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Daymare: 1998, la nostra recensione su Xbox One

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Daymare: 1998, la nostra recensione su Xbox One

L’ultima volta che abbiamo incontrato gli sviluppatori di Invaders Studios è stato lo scorso anno, presso la Microsoft House di Milano, all’evento ID@Xbox dedicato ai giochi indipendenti. Curiosa storia quella di questi giovanissimi ragazzi italiani innamorati del genere horror. Per certi versi, ricorda quella dello studio di sviluppatori Crowbar Collective che, innamorati del primo Half-Life, lo hanno rifatto utilizzando le capacità grafiche avanzate di un motore di sviluppo più recente, dando così vita al bellissimo “Black Mesa”. Anche il piccolo gruppo di amici che ha fondato Invaders Studios è partito dall’amore per un gioco: la serie Resident Evil. Un amore così forte che li ha portati a pianificare lo sviluppo di Resident Evil 2 Reborn, di fatto un remake non ufficiale di uno dei più iconici successi di Capcom. Purtroppo la loro idea abortì quando ufficialmente venne annunciato il remake di Resident Evil 2 da parte di Capcom stessa. Ma i primi video che circolavano in rete del loro progetto piacquero così tanto ai fan del genere, e non solo, che come consolazione vennero invitati in Giappone a visitare il Quartier Generale della Capcom. E siccome la passione ed il talento non potevano essere buttati al vento, ecco nascere dalle ceneri della loro prima idea Daymare: 1998, un gioco survival horror che è un vero tributo ai giochi della vecchia scuola anni ’90 del genere.

La storia di Daymare: 1998 non è volutamente originale, come moltissime caratteristiche di questo gioco. Ci troviamo a Keen Sight, una città statunitense che nell’arco di una sola notte viene devastata da un pericolosissimo virus, apparentemente sfuggito da un laboratorio di un’azienda farmaceutica e che ha generato delle mostruose mutazioni che si sono impossessate dell’abitato. Il gioco si apre con l’arrivo di un elicottero dell’unità speciale H.A.D.E.S. che ha l’obiettivo di indagare sull’accaduto e cercare di recuperare i documenti ed i materiali segreti custoditi nel laboratorio. Se il soggetto del tema sembra lineare e scontato, il suo svolgimento è tutt’altro. A partire dall’intreccio della trama che ci permette di giocare e scoprire via via cosa sia successo da tre diverse angolazioni, rappresentate dai tre personaggi che potremo impersonare durante la partita: i due agenti Liev e Raven della H.A.D.E.S. ed il guardaboschi Samuel Walker.

Daymare: 1998 è un gioco in terza persona che utilizza le meccaniche classiche degli horror di sopravvivenza anni ’90, come i combattimenti con nemici difficili da abbattere, la scarsità di munizioni, ed una gestione dell’inventario per mezzo del quale potremo combinare oggetti per assemblare munizioni o creare sostanze che ripristinano la salute. A questo si aggiunge un percorso costellato da molti puzzle ambientali per sbloccare porte/accessi e tanti collezionabili o documenti da leggere con moltissima attenzione. Per gestire la maggior parte di queste attività avremo a disposizione il D.I.D., un palmare posizionato sul nostro braccio che includerà una piccola mappa dove muoverci e ci servirà per risolvere i piccoli rompicapo che proteggono l’accesso a stanze segrete dove trovare risorse, oggetti e postazioni di salvataggio.

A tutto questo, Invaders Studios ha aggiunto alcune innovazioni relative alla gestione delle munizioni e sul ripristino della salute, che hanno un forte impatto sul gameplay. Il sistema di gestione delle munizioni si basa sull’uso di caricatori che, poter essere utilizzati, prima devono essere caricati tramite l’uso del D.I.D. e, una volta consumati durante uno scontro, possono essere sostituiti in modo rapido lasciando cadere per terra quello vuoto o in modo lento mantenendo il caricatore a disposizione dell’inventario. Questo meccanismo, da un lato ci costringe a tornare sui nostri passi per recuperare i caricatori vuoti senza i quali non potremo più usare le nostre armi e dall’altro ad affrontare ogni scontro con la giusta preparazione dell’inventario, pena il trovarsi di fronte ai nemici con proiettili disponibili ma senza caricatori in cui inserirli.

Daymare: 1998

Analogamente, anche le meccaniche che governano il nostro sistema sanitario hanno subito una maggior complessità in quanto bisogna obbligatoriamente passare dal pre-caricamento di un materiale da consumo in uno slot per l’uso rapido, prima di premere il pulsante per il suo utilizzo. Non solo, ma l’uso eccessivo di un farmaco o di una miscela di sostanze, può portarci ad un’overdose che, invece di farci recuperare salute, ci porterà in uno stato confusionale. Dal punto di vista del gameplay, ho trovato molto interessanti queste novità come volontà di dare un’impronta personale a meccaniche già troppo spesso viste ed usate ma, per quanto riguarda la mia personale esperienza di gioco, a volte si sono rivelate più un ostacolo e una complicazione pratica che ha spesso influenzato negativamente il ritmo e l’efficacia degli scontri con i nemici.

Per quanto riguarda la storia, molto importante sarà dedicare tempo a raccogliere e soprattutto leggere tutte le informazioni che gli autori hanno disseminato nel gioco. Forse un po’ esagerando con l’intenzione di farci luce sugli avvenimenti che hanno dato vita ad un’intricata trama, Invaders Studios ha pensato ad un meccanismo di documentazione formata da alcuni contenuti da trovare e leggere direttamente nel gioco e altri documenti ottenibili solo dopo aver inserito dei codici in un sito web. Quantitativamente una valanga di informazioni, alcune delle quali costringono a lunghissime, e un po’ noiose, letture.

Daymare: 1998 è stato sviluppato utilizzando l’Unreal Engine e tecnicamente è stato fatto un buon lavoro per quanto concerne il level-design, il sistema d’illuminazione, un po’ meno per quanto riguarda le texture. L’abbiamo provato con una build non finale e qualche bug era presente, in particolare alcune compenetrazioni che ci hanno costretti a ricominciare dall’ultimo salvataggio ma niente che i ragazzi di Invaders Studios non potranno risolvere con una semplice patch.

Daymare: 1998 è la prima prova imperfetta di un team fatto da poche persone ma con grande passione e talento, il cui unico difetto è stato forse cercare di inserire nel gioco tutte le idee che avevano in testa. Per il resto è un gioco molto godibile che soprattutto piacerà a chi ama i classici survival horror. Sviluppatori appassionati come quelli di Invaders Studios vanno sostenuti perché li aspettiamo alla prossima prova che ci auguriamo arrivi presto e che stavolta sarà la prova di maturità

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