La licenza ufficiale WRC è transitata nelle mani di EA, che ha affidato il delicato compito a Codemasters dopo la cessione del testimone di Nacon. Inizia così una nuova era con EA Sports WRC il titolo di questa nostra recensione per console PS5. Come prima uscita sul campo, la scelta è ricaduta sul poco ma buono, con una modalità Carriera modesta ma pur sempre interessante, e le solite modalità in singolo e competitive, con la scuola Rally, in prima battuta, ad attirare la giusta attenzione.
Ci si mette poco a capire che la scelta degli sviluppatori inglesi – vuoi per loro scelta o perchè guidati dal publisher americano – è ricaduta su un depotenziamento importante della componente simulativa per lasciare spazio a del sano arcade. Le barriere d’ingresso, in questo modo, sono diminuite drasticamente, con il semplice controller che sembra aver guadagnato di nuovo credibilità rispetto al volante ed alla pedaliera. Alcune incertezze, però, ci hanno fatto storcere il naso, soprattuto sul fronte della stabilità.
Senza proseguire oltre, vi lasciamo al racconto della nostra esperienza di gioco con la recensione di EA Sports WRC, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Da dove cominciare?
Orfani della scuola di rally provata e vissuta (e talvolta anche un po’ odiata) nel corso dell’era Nacon, ci ritroviamo al nostro primo giorno di lezione. Le emozioni sono contrastanti: stupore e nostalgia si prendono “a schiaffi” vicendevolmente, anche se in noi compare una strana consapevolezza. Stranamente, alla prima derapata, notiamo di essere inspiegabilmente bravi. Una sensazione che abbiamo provato dapprima con il controller e poi, con il nostro immancabile Logitech Racing G923 Trueforce.
Questo “false friend” si traduce con un unico termine: arcade. Abituati ad un ambiente iper-simulativo edificato dallo storico sviluppatore francese, quello pensato da Codemasters si avvicina molto al concetto di guida non-simulativa di Dirt, ma con dei margini di divertimento importanti. Un divertimento che abbiamo subito voluto sperimentare con la modalità Carriera, anche per comprendere le differenze con quello che in passato è stato la croce e delizia del franchise dedicato al campionato del mondo di Rally.
3 classi e 3 scelte, con la Junior che rappresenta il perfetto entry point per la scalata verso la classe regina. Dato un bugdet, abbiamo la possibilità di iniziare completamente da zero oppure affidarci alle scuderie/vetture a disposizione. Il consiglio, per quanto scontato, è quello di iniziare per piccoli passi ed accontentarsi di quello che si ha. Il tempo per strafare verrà più avanti. Si avanza per settimane, con eventi e attività che ci metteranno, sin da subito, dinnanzi a delle scelte. E il Benefattore sta sempre lì, con dei consigli che non possono non essere ascoltati, anche perché chi “sgancia la grana” è sempre lui.
Sebbene la presenza di questa modalità disegna un positivo raccordo con il passato, a livello di profondità gli sviluppatori non sembrano aver calzato molto la mano. Gli elementi essenziali ci sono tutti, ma la gestione e lo sviluppo dell’auto passa per delle tappe obbligate. Il livello di dettaglio del comparto Ricerca e Sviluppo, giusto a titolo di esempio, lascia a desiderare, e se si ha pazienza nel corso della stagione successiva si riesce comunque ad arrivare al risultato prefissato.
Un passaggio storico… che lascia qualcosa per strada
Non avevamo dubbi che, nelle more del transito della licenza, anche il gameplay ne avrebbe inesorabilmente risentito. Per carità, non vogliamo mettere le mani avanti e partire prevenuti, ma vista la tendenza degli ultimi anni di Codemasters (e la presenza di un publisher del calibro di EA) eravamo certi che il nuovo corso sarebbe iniziato molto più soft del precedente. E vi dobbiamo confessare, forse anche per via dell’astinenza dalla serie Dirt, che questo approccio ha incontrato il nostro positivo interesse.
Al netto di questa scelta, altre ci sono sembrate alquanto discutibili. La resa tecnica non è delle migliori. I dettagli degli elementi di contesto (come le foglie, l’erba, i sassi e le rocce) lasciano a desiderare. Il livello di definizione grafica non è dei migliori e questo, ad onor del vero, ci ha lasciato alquanto stupiti. Le attenzioni, in ottica rifinitura, hanno principalmente interessato il design della vettura e la sua fisica “elementare”. Un vero peccato per uno sport che fa del contatto con la natura il suo punto di forza (e questo Nacon, a furia di numerosi passi falsi, lo aveva capito).
Sotto il profilo della stabilità abbiamo, altresì, incontrato qualche incertezza di troppo. Non sono stati episodi sporadici, per quanto si verificassero solo in determinate situazioni e contesti, ma è successo che il framerate diventasse ballerino in determinati momenti. Cali importanti li abbiamo notati in occasione di alcune derapate sulla neve, in condizioni di scarsa illuminazione. Discorso analago sullo sterrato (meno sull’asfalto), ma solo quando, oltre agli elementi intrinseci della derapata (detriti, fumo) vi si sommavano anche quelli dell’ambientazione (raggi di sole che filtravano dalle fronde degli alberi).
Simulazione?! No, grazie
La scelta di Codemasters è stata chiara, ma non sappiamo se sarà caratterizzata anche da una soluzione di continuità. Lo sviluppatore britannico, entrato nel 2021 nella scuderia di EA, già da qualche anno a questa parte ha fatto intendere che vuole cercare di scrollarsi di dosso quella sua veste seriosa legata a doppio filo alle componenti realistiche dei suoi titoli di punta. La serie DIRT è stato un chiaro messaggio di queste sue intenzioni, per quanto relegata ad un preciso e distinto franchise.
Con l’arrivo del nuovo titolo dedicato alla Formula 1, questa tendenza è giunta in maniera diretta, con la volontà, probabilmente, di accogliere quanti più nuovi giocatori possibili. È verosimile, quindi, che il nuovo corso del WRC made in EA prosegua sulle note del “Simulazione?! No, grazie”, per quanto l’ultima parola spetta sempre ai giocatori. Ricordiamoci che il seguito del Campionato del mondo di Rally virtuale va oltre il mero salotto di casa, con una dimensione Esports decisamente importante.
Non solo. Il depotenziamento della componente simulativa rischia di far venir meno alcuni assett importanti, come la presenza necessaria di un ecosistema di guida idoneo. Se vi ricordate, nelle parole della nostra recensione di WRC 10, fornivamo una constatazione circa la necessaria presenza del volante e pedaliera (e se possibile, anche freno a mano) per godere appieno dell’esperienza di guida. Giunti al cospetto di EA Sports WRC non abbiamo più quella sicurezza. Non sappiamo dirvi, quindi, se questa direzione sia quella giusta per la prosecuzione ed il mantenimento del franchise, lasciando aperto lo scenario per un GAAS made in EA.
Un hub che può far felice tutti, con una componente puramente arcade ed una spiccatamente simulativa. Probabilmente l’intenzione c’è, anche se lo spettro del pay-to-win – che stranamente non ha sorvolato questa prima avventura del franchise nella sua nuova casa – difficilmente desisterà nel suo intento.