Nioh – Dopo il successo di Dark Souls e seguiti, sviluppatori e giocatori si sono lanciati nella scoperta febbrile di un “nuovo” genere videoludico: i Souls-like. Da Lords of the Fallen a Salt and Sanctuary, proseguendo con gli annunciati The Surge ed Eitr, i giochi di From Software hanno aperto le danze a una tipologia di titoli etichettabili sicuramente come Action RPG, ma che sotto la superficie nascondono molto più di quanto si possa credere.
Non c’è quindi da stupirsi se Nioh sia finito a sua volta nel calderone, ricevendo giudizi contrastanti: la verità però è che, al di là della apparente, questa esclusiva Playstation 4 si discosta dai Souls-like sotto molti punti di vista, tanto da rendere questa categorizzazione quasi una forzatura.
Ni-oh o Ho-ho?
Il Nioh del 2017 nasce dalle ceneri dell’omonimo progetto del 2004 e previsto per Playstation 3. L’idea iniziale era di comporre la narrazione parallelamente alla sceneggiatura di Oni, un film mai compiuto.
Con un’incubazione di oltre dieci anni e simili premesse, è evidente che la situazione, per Nioh, non fosse delle più rosee, eppure Sony non ha mollato la presa e ha supportato il progetto anche a distanza di lustri… E quando il lavoro di Team Ninja ha raggiunto gli scaffali, ha dimostrato che la perseveranza e la fiducia possono davvero regalare frutti preziosi.
Non è tutta Amrita ciò che luccica
Ambientato negli ultimi anni del Giappone feudale, Nioh mescola eventi e personaggi storici a elementi fantasy, mitici e folkloristici della cultura orientale. Il risultato è di forte impatto estetico, ma manca di coesione a livello narrativo: la degenza decennale si sente fin dalle prime ore di gioco, in quanto saranno presentati personaggi e creature tante curati esteticamente quanto privi di qualsivoglia approfondimento.
Molte, troppe volte, il giocatore si troverà nei guai fino al collo, combattendo e aiutando decine di individui di cui conosce a malapena il nome, per motivi incomprensibili o giustificati in maniere abbastanza goffe da risultar comiche.
Nel complesso la trama non dispiace, pur non essendo memorabile sotto alcun punto di vista: dialoghi e filmati sono quasi sempre solo una scusa abbozzata per menar mani e lame, cosa che William – questo il nome del protagonista – in virtù del suo buon cuore (e di un briciolo di opportunismo) non esiterà a fare.
Lore, questa sconosciuta
Nioh non è dunque il gioco che un appassionato di speculazioni “darksouliane” attendeva, ed è proprio su questo aspetto che si basano molte delle critiche mosse al gioco; ambientazioni, nemici e livelli sono tutti estremamente diversificati, ma mancano di carisma e tocco autoriale, come compiti per casa che puntano alla sufficienza e nulla più.
Per fortuna, pur con qualche sbavatura, tutto quel che rimane dimostra sia quanto Nioh si distacchi dai Souls-like che come i titoli “vecchia scuola”, con poca trama e tante mazzate, riescano ancora a divertire, e tanto.
L’umiltà di mettersi in discussione
A partire dall’Open Alpha di Aprile 2016, Team Ninja ha dato forte peso al feedback dei giocatori, presentando diversi sondaggi a risposta multipla e aperta nei quali era possibile presentare suggerimenti ed esprimere un giudizio complessivo.
Le due macroscopiche differenze tra la versione Alfa e quella finale di Nioh sono state la scomparsa della durabilità della armi e un netto calo del livello di difficoltà – effettivamente molto alto – con la riduzione dei nemici a schermo, dell’aggressività e dei danni da loro inflitti.
Anche questi cambiamenti sono stati criticati dagli “appassionati dei Souls”, che fin troppo spesso confondono la difficoltà “di design” (collocazione di nemici e trappole, strategie di attacco e difesa, debolezze e resistenze ai vari tipi di danno) con la “difficoltà artificiale”, come output di danni sbilanciato, finestre di reazione troppo brevi e aggressività avversaria soffocante. Sicuramente la semplificazione del titolo avrà infastidito i giocatori più hardcore, ma non ha comunque reso Nioh un titolo semplice, dato che il livello di attenzione e abilità richiesto rimane decisamente sopra la media dei giochi moderni.
Un Nioh per tutte le tasche
A tutto ciò va a sommarsi un sistema di menu a pagine multiple per nulla intuitivo e poco user friendly; fortunatamente, lo stesso non può dirsi dell’interfaccia di gioco, pulita, chiara e minimale. I comandi sono mappati in maniera intelligente ed è anche possibile una parziale personalizzazione, dato che le abilità sbloccate saranno man mano riassegnabili a tasti differenti per garantire la massima comodità al giocatore.
È anche possibile scegliere fra tre modalità di gioco su Playstation 4 e ben quattro su Playstation 4 Pro, che varieranno risoluzione e framerate del titolo per garantire un miglior impatto estetico o una resa più fluida. I possessori di una console Pro potranno giocare Nioh ad una risoluzione 4K a 30fps (posto che, ovviamente, dispongano di uno schermo adatto) o “limitarsi” al Full HD, garantendosi 60fps; su Playstation 4 standard, i meno fortunati dovranno accontentarsi dell’HD a 30fps in Modalità Cinema e di un 720p al doppio dei fotogrammi in quella Azione.
La via del Samurai passa per tre impugnature
Se a un primo sguardo l’hud può ricordare quello dei titoli From Software, basta metter piede sulle coste di Zipangu per rendersi conto delle sostanziali differenze. Nei Souls – e, di conseguenza, nei Souls-like – le armi presentano moveset diversificati, persino unici nel caso di armi speciali. In Nioh, tutto è molto più semplice e intuibile, dato che le varie categorie di armi (katana, doppia katana, lancia, ascia, etc) posseggono sempre la stessa tipologia di moveset, e sarà il giocatore a poter creare combinazioni diverse di attacchi modificando in tempo reale l’impugnatura. Quest’ultima può essere alta, media, bassa o rinfoderata e, in base alla stance selezionata, la pressione dei tasti produrrà reazioni diverse.
Conoscere le mosse a propria disposizione è la chiave per la sopravvivenza, così come indurre un nemico a esaurire la stamina (o Ki) risulta spesso la maniera più saggia e sicura di affrontare più avversari in contemporanea e/o creature particolarmente pericolose.
Danzando con la morte
Gli scontri di Nioh si rivelano quindi ben più tattici di quanto si possa credere inizialmente e pongono il giocatore a destreggiarsi tra armi bianche e da fuoco, tecniche ninja e magiche di buff, debuff e supporto agli scontri e Spiriti Guardiani, utili sia come supporto passivo costante che come tecnica “turbo” per un temporaneo, utilissimo potenziamento.
Non si può non menzionare la meccanica del ritmo Ki, simile a quanto già visto in Lords of the Fallen ma qui resa ancora più utile, quando non addirittura indispensabile, per recuperare rapidamente stamina e liberare il terreno di scontro dai malus delle creature demoniache.
L’armamentario offre una buona varietà e anche un gran numero di estetiche all’interno della stessa categoria di equipaggiabile: è praticamente impossibile non trovare uno stile di gioco che si adatti ai propri gusti e tutti, una volta padroneggiati, hanno un equilibrato numero di pro e contro.
Nioh Gaiden
Salvo qualche picco di crudeltà particolarmente ingiusto e malpensato, Nioh presenta una sfida complessiva bilanciata lungo tutto il corso dell’avventura. Tra missioni principali e secondarie, il gioco si attesta sulle 70-80 ore, che possono raggiungere e superare il centinaio nel caso si punti a ottimizzare l’equipaggiamento, provare la divertente (quanto limitata) Modalità Cooperativa e mettersi alla prova nelle remunerative e spietate Missioni Crepuscolo.
Trattandosi di un titolo fortemente parametrico, potenziare il proprio arsenale risulta indispensabile tanto quanto e forse più che in un Souls; gli amanti dei numeri faranno i salti di gioia, mentre gli altri dovranno rassegnarsi all’idea di investire buona parte del denaro ottenuto in riforgiature, scomposizioni e fusioni di armi ed armature.
Samurai ispirati dal Diavolo
Altro elemento che differenzia Nioh da un Souls è la già accennata gestione dell’equipaggiamento. Se in un titolo From Software ottenere armi ed armature è sempre una scoperta e invoglia a sperimentare, nel gioco di Team Ninja tutto questo viene a mancare: un buon 80% degli oggetti ottenuti finisce venduto, offerto ai santuari per qualche elisir o smantellato per ricavarne materiali; va da sé che sacrificare equipaggiamenti di livello superiore assicura risorse di altrettanta qualità.
Ogni equipaggiamento forgiato possiede un determinato numero di abilità in base al proprio livello, scelte casualmente da una rosa di possibilità, ma l’influenza del caso durante il processo di crafting non è l’unico elemento ispirato a giochi Diablo-like: spendendo denaro, si può riforgiare un equipaggiamento per modificarne le abilità, sino a rendere armi e armature più efficaci e adatte allo stile di gioco personale. Stesso dicasi per il cambio di estetica, grazie al quale è possibile creare set che non sacrificano lo stile per i freddi numeri.
E quale migliore fonte di glamour, se non i corpi redivivi dei giocatori sconfitti nel loro mondo? Giocando online appaiono infatti delle Tombe Insanguinate nel punto in cui gli altri utenti hanno subito una disfatta, se non che a differenza (ancora una volta) dei Souls, questi non saranno fugaci apparizioni che rievocheranno la loro morte per risparmiare la medesima fine agli altri giocatori, bensì cadaveri posseduti dal male (e da una buona intelligenza artificiale, soprattutto ai livelli più avanzati) e desiderosi di vendetta contro tutto ciò che si muove e respira. Sconfiggerli concederà Gloria al protagonista, come la possibilità di ottenere parti del loro equipaggiamento.
Va messo in chiaro che l’intero apparato di crafting e perfezionamento parametrico (ed estetico) di Sir William non è indispensabile per l’avanzamento nelle missioni di trama, se non in misura ridotta, ma rende Nioh un titolo dalla longevità potenzialmente impressionante: nel caso si punti a creare la perfetta combinazione tra armi, equipaggiamento ed accessori, il procedimento chiederà decine e decine di ore, oltre che l’accesso al New Game Plus al fine di sbloccare il tier “divino” per i vari equipaggiabili.
Tirando le somme, è evidente che Nioh ricordi un Souls-like solo in superficie, discostandosene in praticamente ogni meccanica fin dalla prima missione post tutorial. Si tratta di un titolo narrativamente mediocre, poco intuitivo e molto grezzo in tante meccaniche, ma che è uscito in buona salute da un limbo più che decennale, riuscendo a prendere il meglio da tanti altri titoli per creare un’esperienza longeva, varia, impegnativa ma, soprattutto, divertente.