Outriders segna il ritorno in grande stile degli action MMORPG, celebrato con una nostra recensione della versione per la nuova console Xbox Series X. Ha inciso moltissimo il suo inserimento al D1 nel celebre Game Pass. Microsoft non si è lasciata sfuggire una ghiotta occasione, inserendo nel suo catalogo un possibile candidato ai GOTY 2021. Square Enix e People Can Fly firmano questa nuova IP, rispettivamente nei panni di publisher e sviluppatore. La scelta non è stata casuale, vista la pregressa esperienza della software house. Nel loro curriculum, infatti, troviamo giochi del calibro di Bulletstorm e Gears of War: Judgement, oltre che il supporto a Fortnite.
La corposa demo rilasciata a marzo è servita come antipasto, oltre che prologo, del gioco. Tutti i giocatori che hanno avuto modo di toccare con mano questa versione embrionale, hanno, poi, proseguito con build e avanzamento anche nel gioco completo, senza perdere il loro progressi. Una scelta, questa, molto interessante.
Nel corso di questa demo, però, sono sorte alcune perplessità riguardanti il gameplay, a tratti molto simile alla fallimentare esperienza di Anthem. Il vedere delle continue cutscene, anche della durata di qualche secondo (giusto il tempo per aprire la porta di turno, ndr), ci ha fatto tornare a mente alcuni passaggi dell’ehi fu gioco di Bioware.
Vi sono, però, anche altre contaminazioni molto positive. Se si e pratici con i gameplay visti nella serie The Division e in quella di Gears of War, alcune meccaniche vi torneranno molto familiari. Lo sviluppo del personaggio e gli eventi di gioco, accompagnano il giocatore verso l’endgame svelando una trama “ballerina, che alterna momenti topici ad altri di noia. Alcune dinamiche strutturali ci sono piaciute molto, anche perché originali e coerenti con il contesto del titolo. La nostra consueta premessa giunge, quindi, al termine. Vi lasciamo alla recensione di Outriders, titolo, vi ricordiamo, provato sulla nuova console Xbox Series X.
Un gameplay che richiede il giusto tempo
Iniziamo la nostra recensione Xbox Series X di Outriders cercando di inquadrare i tratti salienti del gameplay. Permetteteci, però, alcune nostre considerazioni e paragoni, elevati sulla base di alcune nostre precedenti esperienze con titoli affini, in linea, ovviamente, con il genere trattato. Vi abbiamo parlato prima, infatti, di The Division, Anthem e Gears of War. Lo abbiamo fatto per evidenziare alcuni punti contatto con il titolo sviluppato da People Can Fly, anche per inquadrare di cosa parliamo.
Il gioco appare strutturato a momenti, alcuni di calma dedicati all’esplorazione, altri di puro action frenetico. Ritorna il sistema delle coperture, con il riparo che rappresenta un ottimo alleato in alcune situazioni ad alto contenuto di piombo. La sua gestione è più simile a quella di Gears of War, piuttosto che The Division, con il preciso intento di evitare il “camperaggio” estremo. Per sradicare dalla radice quest’ultimo “male”, in Outriders si è costretti ad entrare nell’azione per curarsi. Non ci saranno, infatti, medikit o abilità curative che vi doneranno linfa vitale. L’unico modo per sopravvivere sul diabolico pianeta Enoch è combattere secondo le regole scelte dalla classe di appartenenza.
Al lancio ne sono state inserite 4. Ogni classe decide come ingaggiare e le abilità sfruttabili. Ogni Outrider è in grado di equipaggiare 3 abilità. Queste non saranno disponibili “tutte e subito”. All’aumentare del livello di esperienza, delle nuove entreranno a far parte della vostra build. Sta a voi, però, individuare quali tra queste fanno al caso vostro, anche perché lo stile di gioco cambia a seconda del giocatore.
Ed è qui che arriva il momento di introdurre il concetto di build, quello che possiamo definire il cuore di Outriders e di qualunque MMORPG che si rispetti. Il nostro stile di gioco deve sempre tenere conto dell’equipaggiamento, composto, in primis, da armi e armature. Queste supportano le abilità, sfruttando i vari perk a disposizione. Ad un certo punto del gioco sbloccherete la possibilità di modificare, migliorare e aggiungere caratteristiche al vostro equipaggiamento. Aspetto, questo, fondamentale in vista dell’endgame.
Come ti distruggo l’apatia
Il genere MMORPG è da sempre accompagnato dalla piaga dell’apatia, stato d’animo negativo che cammina di pari passo con la monotonia del gameplay. Outriders è l’ultimo cliente autorevole di questo genere, motivo per cui non rimane immune a questo “virus”. Il “vaccino”, però, è inserito nell’evoluzione della storia e del personaggio, e nella capacità stessa di creare un ecosistema bilanciato. La trama del gioco, infatti, non è banale. È vero, a tratti è “ballerina”, con dei momenti di noia mortale ad altri intensi, con in mezzo dei siparietti simpatici con battute e comportamenti che riescono strappare più di un sorriso. In generale, però, c’è attenzione verso un aspetto che, con i MMORPG, è sempre visto come accessorio e non fondamentale.
Il gameplay resta sempre e comunque in primo piano. Per far scomparire questo effetto “apatia”, People Can Fly introduce delle accortezze che dimostrano la loro importanza solo nel lungo periodo. Ad iniziare dai tiers, fasce di mondo selezionabili e progressive che decidono il livello di difficoltà e la qualità del looting. Il gioco cresce con voi e voi con lui. Per questo prima vi dicevamo di come Outriders richieda del tempo per essere digerito.
Restano, comunque dei grandissimi dubbi su alcune scelte progettuali. La scelta, per esempio, di non costruire un mondo aperto, dando, comunque, l’illusione che questo lo sia. Le mappe sono grandi ma circoscritte da porte. Queste richiedono cutscene e caricamenti che, dopo un po’, diventano pesanti. La fortuna si chiama “next-gen”, che con i suoi SSD super veloci limita i danni. “A una certa” questi video di 2-3 secondi iniziano a diventare deleteri. Inoltre, il restare ancorati alla mappa e agli spostamenti rapidi (anche perchè se torni indietro non è che trovi cose diverse da prima, ndr), dando, comunque, l’idea di potersi muovere liberamente su Enoch, è una scelta che lascia più di un dubbio.
Il gioco si prestava fisiologicamente per l’open world, ma la scelta è ricaduta sull’open map esplorabile. La costruzione dei livelli segue un canovaccio che diventa ripetitivo già dopo la prima mezz’ora di gioco, con le quest secondarie che iniziano e finiscono sempre allo stesso modo. Le missioni principali, fortunatamente, forniscono quel pizzico di sale che serve a non finire tra le braccia di quella dannata “apatia”.
Una crescita bilanciata
Quando prima parlavamo di gameplay, abbiamo introdotto il concetto di build e il suo modo di interagire con le meccaniche di gioco. Ora tutto questo segue un percorso armonico, in linea con la trama, in primis, ma anche con il tiers in cui vi trovate. L’AI dei nemici migliora man mano che ci si avvicina all’end game e la scelta di giocare sempre e solo in “solo”, può essere molto pericolosa.
Outriders presenta le dinamiche di gioco tipiche di un looter-shooter, con i nemici che lasciano cadere, a seconda della loro importanza, succosi bottini. Questi possono essere armi o pezzi armatura e contribuiscono alla costruzione della build. Chiaramente, tutto il gameplay gira intorno a questo meccanismo. La bravura sta nel capire, quanto prima, quali sono i giusti perk da considerare a livello di equipaggiamento.
Per fare questo bisogna, prima, comprendere le dinamiche di gioco che la classe impone. Noi, per esempio, abbiamo optato per il Distruttore. Questa classe ci suggeriva di attaccare sempre “a corto raggio” per ottenere cure. Le abilità, per invogliare questo “modo di fare”, agiscono, per forza di cose, a corto raggio, obbligandoci, inoltre, a combattimenti ravvicinati. In quest’ottica divenivano fondamentali i perk “salute”, “danni a corto raggio” e “cure ricevute”.
Il distruttore funge da classico tank, e in gruppo di 4 giocatori serve per creare il cd. aggro, colui che attira nemici e concentra il “fuoco” su di lui. Di conseguenza i ripari, se non si gioca in “solo”, diventano pressocchè inutili, visto che si deve restare in piedi ed esposti quanto più possibile. Per fare questo ci vogliono le giuste armi e armature, il cui livello di potenza deve essere sempre coerente. Se giocate ad un livello di tiers idoneo al vostro modo di giocare, anche la qualità del loot sale e con essa anche quello che si “indossa”.
Le differenze con la versione PS5
Ci avviciniamo alla conclusione di questa nostra recensione della versione Xbox Series X di Outriders. Prima di salutarci vogliamo spendere, però, “due parole” in chiave confronto. Giocando con la versione PS5 del gioco, ci siamo resi conti di quali erano le differenze e i punti di contatto tra le due versioni, anche alla luce della piena compatibilità al cross-play.
Passando dalla versione Xbox Series X a quella PS5 si nota subito come il cambio di controller non passa inosservato. Si passa da un piccolo e agile pad a un altro che richiede una presa salda e sicura. Quando, poi, si incontra l’orda di turno, si rimpiange quello di casa Microsoft, in grado di farci gestire con agilità situazioni da “mille e una morte”. E come sempre arriva il famoso “però”.
PS5, come tutti oramai conosciamo molto bene, punta sul fattore “esperienza di gioco”. Ci prova, ovviamente, anche con Outriders, agendo sul feedback aptico. Ci si accorge di questa attenzione nel corso degli scontri a fuoco, con delle vibrazioni in linea con il volume di piombo erogato. Anche la corsa e i movimenti provano a trasmettere quella sensazione di “reale”. Il tutto, però, è un tantino fuori luogo, o forse meglio dire, fuori genere.
Abbiamo, invece, notato un lieve miglioramento grafico su console PS5 rispetto alla versione Xbox Series X. Il tanto odiato motion blur appare più nitido in casa Sony, evitando quell’effetto “impastato” quando ci si muove veloce e con cambi di direzione. La next-gen Microsoft l’abbiamo vista deficitaria sotto questo aspetto, anche se la grafica generale resta comunque sempre ottima.
Lato audio abbiamo notato una profondità maggiore sulla next-gen Sony, a parità di armi e situazioni. Un aspetto, questo, che non ci ha lasciato a bocca aperta, anche perché conosciamo bene quanto, il colosso giapponese, ha investito sopra in termini di sviluppo. Non dimenticate, però, che il DTS di Xbox Series X non scherza, a patto che abbiate un supporto auricolare idoneo.
Il commento
E siamo giunti alla conclusione di questa nostra recensione di Outriders, dedicata alla versione per console Xbox Series X. Un esperienza intensa, con momenti di rabbia e altri di puro godimento. Forse è proprio questo il segreto del titolo di Square Enix e People Can Fly. In fondo “l’amore è bello se non è litigarello”. Alcune somiglianze non ci sono andate a genio, con il fantasma di Anthem che aleggiava sopra il pianeta Enoch. Cutscene e caricamenti frequenti da soli sono bastati per farci tornare alla mente degli spiacevoli ricordi. Stranamente, Outriders eredita una buona parte di questi problemi.
Il gameplay è divertente e alterna momenti di calma ad altri di sano action. La build resta sempre al centro di tutto e da questa non si scappa. Ma non è la solita prigione, visto che la sua semplicità è utile per non sbilanciare troppo il gioco. Questa vi servirà solo per capire come approcciare al combattimento, e come gestire il dualismo armi e abilità. Il sistema a missioni, che vede quest principali e secondarie, funziona solo con le prime in quanto utili per la comprensione della storia. Le seconde, invece, svelano la loro ripetività sin da subito.
Graficamente è interessante e approfitta della next-gen per mostrare il lato bello dei MMORPG. Le ambientazioni sono ben costruite e sono utili per raccontare un pezzo di storia del pianeta Enoch. Da giocare in solo o in coppia? A questa domanda non esiste una risposta giusta o sbagliata, visto che l’esperienza è sempre personale. L’unica cosa che ci sentiamo di suggerirvi e, qualora decideste di andare di multigiocatore, di farlo solo con amici e non con perfetti sconosciuti.