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Just Cause 4: recensione

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Just Cause 4: recensione

Ci risiamo, per la quarta volta lucidiamo il nostro rampino e ci trasformiamo in Rico Rodriguez, l’agente speciale sotto copertura che in questo ultimo capitolo si trova in un’immaginaria isola sudamericana chiamato Solís, a combattere contro un gruppo di mercenari al soldo del dittatore di turno. Come ci ha abituati questa serie, anche in Just Cause 4 ci muoveremo in un enorme open-world che però si differenzia rispetto ai precedenti per le estreme condizioni metereologiche che lo caratterizzano.

Un mondo da salvare e distruggere

Avalanche Studios ha fatto un grande lavoro pensando e creando il nuovo set di Just Cause 4. Infatti, Solis è un’immensa mappa in cui possiamo trovare regioni e zone con differenti condizioni climatiche e abitative costruite con caratteristiche morfologiche che ben si adattano alle principali modalità di spostamento che caratterizzano la serie di Just Cause. I più di 1.000 chilometri quadrati di territorio a nostra disposizione sono divisi in quattro grandi aree con peculiari caratteristiche climatiche, geografiche, vegetali ed ambientali. Ci troveremo così a valicare montagne innevate, superare foreste impenetrabili, attraversare deserti battuti dal vento, passeggiare in città e campagne che noi potremo attraversare grazie all’uso della tuta alare, usando il paracadute, con un jet, un carro armato, oppure tutti i mezzi che troveremo in questo grandissimo mondo. Solis sarebbe una delle tante location open-world se non venisse animata da un motore grafico che la shakera completamente dando al giocatore il divertimento che cerca nella serie Just Cause. Sì perché, la nuova versione dell’APEX Engine non solo consente di creare un grande numero di condizioni climatiche estreme che si abbattono in maniera diversa nelle quattro aeree del gioco ma, porta da un livello superiore la distruttibilità di quello che ci circonda. In Just Cause 4 l’accento non è tanto su quali e quanti oggetti si potranno distruggere ma, soprattutto sul risultato che otterremo dalla loro distruzione. Che questo sia generato da un tornado che risucchia tutto ciò che incontra o da volute nostre esplosioni, gli effetti visivi ed il caos generato saranno divertimento allo stato puro.

Un gioco senza una profonda storia

Solis è un luogo in cui gli abitanti sono tiranneggiati da un dittatore che si avvale dei mercenari de “La Mano Nera”, nostro storico nemico. Nel paese c’è un movimento di resistenza che si fa chiamare “Armata del Caos”, con però qualche difficoltà organizzativa. Sappiamo che nostro padre è legato in qualche modo alla fondazione de “La Mano Nera”. Bastano questi tre elementi perché il nostro destino ci trasformi ancora in un eroe a 360 gradi con l’obiettivo di abbattere il dittatore e salvare la popolazione dell’isola. Purtroppo lo svolgimento narrativo non avvince, né spicca in volo. In aiuto non vengono nemmeno i filmati che fanno da collante nella storia. Qualitativamente scarsi e con dialoghi piatti.

E allora, per smantellare la struttura oppressiva del dittatore si procede con missioni un po’ piatte e ripetitive in cui dobbiamo assemblare un esercito in grado di affrontare “La Mano Nera”. Per fare ciò, reclutiamo truppe dell’”Armata del Caos” nelle varie regioni della mappa prendendo il comando delle roccaforti nemiche. Quindi, spostiamo le truppe nella regione per sbloccare nuovi oggetti e missioni. Anche se abbiamo abbastanza libertà nella scelta delle missioni, Just Cause 4 non è certo un esempio di gioco basato su strategia e tattica. La maggior parte di missioni procedono “hackerando” console e distruggendo diversi punti di infrastruttura. Insomma, in Just Cause 4, la componente principale del gameplay è l’azione spettacolare.

Just Cause 4 recensione

Un gioco da consumare per un divertimento facile

E quando parliamo di spettacolarità allo stato puro, bisogna riconoscere che i ragazzi di Avalanche Studios ci sanno veramente fare. Basta provare ad esser risucchiati da un tornado o attraversare una tempesta di fulmini con la tuta alare per capire cosa sono stati in grado di fare. Sì, la distruzione è il loro pezzo forte. Nel caso dei fenomeni metereologici il sistema ci aiuta molto ma, come e meglio dei precedenti episodi, anche noi possiamo contribuire alla grande con armi ed esplosivi di tutti i generi. Sparsi in Solis raccoglieremo tantissimi gadget per affrontare nemici e per arricchire il livello di crescita del nostro personaggio. Una volta raggiunti alcuni obiettivi potremo anche comandare bombardamenti su target nemici o lanciargli una pioggia di missili dagli elicotteri.

Esattamente come negli episodi precedenti, non è Rico la star del gioco ma il suo rampino con cui potremo muoverci liberamente e fare impensabili acrobazie molto divertenti. Grazie anche ad un sistema di upgrade che ci permette di associargli nuove funzionalità come, per esempio, palloni aerostatici per sollevare persone e oggetti nell’aria. Ma questo è solo l’inizio perché i gadget associabili al rampino possono aumentare la velocità dei veicoli o lanciare in orbita gli oggetti. Insomma, una incredibile varietà di effetti che solo la nostra fantasia potrà limitare.

In tutto questo salta un po’ all’occhio la quasi invulnerabilità di Rico in grado di resistere ad esplosioni ed a un buon numero di proiettili prima di morire. Ma forse, anche questo contribuisce a rendere divertente il gioco.

Just Cause 4 è un mondo aperto trasformato in Luna Park fatto di esplosioni e spericolate acrobazie in tuta alare. Emozioni facili ed immediate per un divertimento spensierato e senza una sceneggiatura portante che richieda nulla più di questo. Un divertimento spettacolare ma ripetitivo che, potenzialmente, ci terrà occupati per molte ore ma, senza nessuna nuova idea rispetto al precedente episodio.

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