A vent’anni “quasi” esatti dalla sua prima uscita, Need for Speed Hot Pursuit torna a far parlare di sé, con una remastered che assomiglia molto a un remake. Vuoi per la grafica sensibilmente migliorata e per un Autolog in grado di abbattere il muro tra PC e console, grazie alla potenza del cross-play. Vuoi perché dell’originale Need for Speed si sta perdendo un po’ il ricordo.
Criterion ci riporta, quindi, indietro di qualche annetto. Quando i giochi di guida, tranne Gran Turismo, erano sintonizzati sull’arcade puro. Con il passare degli anni questo genere ha virato sulla simulazione, anche grazie alla diffusione capillare di volanti e pedaliere. Il ricordo delle derapate, inseguimenti e spettacolari incidenti, pompati da sane iniezioni di NoS, ci è sempre, però, rimasto nel cuore (almeno in quello dei gamer stagionati come lo scrivente).
Need for Speed Hot Pursuit Remastered rievoca di prepotenza quella dimensione, riproponendo un gameplay pressoché identico a quello originale. Ritorna il gioco delle parti, dove si può scegliere se fare carriera nelle corse clandestine o all’interno del corpo di polizia di Seacrest County. L’Autolog è migliorato, forte di una base d’utenza che si estende tra PS4, Xbox One e PC.
EA decide di far conoscere a tutti le origini del suo brand di successo, riproponendo uno dei suoi spin-off di maggior successo. La saga di Need for Speed ne ha avuti diversi nel corso della sua storia che, seppur hanno saputo interpretare lo “stile” secondo un diverso punto di vista, ne hanno causato una dispersione dell’idea originale. Un gioco di corse basato sugli inseguimenti della polizia.
Era questo The Need for Speed, il primissimo capitolo della serie uscito nel 1994. Ed è questo quello che è Need for Speed Hot Pursuit Remastered, il titolo di cui vi parleremo nella nostra recensione della versione per console PS4.
Guardie e ladri
Il gameplay di Need for Speed Hot Pursuit Remastered offre due interpretazioni del gioco. Sono simili ma allo stesso tempo profondamente diverse. Sin dai primi istanti di gioco ci viene chiesto di scegliere da che parte stare, o meglio, cosa fare nel gioco. Seacrest County, il teatro di queste folli corse, è territorio di piloti che non hanno paura di niente e di nessuno. Questo, però, non riguarda solo le corse le clandestine ma anche le forze di polizia.
Si arriva a un certo punto del gioco che si deve fare una scelta. Non è possibile, infatti, giocare con “due piedi in una scarpa”. Le carriere, da driver e da poliziotto, sono ben distinte e non si influenzano a vicenda. Se volete essere dei piloti clandestini e farvi un nome sulle strade della ridente contea, lo potete fare senza alcun problema, a patto che teniate il vostro sedere lontano da quello dei cofani degli interceptor. Viceversa, se il vostro obiettivo è sbattere in galera quanti più adoratori del NoS possibile, beh, in quel caso siete degli agenti di polizia nati.
Come detto in precedenza, esistono delle differenze significative nel gameplay, a seconda del lato della barricata. Se volete provare l’ebrezza della velocità, trovare scorciatoie e strade nascoste, sfruttare le scie e assaporare l’asfalto driftando “come se non ci fosse un domani” allora siete dei driver nati. Dovete, però, farvi un nome e per farlo dovete scalare la classifica e guadagnare la reputazione. Solo così gli avversari potranno aver paura di voi.
Come lo yin e lo yang, una contrapposizione ci deve essere. Questa si concretizza con il ruolo del pilota-poliziotto. Seacrest County vanta le migliori unità al volante, forte dei bolidi e dei cavalli a disposizione. Il vostro obiettivo sarà quello di speronare e catturare gli aspiranti driver e far terminare la loro gara dietro le sbarre. Partirete in svantaggio, questo è indubbio. I cattivoni di turno hanno molti più cavalli di voi sotto il cofano, motivo per cui avrete dalla vostra parte numerosi ausili tra cui posti di blocco, elicotteri, impulsi EMP e molto altro ancora.
Entrambi i ruoli hanno, però, un punto in comune. Maggiore sarà la reputazione e migliori saranno le auto e gli upgrade disponibili. Al termine di ogni gara verrà valutato il nostro stile di guida, diverso a seconda del ruolo interpretato al volante. Non conta, quindi, il “solo” arrivare al traguardo ma anche il come ci si comporta sull’asfalto. Un consiglio: dimenticate le regole della fisica, Need for Speed Hot Pursuit Remastered ne ha scritte di nuove.
Remastered o Remake?
Il 2020 è stato l’anno di molti ritorni, ripresentatisi al pubblico sotto forma di Remastered o Remake. Sebbene la differenza, talvolta, può sembrare abissale, il significato rischia di confondersi visti i miglioramenti apportati rispetto alle versioni originali. Cerchiamo di fornire un’interpretazione di questi due termini parlando del caso di specie, Need for Speed Hot Pursuit Remastered appunto.
Se dovessimo fermarci al solo aspetto grafico, vi diremmo, senza ombra di dubbio, che si tratta di un remake. La grafica è notevolmente migliorata rispetto a quella di 10 anni fa. Normale, visto che l’ultima iterazione di questo spin-off risale ai tempi di PS3 e Xbox 360. La generazione attuale, prossima al pensionamento, offre la possibilità di giocare in 4K e sfruttare i 60fps, oltre che una migliore gestione della luce e una risoluzione delle texture di auto e ambientazioni molto elevata.
Se, invece, confrontiamo le modalità e il gameplay, notiamo che sono pressoché identiche a quelle della versione originale, e quindi siamo certi nel dire che sia una remastered. Ci sono dei “però” che dobbiamo evidenziare. Innanzitutto abbiamo subito a nostra disposizione tutti i DLC rilasciati, per l’esattezza cinque. Ognuno porta con se numerosi upgrade tra auto e tracciati. Ma il vero grande “però” risiede nell’Autolog. Il sistema che interfaccia i vari giocatori nel mondo e li fa competere in gare senza esclusioni di colpi, è diventato cross-play. Premesso che questa è una cosa assolutamente rarissima nel mondo dei videogiochi, farlo con una remastered è un bel rischio.
Per il resto godetevi le montagne e il paesaggio senza mai staccare gli occhi dalla strada. Qualche foto ricordo, però, portatevela a casa, grazie una photo-mode in grande spolvero. Dimostrate sull’asfalto chi è il pilota migliore, che siate buoni o cattivi.
IL COMMENTO
Il bello delle Remastered è che sono in grado di cristallizzare dei momenti che appartenevano al passato e ripresentarli come se fossero una novità. Per quanto fossimo “navigati” con la serie, Need for Speed Hot Pursuit Remastered è riuscito a catturare la nostra attenzione. Le dinamiche di gioco sono quelle della serie originale, con il gioco delle parti alla base del gameplay. Si va a molto di sintonia per cui è normale portare avanti una carriera piuttosto che un’altra.
Graficamente non è male, forte del supporto 4K e 60fps (televisori e monitor permettendo). La dimensione multigiocatore non ha frontiere con l’Autolog che ci permette di giocare contro avversari appartenenti a tutte le piattaforme disponibili.
Se siete degli amanti della serie “classica”, è un titolo che potrebbe fare al caso vostro. Se cercate la simulazione e un esperienza di guida simile alla realtà, vi consigliamo di cercare altrove. Qui le regole della fisica non valgono.