Lo spirito del dragone ha delle origini storiche, che scopriremo in Like a Dragon: Ishin!, il titolo della nostra recensione della versione per console PS5. Il ritorno di Ryu Ga Gotoku Studio sulla scena videoludica, a distanza di 3 anni da Yakuza: Like a Dragon. Il noto studio giapponese ripropone un suo classico, già edito in Giappone nel lontano 2014 e che all’epoca venne ritenuto più comodo da tenere in casa. Gli stimoli oggi sono diversi, con la serie che oggi è divenuta un successo planetario.
In Like a Dragon: Ishin! vivremo nei panni di Sakamoto Ryoma, figura di spicco nella storia del Giappone, negli eventi che hanno dato vita al termine del noto periodo Edo. Come sempre, vi è un eroe che deve porre fine alle ingiustizie, “giustificate” dal peso del ceto e dalle differenze di classe. Sangue, pallottole e spade, in un ricetta che ha il sapore di retrò ma che ricalca alla perfezione (o quasi) i canoni della celebre saga.
Vi lasciamo, dunque, alla recensione di Like a Dragon: Ishin!, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
COINVOLGIMENTO
Si tratta sempre di uno Yakuza. Per quanto il suo essere spin-off lo faccia deviare sul fronte gameplay, lo spirito è sempre quello che ha reso celebre la serie. Scordiamoci il buon vecchio JRPG, la scelta è quella dell’action RPG.
Prime impressioni e interpretazione del genere
Le parole che andremo di seguito a proferire sono figlie delle due esperienze con Judgment e Lost Judgment, spin-off della serie madre Yakuza. Una premessa che ci porta meglio ad inquadrare un qualcosa che arriva dalle nostre parti a distanza di quasi 10 anni dalla sua prima uscita, ad uso e consumo del solo mercato giapponese. Le meccaniche base di Like a Dragon: Ishin! sentono, oggettivamente, il peso di questi anni, anche alla luce dei due titoli prima citati.
L’utilizzo dell’Unreal Engine aiuta a “svecchiare” e ci riesce tantissimo nelle cutscene, i veri punti di forza di questo remake. Lo stile dei combattimenti ha il retrogusto di cose già viste in occidente, e non lo diciamo con tono provocatorio ma solo constatando i dati di fatto. Vi è anche il brusco cambio di marcia, da combattimento a turni a quello in tempo reale, togliendo tutta quella folle spettacolarità delle sequenze delle mosse speciali. Scelte che oggi arrivano come già viste, ma che all’epoca dell’uscita in oriente rappresentavano una grandissima novità.
Fattore ripetitività e scalabilità livello di difficoltà
Ryu Ga Gotoku Studio sa esattamente come differenziare l’offerta e distribuirla, in maniera intelligente, all’interno del gameplay. Non ci si annoia mai con un titolo della serie di Yakuza, e Like a Dragon: Ishin! non tradisce assolutamente questa tradizione. Vi sono talmente tante cose da fare, differenziate tra principali, secondarie e minigame, che annoiarsi è quasi impossibile. Anzi, si finisce con il distrarsi in maniera del tutto semplice, senza nemmeno accorgersene.
Sul fronte difficoltà, siamo noi a scegliere il livello di “sudore” della nostra esperienza di gioco. Occorre, però, fare un grande distinguo tra gli incontri casuali e quelli importanti. I primi non sono caratterizzati da un livello di difficoltà preoccupante, a patto che si faccia un buon uso del sistema di difesa ed attacco. Quelli importanti, invece, richiedono un livello di attenzione maggiore, visto che la IA ci è sembrata bella “tosta”.
CONTESTO DI GIOCO
Un vero e proprio appuntamento con la storia. Vestiremo i panni di un celebre eroe del Giappone e vivremo gli eventi che hanno dato vita al termine del periodo Edo. Una reinterpretazione fantastica degli avvenimenti reali.
Storia e protagonisti
Siamo alla fine dell’epoca Edo, un periodo travagliato della storia del Giappone che vedeva delle fortissime differenze di classe e il potere in mano a pochi uomini. Il ceto e l’estrazione sociale erano come un timbro che ti marchiava a vita, agnelli o lupi. In questo clima di incertezza, gli stranieri erano sempre pronti a bussare alla porta, per stringere accordi vantaggiosi con i nobili del paese. In tale contesto emergono figure che sono ricordate ancora oggi come eroi della evoluzione e rivoluzione del Giappone.
Tra questi vi è un tale, Sakamoto Ryoma, un giovane cresciuto come orfano all’interno di una piccola scuola di sfortunati come lui, gestita in gran segreto dal magistrato di Tosa. Costui divenne il suo mentore e il padre che non aveva mai avuto, anche se il vero intento di quell’istituto era quello di formare i rivoluzionari del domani. Tra questi il suo migliore amico fraterno, Takechi Hanpeita, il quale aveva formato il partito lealista a Tosa, ed era pronto per il colpo della stato. Purtroppo i piani sfumarono nel peggiore dei modi, con la morte del loro mentore che costrinse Ryoma a fuggire da Tosa e dare vita alla leggenda del Kiryu-San.
Credibilità rispetto al genere
La saga di Yakuza – quella pura – ha sempre seguito delle regole ferree nella costruzione dei suoi capitoli principali. Tralasciando il comparto grafico, che è sempre figlio dell’epoca storica in cui il capitolo viene ideato, le meccaniche di gameplay non hanno seguito degli scossoni importanti. Un JRPG che da classico è divenuto sempre più moderno, lasciando spazio alla spettacolarità di mosse e animazioni. La storia è stata sempre una delle componenti vincenti della saga, così come la caratterizzazione dei vari personaggi.
Like a Dragon: Ishin!, oltre a rompere gli schemi del classico JRPG sposando una filosofia più action, tenta la strada dell’aderenza ad eventi storici reali. In realtà prima di lui c’è stato Ryū ga Gotoku Kenzan!, che ambientava la storia 100 anni prima di Ishin e che puntava forte sull’action. Qui si entra nel regno del “de gustibus”, visto che l’eterno scontro con i puristi è sempre all’ordine del giorno. Chi vi scrive, ad esempio, ha amato alla follia i due spin-off di Judgement, e per osmosi è entrato subito in confidenza con le scelte di gameplay di Like a Dragon: Ishin!.
CONTROLLI/GAMEPLAY
Il ricordo va subito a Judgment. Il rimando è quasi fisiologico, visto che il modello di fruizione del gameplay è piuttosto simile. Missioni principali, secondarie e minigame come se non ci fosse un domani.
Feeling, complessità e accessibilità dei controlli
Fare dei confronti diretti con la serie Yakuza – quella madre ovviamente – è estremamente controproducente, oltre ad avere oggettivamente poco senso. Like a Dragon: Ishin! è uno spin-off è come tale va affrontato. Parallelismi e confronti, sicuramente, hanno più senso con i due capitoli di Judgment, che presentano un gameplay molto simile a questa “deviazione” storica della serie. In fase di combattimento il sistema dei controlli sente il peso degli anni. Per quanto rinnovato, l’assenza di un lock system sui nemici rende gli incontri più macchinosi.
Non ci si mette molto ad entrare in sintonia con il layout dei controlli. Suddividendo il gioco in momenti ben distinti – esplorativo, combattimenti e minigame – si entra subito nell’ordine di idee voluto da quelli di Ryu Ga Gotoku Studio. Una scansione che ha sempre contraddistinto la serie e che aiuta ad aggirare il fattore ripetitività in maniera assai intelligente.
Struttura del gameplay e coerenza con il genere
Il fiore all’occhiello del gameplay di Like a Dragon: Ishin! è senza ombra di dubbio il suo sistema di combattimento. La scelta è stata quella di un real time, per enfatizzare gli scontri ed aumentare il livello di sfida nei vari combattimenti. Ryoma può sfruttare ben 4 tecniche di combattimento, e precisamente: gioco di spade, lotta libera, scontro a fuoco e danza folle. Ognuno di questi veicola il combattimento verso una determinata direzione, che vale sia per le tecniche offensive che difensive.
L’utilizzo o meno di un particolare stile di combattimento va ad influire direttamente sulla sua specifica crescita, suddividendo, quindi, lo skill tree in quattro precisi ambiti. È chiaro che si andrà per simpatia e feeling, per cui qualcosa resterà, per forza di cose, meno sviluppato rispetto ad altri. Le missioni secondarie, gli incarichi e le side in genere, al loro completamento, consentono di ottenere punti Dharma, che possono scambiati per ottenere delle nuove abilità.
Il bello dei titoli della serie Yakuza vive nell’immensa mole di cose da fare, al punto che è molto facile perdere la bussola rispetto alla missione principale. Per quanto l’ambito di movimento del personaggio sia limitato allo stage, al suo interno si trovano attività e PNG in attesa di essere attivati. Menzione d’onore la merita sicuramente il gioco di carte d’azzardo, un vero e proprio gioco-nel-gioco. Seguono il karaoke, il taglio della legna, il ballo, e il dungeon dei combattimenti.
DIMENSIONE ARTISTICA
Se sotto il profilo del gameplay l’impressione è quella di un qualcosa di “superato”, quello grafico risolleva di gran lunga il morale. L’Unreal Engine rimette a nuovo l’esperienza (non vissuta) del 2014, senza nessun rimpianto.
Ambientazione, stile e fattore immersione
L’ambientazione storica di questo capitolo è la cosa che più resta al netto dell’esperienza complessiva di gioco. Abbiamo amato le trame dei vari capitoli, con intrighi, misteri e colpi di scena, ma questa volta è diverso. In Like a Dragon: Ishin! si vive parte della storia del Giappone, vivendo in prima persona avvenimenti storici nei panni di protagonisti realmente esistenti. Ed ecco che il fattore immersione viene amplificato da questo aspetto, che stimola la curiosità anche fuori dal gioco stesso.
L’Unreal Engine aiuta a svecchiare il gioco. Non vi è uno stile grafico particolare, anche se lo stacco tra le cutscene e le sequenze giocate (con una piccola eccezioni nei combattimenti) è parecchio evidente. Le location sono piuttosto curate, anche se i vari modelli degli edifici tendono ad assomigliare tutti troppo tra loro, ingenerando confusione nelle fasi esplorative (“santa” mappa sull’HUD). In questo ci si poteva, forse, impegnare un po’ di più, giusto per onorare i 10 anni di anzianità dalla prima uscita.
Livello di definizione grafica
E meno male che ci ha pensato l’Unreal Engine a dare una bella svecchiata a Like a Dragon: Ishin!. Il motore grafico è ancora il quarto della serie, con i suoi vizi e virtù. Volendo fare l’avvocato del diavolo, anche complice la modalità fotografica presente nel gioco, il livello di definizione grafica delle texture non è dei migliori. Ricordiamoci sempre che si tratta di un remake di un qualcosa uscito circa 10 anni fa, pertanto qualcosina in più si poteva fare.
Vi è, inoltre, un enorme divario grafico tra la risoluzione grafica delle cutscene e quella del gioco in genere. Le prime sono estremamente curate nei dettagli, con una pulizia ed una qualità di assoluto rilievo. Quando, poi, si passa al giocato, lo scalino grafico è importante, vista anche l’assenza del consueto selettore grafica/prestazione. Ryu Ga Gotoku Studio ha già scelto per noi quale sia quella ottimale, indi per cui “prendi e porta a casa”.
Colonna sonora ed effetti audio
Le influenze di Ghost of Tsushima si sentono, eccome. Qualcuno ha addirittura pensato che lo stimolo per lo sbarco in occidente del gioco fu anche questo, con la voglia di raccontare la propria visione della storia. Colonne sonore che incalzano solo quando si entra nel momento clou, aumentando i bpm quando si inizia a menare le mani e ad agitare la spada.
Sul fronte campionamento sonoro gli effetti audio restano, più o meno, sempre gli stessi. Anche se cambiano le armi, all’impatto delle stesse in combattimento non vi sono poi grossi cambiamenti. Le voci originali degli attori giapponesi sugellano, infine, un interpretazione dei vari personaggi sopra le righe.
INTRATTENIMENTO
Il rammarico è quello della non implementazione della componente multigiocatore, che ancora non attira l’appetito dello studio giapponese. Il seguito del gioco è indubbio, visto che la saga è la tra le più giocate della storia.
Modalità di gioco e rigiocabilità
Like a Dragon: Ishin!, al pari degli altri giochi della serie, presenta una sola modalità di gioco, anche se al suo interno vi è immenso universo di cose da fare. Veri e propri giochi nei giochi ci aspettano al varco. Una volta arrivati all’endgame, non ci resta che aumentare il livello difficoltà e magari sbloccare qualche trofeo per arrivare al platino. Si tratta, ovviamente, di una possibile eventualità, in vista di una futura espansione che potrebbe anche non arrivare mai.
Feature multigiocatore e predisposizione allo streaming
Si tratta in tutto e per tutto di un titolo della serie Yakuza e per tanto ha un suo seguito. Sicuramente il “portarlo” in live avrà un ritorno importante in termini di visualizzazioni, da sfruttare fino a quando il trend risulta ancora appetibile. L’assenza di una componente multigiocatore si sente, anche se ci rendiamo conto che non è facilmente implementabile. La dimensione narrativa, purtroppo, glielo impedisce.