Assassin’s Creed Shadows, la recensione su Xbox Series X

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Dopo Assassin’s Creed: Valhalla e Assassin’s Creed Mirage un nuovo viaggio nella storia ci attende, e questa volta la destinazione è il Giappone feudale. Assassin’s Creed Shadows riavvolge il nastro sino alla fine dell’era Sengoku, dove facciamo la conoscenza di Naoe e Yasuke. I due protagonisti sono caratterizzati da background e gameplay diversi, ma finiscono per riunire le loro forze per giungere al compimento dei loro destini.

Ubisoft tenta il tutto per tutto per uscire dall’empasse negativo degli ultimi tempi, e la prova fornita da questa nuova avventura della cricca degli assassini è positiva. Non urliamo al capolavoro per via di un approccio punitivo rispetto al sistema di progressione, ma sotto il profilo artistico non si discute. Senza indugiare oltremodo, vi lasciamo alla nostra recensione di Assassin’s Creed Shadows, nella sua versione per console Xbox Series X.

La fine di un’era e l’inizio di una storia

Siamo alla fine dell’era Sengoku, un periodo che ha segnato tragicamente la storia del moderno giappone per via delle numerose e sanguinose guerre civili che hanno coinvolto le varie popolazioni locali. Chi si fregiava della vittoria sui vari clan acquisiva, con il tempo, sempre più potere e così fece Oda Nobunaga che, dalla sua, poteva vantare la presenza di spietati sicari conosciuti con l’appellativo di Ronin, e soldati pronti a dare la vita per un ideale. Tra le fila di quest’ultimi vi è Yasuke, un prestante combattente di origini africane che inizia a sentirsi un pesce fuor d’acqua dinnanzi a quegli eccidi, lasciando spazio a numerosi interrogativi.

Il destino del famoso Afro-Samurai e destinato ad incrociarsi con quello di Naoe, vittima della vendetta dello spietato Oda Nobunaga. Mentre il primo è un abile samurai, la giovane tramanda le arti del ninjutsu e attraverso queste dovrà restituire al mittente tutta la cattiveria e la crudeltà subita. Un rancore che Yasuke non comprende, almeno nei momenti iniziali del loro incontro, ma che serve a diradare la nebbia circa il suo posto nel mondo.

L'ambientazione di Assassin's Creed Shadows

La serie di Assassin’s Creed ci ha da sempre abituato al solito “opera di finzione rispetto a fatti storici realmente accaduti”. In parole povere, si prendono in prestito dei pezzi della storia dell’umanità e si rielaborano in chiave videoludica. I personaggi storici diventano, quindi, parte del complesso ecosistema del gioco che, per quanto “finto” sotto il profilo dei riflessi narrativi, si presta a lanciare delle inconsce interpretazioni della storia (con tutte le possibili conseguenze del caso).

Il dualismo dei personaggi, sul fronte della costruzione credibile della storia, funziona molto bene e rappresenta un elemento di innovazione nel franchise, che ha sempre visto un solo protagonista al centro del racconto. Il cambio del punto di vista aiuta, dunque, a vedere la stessa cosa sotto due profili narrativi, per quanto sia indubbio finire col avere delle “simpatie”. Nel nostro preciso caso di specie, giusto per essere obiettivi, abbiamo finito col simpatizzare per Naoe.

Uscire dall’ombra di Valhalla

Non è facile riuscire a replicare un successo commerciale come quello di Valhalla che è riuscito a perdurare 2 anni dopo la sua uscita, con altrettanti season pass e contenuti dedicati. Le avventure dei Eivor “Morso di Lupo” aprirono anche la strada per Mirage, il cui concepimento non lo vedeva come un titolo standalone bensì come DLC del predetto Valhalla. Ne conseguirono delle impressioni non “rose e fiori”, dipingendolo come un operazione nostalgia non confezionata nel migliore dei modi. Nel dietro le quinte, negli studi Ubisoft si tentava di uscire dall’ombra di questo titolo pluriennale, e si è scoperto solo adesso che, già dall’uscita di Valhalla delle divisioni interne all’azienda erano al lavoro su un progetto conosciuto con il nome di Codename: Red e che poi si rivelò essere Assassin’s Creed Shadows.

Il perchè di questa piccola premessa va ricercato nella volontà di rendere a “Cesare quel che è di Cesare” e dissipare ogni forma di dubbio, laddove possibile, circa la presenza di un more of the same. Le meccaniche base di gioco sono quelle tipiche di action RPG di matrice open world, con una spiccata propensione all’azione ed alla spettacolarità. L’approccio, però, cambia a seconda del protagonista, lasciando spazio a delle sfumature interessanti. Naoe, ad esempio, invita ad affrontare le diverse situazioni con un approccio stealth, anche per via della sua tecnica di combattimento che ricordiamo essere il ninjutsu.

Assassin's Creed Shadows

Sicuramente, attraverso l’utilizzo della giovane ninja, meglio si apprezzano quelle che sono le novità rispetto all’interazione con l’ambiente, come l’occultare la propria presenza nell’ombra (e anche come eliminare le varie fonti di luci affinché tale vantaggio si concretizzi), nella vegetazione, e in ogni altra struttura atta a questo scopo (bauli, armadi ecc…). Si arriva, dunque, alla conclusione che Naoe sia fisiologicamente votata allo stealth e non ad un approccio diretto. Cosa che non possiamo dire per Yasuke, un concentrato di potenza fisica che ama non andare per il sottile.

Entrambi possono sfruttare uno skill tree che tiene moltissimo in considerazione la tipologia di armi utilizzate, che sono diverse e con un sistema di utilizzo che incide molto sul gameplay e il range dei movimenti del personaggio. Nonostante questa varietà, il sistema di progressione generale lo abbiamo, comunque, trovato leggermente “lento”. Guadagnare dei punti abilità non è cosa facile, un fattore che incide anche sulla componente esplorativa che in certo senso viene “frenata” per via della presenza di zone caratterizzate da morte certa, ancorché liberamente esplorabili. In maniera del tutto silente e sottile, Ubisoft ci ha invitato alla calma e ad esplorare – muniti di curiosità e lasciando il rush “ossessivo/compulsivo” a casa – le varie ambientazioni ed ecosistemi a disposizione, con un alternanza tra primarie e secondarie a scandire il nostro ritmo di gioco.

Un mondo di gioco in costante evoluzione

Ritorniamo in un contesto a tema Giappone feudale dopo la positivissima esperienza di Ghost of Tsushima, per altro molto simile ad AC Shadows anche per via dell’approccio al gameplay. Sucker Punch riuscì a confezionare un action RPG con una spiccata propensione all’esplorazione libera e una costante ricerca di stilemi narrativi di ispirazione cinematografica. L’isola di Tsushima era un tripudio di ecosistemi, con le condizioni metereologiche e il ciclo giorno/notte che influivano direttamente sul sistema di gioco. Sin quì le cose si presentano molto simili all’ultima avventura degli assassini, se non fosse che in quest’ultimo il dinamismo climatico è direttamente connesso all’alternanza delle stagioni. Queste mutano il contesto di gioco, cambiando tutti i punti di riferimento della stagione precedente. Come ad esempio gli avamposti, che si spostano continuamente di posizione con una conseguente ri-pianificazione della strategia offensiva.

E finalmente anche l’Anvil si presenta in una versione next-gen, purtroppo con qualche anno di ritardo. L’upgrade del celebre engine grafico sviluppato da Ubisoft arriva dopo un fisiologico “asincronismo” rispetto al potenziale offerto dalle console di nuova generazione, un’esigenza che è stata avvertita maggiormente al netto delle avventure di Eivor (che ricordiamo essere nate sull’ehi fu PS4/XOne). La software house francese ha risposto presente a questa nuova sfida, e il risultato è sicuramente degno di menzione. Noi, giusto per rendervi un’idea, lo abbiamo completamente giocato in modalità dinamica, con un giusto compromesso tra la fedeltà grafica e le prestazioni in termini di fps. Mai avvertito l’esigenza di ritornare sulle nostre scelte, l’esperienza di gioco è stata ottimale.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime Impressioni
8.5
Contesto di gioco
8.0
Controlli/Gameplay
8.0
Dimensione Artistica
9.5
Intrattenimento
8.0

Sommario

Ubisoft tenta il tutto per tutto per uscire dall'empasse negativo degli ultimi tempi, e la prova fornita da questa nuova avventura della cricca degli assassini è positiva. Non urliamo al capolavoro per via di un approccio punitivo rispetto al sistema di progressione, ma sotto il profilo artistico non si discute.
Dino Cioce
39 anni, sposato e padre di due bellissimi bambini; anche se il tempo è poco e gli impegni sono tanti, trovo sempre un momento per dedicarmi al mio mantra e al mio credo. I AM A GAMERCRACY
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Ubisoft tenta il tutto per tutto per uscire dall'empasse negativo degli ultimi tempi, e la prova fornita da questa nuova avventura della cricca degli assassini è positiva. Non urliamo al capolavoro per via di un approccio punitivo rispetto al sistema di progressione, ma sotto il profilo artistico non si discute.Assassin’s Creed Shadows, la recensione su Xbox Series X