Direzione Francia con il secondo DLC di Assassin’s Creed Valhalla dal titolo “L’assedio di Parigi”, in questa nostra recensione per console PS5. Possiamo parlare di un ritorno, o meglio un simil prequel. Ubisoft, tra le varie tappe storiche percorse nella sua famosa saga, ci ha già già portato a Parigi con Assassin’s Creed Unity, alla vigilia di una delle rivoluzioni più famose del vecchio continente. Negli ultimi anni, dopo Origins e Odyssey, si è un po’ perso quel marchio di fabbrica della serie, lasciando spazio alle tendenze del momento che richiedono più action e poca strategia.
L’assedio di Parigi vuole un po’ accorciare questo gap con il passato, introducendo delle dinamiche che figuravano solo come un ricordo. Forse è stata solo un’impressione, anche se la presenza di eventi secondari che allontanano la violenza gratuita in favore di un approccio strategico e più ragionato ci danno quasi ragione. Ovviamente si tratta sempre di Assassin’s Creed Valhalla, senza snaturare le logiche che abbiamo visto nel corso dell’avventura base.
I ritmi sono decisamente più soft, con delle impennate emozionali in occasione degli assassini e degli scontri con i nemici d’elite. Il livello consigliato, per accedere “tranquilli” a questa avventura in Francia, è il 200. Il nostro consiglio è, invece, quello di godervi l’avventura nelle fredde terre Norrene, portare a casa il primo DLC e poi arrivare “belli navigati” alla corte di Carlo il grosso. Il cattivone di turno questa volta è lui.
Serviranno i muscoli, questo è certo, ma la narrativa richiede, almeno per una buona parte del gioco, dialogo e pazienza. Per carità, la voglia di prendere a testate quella testa coronata arde ancora prima di accendersi, ma prendete questo approccio con il beneficio del dubbio e proiettatolo verso un nuovo futuro della saga. Un futuro che riprende per mano il suo lungo passato, gli chiede scusa per poi ripartire di nuovo insieme (o almeno è quello che sembra, ndr). E sulla note di queste nostalgiche parole che vi lasciamo in compagnia della recensione del DLC Assassin’s Creed Valhalla – L’assedio di Parigi, giocato su console PS5.
Ritorno al passato
Il primo anno del Season Pass di Assassin’s Creed Valhalla si dovrebbe concludere con L’assedio di Parigi. Il condizionale è d’obbligo, ma vista la situazione emergenziale in cui stiamo vivendo non ci aspettiamo sorprese. I confronti con il gioco base e il primo DLC sono naturali. Di solito, da un espansione, ci si aspetta un qualcosa di nuovo ma non profondamente diverso, in grado di esaltare il nostro interesse che rischia di finire sopito una volta arrivati all’endgame.
Ubisoft riesce nel suo intento. L’attenzione di Eivor viene richiamata da un gruppo di stranieri in visita nel villaggio del Corvo. Spicca la figura di Toka, una giovane vichinga che chiede l’aiuto del capoclan per far fronte alla minaccia di Carlo il grosso. Il discendente di Carlo Magno non va tanto per il sottile, con una linea di comando che fonda le sue radici sul fondamentalismo religioso e l’ossessione della piaga degli adoratori del demonio. Un qualcosa che abbiamo già studiato sui libri di storia e che in questo DLC vede la sua lontana genesi.
Eivor, quindi, decide di imbarcarsi verso le terre francesi. Inizialmente le intenzioni del protagonista sono quelle di tentare una mediazione tra il tiranno e il conterraneo Sigfred. Morso di lupo ci mette poco a comprendere che la strada della dialettica è un ottimo strumento per lavorare sui fianchi il nemico, indebolirlo per poi deporlo una volta per tutte. Il tutto si concretizza tra le 10 e le 12 ore, con tanto di missioni e quest secondarie.
Sono quest’ultime, a nostro avviso, le vere protagoniste del Assassin’s Creed Valhalla – L’assedio di Parigi. Spiccano le missioni infiltrazione e gli Assassini speciali. Non è un qualcosa di nuovo, questo è certo, ma si intuisce una precisa volontà dei creatori della saga. La voglia di ricucire quello strappo con il passato c’è, guardando, però, sempre al presente della saga.
La mappa di gioco non è grande, inferiore per estensione a quella del primo di DLC ma non per contenuti. Il territorio francese mostra delle bellezze paesaggistiche in linea con il credo della saga, che invogliano aspiranti fotografi a rubare degli scatti con la photo-mode presente nel gioco. Restando in tema, il compromesso grafica/FPS vale sempre. I 4K/60fps insieme sono ancora lontani, anche se giocare a 30fps è divenuto una “bestemmia”. Per quanto i combattimenti non siano sempre dietro l’angolo, rinunciare alla fluidità del framerate è quasi impossibile.
Voglia di ricominciare?
Sarà che il Season Pass Anno 1 si appresta a chiudere i battenti, e che l’anno 2 è già stato “quasi” annunciato (anche se i contenuti non sono stati ancora confermati, ndr). La nostra vena nostalgica, però, si è risvegliata. Sono bastati dei dettagli, delle piccole introduzioni in questo secondo DLC per accendere quella voglia di “classico” che manca in quest’ultima trilogia.
La svolta è iniziata con Origins che decise di allontanarsi dall’approccio stealth, che fino li aveva caratterizzato la serie, e andare incontro alle tendenze del momento. Azione, mappe open world, skill tree e build, con il personaggio che evolve nel corso della storia. Quest’ultima, assieme alla caratterizzazione dei personaggi, sembrava non interessare più ai creatori della saga, che veicolavano tutti gli sforzi progettuali sul fronte gameplay.
In questo secondo DLC di Assassin’s Creed Valhalla abbiamo assistito ad una piccola inversione di tendenza. Alcuni personaggi li abbiamo visti caratterialmente maturi e quasi mai banali. La storia, dal canto suo, anche se non ha ancora quella capacità di sorprendere, non è scontata e a tratti diviene interessante. L’orda dei ratti è quello che possiamo definire un “quasi” ritorno al passato, un valido elemento per dileguarsi in situazioni di pericolo (ma sempre da osservare con attenzione, ndr). Le missioni infiltrazioni sono un’altra bella riscoperta, con la possibilità di agire da soli o in gruppo (l’alba della resistenza di AC Unity, ndr).
Ognuno vede quello che vuole vedere. La cosa certa è che L’assedio di Parigi merita di essere giocato. Un fan della saga, che ha vissuto sulla propria pelle tutta la fase di transizione del gameplay generale, avrà sicuramente un approccio diverso, trovando un porto sicuro in alcune nostre sensazioni. La speranza è che questo possa gettare le basi per una ripartenza, in grado di ereditare tutto quello che di buono è stato fatto nel corso di questi 14 anni di attività. Noi ci crediamo, con la speranza di poter dire “ve lo avevamo detto”.