Evolve, la recensione: che la caccia al mostro abbia inizio

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Sviluppato da Turtle Rock Studios e pubblicato da 2K Games, Evolve si presenta ai giocatori di Ps4, Xbox One e PC andando a colmare un vuoto di genere: lo sparatutto arena multiplayer. Stiamo parlando infatti non di un titolo dalla mappa estesa e libera come GTA V, oppure con una forte storia di sottofondo come Far Cry 4; il nostro obiettivo è catturare un mostro gigantesco all’interno di un’area delimitata, oppure evitare di farci uccidere dai cacciatori quando saremo nei goffi panni della bestia, in sessioni dalla durata media di 15 minuti.

Ambientato sul pianeta Shear in un futuro piuttosto distante, nel quale l’uomo viaggia regolarmente nello spazio, il gioco vede le colonie umanoidi attaccate di frequente da malevoli ed enormi mostri capaci di evolversi in grandezza e potenza. Per scongiurare perdite consistenti di popolazione, una squadra di cacciatori è costantemente a caccia delle bestie. Ogni mappa giocabile rappresenta una piccola porzione del pianeta e vede impegnati cinque giocatori: quattro cacciatori e un mostro. Nonostante il titolo presenti una sezione singolo giocatore, è il multiplayer la sua forza e la fonte del suo divertimento. Mancando una storia, nella ‘campagna’ single player ci si riduce a fare squadra con il computer, con tutti i limiti del caso. Si giocano le cinque modalità di gioco in modo consecutivo, influenzando con la mappa corrente quella successiva (ad esempio lo scoppio di una centrale nucleare vi farà giocare fra le scorie radioattive nella mappa successiva) ma non c’è una vera e propria trama generale.

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È online che i quattro giocatori possono allearsi e creare tattiche più o meno complesse, con visuale classica da FPS, anche perché ogni cacciatore ha qualità ben distinte. Troviamo infatti quattro tipi di ‘soldato’: medico, supporto, assalto e trapper. I soldati d’assalto, ad esempio, sono macchine da guerra viventi, interamente votati all’attacco, i trapper invece portano con loro trappole per rallentare o bloccare il mostro. Cambiando completamente prospettiva, dal lato della bestia (un Golia, un Kraken o uno Spettro) si ha il potere di sputare fuoco, di lanciare massi enormi contro i nemici e compiere diversi attacchi con il corpo (salti, pugni, scatti) in terza persona. Divorando carcasse di animali si cresce e – appunto – ci si evolve, diventando più forti, grossi e potenti sino a raggiungere lo stadio evolutivo 3, che ci permette di distruggere il relè della mappa e vincere.

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Atmosfere sempre oscure

Graficamente il titolo è piuttosto curato, risaltano soprattutto gli intermezzi video che sono davvero definiti e visivamente solidi, dall’aria fumettata e patinata. In game non ritroviamo purtroppo la medesima solidità e dobbiamo riscontrare un terreno molto spigoloso, camuffato in modo molto furbo dalle atmosfere sempre oscure e dalla poca visibilità, ma la fluidità generale è accettabile. Non si ha però la sensazione di avere fra le mani un titolo creato esclusivamente per next-gen, viene da domandarsi a cosa servano i 26GB del pacchetto vista la grandezza discutibile delle mappe, l’assenza di una campagna single player e i limiti generali di longevità. La ‘durata’ è infatti il limite più grande di Evolve, non in senso letterale, poiché sbloccare tutti i potenziamenti e creare un personaggio full optional sulla carta richiede svariate ore di gameplay e sessioni di caccia, ma sono la monotonia e la ripetitività che presto portano alla noia più profonda. Aldilà degli appassionati più incalliti del genere, difficilmente si va oltre la settimana consecutiva di gioco, ci si stanca ben presto delle poche modalità di gioco disponibili (e più o meno del tutto simili).

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Evolve divertirà gli appassionati degli sparatutto multiplayer

Evolve divertirà dunque gli appassionati degli sparatutto multiplayer, alla ricerca di partite veloci e senza troppi fronzoli da giocare di tanto in tanto, ma difficilmente troverà il favore dei giocatori più esigenti e bisognosi di una mappa open world e di una trama solida. Non solo longevità, troviamo qualche riserva anche sul versante grafico, che presenta un terreno di gioco piuttosto squadrato che guarda alla passata generazione di console. Un lavoro onesto nel suo genere, ma con troppi, noiosi limiti.

Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo, redattore e managing editor sul web, grande appassionato di cinema, automobili e tech enthusiast della peggior specie. Sulle dita porto i calli del basso ma non disdegno affatto la chitarra acustica. Mi piacciono i temporali e le biografie che si prendono poco sul serio.
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