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Necromunda: Hired Gun, la recensione Xbox Series X

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Necromunda: Hired Gun, la recensione Xbox Series X

Necromunda: Hired Gun, un FPS denso di follia, è il protagonista della nostra recensione della versione per Xbox Series X. Quando le parole “FPS” e “follia” viaggiano in coppia, l’immaginario punta sempre verso il re Doom. E sappiamo bene che ogni confronto rischia di finire, inevitabilmente, in un modo piuttosto scontato. Il titolo realizzato da Streum On Studio e pubblicato da Focus Home Interactive paga lo scotto di una sfida impari, con una saga che ha iniziato a far parlare di se più 25 anni fa. Ci vogliono, però, i “cosiddetti” per lanciare il guanto di sfida.

Necromunda: Hired Gun affonda le sue radici nel contesto ideologico di Warhammer 40,000. Bestiario, luoghi, armi, razze, veicoli e personaggi godono di licenza ufficiale rilasciata da Games Workshop. I fedelissimi ritroveranno, quindi, alcune situazioni note tra cui l’aberrante Formicaio. Gli eventi di gioco ruotano attorno a quello che succede in questa bizzarra location. Questa, infatti, rappresenta il nostro hub dove selezionare le missioni, stringere alleanze e potenziare l’arsenale a disposizione.

Necromunda: Hired Gun recensione xbox series x

Il titolo si presenta, “a pelle”, come un FPS, anche se lo sviluppo del personaggio è di matrice RPG. Ci si mette poco a capire che la classe assume un ruolo fondamentale, anche se il gameplay pecca di originalità. L’action frenetico si scontra con un AI dei nemici, talvolta, imbarazzante. Una volta capiti i loro movimenti e gli schemi d’attacco si gioca ad occhi chiusi.

Anche le animazioni e la grafica dei vari personaggi non lasciano il segno. Streum On Studio non si allontana molto dal lavoro svolto con Space Hulk: Deathwing’s. In verità ci prova, inserendo delle sessioni “pseudo” frenetiche, ma che non sono in grado di creare quel fattore immersione vero. Quello che ti incolla alla sedia sino alla fine della missione. E con questo ultimo passaggio archiviamo la nostra consueta premessa, lasciandovi nelle mani della recensione per Xbox Series X di Necromunda: Hired Gun.

Nelle viscere della terra in Necromunda: Hired Gun

Necromunda: Hired Gun ci porta nel Formicaio, un luogo dimenticato da tutti e segregato nelle profondità della terra. Qui vige la legge del più forte, e il potere è spartito tra le gang rivali. Non c’è posto per i buoni, e i cattivi, quelli più degli altri, diventano il bottino dei cacciatori di taglie. Noi siamo tra questi. Il nostro personaggio non ha un nome, ma solo un aspetto che scegliamo nelle fasi iniziali di gioco.

La trama e il contesto degli eventi appaiono poco chiari. Scelta voluta, visto che, seguendo le missioni “storia”, il disegno va, via via, delineandosi sempre di più. Come avete potuto appurare, il gameplay è mission based. Come cacciatori di taglie siamo alla ricerca del bottino più succoso, anche se bisogna stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Ogni incarico è contraddistinto da un grado di difficoltà. Più, questo, è alto e maggiore sarà la ricompensa. I nemici vi renderanno la vita un inferno, ma, in fin dei conti, ci siamo già dentro.

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Il PG cresce, incarico dopo incarico. Vi sono degli elementi di looting, anche se il bello vive con il crafting. Essenziale ma utile. Le interfacce potevano essere un tantino più curate. In effetti, si ha la costante sensazione di avere in mano la scheda personaggio tipica da tabletop. Se questo era l’obiettivo è stato centrato in pieno.

Il mondo di Warhammer 40K vive nel contesto del gioco. Menzione d’onore, però, la meritano le ambientazioni. Non ce ne sono tantissime, viste che alcune vengono riciclate tra le varie missioni. Resta il fatto che il colpo d’occhio, in alcuni momenti, toglie il fiato. La nuova generazione di console, in tal senso, aiuta molto gli sviluppatori, senza nulla togliere al loro genio creativo. Le cascate di lava, giusto per citarne qualcuna, sono un puro godimento.

Ha senso parlare di doomlike?

Quando il confronto è con un “signor” gioco chiamato Doom, capite bene che Necromunda: Hired Gun parte già svantaggiato a prescindere. Si parla di una saga che è sulla piazza da oltre 25 anni, con una community eterogenea che vede la vecchia e la nuova generazione a confronto. Per non dimenticare, poi, quello stile unico, solo imitabile alla “lontana”.

Per quanto ci dispiace dirlo, il titolo sviluppato da Streum On Studio non ha quella forza tale da uscire indenne da questo confronto. Il pensiero di avere tra le mani una brutta copia di Doom non è mai svanito. L’action frenetico si scontra contro il muro di un AI che, a tratti, sembra provenire da una generazione ben lontana da quella attuale. I pattern di attacco sono estremamente prevedibili, anche all’aumentare del grado di difficoltà. Le missioni più toste puntano sulla frequenza delle ondate ma non sull’intelligenza degli NPC nemici.

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Nel voler spezzare una lancia a favore degli sviluppatori va detto che il gameplay presenta alcuni elementi originali, utili per un possibile sequel. La vena action c’è e fa sentire la sua presenza. L’unica cosa è che, talvolta, non serve. La corsa sul muro, per esempio, è un buon modo per spostarsi rapidamente ma, il più delle volte si attiva senza che nessuno la cerca. Un difetto, questo, che ci trasforma in facili bersagli da impallinare.

Il design delle armi e delle ambientazioni è interessante. Il contesto degli eventi di Necromunda: Hired Gun richiama quello di Warhammer 40K, al punto tale da attirare a sé nuovi potenziali adepti. Chi vi scrive, stimolato da quello che succedeva in gioco, ha voluto conoscere il suo alter ego “da tavolo”. In questi termini, il lavoro di ricerca è assolutamente di rilievo. Lo è per chi è a digiuno da questa realtà, figuriamoci, chi, invece, ci vive dentro già da qualche anno.

Il problema è che tra il tavolo e la console c’è in mezzo un abisso, che rischia di diventare sempre più profondo nel momento in cui la parola “immersione” non passa dalle nostre parti.

Il commento

Il commento su Necromunda: Hired Gun

E siamo giunti alla conclusione della nostra recensione di Necromunda: Hired Gun, con un carico di “cosciente” amarezza. Difficile, se non impossibile, pensare anche solo lontanamente di poter ingaggiare con un titolo come Doom. La volontà di creare un alternativa, sotto l’egida di Warhammer 40K, c’è, ma da sola non basta. Come abbiamo già ribadito in sede di recensione, l’idea di una versione low cost di Doom non ci è mai andata via dalla testa.

Le dinamiche di gameplay ricordano molto – e troppo – la saga ideata da ID Software. Il duo frenesia-violenza vive anche nel titolo di Streum On Studio e Focus Home Interactive, anche se il personaggio, ogni tanto, perde il controllo. Interessante, invece, il lato RPG. Lo sviluppo del personaggio l’abbiamo visto profondo e ben strutturato. Un aspetto, questo, lo allontana dal confronto titanico con Doom, posizionandolo su un binario alternativo.

Lato grafico siamo combattuti. Il design dei personaggi non convince, quello, invece, delle ambientazioni e dell’arsenale ha stimolato il nostro palato. Abbiamo, inoltre, apprezzato la cura di questi due elementi anche in chiave fedeltà rispetto alla sua controparte “da tavolo”. Un aspetto, questo, che non va dato sempre per scontato.

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