Home Recensioni Ghost of Tsushima Director’s Cut, la recensione PS5

Ghost of Tsushima Director’s Cut, la recensione PS5

0
Ghost of Tsushima Director’s Cut, la recensione PS5

Tornano le avventure di Jin Sakai con Ghost of Tsushima Director’s Cut, il titolo della nostra recensione per console PS5. Sucker Punch e Sony, a distanza di un anno dall’uscita della versione per PS4, ci propone un’edizione dedicata alle feature di nuova generazione. Non manca proprio niente sotto questo aspetto. 4K, 60fps, Audio 3D, feedback aptico e grilletti adattivi, riescono a riaccendere il fuoco del nostro interesse. Sul fronte contenuti non ci sono grandissime novità, ad eccezione del DLC “Iki Island”, con una nuova isola tutta da esplorare.

Un versione ridotta della location principale, anche se non mancheranno le emozioni e i colpi di scena. Gli sviluppatori, anche per colpa dell’attuale pandemia, non sono riusciti ad alimentare la fiamma dell’interesse dopo l’uscita del 2020. L’arrivo della componente multigiocatore “Legends” non è riuscito a mascherare l’assenza di veri contenuti post lancio. I margini c’erano e il seguito non mancava.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

Eppure il lancio del gioco è stato un successo clamoroso, con oltre 6,5 milioni di copie vendute in soli 8 mesi. Numeri che potevano dar più di un pretesto per un ipotetico “Anno 1” del titolo. L’anno di silenzio si conclude con un’edizione che ripropone un gioco già eccezionale nella sua versione base, “rinvigorito” dalla potenza della nuova generazione. Chi ha apprezzato il suo lato open world nella versione base, resterà estasiato da questa nuova versione. Chi si aspetta, invece, di trovare scene inedite, easter egg, finali alternativi e cose che si avvicinano al reale significato di “Director’s Cut”, purtroppo resterà deluso.

L’isola di Iki, in verità, nasconde delle piccole novità sul fronte narrativo. Jin dovrà fare i conti con una ferita che non si è mai chiusa, e affrontare – una volta per tutte – i demoni che lo tormentano. A complicare la situazione ci penserà un nuovo nemico, l’Aquila, meno forte ma più stratega del Khan. La rinascita del celebre samurai inizia dalla liberazione di questa nuova isola. E senza attendere oltre, vi lasciamo alla nostra recensione di Ghost of Tsushima Director’s Cut, grande esclusiva PS5.

Prime impressioni: Un’isola da riscoprire

Ritornare all’isola di Tsushima è sempre un piacere. Se lo fai, poi, in compagnia di PS5, il viaggio rischia di essere di sola andata. Inutile evidenziare – per l’ennesima volta – le doti della next-gen di casa Sony nelle operazioni di restyle di titoli old-gen. Ghost of Tsushima è stato uno dei titoli di punta del 2020, nonostante la vicinanza di The Last of Us Parte 2. La scommessa di Sucker Punch è stata ampiamente vinta, e la questa edizione gli ha dato ancora una volta ragione.

Il termine “Director’s Cut” rischia, però, di fuorviare chi si aspetta delle novità importanti a livello narrativo. Queste, infatti, non ci sono, lasciando il posto ad una nuova isola, Iki Island, con nuovi eventi, storie, leggende, amuleti e abilità tutte da scoprire. Una barca ci accompagnerà su questa location e li scopriremo cosa sta accadendo ai suoi abitanti. Tutto questo, solo se avete superato l’atto 2 della storia principale.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

Il colpo d’occhio di Iki Island non è tanto diverso da quello dell’isola di Tsushima. Di fatto questa sembra essere una versione ridotta e più selvaggia dell’ambientazione principale del gioco. Arrivando, però, a più di un anno di distanza, l’effetto “surprise” di Ghost of Tsushima Director’s Cut può creare più di una gioia iniziale nell’esplorare questo nuovo luogo. Ma, come detto, è solo “iniziale”.

Impossibile restare impassibili di fronte alla nuova resa grafica, con la classica altalena risoluzione/framerate. Le nuove sensazioni del DualSense ci mettono lo zampino, e ancora una volta colpiscono dritto al nostro cuore. A livello narrativo e di contenuti, salvo qualche nuova armatura, la nuova isola non riesce a catturare il nostro “stupore”. Quello che, invece, abbiamo gradito è il rinnovato feeling con la natura, ancora più intenso rispetto all’edizione su PS4 Pro. Il samurai “del popolo” entra in contatto con la flora dell’isola attraverso delle composizioni melodiche eseguite con il flauto. Un modo, per Jin, di ricordare sua madre e il suo passato, oltre che per ottenere nuove abilità.

Contesto di gioco: la narrativa non cambia        

Quel “Director’s Cut” ci ha tratto in inganno, e probabilmente non siamo stati gli unici. La storia principale di questa nuova edizione di Ghost of Tsushima, dedicata alla next-gen PS5, non varia il suo flusso originale. Non ci sono scene aggiuntive, nuove missioni, armature, leggende se escludiamo quelle che si trovano sull’isola di Iki. Questo ci porta a fare una scelta all’atto dell’inizio di questa nuova avventura. Ripartire da capo o preseguire da dove siamo arrivati?

La nuova location esaurisce la vena di novità dopo circa una decina di ore. Il nuovo nemico, l’Aquila, metterà Jin a dura prova. Una difficoltà che aumenterà quando si ritroverà davanti il suo doloroso e oscuro passato. Sull’isola di Iki, infatti, morì il copostipite del clan Sakai, di fronte ad un inerme e impaurito figlio. Quella ferita, mai rimarginata, è il punto di congiunzione con la storia originale, che funge da ottimo pretesto per imbarcarci verso questa nuova avventura.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

L’esercito dell’Aquila schiera tra le sue fila un nuovo nemico, lo Sciamano. Questi ha il compito di potenziare gli NPC nemici e farli entrare in uno stato di trance che potenzia le loro doti offensive e difensive. Il nuovo approccio dovrà, per forza di cose, essere più tattico, in modo da aggirare il nemico e mettere fuori gioco lo Sciamano. Se avete giocato a Mad Max, le dinamiche di gioco sono principalmente le stesse, con la differenza che lo stregone è in mezzo a noi e non sospeso in aria.

Il mordente, per chiudere le avventure sulla nuova isola, arriva dalle attività secondarie, che in qualche modo completano – a livello narrativo – la storia principale. Jin entrerà in contatto con gli animali del luogo attraverso delle melodie che noi stessi dovremmo comporre con il sensore di movimento del controller. Le leggende e le nuove armature rappresentano un altro buon motivo per farsi un “viaggetto”. A distanza di un anno, però, ci si aspettava decisamente qualcosa in più sotto l’aspetto contenutistico.

Gameplay: emozioni aptiche

Se dal punto di vista dei contenuti la nostra ingordigia non è stata appagata, sul fronte feature next-gen siamo giunti piuttosto sazi. Non sappiamo da dove cominciare, anche perché tutto – ma proprio tutto – è stato interessato dalle novità messe in campo da PS5. I due momenti principali di gioco, quello del combattimento e dell’esplorazione, hanno aperto le loro porte al controller DualSense. Feedback Aptico e grilletti adattivi sono riusciti a migliorare il fattore immersione, componente che già era eccellente con la versione di un anno fa di Ghost of Tsushima.

Ebbene questa Director’s Cut mira ad accorciare le distanze tra noi e il gioco, provando a coinvolgere il giocatore – a livello di sensazioni tattili – in ogni momento della storia. Siamo rimasti spiazzati dal “respiro” del cavallo, quella piccola cutscene in cui Jin e l’inseparabile Sora schiacciano un pisolino al termine di una missione. Sentire le vibrazioni dei loro polmoni e quella “chicca” che vale il prezzo del biglietto.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

Ma ogni – e ribadiamo – “ogni” aspetto del gameplay di Ghost of Tsushima Director’s Cut viene colpito dalla ventata di emozioni aptiche. I duelli si avvertono sulle mani, con le vibrazioni delle armi che cambiano per intensità e direzione. Questo avviene anche nel corso delle cutscene. Non solo popcorn, quindi, ma anche un po’ di azione “passiva”. Anche il terreno cambia il nostro modo di percepire le vibrazioni. La sabbia restituisce un feedback diverso rispetto ai ciottoli, sia che siamo a piedi che a cavallo.

Ma il meglio lo si prova nei momenti di pace, quelli in cui contempliamo la natura e il paesaggio di Tsushima. Si passa, in un certo senso, da fotografi a pittori, giusto per fare un paragone a livello emozionale. Di fatto era quello che mancava a questo gioco, anche perché – da un anno a questa parte – il modo di giocare è completamente cambiato. Ovviamente, in meglio.

Dimensione artistica: le parole servono a poco

È vero, ci sono dei momenti in cui le parole servono veramente a poco. Un’immagine tenta di descrivere un momento, anche se nulla è paragonabile a viverlo sulla propria pelle. Ghost of Tsushima Director’s Cut si ripete sul fronte artistico, riuscendo a migliorare quel poco che si poteva migliorare. Tutto, come si può immaginare, gira attorno all’isola di Tsushima, un ecosistema in continuo movimento e che non riesce mai – in nessuna occasione – a dimostrarsi scontato e ripetitivo.

Il merito va ricercato nella scelta di un sistema procedurale, sicuramente, ma la direzione artistica di questo progetto videoludico è ineccepibile. Non è un caso, infatti, che sono arrivati a Sucker Punch dei riconoscimenti anche fuori dall’ambiente videoludico. Merito della capacità di valorizzare le bellezze di un territorio a noi lontano, oltre a far conoscere una storia che non viene nemmeno raccontata nei libri. Chiamarlo un videogioco è, a nostro avviso, un termine che poco rende giustizia al lavoro svolto dai suoi creatori. Esperienza, invece, è quello che forse gli dà più credito.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

La potenza della nuova generazione accende in noi emozioni già provate circa un annetto fa. Il dubbio se ricominciare da zero o meno è rimasto in noi nel corso della prima ora di gioco Ghost of Tsushima Director’s Cut. Quello che ci ha frenato è stato l’accesso al DLC, che richiedeva il completamento della prima parte di gioco. A livello emozionale è stato, però, come la prima volta. I 4K vestono a festa l’ecosistema dell’isola giapponese, un tripudio di colori e luci da oscar.

Emozioni che interessano anche il comparto sonoro. Il supporto all’Audio 3D migliora un aspetto lasciato – quasi – un po’ in disparte su PS4 Pro. A cavallo di Sora, sentire il fruscio del vento che si insinua nelle fronde degli alberi, è quella cosa che mancava per rendere questa esperienza “definitiva”. “Definitive Edition” sarebbe stato, forse, più opportuno rispetto a “Director’s Cut”.

Ghost of Tsushima directors cut recensione ps5

In conclusione

Siamo quì a riconfermare quanto già detto lo scorso anno. Ghost of Tsushima Director’s Cut è un ennesima dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto da Sucker Punch e da Sony. La nuova generazione è il modo perfetto per esaltare aspetti che erano, in un certo modo, passati in secondo piano. L’Audio 3D e il DualSense riescono a migliorare ulteriormente il fattore immersione, già ampiamente raggiunto grazie a una componente grafica che suona in 4K/60fps. 

Siamo rimasti un po’ a bocca asciutta a livello di contenuti. L’isola di Iki non ha soddisfatto la nostra avidità. “Legends” è stato un’abile manovra per mascherare una poco comprensibile assenza di contenuti post lancio, perfetti per il gameplay costruito per Ghost of Tsushima. Ancora oggi, giusto per fare un esempio, si parla ancora di Assassin’s Creed Valhalla, uscito giusto qualche mese dopo. I DLC sono importanti con titoli di questo calibro, e alcune scelte rischiano, poi, di pesare sulla riuscita dei progetti di restyle, che arrivano dopo tanta attesa e non riescono a raggiungere le aspettattive. 

Confermiamo il nostro voto della versione PS4. L’isola di Tsushima è in grado di farti chiudere gli occhi e immaginare luoghi ed epoche che trovano posto solo nel mondo dei sogni.