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Lifeline, la recensione: rinnovare inventando

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Lifeline, la recensione: rinnovare inventando

Il mercato mobile ha dimostrato a più riprese quanto i titoli migliori (o di successo) si basino su giochi vecchi “riadattati” a dinamiche touch in maniera più o meno forzata. Il trend di questi anni è dunque la nostalgia, non a caso abbiamo avuto una rientrata in scena prepotente del genere delle avventure punta e clicca (di nuovo, perché riadattate su touchscreen quelle che erano due azioni ora sono solo una, cioè il tap). Agli albori del gaming, quando i pc non potevano ancora supportare grafiche o colori, c’erano però le avventure testuali, dove le cose da fare e lo spazio da esplorare venivano descritti solo da linee di testo, il game design era tutto “virtuale” e si finiva per avere tra le mani quello che era un vero e proprio libro interattivo.

Dave Justus (scrittore del miglior gioco Telltale finora, The Wolf Among Us) con 3 Minute Games si cimentano in un’operazione simile: riadattare quella tipologia di videogioco in un mercato mobile, limitandone alcune caratteristiche ma potenziandone altre. Il risultato? Lifeline. Come sarà andata?

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Good old sci-fi adventure! La trama base, cercando di dire il meno possibile, consiste nell’aiutare il povero Taylor, giovane astronauta geek, a sopravvivere su una luna deserta e lontanissima dove la sua nave si è schiantata. Il suo unico collegamento col mondo esterno è appunto la sua chat con voi, ed è quindi compito del giocatore rassicurarlo e dirgli cosa fare, scegliendo tra due potenziali risposte a domande che ogni tanto Taylor vi porrà. Nel corso della avventura (e c’è un secondo capitolo disponibile) è chiaro che verranno fuori tutti gli archetipi di un determinato tipo di letteratura e filmografia sci-fi, rendendo Lifeline un perfetto prodotto di genere in linea con i grandi cult fantascientifici degli anni ‘80.

screen322x572 (1)Non a caso Justus si è cimentato in un’operazione del genere. Così come in Wolf Among Us e negli altri titoli Telltale, le scelte che farete fare a Taylor influiranno sulla trama e sui molteplici finali, poiché qualsiasi tipo di morte è considerato un finale della storia. Il gioco, disponibile in lingua inglese, in realtà si finisce presto, ma ha un alto tasso di rigiocabilità e, per come è strutturato, non si poggia su un concetto canonico di longevità.

Can you hear me Major Tom? Come già detto, quello che concretamente andrete a fare è scegliere cosa rispondere alle domande di Taylor, con solo due risposte a vostra disposizione. Quella che sembra una limitazione è però parte di un elaborato albero di possibilità che plasma la trama in maniera diversa, quasi sempre dettata dal giocatore, tranne forse solo sul finale dove si ha la sensazione di essere “pilotati” nelle scelte che si fanno.

Quello che rende appassionante l’esperienza di gioco di Lifeline è infatti l’immedesimazione del giocatore. Non essendo un personaggio attivo, quanto invece un aiutante esterno alla George Clooney in Gravity, bisogna che senta la tensione della situazione che Taylor sta vivendo. 3 Minute Games, di nuovo, dimostra la propria genialità in questo andandosi ad allacciare al concetto espresso prima di adattamento al media su cui si sta giocando: il gioco altro non è che una chat, quindi spesso bisognerà aspettare che Taylor faccia l’azione che gli avete suggerito, o che riposi per qualche ora (è un essere umano e dovrà pure dormire no?). Questo non solo “allunga” la giocabilità (anche se una volta concluso il gioco si potrà ricominciare da dove si vuole attivando una modalità rapida per vedere tutte le possibilità disponibili più velocemente) ma, di nuovo, aumenta l’idea di simulazione alla base del gioco, rendendo la persona dall’altra parte della chat per quanto assurdo il più reale possibile; capiterà spesso di ritrovarsi notifiche di messaggi di un Taylor disperato (o rincuorato) durante la giornata che chiede il vostro consiglio.

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Il concetto di longevità viene quindi meno, visto che l’esperienza di gioco diventa lunga proprio in funzione di queste attese. Le linee di dialogo sono comunque molte, e potenzialmente ancora di più, quindi sicuramente non si può parlare di un lavoro di scrittura pigro, nonostante si poggi spesso su cliché di genere. Altro potenziale difetto, un protagonista in balia delle peggiori calamità possibili che ha sempre la battuta pronta e si mette sempre a sproloquiare nei momenti meno opportuni per descrivere la situazione. Può però essere anche visto come un modo per esorcizzare la situazione da parte del protagonista (basta pensare a film come The Martian o a Cloverfield). Si ricorda, di nuovo, la mancanza della lingua italiana.

Ciononostante, va dato un enorme merito a 3 Minute Games, che si spera abbia creato un precedente che porterà alla presenza di più giochi di questo tipo negli store digitali. Alla fine, col prezzo di un caffè si può avere tra le mani una grande avventura fantascientifica e la sensazione di avere la vita di una persona tra le mani, per quanto virtuale e fin troppo spiritosa. Aggiungendo a tutto questo un utilizzo della colonna sonora spesso incalzante, che da sola aumenta ulteriormente la tensione, il gioco vale assolutamente la candela.

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