Solo 11 anni sono passati dal precedente Prey ma stiamo veramente parlando di altri tempi. Era il periodo in cui quando si citava il termine FPS si pensava subito ad “Id Software” ed infatti quel Prey, sviluppato da “Human Head Studios” e pubblicato da “2K Games”, utilizzava il motore grafico di Doom 3 per cercare un proprio spazio in quella specifica area di videogiochi. Il nuovo Prey non è più un FPS puro, anzi, è più un action-adventure game che “Arkane Studios” ha sviluppato attingendo a piene mani dall’esperienza di “Dishonored 2” senza però utilizzare il motore grafico “Void” ma optando piuttosto per il più stabile “CryEngine 5”, soprattutto per quanto riguarda la versione PC.
“Quale sarà il futuro della nostra memoria e della nostra conoscenza?”
L’attuale Prey non ha niente a che vedere con il suo predecessore, è una totale re-immaginazione del gioco del 2006. Qui impersoniamo lo scienziato “Morgan Yu”, o il suo alterego femminile a seconda delle personali preferenze, che viene convinto dal fratello “Alex Yu” ad entrare nel gruppo di ricerca della società privata “TranStar” sulla Stazione Spaziale “Talos I” in orbita intorno alla Luna nell’anno 2032. Ci svegliamo nel nostro appartamento e veniamo condotti con un elicottero nel palazzo della “TranStar” per eseguire dei test prima di partire per “Talos I”. Mentre eseguiamo queste prove uno dei medici di vigilanza viene attaccato da uno strano mostriciattolo nero che getta nel panico tutti ed a noi fa perdere conoscenza.
Ci risvegliamo nuovamente nel nostro appartamento, ma solo per scoprire che questo luogo è semplicemente un ambiente simulato perché, in realtà, già da tre anni viviamo su “Talos I”. Grazie all’aiuto di qualcuno che ci contatta tramite chiamate audio scopriamo di aver lavorato sulla Stazione Spaziale ad un progetto segreto il cui obiettivo era sviluppare progressi nel settore della neuroscienza applicata allo studio dei Typhon, organismi alieni la cui conoscenza approfondita potrebbe migliorare l’umanità.
Questo ha portato alla creazione dei Neuromod, innesti modulari della memoria che sfruttano la fisiologia dei Typhon per ristrutturare il cervello umano facendogli ottenere nuove abilità, comprese quelle sovrumane. Ma non è tutto, non solo noi stessi siamo stati la cavia involontaria per testare i Neuromod portandoci a perdere totalmente la memoria ma, per non farci mancare nulla, purtroppo i Typhon sono sfuggiti al controllo umano e ora sono liberi nella Stazione Spaziale.
Prey, il protagonista della storia: “Talos I”
Talos I è un protagonista molto importante di tutta la storia. Una struttura immensa che gravita nello spazio, la cui mappa è stata immaginata da Arkane Studios come quella di Dishonored 2, cioè un dedalo di gallerie, scale, passeggiate nello spazio e cunicoli secondari che permettono al giocatore di scegliere la propria strada per arrivare al risultato. Gli ambienti di Talos I sono in Stile Deco che ricorda molti giochi già visti ma che risulta molto efficace nel disegnare grandi ambienti con l’aggiunta di mobili ed arredi anni 60 e 70 ed ovviamente di tecnologie futuristiche per rendere più credibile il periodo in cui si svolge la storia.
Come detto all’inizio Prey non è un FPS puro, è anche un FPS, ma è soprattutto un’avventura d’azione dove gli scontri quando si possono evitare è meglio ed infatti gli spostamenti “Stealth” sono consigliati. Non volendo svelar troppo, il nostro obiettivo principale sarà fuggire vivi dalla Stazione Spaziale evitando di venir uccisi dagli alieni ostili ed il percorso sarà lungo, difficile ma molto appassionante e divertente. Il gioco inizia lentamente anche se faremo subito conoscenza con i nostri nemici grazie all’incontro con i Mimic e gli Spettri.
I Mimic possono essere considerati forse l’organismo base di tutti i Typhon. Nella loro forma principale e nel loro essere più fastidiosi che pericolosi mi ricordano molto l’”Headcrab velenoso” di “Half-Life 2”; questi però si muovono velocissimamente, cambiano forma estendendosi ma soprattutto si nascondono assumendo le sembianze di diversi oggetti. Gli Spettri sono un’aggregazione di Mimic in forma antropomorfa, molto aggressivi ed in grado di lanciare “palle di fuoco”.
Per molte ore del gioco, se vorremo affrontarli, potremo affidarci solo a una classica Chiave Inglese, a una Pistola o a un Cannone GLOO, una specie di Fucile che lancia una schiuma solidificante. Ma lo scontro con loro andrà di pari passo con il recupero della nostra memoria e la scoperta di ciò che nasconde “Talos I”. Avremo obiettivi Principali e Secondari e volutamente non ci sarà chiaro l’obiettivo finale, continuerà a sfuggirci il grande disegno dietro tutto questo.
Non ci resterà che esaminare gli ambienti che, anche se sembrano esteticamente poco vissuti, pullulano di oggetti che possiamo raccogliere sino a saturazione dell’inventario. Scordatevi però di trovare armi super-potenti come lanciamissili e fucili laser, siate invece pronti a raccogliere di tutto, ma soprattutto cercare i Neuromod sparsi nella Stazione. Questi moduli che ci inietteremo nel bulbo oculare miglioreranno inizialmente solo poteri e abilità umane come il nostro combattimento, la capacità di creare oggetti o la nostra capacità di muoverci in “Talos I”. Nel frattempo tutto il ciarpame raccolto lo potremo buttare nei “Riciclatori” che di tanto in tanto troveremo nella Stazione Spaziale e che ci restituiranno componenti da usare negli “Assemblatori” per creare Medi-Kit, Munizioni, Nuove Armi e altro ancora. Ma, nonostante questo, più procederemo più ci accorgeremo che ci sono tessere del puzzle ancora vuote. Non è possibile che questi mostriciattoli possano ucciderci con pochi colpi! Dove sono le vere armi? Dove sono i veri poteri? I nemici sono i Typhon o i colleghi scienziati che hanno costruito “Talos I” e che ci hanno ingannati?
Tutto cambierà quando troveremo lo Psicoscopio. Un casco che una volta indossato ed integrato con altri Neuromod ci permetterà di scansionare gli ambienti per vedere ed identificare gli alieni, ma soprattutto potremo sbloccare le abilità aliene sino a riuscire a mimetizzarci come loro. Questo è il punto di svolta di Prey. Sin’ora eravamo un semplice umano che faceva fatica a sopravvivere all’attacco di forme aliene, ora non solo le nuove abilità ci consentono di maneggiare poteri per un combattimento evoluto ma il loro uso ci rende meno umani, ci stiamo trasformando in una nuova specie mutante, né umano, né alieno. Questa svolta narrativa dona al gioco una nuova vita non solo in termini di gameplay ma anche da un punto di vista etico. Se da un lato avremo nuove armi che ci permetteranno di affrontare i combattimenti in maniera più sciolta, dall’altro cominceremo ad incontrare essere umani che potrebbero essere posseduti dalle forme aliene o semplici sopravvissuti e noi dovremo decidere se salvarli o lasciarli morire. Qualunque sarà la nostra scelta il gioco ne verrà influenzato in termini di risorse a nostra disposizione e di dubbio sulla nostra vera identità.
Prey – la caccia è aperta
Prey non è classificabile come genere. Sì, può essere considerato un FPS ma sarebbe veramente riduttivo, infatti, come detto in precedenza, incorpora numerosi concetti di gioco di “Dishonored 2”, che a sua volta è stato ispirato dai altri giochi dove i giocatori sono incoraggiati a trovare soluzioni creative per superare gli ostacoli. Di certo, Prey è sicuramente un’avventura complessa con vaste mappe disegnate splendidamente, da attraversare sia in maniera lineare seguendo le indicazioni del gioco, che usando vie più creative come cercare varchi tra finti specchi, utilizzare il Cannone GLOO per creare scale a pioli, oppure passando da una mappa all’altra galleggiando nello spazio.
In più, in Prey vi è un’impressionante profondità narrativa che rende il gioco una esperienza mnemonica avvolgente. L’assenza di memoria del protagonista e quindi il suo non sapere viene ribaltato sul giocatore sino a quando la quantità di nuova conoscenza sarà troppo ingombrante per il nostro libero arbitrio. O meglio, il nostro nuovo stadio evolutivo ci metterà di fronte ai classici dubbi esistenziali umani e ad una strada comportamentale dove sapere e memoria artificiale si confonderanno così come il vero e il falso ed il bene e il male.
Non fermatevi alla Demo scaricabile di Prey perché non rende onore alla versione completa che è un unicum nel panorama dei videogiochi. Alcune imperfezioni grafiche e i tempi di caricamento un po’ lunghetti tra una mappa e un’altra sono elementi che non cambiano il giudizio molto positivo su Prey.