Nuovo anno, nuova stagione, e tante novità a seguito, alcune delle quali promettono di non lasciare delusi i fan di lunga data. FC 25 ci riporta sui manti erbosi virtuali per dare vita a delle nuove battaglie da vivere attraverso le varie modalità presenti nel gioco. Come di consueto, ce n’è per tutti, sia per coloro che amano competere senza la pressione agonistica del 1vs1 e chi, invece, è li pronto a fare incetta di punti utili per qualificarsi alla Weekend League.
Rush promette di non lasciare scontenti quelli che ancora piangono l’addio di Volta Football, con delle sfide al cardiopalma 5vs5 e delle regole calcistiche ad-hoc. Molto bene la direzione artistica, che ci regala delle atmosfere sempre più simili a quelle televisive. Il realismo è dietro l’angolo, al netto delle solite defezioni che minano l’equilibrio del gameplay. Bene, senza indugiare oltre vi lasciamo alla nostra recensione di FC 25, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
C’era una Volta…Rush, e non solo
Iniziamo così, con un gioco di parole, la nostra recensione di FC 25. Il perchè è presto detto, visto è considerato che il neo arrivato Rush nasce sulle ceneri di Volta Football. Purtroppo l’esperimento di far rivivere il buon vecchio FIFA Street non ha sortito gli effetti desiderati e quella community che gli sviluppatori pensavano di poter far crescere non è mai prolificata. Al sui posto è arrivato Rush, una specie di modulo che si affianca ad Ultimate Team, Carriera e Pro Club. 5 vs 5, con il portiere controllato dalla CPU e 4 giocatori reali in campo che si sfidano in una partita di calcetto con delle regole leggermente modificate.
Il fuorigioco a centro campo non esiste (ma solo nella trequarti), i brutti falli vengono puniti con il cartellino blu che equivale ad uno sosta forzata in panchina per circa un minuto (il doppio giallo causa un blu) e tempi da 7 minuti. Inutile dirlo che, al netto della possibilità offerta dal matchmaking, giocare a Rush con degli sconosciuti è praticamente impossibile per via della assoluta necessità di coordinarsi in team. Con cuffia e microfono il divertimento è assicurato.
Quanto, invece, ai soliti noti, Ultimate Team si presenta ancora in perfetta forma, anche grazie alla presenza delle Carte Evoluzioni che consentono di far diventare dei fenomeni dei perfetti Sig. Nessuno. La Weekend League ha già inaugurato i battenti con il torneo PRO che chiama a sé nuovi aspiranti calciatori virtuali (a patto che si arrivi alla tanto desiderata terza divisione). Non mancheranno le stagioni, gli obiettivi (anche alimentati dalla presenza di Rush), le famose SCR (Sfide Creazione Rosa) e una valanga di pacchetti pronti ad instigare la voglia di “shoppare” come se non ci fosse un domani. Noi, da vecchi lupi di mare, optiamo sempre per le Squad Battles che ci consentono, con molta calma e tranquillità, di ottenere pacchetti e valuta in game sfidando la AI a difficoltà progressive.
Fuori dal contesto UT, troviamo una modalità Carriera che si presenta in grande spolvero. E se lo dice anche Zidane, che il calcio è la celebrazione della tattica, chi meglio di un allenatore in ascesa può sperimentare l’ebrezza che si prova in campo a disegnare le proprie strategie, anche grazie alla novità introdotta dai ruoli giocatori (che affronteremo a brevissimo). La capacità interazionale è stata estesa grazie alle trattative con i procuratori, prodromiche all’acquisto di un giocatore. Pro Club risponde sempre presente, ma non sembra rientrare più nei piani di sviluppo di EA Sports (senza MAI dimenticare che presenta una community di fedelissimi oltremodo nutrita).
La modalità di fruizione dei vari contenuti quest’anno si presenta molto snella ed asciutta, con un sistema di navigazione minimal ed intuitivo. Al netto delle ultime patch segnaliamo, però, dei bug di troppo che ci hanno obbligato, in fase di selezione dei contenuti, a riavviare l’applicazione causa blocco.
Il futuro è l’intelligenza artificiale
A partire da FIFA 22, EA Sports ha iniziato a brevettare una serie di tecnologie proprietarie ad uso e consumo della famiglia dei giochi sportivi (quelli con la palla, giusti per intenderci). Hypermotion è stata la prima grande sfida lanciata dal colosso di Redwood City, che quest’anno brucia la sua quinta candelina con HyperMotion V. Già all’epoca gli sviluppatori americani capirono che il futuro del gaming sarebbe stato influenzato dalla presenza di algoritmi di intelligenza artificiale, dando in pasto ai suoi sistemi informatici le migliaia (che poi sono diventate milioni) di informazioni dietro ai movimenti e ai comportamenti dei calciatori. Non si trattava più solo di catturare i loro movimenti per renderli più fluidi e vicini alla realtà, bensì un’evoluzione della consapevolezza dell’11 in campo. Non più una summa algebrica ma un movimento armonico dettato dalla tattica.
Quest’ultimo aspetto non era ancora stato esplorato adeguatamente, relegandolo ad una logica affidata a dei semplici selettori e movimenti non in linea con il calcio di oggi. I grandi strateghi del calcio come Pep Guardiola e Joseph Klopp ci hanno insegnato che i ruoli non sono delle gabbie in cui far morire dentro l’estro di un calciatore, e talvolta un terzino può anche diventare un centrocampista aggiunto e un mediano si trova ad entrare in area di rigore e di stazionare nell’area piccola se le situazioni di gioco lo impongono.
Tutto questo sarà possibile grazie ai Ruoli Giocatori, che apportano al concetto di posizionamento in campo una ventata di freschezza che serviva tanto al gameplay. Al netto dei soliti problemi di inizio stagione – con i portieri “ballerini” e i difensori troppo timidi nei contrasti non energici – quella rivoluzione paventata qualche anno orsono, ovvero un sistema di gioco più ragionato, trova oggi un giusto ed autentico interprete.
Quanto al gameplay, in genere, assistiamo ad un miglioramento generale delle varie fasi di gioco con i diversi interpreti delle linee che si preoccupano maggiormente di quello che accade loro intorno, specialmente nelle fasi di movimento senza palla. Tutto questo è stato reso possibile anche grazie alla presenza degli Stili di Gioco, un aspetto che, nel tempo, è diventato sempre più determinante.
I vari giocatori in campo si preoccupano di interpretare quelli che saranno i movimenti della sfera, con una conseguente maggiore densità di giocatori attorno ad essa. Trovare degli spazi tra le varie linee non sarà facile, prediligendo delle transizioni brevi ma intense (tiki-taka mon amour). Sul fronte grafico nulla questio, con un lavoro enorme posto in essere da quelli di EA Sports sotto il profilo delle animazioni e della cura del contesto calcistico, un aspetto che riguarda anche il comparto sonoro, ovviamente.