Con Killzone: Shadow Fall il franchise di Guerrilla Games arriva al quarto capitolo della fortunata saga inaugurata nel 2004 su PS2 e proseguita poi negli anni sia su PS3 che sulle console portabili PSP e Vita.
Per Killzone: Shadow Fall si hanno grandi aspettative, si tratta infatti della prima esclusiva PS4 e di uno dei titoli di punta nella lineup di lancio della console di nuova generazione della Sony, ed in quanto tale ci si aspetta legittimamente di giocare ad un grande videogame che possa fare da vetrina per tutta la next-gen di giochi in arrivo. Sarà stato all’altezza delle aspettative?
La storia di Killzone: Shadow Fall
Killzone: Shadow Fall prosegue la narrazione degli eventi che hanno avuto luogo nei precedenti capitoli della saga; ci ritroviamo quindi sul pianeta Vekta diviso a metà da un enorme muraglia necessaria a separare il territorio Vektan dal territorio Helghast che è stato concesso ai profughi di Helghan in seguito alla semi-distruzione del loro pianeta avvenuta in Killzone 3.
Si è parlato spesso dell’analogia tra le vicende narrate nell’universo di Killzone e la nostra storia di inizio novecento, e se nei precedenti titoli della saga hanno avuto luogo l’equivalente delle nostre prima e seconda guerra mondiale, in Shadow Fall ci troviamo in tutto e per tutto di fronte ad una guerra fredda di nuovo millennio, con gli autori che nella narrazione giocano molto sulla contrapposizione ideologica dei due blocchi politici.
La trama del gioco si svolge seguendo le vicende di Lucas Kellan, un giovane Shadow Marshal allevato da un generale della VSA e cresciuto con il ricordo del padre morto ammazzato da una pattuglia di Helghast, seguendo il suo percorso di comprensione e avvicinamento verso gli odiati Helghast.
Ovviamente la convivenza dei due popoli risulta tutt’altro che semplice, con tutta una serie di eventi e personaggi che contribuiranno, con un crescendo di intensità ben orchestrato mano a mano che si prosegue con il gioco, a destabilizzare il già precario equilibrio di pace tra i due popoli e a fornire lo scenario per le nostre missioni.
La storia, pur presentando alcune forzature, ci è piaciuta molto, ed abbiamo apprezzato particolarmente il fatto che le missioni fossero sempre piuttosto contestualizzate nella trama generale, cosa purtroppo non più scontata vista la tendenza attuale di alcuni sviluppatori che non si sforzano neanche di creare un contesto comprensibile o plausibile alle battaglie che mettono in atto nei loro sparatutto.
Una ricca schiera di oggetti nascosti nei livelli come dossier, giornali, fumetti e audiolog, contribuiscono sia ad arricchire di dettagli la trama per chi volesse approfondirne le vicende sia ad aumentarne la longevità aggiungendo minuti su minuti di gameplay necessari all’esplorazione e al ritrovamento dei suddetti.
Gameplay di Killzone: Shadow Fall
Tecnicamente parlando, Killzone: Shadow Fall è un gioco molto ben riuscito, che potrebbe aspirare ai massimi livelli ma che invece si perde in alcuni dettagli che nel complesso ne abbassano la valutazione generale.
La grafica è sontuosa e la maggior parte dei livelli sono visivamente spettacolari, l’atmosfera fantascientifica è sempre adeguatamente mantenuta grazie ai dettagli delle molteplici ambientazioni che spaziano tra Vekta, New Helghan, Helghan e lo spazio; le mappe sono piuttosto varie e in alcuni livelli ci si può sbizzarrire con l’esplorazione degli ambienti ed il recupero dei già citati oggetti nascosti.
Alcuni di questi livelli possono essere affrontati in diverse maniere e con diversi approcci, in alcuni livelli ci sono degli obiettivi secondari facoltativi che si possono portare a termine aumentando la longevità del gioco e a volte fornendo dei piccoli vantaggi rispetto all’obiettivo principale della missione, e sta al giocatore scegliere l’ordine in cui eventualmente eseguirli. Tutti elementi molto azzeccati che conferiscono ariosità al gameplay e contribuiscono a non dare quell’impressione, difficile da evitare in uno sparatutto, di dover procedere sempre in maniera forzatamente lineare.
Una caratteristica che abbiamo apprezzato ma che al contempo ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca per la mancanza di coerenza durante il gioco è la possibilità di ponderare tatticamente l’approccio migliore al livello.
Se infatti da una parte nulla ci vieta di imbracciare il fucile e procedere a testa bassa facendo saltare allarmi ed affrontando ondate su ondate di nemici, dall’altra ci è data la possibilità (ma non sempre) di pianificare le nostre azioni in maniera tale da passare quasi inosservati, sfruttando percorsi nascosti od alternativi, disattivando gli allarmi prima di procedere all’attacco, usando solo attacchi corpo a corpo e così via. Come già scritto questi elementi sono presenti in maniera molto incostante durante i vari capitoli, e pur consapevoli di avere tra le mani uno sparatutto, il fattore tattico di alcune fasi di gioco è talmente ben congegnato da essere poi quasi una frustrazione non poter terminare altre fasi di gioco in modalità completamente stealth; secondo noi bastava veramente poco per inserire nel gameplay la possibilità di superare buona parte dei livelli passando del tutto inosservati, come ad esempio la banale aggiunta di una pistola silenziata, munizioni stordenti o armi bianche, e magari pensando a trofei diversi da sbloccare per i diversi approcci, così da poter aumentare ancora di più la varietà del gioco e la sensazione di non dover procedere linearmente lungo la trama.
Ed è forse l’incostanza il problema maggiore di questo Killzone: Shadow Fall, perché sebbene in alcune fasi di gioco si tocchino alti picchi di eccellenza grazie alla grafica spettacolare, al gameplay vario, alla trama coinvolgente, alla colonna sonora ricca e alla cura di tutti gli altri dettagli, ci sono purtroppo intere fasi di gioco che possono essere considerate giusto di riempitivo e in cui la qualità scende drasticamente, con il gameplay che diventa ripetitivo, la trama forzata, l’audio scadente, la difficoltà mal bilanciata etc. (non necessariamente tutto insieme) con il risultato che l’esperienza generale e la qualità finiscono per risentirne.
Tirando le somme, l’esperienza di gioco generale risulta essere più che buona, ma tutto il meglio che gli sviluppatori riescono ad ottenere dalle fasi di gioco più riuscite non fa altro che rendere ancora più deludenti le parti in cui invece la qualità scende, e ci chiediamo a questo punto quale risultato si sarebbe potuto ottenere se gli sviluppatori avessero dedicato la stessa attenzione a tutti i capitoli del gioco, curando leggermente di più quelli che alla fine sono risultati essere giusto dei dettagli…
La modalità multiplayer di questo gioco ci ha piacevolmente sorpreso.
In un momento in cui la scena degli fps online sembra essere dominata dai due franchise multimiliardari di Call Of Duty e Battlefield, questo Shadow Fall riesce a ritagliarsi uno spazio tutto suo fornendo un’esperienza online sicuramente divertente, con una curva di apprendimento abbastanza breve ed alla portata di tutti. Le possibilità di personalizzazione sono ampie, sia per quanto riguarda la partita che il proprio personaggio.
Le classi da personalizzare sono tre, Ricognitore, Assaltatore, e Supporto; ovviamente ogni classe ha le proprie armi ma anche le proprie abilità che possono essere sbloccate e potenziate mano a mano che si procede con il punteggio.
Le modalità sono le più classiche degli fps online e comprendono il deatmatch a squadre, cerca e distruggi, conquista e difendi etc. Le mappe per ora sono in tutto dieci e riprendono le ambientazioni della storia. Si possono creare lobby con le proprie regole, con la propria sequenza di modalità di gioco e con le mappe preferite.
Per chi vede il mondo degli fps in bianco e nero, ovvero cod o bf, possiamo dire che come ampiamente prevedibile l’online di Killzone: Shadow Fall si avvicina molto di più a quello di Call Of Duty piuttosto che a quello di Battlefield, con una modalità di gioco più frenetica e meno ponderata, dove sì è importante il gioco di squadra ma ci si può divertire anche in maniera più casual, con l’aggiunta sapientemente amalgamata di alcuni elementi tipici di altre serie come la scelta della classe e quindi dell’abilità che si vuole mettere al servizio della propria squadra (vedi medico, ingegnere, etc.)