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Far Cry 6, la recensione su PS5

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Far Cry 6, la recensione su PS5

Sulle note di El Bella Ciao de Libertad, arriva la nostra recensione di Far Cry 6, titolo giocato su console PS5. Che bello riascoltare, in un contesto molto simile a quella della lotta dei nostri partigiani per la liberazione della penisola italiana, quella che è la colonna sonora di questo sesto capitolo della fortunata serie made in Ubisoft. Di strada ne è stata fatta. Tra grandi risultati e importanti scivoloni, la nota IP arriva un suo punto di svolta. Se diciamo che questo è il migliore Far Cry di sempre non commettiamo un’eresia.

Dalla storia al gameplay, ogni cosa è al suo posto. Con la ripetitività che viene lasciata a casa dalla dimensione della mappa di gioco e dalle attività in essa presenti. La grafica suona in 4K a 60fps, con un’ambientazione che ha un non so che di nostalgico. Tra il primo storico Far Cry e il terzo capitolo (si quello con quel folle di Vaas, ndr), alcune cose ci torneranno familiari dal punto di vista naturalistico.

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Anche in Far Cry 6 abbiamo il super cattivo. Si tratta di “El Presidente” Anton Castillo, con una performance eccezionale dell’attore Giancarlo Esposito. Una cattiveria senza precedenti, all’alba di una rivoluzione che urla a gran voce il nostro nome (e la sua testa, ndr). Nel mentre ci siamo noi, con le nostre scorribande, con un arsenale improvvisato e un esercito di ribelli da mettere insieme.

Noi l’abbiamo fatto con la glaciale Dani Rojas. La scelta è ricaduta su una lei, seguendo il nostro istinto. Lei ci ha ispirato. Perché amiamo le belle storie, anche se il lieto fine non sempre è quello che ci aspettiamo. Ricordate com’è finito Far Cry 5 vero?! E con quest’ultima battuta vi lasciamo alla nostra recensione di Far Cry 6, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.

Prime impressioni: un capitolo molto politico

Far Cry 6 ci porta in un’isola ispanica di nome Yara, dove un dittatore tiene la popolazione in una morsa, tra paura e oppressione. Un embargo la tiene lontano dal mondo, e la produzione di sostanze stupefacenti alimenta le casse dei seguaci di Castillo. Ok, va bene il disclaimer iniziale “dovuto” in cui si parla delle libere ispirazioni e di nessun voluto riferimento a personaggi storici realmente esistiti. In questa occasione, però, le circostanze lasciano pochi dubbi interpretativi.

Lo stesso attore, Giancarlo Esposito, in una delle tante interviste rilasciate ha dichiarato che per il suo personaggio si è ispirato al presindente cubano Fidel Castro. Yara come Cuba insomma, con la nostra Dani Rojas che è la perfetta erede di Ernesto “Che” Guevara. Ma è anche il contesto degli eventi, che si cela dietro la liberazione di Yara, legato a dei fatti storicamente accaduti. La guerriglia femminile è stata uno delle componenti fondamentali della rivoluzione cubana, così come gli accordi con i contadini e le personalità di spicco della comunità locale. Insomma, Ubisoft questa volta esce allo scoperto, e noi lo apprezziamo molto.

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La prima parte di Far Cry 6 è organizzata come se fosse un grande tutorial. Vengono mostrati tutti gli elementi chiave del gameplay. Ci si muove all’interno di una piccola isola al cui interno ci sono missioni e avamposti da liberare. In meno di due ore non rimane nulla da fare, avendola già “svuotata” in maniera più che certosina. Si arriva al momento dell’assalto delle navi sulle note di El Bella Ciao de Libertad. Adrenalina, come si dice in questi casi, “a palla”.

In piccolo ci viene presentato tutto l’ecosistema di gioco di Far Cry 6. Ubisoft, in questo, è maestra. Le cose da fare sono molte ma vengono illustrate con una semplicità tale da restare impresse, senza bisogno di ritornarci sopra. Badate a questo aspetto, che in molti non ci fanno più caso al giorno d’oggi. Un gran gioco lo si vede dalla sua attitudine a rendere semplici le cose complesse.

Contesto di gioco: una summa perfetta

Far Cry 6 e la summa perfetta di tutta la sua storia. Quando parliamo di “tutta” intendiamo anche il primo capitolo, quello realizzato da Crytek con il suo Cry Engine. Era il lontano 2004 e il mondo videoludico era “malato” di FPS. Far Cry, lato gameplay, era uno tra i tanti anche se spiccava la sua propensione verso l’open world. Senza dimenticare una grafica “da paura”, che ai tempi richiedeva una Signora scheda grafica.

Ubisoft ci vide lungo e acquisì completamente tutti i diritti sul gioco. Ed ecco che inizia la nostra storia, quella che oggi ci ha regalato un’altra gran bella avventura. Ogni capitolo è servito ad uno scopo ben preciso, anche se a livello ideologico gli ultimi episodi della serie seguono una particolare filosofia. Far Cry 2 punta i riflettori sulla fisica e sulla dimensione open world del franchise.

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Far Cry 3 ci riporta in un paradiso naturalistico, con un figlio di papà che diventa un guerriero contro quello che è stato uno dei migliori cattivi di sempre: Vaas. Il quarto capitolo punta molto sull’arte dell’arrangiarsi, con un contesto storico degli eventi che si allinea a quello dell’ultimo arrivato. Far Cry 5 si allontana dai predecessori, puntando sul fanatismo religioso, un po’ come se fosse una denuncia verso alcune situazioni del continente a stelle e strisce. Fondamentale è la parte relativa alle interazioni con le comunità locali.

Il riassunto di 17 anni di storia del franchise è utile per avere una piccola idea del perché Far Cry 6 si può considerare uno dei migliori capitoli della serie. Chi vi scrive lo ritiene come tale, avendo vissuto l’evoluzione del franchise. Una bella dichiarazione di umiltà quella del colosso canadese, che ringrazia tutto il suo passato e lo eredita di netto in questa sesta uscita sul campo.

Gameplay: in medio stat virtus

Come già anticipato, le cose da fare in Far Cry 6 sono tante e molto diverse tra loro. La filosofia è quella di un open world puro, dove non vi è una cosa “giusta” da fare. Bisogna solo “fare”. I collezionabili ci sono, e alcuni sono dannatamene potenti. Il personaggio segue un’evoluzione non legata a uno skill tree. Il rango decide l’equipaggiamento che può utilizzare e questo decide la sua capacità offensiva e difensiva.

Non vi è un giusto modo per ingaggiare e questo si riflette sulla build del nostro rivoluzionario. L’intelligenza artificiale dei nemici è migliorata in quest’ultimo capitolo, anche se a volte alcune situazioni si dimostrano troppo facili. Nonostante questo, occorre sempre un minimo di pianificazione prima di lanciarsi nella guerriglia. Tra lo stealth e la pioggia di fuoco, in medio stat virtus.

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La parte più bella di Far Cry 6 vive nella possibilità di muoversi liberamente in tutta la mappa sin da subito. Dopo aver superato il prologo, ci viene spiegato come deporre il dittatore Castillo. Non viene, però, fornito un ordine ben preciso, ricevendo solo dei consigli non vincolanti. Questo ci porta a fare tutto quello che vogliamo e come vogliamo, ma soprattutto è il dove che non viene scelto a priori. Se volete essere sempre al top della forma, uno sguardo alla flotta dei rivoluzionari può essere molto utile. La vera e grande novità di Far Cry 6 vive nel mezzo come arma, con il suo sviluppo che (in)segue quello di Dani.

La cosa bella è che per quanto il mondo ce l’abbia con noi, un fido amico è sempre al nostro fianco. Dal coccodrillo al cane, le nostre spalle sono sempre coperte da un angelo custode che non ci pensa due volte a saltare al collo del primo soldato nemico che incontra. A differenza dei veicoli, il loro sviluppo segue particolari incarichi da portare a termine. La fatica extra ne vale, però, la pena.

Dimensione artistica: un bel ritorno al passato

L’isola di Yara ci fa tornare in mente qualcosa che è sepolto nei nostri ricordi. Il suo ecosistema naturalistico ricorda l’isola di Kabatu e l’arcipelago di Rook Islands, visitate nel primo e nel terzo capitolo di Far Cry. Libere ispirazioni gradite, anche se il chiodo fisso per gli sviluppatori restano sempre luoghi e spiagge all’apparenza paradisiaci. 3 ambientazioni su 6 ci danno ragione.

L’enorme dimensione della mappa ci porta ad esplorare anche numerosi centri abitati. Quì si respira la vita e il costume del posto. Ubisoft ci tiene molto a questo aspetto, al punto da curare anche i minimi dettagli estetici riguardo l’architettura delle unità abitative. Il fattore immersione, per quanto possa essere subliminale come aspetto, fa leva anche su quei dettagli che possono apparire come minimali. La filosofia della software house è questa, e ce lo ricorda ogni volta che ne ha l’occasione.

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Il clima e l’ora dinamica ci portano ad esplorare la parte intima di Yara. La photo mode serve moltissimo per cogliere quello che questa stupenda isola ha da offrire. Per carità la rivoluzione è sempre il nostro principale obiettivo, ma qualche piccola cartolina si può sempre rubare. Purtroppo l’unica cosa che manca è l’assenza del ray tracing. La sua presenza poteva veramente fare la differenza.

Ubisoft ha preferito le performance alla qualità grafica, proponendo un 4K dinamico che gira sui 60fps piuttosto stabili. Una scelta, questa, opinabile. Si poteva concedere, però, una scelta ai giocatori, con la solita domandina: qualità o performance? I giocatori su PC potranno beneficiare della potenza del ray tracing, sempre che la loro GPU sia d’accordo. Una decisione, questa, che ci fa sentire esclusi.

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In conclusione

La nostra recensione di Far Cry 6 arriva alle sue battute conclusive. Tracciando un breve bilancio della nostra esperienza, dire che siamo soddisfatti è riduttivo. Il sesto capitolo del franchise si presenta in una forma più che smagliante. Non ci siamo mai annoiati e quando si affacciava un piccolo spiraglio di ripetitività prendevamo il nostro bel motoscafo e andavamo a pesca. Il tutto assolutamente privo di senso figurato. 

Facciamo prima a dire le noti dolenti, visto che tutto il resto è ottimo. L’intelligenza artificiale, bestia nera anche negli altri capitolo, è migliorata ma si può ancora fare di meglio. A parte nei momenti in cui abbiamo l’intero esercito di Castillo contro, si esce molto facilmente in caso di uno contro molti. L’enorme dispiacere vive nell’assenza del ray tracing. Comprendiamo la scelta di puntare alle performance ma non la condividiamo appieno. La scelta poteva essere concessa ai giocatori, nel bene e nel male. Tutto il resto è semplicemente Far Cry.

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