Far Cry 4, la recensione: benvenuti nel Kyrat

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Appena due anni fa, nel 2012, Ubisoft lanciava sul mercato il terzo capitolo della saga Far Cry, Far Cry 3, rivoluzionando non solo il franchise in termini di gameplay, ma spingendo al limite tutte le potenzialità della generazione di console andata da poco in pensione. Ora, a quasi 24 mesi di distanza, il panorama è del tutto cambiato, nelle case e nelle postazioni di gioco degli utenti sono arrivate le nuove fiammanti Ps4 e Xbox One, e gli eventi legati a Jason Brody e al temibile Vaas Montenegro sono acqua del tutto passata. Siamo però ancora soli, nell’eterna lotta contro la natura selvaggia e l’oscuro animo umano, benvenuti nel Kyrat.

Far Cry 4 è Far Cry all’ennesima potenza

Il primo aspetto su cui bisogna soffermarsi quasi obbligatoriamente, visto il salto generazionale di hardware e software, è l’aspetto visivo di Far Cry 4. Il motore grafico che Ubisoft ha presentato è estremamente potente, curato e definito. Tralasciando le potenzialità raggiungibili con un PC di fascia molto alta, in grado di portare il gioco a 60fps alla risoluzione di 1440p, la versione su cui ci soffermeremo in questa recensione è per console next-gen, che vede valori fissati a 1080p per 30fps. La prima scelta, legata al Full HD, ripaga il sacrificio di rinunciare ad una parte di framerate.

Difficilmente avremo immagini ed elementi pixelati e scalati come avveniva, e avviene ancora, su Ps3 e Xbox 360, in grado di far girare il titolo attuale e i precedenti solo a 720p. Il campo visivo è stato nettamente migliorato e riusciremo a scorgere nitidamente anche montagne lontane chilometri. A sorprendere è però la cura dei dettagli a distanza ravvicinata: a partire dagli animali, dei quali si può scorgere una pelliccia decisamente realistica, ai volti dei personaggi, che in alcuni casi sfiorano il fotorealismo, passando per le armi, i veicoli e le strutture. Le sequenze pilotate possono poi essere definite, senza timore di iperbole, veri e propri momenti cinematografici, supportate da una trama valida che affronteremo fra poche righe.

Far Cry 4 è Far Cry all'ennesima potenza

Deludono, sempre continuando ad analizzare il comparto visivo, soltanto alcuni elementi immobili sparsi nella mappa di gioco e – soprattutto – all’interno degli edifici: stiamo parlando di casse poco rifinite, frutta senza profondità appoggiata sui banchetti dei mercati, tavoli e mobilia varia, dall’aspetto troppo geometrico e squadrato. Da notare anche un effetto ‘plasticoso’ sui veicoli e alcune strutture esterne, che appaiono irreali e finti. Dettagli che si perdonano facilmente, vista la potenza e la meraviglia generali dell’intero progetto, che non soffre neppure di un framerate secondo molti ‘castrato’.

Tornando infatti all’inizio del paragrafo, la seconda scelta grafica di fermare il gioco a 30fps anziché 60 è funzionale, nonostante faccia storcere il naso a molti gamers più accaniti. Il gameplay risulta assolutamente fluido nel 99% dei casi, anche le esplosioni più complesse sono gestite al meglio e ogni azione risulta naturale. Del resto molti titoli nell’ultimo anno hanno dimostrato su PS3 e Xbox 360, ad esempio Forza Horizon, che i 30fps potessero rappresentare un ottimo compromesso per migliorare la definizione con hardware limitato.

Roll sound, camera, action!!

Aldilà dei meri tecnicismi, Ubisoft ha lavorato con pazienza maniacale per pubblicare un’opera quanto più cinematografica possibile. La sensazione principale è di vivere in primissima persona un action movie di altissimo livello, non solo con sequenze comandate che hanno una loro regia e un loro montaggio, ma le fasi di gioco stesse sembrano pronte per essere proiettate su grande schermo. Il ciclo giorno/notte, le luci e le ombre creano un’armonia da premio Oscar, come firmate da un grande direttore della fotografia, non mancheranno infatti i momenti in cui vi fermerete ad osservare il panorama e lo splendore della natura (magari condividendo al volo lo screenshot tramite il tasto Share di PS4).

Non solo immagine però, anche l’udito ha la sua parte grazie ad una colonna sonora di qualità e carattere, pronta a sottolineare ogni sfumatura e ogni attimo di tensione. Possiamo benissimo far rientrare in questa parte di recensione anche l’effettistica sonora generale, poiché tutto ciò che vi era di buono in Far Cry 3 è stato migliorato. Ogni atmosfera ha decine di suoni, vento, foglie, animali piccoli e grandi, ribelli che parlano, spari in lontananza, la radio dei veicoli che si adatta alla frequenza della zona, trasmettendo all’occorrenza i messaggi di propaganda o la semplice musica. Ulteriori sfumature di realismo dunque, compreso l’effetto degli spari che ora comprende anche il rimbalzo dei proiettili; se avete un sistema dotato di un grande TV Full HD e un impianto audio a sei canali, preparatevi a godervi a pieno tutti i dettagli del Kyrat.

Sul sentiero dell’eroe

Analizzando la parte prettamente narrativa, come tradizione il capitolo si separa nettamente dai precedenti, non continuiamo il cammino di Jason Brody ma vestiamo i panni di Ajay Ghale. A restare invariato è solo il tema portante, la crescita interiore, affiancato all’immancabile rivalsa e senso del bene assoluto. Il protagonista, naturalizzato americano, torna nella sua terra natia per soddisfare le volontà della madre e disperdere le sue ceneri nei luoghi che l’hanno vista nascere e crescere. Eccoci dunque nella ridente e selvaggia regione del Kyrat, nell’Himalaya, dove ci si presenta un panorama desolato e triste. Il despotico Pagan Min, autoproclamatosi sovrano del Paese, regna con violenza, prepotenza e terrore.

L’animo del giovane Ajay viene dunque mosso da un sentimento di rivalsa, poiché gli stessi genitori avevano combattuto il regime insieme ai ribelli del luogo, non riuscendo nell’impresa di prevalere. Imbracciate le armi, con le ceneri di nostra madre a proteggerci nello zaino, abbiamo il compito di intraprendere l’ennesimo cammino dell’eroe, che ci vedrà alla fine più maturi, più completi nello spirito e nel corpo. Ad aiutarci anche una buona dose di testardaggine, nel voler procedere sul nostro sentiero in solitaria, quando nessuno dei nostri amici online si unisce a noi in una partita in cooperativa. Ciò che ci aspetta è fare i conti con le nostre due personalità innate: la tigre, battagliera, feroce, priva di scrupoli e colma di coraggio, e l’elefante, aspetto votato alla sopravvivenza. Queste due facce della stessa medaglia regoleranno tutte le abilità che potremo apprendere andando avanti con i progressi, che riservano non poche novità a livello di gameplay.

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Controllo e dedizione

Anche lontani dalla Malesia del terzo capitolo, la struttura e lo scheletro di Far Cry 4 restano pressoché invariati: ritroviamo il mondo open-world, le torri da scalare per rivelare il paesaggio della mappa e ottenere armi gratis, le basi nemiche da liberare, gli animali da cacciare per personalizzare l’attrezzatura. Ovviamente tutti aspetti più levigati e migliorati all’estremo, la mappa consultabile ad esempio risulta più dettagliata, mostra luoghi sconosciuti da scoprire e da visitare, altopiani e vallate, sempre più simile a una mappa di Google con vista dal satellite. Anche la fauna è segnalata in maniera più chiara rispetto al passato, le icone degli animali non sono più stilizzate in bianco ma sono delle immmagini perfettamente riconoscibili. Passandovi sopra il puntatore, il sistema dice subito di che specie di animale si tratta, mentre in Far Cry 3 bisognava imparare a riconoscerli a istinto (e talvolta tentare la fortuna).

Come gli ultimi Assassin’s Creed, vengono segnalate anche le carcasse nella minimappa ingame, in modo da individuarle immediatamente per la scuoiatura. Tuttavia non tutti gli animali sono segnalati subito, per mostrarne di più sulla cartina è necessario acquistare le mappe nei bazar o dai mendicanti per strada. Esatto, mendicanti di strada, capaci di acquistare i vostri oggetti e le vostre pelli, di vendere nuove armi e munizioni in punti random del mondo. È stato migliorato anche il sistema di vendita, ora è possibile vendere in blocco tutti gli oggetti superflui. Oggetti che vengono trasportati nello zaino personale, come sempre da ingrandire cacciando animali.

La sezione Fai da te, che raccoglie appunto tutta l’attrezzatura migliorabile con le pelli, è un piccolo neo della produzione, è piuttosto striminzita e si completa in tempo relativamente breve. Tutt’altra storia se si affronta il comparto armi: il parco delle armi da fuoco (e non) è decisamente ampio, oltre alla solita selezione personalizzabile (dalle pistole più minute ai lanciarazzi, passando per i fucili a pompa e d’assalto) sono state aggiunte svariate armi uniche, ovvero le più potenti e particolari del gioco, a differenza di Far Cry 3 che aveva una singola arma unica per categoria. Numerose anche le abilità per potenziare il personaggio, suddivise fra Tigre e Elefante, come ricordavamo poco sopra parlando della trama. Queste ci permettono di uccidere nemici dall’alto oppure di cavalcare elefanti, di imparare mosse e tattiche extra.

Uscendo dal pannello di controllo, oltre ai movimenti e alle azioni che abbiamo imparato a conoscere nel capitolo precedente, abbiamo adesso la funzionalità rampino, fondamentale per scalare pareti rocciose altrimenti invalicabili. Assoluta novità anche la modalità di Guida Automatica, premendo un semplice tasto del gamepad possiamo vedere la nostra auto avviarsi da sola verso la destinazione, lasciandoci liberi di sparare ai lati della vettura in situazioni estreme. La capacità di gestire grandi quantità di dati da parte delle nuove console ha anche reso possibile avere un parco auto più ampio, con mezzi particolari con caratteristiche e suoni differenti.

Dai classici pick-up a piccoli elicotteri, passando per gli strambi motocarri, corredati di santini e cianfrusaglie varie sul cruscotto. Il sistema di guida è ovviamente simile al passato, di stampo pienamente arcade, con accelerazione e freno funzionali ma non troppo realistici. Ben bilanciate le difficoltà di gioco, suddivise in Facile, Normale e Difficile. L’ultima in particolare rende la vista dei nemici più acuta e gli animali piuttosto feroci, adatta a chi vuole davvero mettersi alla prova con Far Cry 4. Chiudiamo con il controllo del personaggio, sempre preciso e privo di sbavature sostanziali; le scalate con il rampino possono risultare complicate, con una visuale in prima persona limitata, ma niente che comprometta il sistema generale. Su PS4 degne di nota le features legate al DualShock 4, il gamepad Sony ci permette di cambiare la nostra arma scorrendo il dito sul touchpad, nonostante una sensibilità piuttosto elevata e talvolta macchinosa, e di controllare la nostra salute tramite il led sul retro: verde quando le nostre condizioni sono ottime, rosso quando ci ritroviamo in pericolo di vita.

L’unione fa la forza

Abbiamo esordito dicendo che siamo ancora soli, contro la natura e l’animo umano, ma dobbiamo riconoscere che si tratta di una inesattezza. Far Cry 4 infatti, nella modalità Single Player Offline, ci dà la possibilità di chiamare a raccolta amici mercenari nelle situazioni più complicate, come ad esempio la conquista di una base nemica. Aiutando i ribelli in missioni casuali e random nell’area di gioco miglioreremo il nostro Karma, ottenendo Punti Mercenari da spendere in momenti di estrema difficoltà. È stata inserita anche la modalità Multiplayer, che ci permette di proseguire la nostra storia (scegliendo ad ogni avvio nel menu principale) in co-op con degli amici online.

Far Cry 4 si presenta dunque come uno dei migliori e avanzati FPS attualmente disponibili sul mercato, meno votato al multiplayer di Destiny ma con fondamenta più solide (è pur sempre un quarto capitolo…). Le classiche sfumature e modalità di sempre portate all’ennesima potenza, grazie alle nuove console in grado di gestire meglio la grafica e il carico di dati generale (parliamo di oltre 25GB di gioco da gestire). Non un prodotto rivoluzionario e miracoloso, ma corposo e affascinante da giocare e rigiocare, soprattutto dopo che Ubisoft ha introdotto l’opzione per trasformare tutti i fortini conquistati in ostili, senza avviare una nuova partita da zero. Un titolo imperdibile per tutti gli appassionati delle armi in prima persona, un nuovo sentiero dell’eroe da percorrere senza ripensamenti.

Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo, redattore e managing editor sul web, grande appassionato di cinema, automobili e tech enthusiast della peggior specie. Sulle dita porto i calli del basso ma non disdegno affatto la chitarra acustica. Mi piacciono i temporali e le biografie che si prendono poco sul serio.
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