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Lost Judgment, la recensione su PS5

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Lost Judgment, la recensione su PS5

Un nuovo caso da risolvere per l’inossidabile Tak in Lost Judgment, il titolo di questa nostra recensione per console PS5. Quello che è iniziato come un spin-off della serie Yakuza inizia a mostrare una sua personalità ben precisa. Lo stile di Ryu Ga Gotoku Studio c’è sempre, ed è ancora più vivo in questo capitolo. Ci piace pensare che in esso sia rappresentato un po’ il loro modo di essere anche nella vita reale. Determinati e sempre pronti a fare gruppo.

Lost Judgment riparte da dove eravamo rimasti. Un nuovo caso piomba tra le mani dell’agenzia d’investigazione Yagami, in un intreccio di cronaca nera e giudiziaria che coinvolge da vicino lo studio Genda. Ritornano tutti i personaggi che abbiamo avuto modo di vedere nel primo episodio di questa serie. La differenza vive nel ritmo narrativo, che si distanzia dal mondo del cinema e punta verso quello delle TV series americane. Dalle colonne sonore ai colpi di scena, sino ad arrivare alla sigla introduttiva, il fattore immersione è pari a quello di una puntata della nostra serie preferita.

Lost Judgment recensione PS5

In mezzo c’è una cosa chiamata gameplay, che ripropone tutti gli elementi della ricetta con qualche sana novità. Le fasi di gioco sono sempre scandite da momenti ben distinti e che sembrano racchiuse in camere a tenuta stagna. I dialoghi (presentati in maniera terrificante, ndr) e le cutscene (alcune sono veramente “tanta roba”, ndr) fungono, invece, da raccordo. Il cambiamento importante vive nelle fasi di investigazione, dove i muscoli passano in secondo piano. Non mancano, inoltre, i mini-game, quelli che esulano dal core business del videgioco e aiutano ad evitare la l’apatia.

Bene, la nostra consueta premessa è giunta alla sua conclusione. Vi lasciamo, quindi, alla recensione di Lost Judgment, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.

Prime impressioni: ha ancora senso parlare di spin-off?

Quando nel 2018 usciva sulle old gen Judgment, era lecito chiedersi se aveva senso – dal punto di vista narrativo – giocarlo senza prima conoscere l’universo della serie Yakuza. Essendo stato presentato come spin-off, pensarlo, era piuttosto normale. A distanza di 3 anni, con il ricordo ancora vivo di quell’esperienza, abbiamo la risposta a quella domanda con Lost Judgment. L’universo Yakuza accoglie, quindi, un nuovo titolo, con un’identità forte e ben precisa, percorrendo la strada maestra dalla serie madre.

Yakuza, dopo Like a Dragon, ha fatto capire quello che sarà il suo futuro, sposando le filosofie del turn based RPG. La parte più action – e meno ruolistica – è stata affidata alle avventure di Yagami, evitando pericolosi copia e incolla. L’intenzione è quella di sfruttare – nel migliore dei modi – tutta l’eredità raccolta nel corso dell’abbondante decennio di attività. Di fatto, è un approccio democratico questo, lasciando in mano alla community la scelta sul “chi” seguire.

Lost Judgment recensione PS5

Se avete giocato al primo capitolo di Judgment, nei primi istanti di gioco non noterete delle grosse differenze. Il preambolo, prima del capitolo 1, serve a mostrare i cambiamenti più significativi, senza fornire nessuna “soffiata” sulla storia. Le potenzialità del DualSense sono minimante accennate, lasciando intravedere un narrazione che alterna momenti action ad altri di calma “apparente”. La scelta di introdurre delle sessioni dialogate, in stile JRPG moderno, è terrificante. Un modo per evitare ulteriori cutscene ma che, di fatto, stonano con lo stile del gioco. Vedere i personaggi esprimersi come dei manichini ricorda dei fotoromanzi per adolescenti. Scelta bocciata.

Le musiche di accompagnamento e il ritmo narrativo ricordano molto quelle di una serie TV americano. Il filo conduttore che non si perde mai, ma lascia ampio spazio a delle deviazioni molto gradite. Ryu Ga Gotoku Studio fa scuola in questo. È tra i pochi che, in questo ambiente, ha saputo sempre offrire un prodotto in grado di ereditare il suo passato e aprirsi verso le tendenze del momento. Umiltà che premia in ogni occasione.

Contesto di gioco: pronto per una serie (TV o giocata?)

La forza di un videogioco risiede nel genio creativo dei suoi autori, in grado di elaborare storie e personaggi che, talvolta, presentano una realtà non molto distante dalla nostra. Sono le situazioni, talvolta surreali, che rendono Lost Judgment un prodotto unico nel suo genere. Una ridicola telefonata, nel bel mezzo di una rissa con mezza Yakuza, è solo un piccolo assaggio della follia narrativa che accompagna questo titolo.

È interessante, invece, segnalare come dal punto di vista del format qualcosa sembra stia cambiando. Nel primo episodio di questa serie si è preferito seguire un approccio più ludico, con molte – e forse troppe – cose da fare che non servivano a mascherare una precoce ripetitività. Si girava mezza Kamurocho andando dal punto A al punto B, tra missioni principali e secondarie.

Lost Judgment recensione PS5

Le dinamiche base non sono cambiate in questa seconda avventura, ma l’introduzione di una nuova location aiuta nel cd. “effetto surprise”. La voglia di scoprire e svelare nuovi personaggi e storie aiuta per dimenticare la vera natura di Lost Judgment, con i minigame che sono una vera e propria “manna dal cielo”. I veri protagonisti, infatti, sono proprio loro.

La storia, dal canto suo, riesce sempre a catturare. Questa volta è una trama che vede la Yakuza solo marginalmente toccata dal punto di vista narrativo. Le risse da strada la vede sempre protagonista, ma gli eventi interessano un contesto molto più crime-noir. In un certo modo, la voglia di scoprire la verità diventa un bel catalizzatore di interesse, con delle vicende che non sono molto distanti dalla realtà in cui viviamo tutti i giorni.

Gameplay: dinamiche a tenuta stagna

Il gameplay di Lost Judgment segue una filosofia ben precisa, identica a quella del primo capitolo. L’esplorazione della città è sempre il punto di riferimento di tutta l’infrastruttura del gioco, dove vivono tutte le attività e le missioni da svolgere. Le prime servono, in un certo modo, a deviare dall’ordinario, regalando dei momenti di sano divertimento spensierato. Queste vengono somministrate in un contesto scolastico, ma solo per coerenza e non per utilità. Yagami dovrà, infatti, destreggiarsi in gare di ballo, battaglie con i robot, gare in moto, incontri di boxe, partite a freccette ed evoluzioni con lo skate per ottenere il rispetto e le informazioni dagli studenti.

Ovviamente queste sono solo delle deviazioni dal core business del titolo. Il cuore del gioco resta sempre e solo lo svolgimento delle missioni, che non cambiano di una virgola il loro modello di fruizione. Ryu Ga Gotoku Studio, infatti, ha preferito strutturare il tutto con sessioni a tenuta stagna, interconnesse da dialoghi e cutscene. I momenti sono ben distinti, nell’ambito dei quali le cose da fare sono catalogate per logica e natura. Si passa dall’investigazione all’inseguimento in maniera guidata e poco naturale, con il transito che viene sempre vissuto in maniera passiva. Solo i combattimenti arrivano in maniera, per così dire, naturale, visto che si presentano anche nei momenti di esplorazione urbana.

Lost Judgment recensione PS5

Dopo la tigre e la gru, arriva il turno del serpente. Questa nuovo combat style trasforma la difesa in una micidiale tecnica offensiva, restituendo al mittente la potenza dei colpi avversari. Il sistema di combattimento è, a grandi linee, lo stesso di quello visto nel 2018. Il lock system non sta molto simpatico agli sviluppatori, che preferiscono un approccio ad area invece che individuale.

Un altro elemento di novità arriva dalle sessioni di parkour, dove il nostro Yagami si divertirà ad emulare l’amichevole Spider-Man di quartiere. Anche i momenti investigativi presentano delle interessanti feature aggiuntive. Nuovi gadget, come il microfono direzionale e il rilevatore di segnali, subentrano nell’arsenale del detective di Kamurocho. Quando la situazione si fa difficile Yagami potrà, inoltre, contare sull’aiuto di un cane detective, utile non solo per scovare le tracce. I suoi canini serviranno i nobili interessi di giustizia e legalità.

Dimensione artistica: piccolissimi passi in avanti

La nuova generazione di console non convince quelli di Ryu Ga Gotoku Studio ad investire, più di tanto, nel comparto artistico. Le feature specifiche di PS5, inoltre, non vengono prese nemmeno poi tanto in considerazione. Feedback aptico e grilletti adattivi potevano fornire un grande valore aggiunto in tal senso, ma questo non è stato. Ci piace pensare che sia stata una scelta, in un certo modo, democratica, per non creare delle disparità sulle due next-gen.

Resta il fatto, però, che rivedere le stesse espressioni monolitiche di qualche anno fa, anche in Lost Judgment, ci ha sorpreso in negativo. Il potenziale messo in campo in questo salto generazionale è notevole e va sfruttato. Life is Strange: True Colors ne è un chiaro esempio, con una mimica facciale impressionante. Yagami e compagnia bella formano un cast formidabile, ma rivederli, ancora una volta, con un viso che non segue le emozioni, non aiuta a rompere la quarta parete. E questa volta dispiace ancora di più della prima.

Lost Judgment recensione PS5

Seguendo le tendenze degli ultimi tempi, viene offerta la possibilità se dare priorità alla risoluzione o al framerate. Da una parte si possono raggiungere i 4K e dall’altra i 60 fps, ma qui si entra in un discorso prettamente personale. Non essendoci una photo mode, e vista e considerata la natura action del gioco, la scelta di dare priorità alla fluidità dei movimenti è piuttosto scontata. L’occhio vuole sempre la sua parte, ma quando Tak è circondato dalla gang di turno, servono velocità e reattività.

Rispetto alla prima avventura, il salto grafico lo abbiamo, invece, notato nella cura dei dettagli delle strade e dell’architettura urbana. Si respira – ancora meglio – il contesto culturale di Kamurocho e Yokohama, realtà molto lontane da noi ma che in Lost Judgment regalano numerosi momenti di vita quotidiana. Ed è quello di cui abbiamo bisogno adesso, di finestre su un mondo che ritrova progressivamente la sua normalità.

Lost Judgment recensione PS5

In conclusione

Lost Judgment conferma la riuscita di questo spin-off, che dimostra di vivere tranquillamente senza il bisogno di legittimazione. Ryu Ga Gotoku Studio ha finalmente preso un decisione, evitando così di creare pericolosi cloni. La parte RPG pura è stata riservata a Yakuza, quella action, invece, spetta di diritto al buon Tak. Il contesto degli eventi, a differenza del primo capitolo, lambisce gli ambienti della mafia giapponese, concentrandosi su fatti di cronaca nera. 

Il gameplay resta fedele alle sue origini, con delle novità in grado di evidenziare meglio i suoi punti di forza. I mini-game si confermano in gran forma, evitando tutti i momenti di apatia da ripetitività. Non sarà facile risolvere il caso. Ad aiutare il team Yagami ci saranno numerosi gadget e anche un cagnolino che mostra, quando serve, un bel caratterino. Interessanti, inoltre, le sessioni stealth, in grado rallentare i bpm del gameplay.

“Graficamente” parlando, dobbiamo segnalare solo un lieve miglioramento. La risoluzione consente una migliore definizione delle texture e dei personaggi, con un contesto urbano denso di dettagli ambientali. Le espressioni dei personaggi restano ancora il tallone d’Achille di questa serie, che dagli occhi in giù non mostrano un minimo di emozione. A peggiorare il tutto ci sono delle sessioni di dialogo in stile fotoromanzo adoloscenziale, che poco ci azzeccano con la serie di Judgment.

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