L’inossidabile Cpt. Price e quello che resta della vecchia 141 tornano in azione in Call of Duty: Modern Warfare 2, il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. I numeri della scorsa beta hanno già detto molto sull’interesse del popolo dei giocatori. Record senza precedenti. Noi eravamo tra quelli, che hanno letteralmente “incendiato” i 30 livelli messi a disposizione, sbloccando le favolose Impatto Laterale e Frontale.
Dovevamo iniziare con il piede giusto e lo abbiamo fatto, certi che le cose da fare sarebbero state tante dopo il 28 ottobre. E così è stato. L’attesa era, però, tutto rivolta alla nuova Campagna, e carpire le differenze rispetto la versione originale del racconto. Il momento storico lo conosciamo tutti, ed è stato anche un catalizzatore per il fattore immersione, visto e considerato l’abbiamo “divorata” in 4/5 ore. Tutte d’un fiato, ovviamente.
D’altronde ogni Call of Duty va iniziato così, e poi si sceglie la propria strada. La presenza della modalità PvE è stata una bella sorpresa, così come per il poligono di tiro. Abbiamo già parlato nella scorsa beta del nuovo sistema di progressione delle armi, e di come questa complicazione è in realtà un modo furbo per mettere in piedi uno sviluppo orizzontale delle armi. Il tutto sempre guardando a Warzone 2.0, pronto a fare capolino.
Interessante la presenza della componente survival, con sessioni stealth e crafting del tutto inedite. Una bella iniezione di novità, aiutata da una dimensione artistica che sembra migliorare di capitolo in capitolo. I team di sviluppo, capitanati da Infinity Ward e Activision, non hanno mai gongolato dopo i loro successi di questi anni. Il risultato è quello di una saga sempre al passo con i tempi, attenta alle richieste della sua fan base. Bene, vi lasciamo alla nostra recensione di Call of Duty: Modern Warfare 2, titolo, vi ricordiamo giocato nella sua versione per console Xbox Series X.
https://www.youtube.com/watch?v=tnsOrbljnK0&t=10s
Prime impressioni: Il nuovo corso che si affaccia
Giungiamo al cospetto di Call of Duty: Modern Warfare 2 con un po’ di esperienza sulle spalle. Lasciando stare le nostre immancabili serate su Twitch in compagnia di Warzone, c’è tutto il bagaglio di esperienza che ci portiamo dietro da Vanguard e il primo capitolo che ha avviato il reboot della saga. Un reboot che ha puntato molto sulla componente cinematografica, e questo è un dato di fatto. Torneremo su questo argomento più tardi, ma è un aspetto che arriva prima di ogni cosa.
Le cut-scene sono come degli “spezzoni” di un film. Il ritmo, le conversazioni e le situazioni vengono confezionate con uno stile che ha trovato la sua consacrazione nello spin-off che ci ha riportato ai tempi della seconda guerra mondiale, con dei protagonisti sopra ogni riga possibile immaginabile (talvolta sfociando nel irrealismo). Call of Duty: Modern Warfare 2 ci riporta, invece, in un contesto più recente, forse anche troppo visto il momento storico in cui viviamo, e questo è un elemento da non sottovalutare affatto.
Sotto il profilo narrativo, la Campagna principale è forse la migliore di sempre. Qualche riserva l’abbiamo se estendiamo il confronto con la serie storica del gioco, ed in particolare a Call of Duty 3 uscito nel 2006. Il perché di questo particolare termine di paragone va individuato nella scelta di puntare forte sull’immersività, iniziando a prendere delle distanze con i canoni previsti dal genere. Fu quella scelta che ha fatto sì che oggi la saga di Call of Duty è una delle più redditizie della storia dei videogiochi.
Sul fronte modalità non possiamo dire di essere troppo sorpresi. Se vi ricordata ci siamo “sparati” la bellezza di ben due week-end di beta su PS5, giocando alle diverse modalità multigiocatore a disposizione. Ci mancava la componente PvE, ed è stata una bella sorpresa trovarla nella versione finale del gioco. Resta il fatto che sotto il profilo dell’offerta videoludica abbiamo davanti un prodotto estremamente completo. E in tutto questo Warzone 2.0 è pronto per fare il suo ingresso trionfale.
Contesto di gioco: Dimentichiamoci (forse) il passato
Call of Duty: Modern Warfare (2019) ha avviato uno storico reboot della saga dedicata alla “guerra moderna”. Il concepimento di quella originale, da Call of Duty 4: Modern Warfare (2007) e seguenti, era figlio del tempo e dei fatti che stavano accadendo in quel momento. La guerra al terrorismo, dopo il tragico 11 settembre, ha ispirato fortemente gli sviluppatori in fase di creazione, costruendo una storia verosimile ma non surreale. Portare, adesso, quei fatti in un reboot sarebbe stato assolutamente anacronistico, ma al tempo stesso non potevano essere stravolti del tutto.
La grande intelligenza del team di sviluppo è stata quella di puntare tutto sui personaggi e sul loro lato caratteriale, costruire un’atmosfera e un ritmo narrativo decisamente accattivanti, e sfruttare al massimo le potenzialità delle console di nuova generazione. Il risultato è un’esperienza totalmente immersiva. Giocata ad “Esperto”, la Campagna si porta a casa nelle canoniche 4/5 orette. Tutte divorate, questo è poco ma sicuro. Da evidenziare, però, alcuni elementi di novità, elementi che proiettano la saga verso un interessante futuro.
Quel sottile confine tra FPP (First Person Perspective) ed FPS (First Person Shooter) diventa sempre più sottile, al punto da costruire delle sessioni di sopravvivenza e di crafting inedite. Ed ecco che la realtà arriva come uno schiaffo, in un contesto dove siamo soli e circondati, con un esercito armato sino ai denti che ci da la caccia. Il tentativo è stato apprezzato anche se non è riuscito in toto.
Quando fai un passo del genere devi essere sicuro di non creare delle situazioni paradossali. L’impossibilità di spostare ed occultare i cadaveri dei nemici, e quelle lampadine indistruttibili rischiano di far deragliare il treno della credibilità. Proiettati in una dimensione stealth ti aspetti un orizzonte di cose da fare in linea con il momento, e così invece non è. Un’attenzione maggiore è stata dedicata, invece, alla fase di crafting e alla guerriglia urbana, con la costruzione di armi improvvisate conseguente alla raccolta di oggetti. Interessante sì, ma troppo poco per un team con un’esperienza ultraventennale.
Gameplay: PvE e quella voglia di sfidare Battlefield
Il genere degli FPS celebra, da qualche anno a questa parte, due leader incontrastati, identificati rispettivamente in Call of Duty e Battlefield. Il primo si è lanciato in una interpretazione del genere molto aderente al suo passato, salvo le ultime uscite dal campo dove ha preferito riservare un posto importante alla componente immersione. L’altro, invece, se ne è “sbattuto” altamente della modalità Storia, puntando tutto sul mettere in scena una guerra totale con armamenti futuristici.
Activision ha guardato con interesse il lavoro svolto nei laboratori EA, e la presenza di una feature multigiocatore chiamata Guerra Terrestre è un messaggio molto chiaro. Il problema, in tutto questo, è uno solo e si chiama Warzone. Il free-to-play si è già lasciato andare al battle royale, prevedendo mappe con max 150 giocatori in campo. Il rischio di fare dei pericolosi duplicati c’è, anche se gli sviluppatori hanno capito che l’unico modo per tener separate le cose è solo uno: acquisti in app e contenuti esclusivi.
Esaurita la Campagna, di cose da fare ce ne sono diverse. La presenza di ben 3 modalità PvE è estremamente interessante. Si tratta di missioni co-op di due giocatori, con mappe contenute ed obiettivi stimolanti. Non si parte con alcun loadout, ma l’utilizzo delle diverse armi raccolte influisce sul livello di quelle presenti nell’armeria, anche se non ancora sbloccate. Una mossa intelligente questa, che non favorisce alcuna modalità di gioco.
La dimensioni delle mappe contenute e il TTK (Time To Kill) estremamente basso aiutano a rendere le partite molto veloci e dinamiche, anche se il rischio di mettere in campo le stesse strategie è dietro l’angolo. Sarebbe bello un qualcosa di procedurale in fase di generazione delle mappe, in modo da non creare delle barriere d’ingresso per chi non ha la fortuna di vivere a pane e COD. Il rischio cheater non sembra evitato, con i famosi headshoot’s boys che non ti danno nemmeno il tempo di respawnare.
https://www.youtube.com/watch?v=r72GP1PIZa0
Dimensione artistica: Pronti per arrivare nelle sale
Una parola per definire l’esperienza con la Campagna di Call of Duty: Modern Warfare 2: cinematografica. Si prosegue con la strada percorsa da Vanguard, con gli stessi ritmi e atteggiamenti dei protagonisti. Alcuni momenti clou sono, forse, meno “spinti” rispetto allo spin-off del 2021, ma quanto ad immersione abbiamo un nuovo vincitore. 4 orette in apnea, e quella scellerata decisione di giocarlo a difficoltà “Esperto”. Una scelta che ci ha permesso, però, di apprezzare, non solo l’AI dei nemici, ma anche le atmosfere regalate da questo nuovo capitolo della saga Modern Warfare.
Per la prima volta in assoluto abbiamo provato sulla nostra pelle la paura. Paura di fare rumore, essere scoperti, non avere armi e non trovare risorse utili per sopravvivere. Sensazioni inedite per un gioco dove vince chi spara (meglio) prima. L’aspetto strategico associato a COD rappresenta, quindi, una dimensione inedita, un qualcosa su cui puntare in chiave evolutiva. E bisogna farlo adesso, perché la concorrenza non sta lì a guardare.
La volontà vista in Vanguard, quella di puntare a un ritmo più action e cinematografico, la ritroviamo anche in Call of Duty: Modern Warfare 2. Paragonandolo al reboot del primo capitolo si va molto più veloci, con una spy story che si lancia verso una prosecuzione seriale. Sappiamo già che esiste un terzo capitolo, e magari è la volta buona per proseguire con un quarto. E magari arriva anche il momento di sbarcare al cinema, visto e considerato che il copione è già praticamente pronto (e pure gli attori secondo noi).
Sotto il profilo grafico non abbiamo nulla di eccepire. La qualità delle texture è sempre più vicina al fotorealismo, con un livello di dettaglio delle componenti materiche di primissimo livello. Un po’ meno la vegetazione, dove questo livello di attenzione è decisamente più basso. Armi ed equipaggiamento vincono il premio qualità, semplicemente perfetti. Menzione d’onore la merita la presenza dell’AMD FidelityFX CAS, in grado di migliorare il livello di nitidezza dei singoli pixel senza peggiorare il framerate generale.
In conclusione
Tante novità e molti spunti di interesse per quello che sarà. Call of Duty: Modern Warfare 2, anche questa volta, non si è risparmiato (e ben venga aggiungiamo noi). Con una Campagna al cardiopalma, e un comparto multigiocatore che propone una scelta sia PvP che PvE, le cose da fare non mancano di certo. La dimensione artistica, inoltre, ringrazia apertamente la potenza di calcolo delle console di nuova generazione ed ecco che il fattore immersione ci prende e ci porta per mano in una nuova esperienza con Price e quello che resta della 141.
Certo, vi sono alcuni piccoli aspetti che vanno limati, altri, invece, che un po’ spaventano. Iniziamo con gli ultimi, e con quella presenza di una modalità forse troppo simile a quanto visto in Battlefield 2042 e che poco ci azzecca con COD. La presenza della parte stealth e sopravvivenza evidenziano alcuni anacronismi che diventano enormi quando diventano parte essenziale del gameplay. Tutto molto bello, ma quando si sfocia nel “troppo” il rischio di finire sotto la lente di ingrandimento c’è tutto, ed è questo il caso.