dei giochi “Souls-Like” per cui, spesso ci troviamo a ripercorre i nostri passi penalizzati da una ripetitività molto frustrante. Con l’aggravante che, dopo tre morti, la nostra resurrezione viene assegnata ad un checkpoint molto più indietro nella storia, facendo arrabbiare anche i giocatori più pazienti perché, in nessun modo questo vieni comunicato. Anche ad un livello normale di difficoltà, la poca pratica iniziale e l’aggressività estremamente elevata dei Demoni, rendono le prime parti del gioco un po’ troppo difficili e monotone, costringendoci ad evitare di esplorare gli ambienti per non incorrere nel rischio di esser uccisi troppo spesso. Solo iniziando una partita con difficoltà facile si riescono a possedere i corpi semplicemente premendo un pulsante; ma, soprattutto vengono date quelle informazioni basilari sulle meccaniche del gioco che dovrebbero essere spiegate chiaramente a qualsiasi difficoltà, per poter evitare la frustrazione della disarmante ripetitività.

Questo è un vero peccato perché, a dispetto di un’acuta frustrazione dovuta al cattivo Gameplay, gli ambienti sono incredibili e magnificamente dettagliati. Gli artisti di MadMind Studio hanno immaginato un Inferno truculento, violento, grottesco e splatter come nessun gioco aveva raggiunto in termini di ambientazioni. Che siano spazi ristretti o ariose ed immense caverne, vale la pena soffermarsi sui dettagli per apprezzare quanta insana fantasia sia stata utilizzata per disegnare i livelli di Agony. I disegnatori meritano il premio per la grafica più oscena mai portata in un videogioco e purtroppo a causa delle scene censurate non sapremo mai sino a dove si siano spinti. Ma si badi bene, nessuna paura, nessuno spavento, solo uno shock d’orrore per i nostri occhi, che forse troppo presto diventerà abitudine.

Agony recensioneDal punto di vista tecnico Agony è un groviera. Con il sonoro gli sviluppatori hanno fatto un buon lavoro per supportare dal punto di vista audio l’inferno che graficamente hanno pensato. Purtroppo, sin dall’inizio sono presenti distorsioni audio e fruscii che palesemente risultano difetti molto fastidiosi. A questi sono associati problemi nei dialoghi che frequentemente si inceppano o saltano del tutto. Anche la componente video presenta vistosi problemi grafici con Tearing continui e Texture non proprio degne di un gioco moderno. Ci auguriamo che gli sviluppatori ci mettano a disposizione una patch al più presto.

Il gioco ha una durata che può raggiungere anche le 10 ore, considerando in questo calcolo molto tempo perso nel ripetere il già fatto. La storia ha sette finali, quindi abbiamo la possibilità di allungare la longevità del gioco cercando di portarli a temine tutti. Oltre a ciò esistono altre due modalità: Agonia e Succube. La prima è costituita da una serie di livelli generati proceduralmente da cui dovremo fuggire il più presto possibile. La modalità Succube si sblocca invece solo al termine della campagna principale e ci permettere di riviverla vestendo questa volta i panni del Demone con fattezze femminile. Modalità sicuramente molto interessante e, per certi versi, più divertente della prima.

Purtroppo Agony è una delusione. Tutti gli sforzi grafici fatti per immaginare un Inferno disturbato, oscenamente fantastico e sadicamente cattivo, vengono resi vani da un comparto tecnico scarso ma, soprattutto, da un Gameplay confuso, non chiaro, particolarmente insufficiente.

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