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Battlefield 2042, la recensione su Xbox Series X

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Battlefield 2042, la recensione su Xbox Series X

Una futura guerra, quella che andremo a combattere in Battlefield 2042, il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. Lo sviluppatore svedese DICE costringe Criterion Games a mettere da parte tutti i suoi progetti (tra cui un nuovo capitolo di Need for Speed, ndr), per dar vita al più grande Battlefield di sempre. Un capitolo che arriva a conclusione di un percorso lungo e tortuoso, fatto di scelte difficili. L’anti COD decide di non puntare sulla Campagna, dedicando tutta la sua attenzione al multigiocatore, sia esso PvP che PvE. 3 macromodalità che incontrano il palato dei molti sostenitori di questo storico FPS.

La scelta di escludere la narrazione dal gioco ha il suo perchè. Senza girarci troppo intorno, il competitor e difficile da scalzare sotto questo aspetto. Andare incontro ad un epilogo già noto, viste le esperienze passate, lascia il tempo che trova. Puntando, invece, sul multigiocatore, qualche chance in più per emergere c’è. Ovviamente non si possono commettere errori grossolani o scivoloni plateali al lancio. Ebbene, archiviata la sessione di beta, abbiamo avuto modo di provare Battlefield 2042 con 6 giorni di anticipo rispetto alla sua uscita prevista, e di cose strane ne abbiamo viste.

battlefield 2042 recensione xbox series x

L’impressione – non solo nostra ma anche dei giocatori – è che il gioco sia ancora in-progress. Una beta 2.0, giusto per capirci, che manca ancora di qualcosa che lo renda una versione definitiva. L’assenza di una chat vocale ne è una traccia, con battaglie mute in cui la gente comunica con colpi di clacson e arma da fuoco. Ok, ci sono i party privati tra amici, ma in campo ci sono fino a 128 giocatori. Capite bene che una scelta del genere “ammazza” una buona parte dell’esperienza di gioco. È questo è solo l’inizio di quello che sembra destinato ad entrare nella storia, con delle attitudini verso nuovi metodi di fruizione del genere.

Prime impressioni: benvenuto Sig. Delirio

La prima parola che ci è saltata in mente, nel corso della nostra prima ora di gioco di Battlefield 2042, è una sola: delirio. Nemmeno il tempo di lasciare le fila delle Forze Speciali di Call of Duty: Vanguard, ed eccoci di nuovo in guerra, 100 anni dopo la seconda guerra mondiale. DICE lancia un messaggio bello chiaro, con il suo modo di intendere il genere FPS. Il modello è molto simile a quello di un BattleRoyale in stile Fortnite e PUBG, con una mappa di gioco enorme.

La strategia è tutto, anche se il tempo di percorrenza, tra una zona ed un’altra, è piuttosto importante. L’assenza di un sistema di comunicazione verbale ci porta a quella non verbale, con un sano ritorno alle gestualità di rito. Un colpo di pistola vale più di 1000 parole quando si è in guerra. Ah, giusto per ricordare. Siamo in guerra, con Russia e America in lotta per accaparrarsi le ultime risorse rimaste sul pianeta. Quest’ultimo a qualcosa da dire, visto che ogni “3×2” lancia delle tempeste devastanti che limitano la nostra libertà di movimento.

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Il primo ingresso sul campo lo abbiamo riservato ad All-Out Warfare. Un nome un programma, dove Conquista è tutto quello che ci si può desiderare da un Battlefield. Due schieramenti, con oltre 100 giocatori in campo suddivisi in piccole squadre da 4. Massima libertà di azione e movimento, con piogge di proiettili che arrivano da ogni direzione. Non esiste una safe zone. Non esiste il concetto di riparo, visto e considerato che “quasi” tutto è distruttibile. L’esplorazione delle mappe va in altezza ed estensione, cercando di capire quale settore è da conquistare.

E poi ci sono i veicoli di supporto, da utilizzare con molta parsimonia. Ogni match dura sui 30 min, con il risultato finale che resta in bilico sino alla fine. I problemi ci sono, alcuni dei quali anche piuttosto fastidiosi. Lag e disconnessioni sono stati frequenti, anche se, conoscendo i dev, di patch ce ne saranno nel corso delle varie stagioni. Abbiamo usato il plurale perché ce ne aspettiamo più di una, questa è poco ma sicuro. La storia del genere FPS è destinata a cambiare.

Contesto di gioco: toh, finalmente una guerra da combattere

L’idea di non giocare una campagna non è stata facile da digerire. Lo abbiamo fatto nel corso delle 16 volte precedenti, con l’ultimo epico Battlefield V, e invece eccoci a secco di modalità in single player. Se vogliamo trovare una sorta di continuità narrativa, si deve tornare a Battlefield 4, visto che tra gli operatori troviamo qualche vecchio membro della squadra Tombstone.

Il contesto di Battlefield 2042 non è molto lontano dal nostro, se il tutto viene visto in chiave prospettica. Risorse energetiche in esaurimento con un’emergenza climatica globale che costringe alla chiusura di tutti i confini. Chi resta fuori, i DisPatriati (Dis-Pat), decidono di fondare un nuovo stato, senza nessuna ingerenza dall’esterno. L’ombra di una nuova guerra mondiale diventa sempre più presente, sino ad arrivare al 2042. Russia e America scendono in campo per decidere a chi spetta il controllo delle ultime risorse rimaste. Ai Dis-Pat resta il delicato compito di decidere da che parte stare.

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La storia poteva anche essere interessante, visto e considerato il fatto che è una tematica molto attuale. È un vero peccato. L’attenzione, per forza di cose, viene rivolta al competitivo, a scelta tra una modalità puramente PvP ed un’altra con origine PvE. La vera novità è insita in Portal dove si resta in un perimetro numerico di giocatori più umano, oltre al fatto che alcune mappe puntano a risvegliare i nostri ricordi del passato. Rivedere alcuni scorci di Battlefield 1942 è un tuffo al cuore.

Il passaggio ai 128 giocatori è un impatto non da poco. Già i 64 giocatori dei precedenti Battlefield ci sembrava assurdo, con la mappa di gioco che strabordava di player. Adesso non ci sono scuse, viste l’estensione territoriale del campo di battaglia. Occorre solo un po’ di pratica, tanta pazienza e una panic room dove poter sfogare la propria rabbia.

Gameplay: i tanti (e troppi) problemi

Quello che doveva essere uno dei punti di forza del gioco, si è dimostrato – almeno in questa prima fase a subito a ridosso del lancio – eccessivamente colmo di problemi. Il gameplay di Battlefield 2042 si è dimostrato solido a livello di offerta, ma con delle carenze tecniche non indifferenti. Lo capiamo, anche perché la sfida dei 128 giocatori tutti assieme non è una passeggiata. Avendo, però, avuto le sessioni di beta, qualcosina in più si doveva fare.

L’impressione è quella di essere in una seconda fase di beta. Più globale e meno dichiarata apertamente. I server urlano pietà. Non è un caso, infatti, che gli episodi di disconnessioni e lag accadano di frequente. Ci sono state, però, serate in cui non vi era nulla da fare. Solo spegnere e sperare nella buona stella. Ma questo è solo l’inizio.

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L’assenza della chat vocale di squadra non l’abbiamo capita. Già il chaos regna sovrano e incontrastato. Figuriamoci, poi, senza un minimo di coordinamento. Ci si rivolge ai colpi di pistola e al clacson dei veicoli per avvisare l’amico di turno. E questo, ovviamente, allerta anche il nemico di turno. Negli scontri a fuoco alcuni colpi si perdono per strada, anche se vanno a segno in maniera perfetta. Gli indicatori dei nemici/compagni ogni “3×2” svaniscono e ti ritrovi a riempire di piombo il tuo compagno di squadra. E il nemico, nel mentre, prende la mira per mandarti al creatore.

E in tutto questo, il bello arriva dalle consegne dei veicoli. Io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare. Una citazione che calza a pennello quando si assiste a carri armati posizionati sul tetto di un grattacielo, hovercraft che scalano le pareti degli edifici ed entrano nelle hall dei centri commerciali ed elicotteri con una potenza di fuoco solo immaginabile. Un piccolo assaggio del concetto di guerra totale, che, a nostro avviso, è leggermente da rivedere.

Dimensione artistica: mappe da record

Siamo tutti d’accordo nel considerare Battlefield 2042 il più grande di tutti i tempi. Il concetto di grandezza pervade ogni modalità, compreso Portal. Lì possiamo sfogare la nostra vena creativa, ripescando le location anche dal passato. Tutto è il resto gode di un’estensione territoriale enorme, con un campo di battaglia che nasconde numerose insidie. L’unico punto fermo è il divieto di camperaggio. Ogni elemento dello scenario, escludendo gli edifici in cemento armato, è distruttibile.

Il mondo di gioco di Battlefield 2042 è funestato da eventi climatici violenti. Questi possono essere sfruttati a proprio vantaggio, lavorando con astuzia e strategia. Il loro passaggio, infatti, altera la strumentazione e riduce la visibilità in maniera temporanea. In questo lasso di tempo può succedere di tutto, sempre tornando al concetto di guerra totale. È questo non vale solo per le condizioni di gioco, ma anche per la vostra incolumità. Se state sorvolando una zona in attesa di un’incursione, valutate l’idea di tenere vicino il paracadute.

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L’estensione territoriale di questo nuovo capitolo è amplificata della presenza di un FOV (Field of View) di tutto rispetto. La nuova generazione di console permette una gestione delle risorse grafiche più performante, e questo aiuta in tal senso. I cecchini, infatti, possono sniperare anche a distanze notevoli. Fate, però, attenzione al riflesso della vostra lente. Cattura l’interesse anche quando non lo si desidera.

I 120fps sono ad appannaggio della sola versione PC. Dobbiamo accontentarci dei 4K a 60fps, senza la presenza del ray tracing. Il tributo in termini di risorse, anche vista la presenza dei 128 giocatori tutti assieme, ha convinto DICE a non tirare troppo la corda. Scelta che pesa parecchio quando il nemico si chiama Call of Duty. E si sa, a nessuno piace perdere.

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In conclusione

Senza mezzi termini, Battlefield 2042 è il più grande in assoluto. L’estensione delle mappe lascia senza parole, con una guerra che svolge davanti ai nostri occhi, pronta ad inghiottirci al suo interno. L’anima del BattleRoyale c’è, con due schieramenti che se ne danno di santa ragione con ogni “mezzo” a disposizione. La battaglia si svolge in ogni luogo, senza esclusione di colpi. Non ci sono regole di base, solo fare più punti dell’avversario. 

Il gameplay offre diverse modalità di gioco, utili per incontrare il palato della platea di giocatori. Non c’è la solita Campagna, scelta che fa capire l’intenzione dello sviluppatore per il proseguio della saga. Ci sono, però, numerose defezioni lato tecnico, alcune delle quali invasive e talvolta invalidanti. Con le sessioni di beta passate, ci si aspettava qualcosina in più sotto questo aspetto. Dal punto di vista artistico, il palcoscenico è rubato dall’immensità delle ambientazioni, dimenticando l’assenza dei 120fps su console di nuova generazione. Qualcuno, con nome e cognome, gongola affacciato alla finestra.