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FAST Racing Neo, la recensione: la velocità iper-sonica su Wii U

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FAST Racing Neo, la recensione: la velocità iper-sonica su Wii U

Shin’en Multimedia potrebbe non dire molto ai meno accorti, ma chi bazzica nel piccolo mondo dei giochi indipendenti in esclusiva per console Nintendo sa che rappresenta da tempo un marchio piuttosto conosciuto. Art of Balance e Nanostray sono due videogiochi, successivamente diventati serie, che hanno accompagnato la vita delle recenti nate in casa Super Mario, e non deve sorprendere se, zitta zitta e un po’ fuori dal nulla, la software house tedesca ha deciso di riconfermare il suo matrimonio con la multinazionale di Kyoto con un nuovo titolo in esclusiva. Nonostante i timori sollevati da quel Nano Assault NEO-X pubblicato su Ps4, l’unione fra i due marchi dell’intrattenimento è stato ancora una volta celebrato con il recente lancio di FAST Racing Neo, primo gioco di corse sviluppato da Shin’en a fare il suo debutto si Wii U. Si tratta sostanzialmente di una sorta di sequel spirituale di FAST Racing League, titolo Wii Ware pubblicato nel 2011 su eShop, un prodotto discreto, ma non particolarmente memorabile.

Tuttavia è immediatamente riscontrabile fin dai primi minuti di gioco che questo FAST Racing Neo rappresenta l’accelerazione di cui la serie necessitava per poter essere ricordata come un franchise competente nell’ambito racing game. Perché per quanto il prodotto pubblicato ancora una volta in esclusiva per piattaforma Nintendo risulti di primo acchito piuttosto spartano e dai contenuti ridotti ai minimi termini, l’esperienza di gioco che assale letteralmente il giocatore con l’avviarsi delle vetture sui tracciati futuristici è dominata da quella sana sensazione di divertimento, puro e semplice, tipico dei videogiochi di un’altra epoca.

Che poi, parliamoci chiaro: FAST Racing Neo è una sorta di figlioccio (non riconosciuto!) di F-ZERO, serie firmata Nintendo, e di Wipeout, il gioco di corse di Psygnosis che negli anni ’90 con l’avvento del 3D portava alta la bandiera della velocita iper-sonica nel mondo dei videogiochi. Il caso vuole che entrambe le serie siano completamente scomparse dai radar, dove la prima è rimasta ai tempi di GameCube, mentre la seconda si è dovuta “accontentare” di una comparsata su PS Vita per poi essere dimenticata. E, diciamocelo, la mancanza di un Wipeout su PS4 è davvero un oltraggio alla decenza!

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Se i tracciati si dimostrano particolarmente avvincenti, ben realizzati e mai banali nel presentare variazioni dalla difficoltà ascendente, man mano che si completano le sfide single player, il sistema di fasi colorate ideato dagli sviluppatori aggiunge quel pepe in più necessario per dare carattere a ogni sfida. Cambiando il colore della propria vettura in base a quello mostrato dalle pedane presenti sul tracciato, è possibile beneficiare di improbabili accelerazioni, balzi salvifici, qualsiasi cosa possa venire in mente per facilitare la propria vita fra curve impossibili e testa a testa con gli avversari.

fast_racing_neo_race_alphaNel caso non fosse chiaro, è giusto ripeterlo: nulla nel comparto ludico del videogioco è lasciato al caso. Gli sforzi di designer, artisti, programmatori e componenti del team di sviluppo tutto si sono concretizzati in un videogioco che profuma di storia e che con il suo puntare dritto al sodo non necessita d’altro. D’altronde un buon parco bolidi fra cui scegliere è presente, così come sono numerosi anche i tracciati con cui mettersi alla prova, mentre le varianti ludiche in single e multiplayer (locale fino a quattro giocatori e, ovviamente, online) non fanno altro che rimpinguare una confezione digitale che, dietro una copertina forse anonima e una presentazione un po’ spartana, trabocca di ottimi propositi videoludici, come da tempo non mi capitava di percepire in un’esclusiva Wii U, se non consideriamo le produzioni più blasonate.

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Certo è che se Nintendo fosse abbastanza lungimirante potremmo tornare a sentire del talento di questo team di sviluppo tedesco molto presto, magari dietro alla produzione di una vera iterazione di quell’agognato e celebratissimo F-ZERO a cui la casa giapponese sembra immotivatamente disinteressata.

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