Monster Hunter World si sarebbe potuto rivelare un’arma a doppio taglio: un “nuovo inizio” per il brand di casa Capcom, un “ritorno alle origini” per quanto riguarda il tipo di piattaforma, Monster Hunter deve i suoi maggiori successi proprio ai titoli portatili, con i benefici e i limiti che tali hardware hanno comportato.
Cacciare mostri non è mai stato immediato e la preparazione alle quest avanzate richiedeva anche (se non oltre) venti minuti, tra oggetti da portare con sè, buff attivabili con i pasti e, ovviamente, gli equipaggiamenti di attacco e difesa, indispensabili per la riuscita dell’impresa. Un giocatore appassionato a Monster Hunter sa bene che ogni nuovo titolo della saga lo porterà inevitabilmente a investire decine, centinaia, non di rado persino migliaia di ore a testare armi, autoabilità, combo e gemme di potenziamento, cercando il connubio perfetto fra estetica e funzionalità.
Il rischio più grande corso da Monster Hunter World era proprio quello di non riuscire a soddisfare lo zoccolo più duro di cacciatori veterani, che fin dalle prime immagini di gameplay avevano storto il naso davanti alle Scoutflies, creature in grado di guidare il giocatore fino al suo obiettivo e preda, così come alla presenza di numeri a indicare l’ammontare dei danni inferti alle creature: feature assenti nei titoli precedenti (con la seconda inserita giusto in Monster Hunter Online) e che, a detta dei giocatori hardcore, avrebbero causato una semplificazione eccessiva del gameplay, “snaturandolo” per acchiappare il pubblico mainstream.
C’è senza dubbio un fondo di verità in tutto questo, ma questa visione dei fatti è estremamente pessimista. Monster Hunter World è, fuor di ogni dubbio, più “semplice” dei predecessori, ma le semplificazioni introdotte andrebbero viste più come uno snellimento e una velocizzazione di certe meccaniche, più che un loro impoverimento.
Gli esempi si sprecano: il fatto che i materiali di crafting siano automaticamente riposti nell’Item Box e non più nell’esiguo spazio dell’Item Pouch permette la raccolta di ogni tipo di risorsa con una maggiore serenità; le Scoutflies sono effettivamente una notevole agevolazione durante cacce e missioni secondarie, ma nulla vieta ai giocatori – masochisti – di ignorare del tutto il loro potenziamento tramite raccolta di tracce e residui corporali delle creature.
Stesso dicasi per l’ottenimento d’informazioni su ciascun mostro: gli hardcore gamer potranno scegliere, senza alcuna forzatura, di non aprire mai il proprio diario del cacciatore, mentre il restante pubblico troverà al suo interno una gran quantità di dati e suggerimenti per affrontare le creature e sulle maniere per ottenere questo o quel pezzo una volta sconfitte.
Senza scendere troppo sul tecnico, anche il sistema di crafting e potenziamento degli equipaggiamenti è stato “rimaneggiato” per risultare più comprensibile anche a un pubblico di neofiti. Va però messo in chiaro che, nonostate le numerose e benvenute novità, Monster Hunter World rimane un titolo poco immediato: i tutorial sono numerosi ma comunque insufficienti a spiegare l’enorme mole di feature, attività secondarie e del tutto opzionali.
La meraviglia di Monster Hunter World è che, nonostante a un nuovo arrivato possa risultare davvero spaesante, ogni azione è sempre utile. Sono ovviamente presenti metodi per ottimizzare ciò che viene fatto al campo base o nei terreni di caccia, così come esistono combinazioni estremamente più efficaci di altre, ma escludendo determinate sfide dell’endgame avanzato (e ben oltre il termine della modalità storia) non esiste un’arma o un’armatura o una build completamente inutilizzabile. Il giocatore deve essere in grado di utilizzare al meglio ciò che indossa e impugna, così come gli oggetti consumabili che ha portato con sé per combattere ed esplorare.
Con questo concetto ben chiaro nella mente, bisogna accettare il già citato “limite” di Monster Hunter World: pur trattandosi di un “nuovo inizio”, l’eredità dei titoli precedenti è ben radicata e la rapidità con cui si sbloccano NPC, attività extra alla main quest, oggetti consumabili e craftabili, rischia davvero di mettere in crisi i non addetti ai lavori.
Si tratta senza dubbio di un ostacolo agevole da superare, visto come il gioco nelle prime ore risulta assai permissivo, ma va messo in evidenza come il gioco, fatta eccezione per le meccaniche basilari, non accompagni particolarmente per mano.
Come è facilmente intuibile, a livello grafico Monster Hunter World risulta un impressionante passo avanti rispetto ai titoli per console portatili. Mappe, armature e ovviamente creature sono curatissime tanto nell’estetica quanto nelle animazioni. Fauna e flora non sono mai disposti casualmente e tanto gli animali quanto le belve da cacciare hanno comportamenti, caratteri e abitudini ben determinate, anche nelle interazioni le une con le altre.
In Monster Hunter World non è raro infatti trovarsi davanti a scontri spietati fra creature di grossa taglia: il giocatore saggio approfitterà della situazione per trarne profitto, il più spericolato si getterà nella mischia, rischiando di finire travolto dalla furia delle creature.
Strano ma vero, Monster Hunter World ha anche una trama più che godibile: si tratta di un elemento quasi del tutto ignorato dai cacciatori incalliti, che però in questo caso saranno obbligati a seguirne le vicissitudini, dato che i filmati di gioco non saranno saltabili in alcun modo. Le vicende sono comunque abbastanza interessanti e con una buona regia, per quanto i comprimari abbiano un approfondimento quasi nullo… e, per strano che sia, il messaggio del gioco è profondamente ecologista, nonostante negli ultimi tempi non siano mancate persone che hanno puntato il dito contro, indignate dall’idea di un (supposto) massacro di “innocenti” creature a scopo d’intrattenimento.
Gli appassionati della saga possono trarre un respiro di sollievo: nonostante l’aspetto “realistico” del gioco possa confondere, lo spirito di Monster Hunter World è rimasto invariato rispetto ai predecessori. Siamo ben lontani da un “noioso simulatore di caccia”, l’ultima fatica Capcom incarna la perfetta commistione tra profondità paramentrica e abilità del giocatore, in cui i numeri sono solo la base su cui costruire la conoscenza delle creature da cacciare e la competenza nell’uso di ogni singolo strumento a disposizione del cacciatore.
Monster Hunter World non è comunque esente da imperfezioni: la già citata – e apprezzata – grafica affianca cutscene curatissime a NPC rigidi e con lo sguardo vitreo e animazioni del proprio alter ego (peraltro riccamente personalizzabile nell’aspetto) non sempre convincenti.
L’assenza di caricamenti tra una sezione e l’altra delle mappe è sicuramente apprezzata, ma a dispetto degli elementi di fauna e flora con cui è possibile interagire, gli ambienti veri e propri offrono un reale colpo d’occhio solo nell’insieme, mancando quindi dei “dettagli” a cui ci hanno abitutato i titoli open world di questa generazione. Questo elemento, così come il framerate, risultano estremamente superiori su PlayStation 4 Pro (ed è plausibile che lo stesso avverrà per la versione PC), mentre la versione standard dell’hardware Sony tende a faticare in alcune situazioni, senza però scendere mai sotto i 30/40 fps.
Ovviamente la presenza di enormi creature a schermo, spesso anche volanti, porta l’inquadratura a non essere sempre a favore del giocatore, soprattutto nel caso di situazioni concitate con più mostri sullo schermo. In questi casi per fortuna l’esperienza riesce a compensare il quasi inevitabile limite tecnico, dato che cacciare più volte lo stesso esemplare porta a conoscerne e anticiparne buona parte di movimenti, attacchi e fughe.
Ultimo, ma non meno importante, la relativa povertà di mostri all’interno di Monster Hunter World, perlomeno in rapporto ai titoli precedenti. Quest’ultimo elemento è però comprensibilissimo e dettato tanto dal non voler “soffocare” i neofiti fin da subito, in quanto il Rank G, che nel brand corrisponde al livello massimo di difficoltà delle cacce, è al momento assente e arriverà solo in seconda battuta, probabilmente sotto forma di espansione.
Anche i cacciatori più avidi e abili hanno comunque molta carne al fuoco (anche letteralmente) già adesso: la sola modalità storia di Monster Hunter World supera senza troppi sforzi le 60 ore e il tempo necessario al completismo di quanto offerto dal titolo richiederebbe un tempo che oscilla tra il quintuplo di quel valore e l’infinito.
Monster Hunter World è un riuscitissimo investimento di Capcom nel portare nuova linfa vitale a un brand già globalmente apprezzato: l’elasticità del gameplay, la potenza visiva e la longevità immensa tanto in singleplayer quanto in co-op online con altri giocatori sono solo alcuni punti di forza di un titolo non perfetto, ma che sfiora tale condizione molto, molto da vicino.