Ava prova a salvare il mondo a bordo di un’astronave chiamata Orca, in una serrata lotta contro una razza aliena che vuole colonizzare il nostro pianeta. Sembra l’incipit per uno nuovo film di Indipendence Day, ma in verità è quello che accade in CYGNI: All Guns Blazing. Primissima uscita sul campo videoludico – nei panni di sviluppatore – degli scozzesi di KeelWorks, che esordiscono assieme ad un publisher del calibro di Konami.
Galeotto fu il genere dei bullet hell, ma in verità non è stato solo questo ad attrarre il noto colosso giapponese. Per quanto il fattore nostalgia sia, da sempre, un traino non indifferente, il talento non manca a questo studio. Il gameplay è un misto di frenesia e stile, con un infrastruttura di gioco che si dimostra solida in tutti suoi assett portanti. Peccato per la scelta di non inserire un sistema di difficoltà scalabile, che pesa – e non di poco – sull’economia generale dell’esperienza.
Bene, vi lasciamo, dunque, al resoconto immortalato nelle parole della nostra recensione di CYGNI: All Guns Blazing, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Bullet hell, con amore (e odio)
Bullet Hell, un genere composto da due semplici termini in grado da parafrasare, in un semplice istante, le meccaniche di gioco. Quello che ci aspetta CYGNI: All Guns Blazing è un dannato e maledettissimo inferno di proiettili che provengono da ogni angolo dello schermo. E non potete fare nulla per schivarli. Ci potete provare, elaborare strategie dopo ogni respawn, improbabili tattiche che restano tali quando la realtà è chiara e cristallina davanti ai nostri occhi.
L’Orca guidata dalla bellissima Ava viene lanciata nella mischia per scacciare l’invasore alieno, che sembra essere arrivato così dal nulla, lanciando un offensiva senza precedenti. L’unica cosa che ci resta è andare avanti nei vari livelli, potenziare la nostra astronave e non scoraggiarsi sotto i colpi del “ritenta sarai più fortunato”. È così, il gameplay punisce ma allo stesso tempo allena in maniera silente la nostra prontezza dei riflessi. Un training-on-the-job che si sviluppa sulle note della nostra frustrazione, un qualcosa che siamo abituati ad accettare solo al cospetto di un souls.
Eppure CYGNI: All Guns Blazing è una vera e propria ode al passato. I gamer più attempati ricorderanno, con affetto, i vari Aero Fighters made in Neo Geo, e quanti pomeriggi passati ad incenerire le proprie paghette davanti al cabinato. Sempre con la speranza di avanzare di un livello rispetto alla volta precedente. Ricordi ed emozioni che hanno formato il nostro percorso accademico di giocatori e che sono rimasti sepolti nel dimenticatoio sino ad oggi.
KeelWorks riesce dunque a riesumare questa memoria storica, con uno sparatutto di chiara matrice nipponica. Non è un caso che questo anonimo studio scozzese sia riuscito ad attirare l’attenzione di un colosso del calibro di Konami. La classe, insomma, non è proprio acqua.
La riscoperta di un genere dimenticato
Potrebbe essere un nuovo episodio della serie “A volte ritornano”, o più semplicemente “Duri a morire”, ma CYGNI: All Guns Blazing ci ricorda che il passato ha ancora tanto di insegnarci. I talentuosi sviluppatori di KeelWorks ci mettono comunque del loro nel rinnovare quella ricetta “classica” del gameplay, puntando fortissimo su due aspetti tecnici fondamentali: la resa grafica (effetti speciali, animazioni, fluidità e componenti cromatiche) e quella sonora (colonne di accompagnamento e profondità sonora degli effetti sonori di gioco). Il problema, però, è che ha dimenticato per strada un assett fondamentale degli sparatutto a scorrimento verticale di matrice bullet hell, ovvero la scalabilità del livello di difficoltà.
Andando per ordine, parliamo prima degli aspetti positivi che hanno accompagnato questa nostra esperienza di gioco a bordo della formidabile Orca. Graficamente parlando, CYGNI: All Guns Blazing è una piccola perla, che evidenzia il talento di questo modesto studio di Edinburgo. Le cutscene sono curate nei minimi dettagli, ma su questo Keelworks ha già dimostrato in passato di avere un know-how sulla materia come in pochi possono vantare di avere. Un’ulteriore riprova di quest’ultimo assunto arriva dalla componente audio, con delle colonne sonore a corredo che regalano dei contesti “che non ti aspetti” di trovare in uno sparatutto bullet hell.
Ed è proprio sulle note dell’anacronismo sui generis che CYGNI: All Guns Blazing porta la partita a casa, aiutato da un ecosistema grafico in grado di reggere perfettamente l’elevato numero di poligoni ed effetti speciali. Certo, non è che parliamo di livelli di definizione altissimi, ma nelle fasi di gioco “concitate” non ci siamo persi nemmeno un frame per strada. Al netto delle modalità presenti, dopo aver portato a casa la “Campagna” difficilmente tornerete a bordo dell’Orca in un momento postumo all’End Game. L’assenza di una componente multigiocatore online, in forza di una locale, pesa e non di poco.
Parlando, invece, delle note dolenti, il vero e grande neo che non passa inosservato è la scelta degli sviluppatori di non inserire un sistema di scalabilità della difficoltà. Il genere degli sparatutto a scorrimento verticale, nel corso delle varie epoche videoludiche, lo ha sempre adottato e la motivazione, alla base di questa scelta, era più che condivisibile. Non si può iniziare, dopo l’insert coin, nel pieno del delirio, con raggi laser, missili e proiettili provenienti da ogni angolo dello schermo. Tutto questo è evitabile se si sceglie di iniziare alla difficoltà base, in grado di offrirci ben tre tentativi di respawn dal punto di esplosione (e quindi senza ricominciare dal decollo). La via di mezzo, ahinoi, non esiste.