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Murder Miners, la recensione: non è tutto trash ciò che puzza

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Murder Miners, la recensione: non è tutto trash ciò che puzza

Una premessa psicologica. Da qualche anno a questa parte il panorama videoludico indipendente (soprattutto su PC, soprattutto quello di Steam) ospita due parassiti altamente infestanti:

  • I blocchi (alla Minecraft)
  • Gli zombie (alla Minecraft anch’essi)

Tra gli sviluppatori più improvvisati si è diffusa la credenza errata quanto ferrea che una grafica 3D a dir poco squadrata e mucchi di zombie siano la sinergia tra vecchio e contemporaneo di cui il mondo videoludico ha bisogno. Questa la pessima stella sotto cui nasce, prima su Xbox 360 e poi su PC, Murder Miners, tuttavia la definizione più popolare, googlando il gioco, è “Halo incontra Minecraft”. Gioco epocale o ciarpame datato? Tertium datur.

Per un pelo! I giocatori online sono sparuti ma spietati.
Per un pelo! I giocatori online sono sparuti ma spietati.

Murder Miners è un arena FPS con un sistema di costruzione (e distruzione) a blocchi di minecraftiana memoria. Le modalità del gioco sono quelle canoniche: deathmatch, deathmatch a squadre, cattura la bandiera e ultimo uomo rimasto, con l’aggiunta di due modalità zombie: la tipica sopravvivenza a ondate e la simpatica infection, una sorta di dinamico deathmatch a squadre in cui un giocatore, che impersona lo zombie, deve contagiare un gruppo di giocatori “umani” fino allo sterminio. Interessante la possibilità, per lo zombie, di aumentare di livello cibandosi dei cadaveri degli umani.

La componente build, attivabile in ogni modalità, consiste nella possibilità di sforacchiare la mappa con i propri attacchi, e in una pistola specifica per la costruzione, con un proprio menu per la selezione dei blocchi da posizionare e la modulazione di altri parametri. Fuori dalla partita è possibile creare le proprie mappe con un editor e con detta arma costruttrice. Tutto qua. Se non fosse che Murder Miners aggiunge un ingrediente fondamentale alla lista esposta sopra: il divertimento. Il gameplay risente della storia antica degli FPS quanto di quella moderna: veicoli (di terra e di aria), vita che si rigenera e un rampino per dondolarsi tra le sporgenze delle grandi mappe, il tutto a condire uno shooting solido e “competitivo” e un sistema di movimento agile e soddisfacente, nel segno della golden age degli Unreal Tournament.

Siamo onesti: diciotto anni fa avremmo gridato al miracolo per questo.
Siamo onesti: diciotto anni fa avremmo gridato al miracolo per questo.

Peccato che, tra gli elementi di modernità di Murder Miners, ci sia l’esiguo numero di armi a disposizione, pur bilanciato dalla possibilità di attaccare corpo a corpo con ogni arma (feature per cui chi scrive ha un debole). Il vero difetto di Murder Miners è la mancata integrazione dello shooter con la componente build. L’azione è molto frenetica e raramente si ha la possibilità di mettersi a costruire o a scavare (molto più raramente che in Blockstorm, che pure non ha la stessa grinta come sparatutto), inoltre il menu interno alla pistola costruttrice è macchinoso, soprattutto a fronte di ritmi così serrati. In ogni caso le opzioni di costruzione e distruzione sono disattivabili in ogni momento, il che alimenta però il dubbio che Murder Miners fosse un buon FPS di per se, e che la componente build sia corollario (giustificazione?) dell’arretratezza grafica. Altro “difetto” del gioco è, a fronte di una giocabilità in single player praticamente inesistente, la scarsa affluenza nei server, nonostante ci si possa imbattere in grandi eventi Twitch o in partite ospitate dagli stessi sviluppatori.

Il gioco ha un'apposita selezione di mappe "artistiche"
Il gioco ha un’apposita selezione di mappe “artistiche”.

Graficamente, il gioco si posiziona a cavallo dei primi Quake: modelli coi poligoni ben in vista, texture al limite dello sgranato ed effetti particellari realizzati a quadratoni. Le animazioni non emergono per realismo o fluidità. Tuttavia c’è qualcosa di piacevole nel pandemonio colorato che ci si trova sullo schermo. Murder Miners riesce a restituire davvero l’atmosfera degli shooter a cavallo tra anni ’90 e 2000, complice un design di armi e personaggi evidentemente grato ai già citati Quake e Halo. Quel “vintage touch” che spesso maschera la pochezza degli sviluppatori, di cui alla premessa, qui è tangibile e non lascerà indifferenti i giocatori più anziani. Le mappe di gioco sono mediamente ben fatte con picchi di giocabilità e realizzazione estetica, inoltre il workshop di Steam è piuttosto attivo. Il comparto sonoro non è nulla di eccezionale ma permette di giocare agevolmente, cosa che non sempre è possibile (cfr il pur bellissimo Metro 2033).

Murder Miners è un FPS come non ne fanno più. Nel senso delle logiche di gioco asservite più al divertimento che alla logica stessa e nel senso dell’arretratezza grafica e di risorse in genere. Un’esperienza divertente per chi sa stare senza shader e tessellation (ma anche senza motion capture, ragdoll, e altri fondamentali del 3D moderno) e per chi nelle ristrettezze tecniche ci ha vissuto a suo tempo. Unica nube all’orizzonte di Murder Miners l’esiguo numero di giocatori attivi, che raccomanda l’acquisto soprattutto ai gruppetti di giocatori affiatati, ai quali il gioco può dare il massimo.

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