Esistono titoli, mobile e non, concepiti con uno scopo preciso, che diventano piccoli capolavori per il modo in cui rinfrescano un mercato spesso satollo di reiterazioni banali e senza una minima inventiva. Downwell, con 3 colori(!) e un gameplay all’apparenza classicissimo (tre tasti, due per muoversi a destra e sinistra e uno per saltare e sparare) riesce nell’impresa di diventare un classico moderno e un insta-cult da non lasciarsi sfuggire.
Come suggerisce il titolo, lo scopo del gioco è andare giù in fondo a un pozzo, raccogliendo potenziamenti e cercando di uccidere tutto quello che si trova sulla nostra strada grazie a stivali che sparano proiettili. Se dovessimo farlo rientrare in un genere, è un dungeon crawler in discesa con dinamiche da Shoot ‘Em Up. È però anche un platform, visto che a conti fatti ci si troverà spesso a rimanere aggrappati su piattaforme di roccia.
Soprattutto, essendo i livelli del pozzo generati in modo random, così come i potenziali upgrade da raccogliere in giro (dai tipi diversi di armi a potenziamenti che rendono esplosivi elementi dello scenario), è un gioco sempre diverso, con modalità di gioco che permettono anche differenti approcci alla discesa del personaggio, più frenetica e dedicata allo shooting piuttosto che al raccoglimento delle gemme etc…
Tutto questo viene reso dal titolo di Moppin, distribuito da Devolver, con una profondità di dettagli incredibile, grazie all’utilizzo di una pixel-art forte di soli 3 colori con eventuali palette sbloccabili (giocando, e non comprando in-app purchase o con sistemi di monetizzazione aggiuntivi, i 3 euro iniziali restano 3 euro ed è un bene ricordarlo). Fin da subito si capisce in maniera chiarissima che i nemici potenzialmente calpestabili sono quelli bianchi e che tocca stare alla larga dagli elementi rossi. Il sonoro è anche esso minimale ma rende perfettamente con i suoi chip-tune la strana atmosfera che pervade il gioco (i cui screenshot non rendono affatto giustizia, la dinamicità è l’unica chiave di lettura per un titolo del genere).
L’altro grande merito è assolutamente quello di non piegarsi a una curva di difficoltà guidata: è facile entrare nelle dinamiche di gameplay e di gioco, ma l’effettivo giocare è costruito per essere il più ostico possibile: le prime partite saranno spesso molto brevi ed occorrerà farsi la mano per riuscire ad avere la giusta reattività e riuscire a godere a pieno di tutte le complessità di un titolo che ha veramente tanto da offrire. Chapeau.
Ora andate, compratelo e regalatelo a qualcuno che conoscete e che non lo ha ancora provato: titoli come questi vanno supportati e dovrebbero definire il mercato molto più di tante altre opere più blasonate.