Dopo il successo ottenuto con Resident Evil 2 Remake uscito lo scorso anno, non è stato difficile per la produzione decidere di dare l’ok anche al progetto del Remake di Resident Evil 3: Nemesis. E così Capcom ha avuto una nuova possibilità di rivitalizzare il franchise, ancora una volta rifacendo completamente l’episodio con l’ausilio della tecnologia di vent’anni dopo. Un senso logico nell’affrontare dopo un solo anno il Remake del secondo episodio in effetti c’è, in quanto le storie di RE2 e RE3 viaggiano su binari paralleli e dal punto di vista narrativo sono state pensate all’interno di un progetto che avrebbe potuto essere la trama di un unico gioco ma, come peraltro confermato in seguito, gli obiettivi commerciali di Sony avevano forzato la mano perché Capcom sviluppasse due distinti episodi.
Dal punto di vista della trama, Resident Evil 3 Remake non si allontana molto dalla versione originale. I terribili esperimenti sulle armi biologiche della Umbrella non sono ancora noti ai più, nonostante gli sforzi di renderli pubblici fatti da Jill Valentine, un agente del gruppo antiterrorismo statunitense chiamato S.T.A.R.S.. Jill si trova a Raccoon City completamente in balia dei mostri generati dal virus dell’Umbrella e l’unica opzione disponibile sembra essere la fuga dalla città. La Umbrella però, al fine di ostacolare la diffusione della verità, ha creato Nemesis, un’incredibile creatura programmata esclusivamente per eliminare i membri della S.T.A.R.S., dotata di forza sovrumana e con incredibili poteri che le permettono di mutare forma se ferita a morte. Il giocatore, nei panni di Jill, dovrà quindi cercare di lasciare Raccoon City, sopravvivendo alle mostruosità presenti, ma soprattutto alla caccia che Nemesis darà a Jill per tutto il gioco.
Similmente alla possibilità di impersonare personaggi differenti che caratterizzava Resident Evil 2, anche in questo episodio c’è la possibilità di ricoprire ruoli diversi ma, mentre in RE2 potevamo giocare campagne single-player distinte in un ruolo o nell’altro, qui possiamo solo giocare parte della storia nei panni di Jill e altre nelle vesti di Carlos, un mercenario appartenente all’unità U.B.C.S. ai soldi della Umbrella, ed inviato a Raccoon City per non precisate attività di supporto. Rispetto alle sezioni con Carlos, quelle in cui impersoneremo Jill, che per fortuna coprono la maggior parte della storia, sono meglio studiate e ci permettono di vivere più intensamente l’atmosfera survival-horror del gioco.
Un gameplay meno ricco
Le meccaniche del gameplay di Resident Evil 3 Remake sono quelle tipiche del franchise basate su perlustrazioni di aree per raccogliere oggetti ed informazioni che possono esserci utili per creare armi e medicine, oppure per risolvere puzzle che sbloccano porte o nuove potenzialità. Purtroppo però, i puzzle e gli enigmi, chiave portante di Resident Evil, sono in questo Remake sorprendentemente scarsi e semplici da risolvere, togliendo al gioco una certa difficoltà e una sua caratteristica naturale. Alta nota dolente è l’impossibilità quasi totale di “backtracking”, togliendoci l’opportunità di poter tornare a completare l’esplorazione di alcune aree e raccogliere così quegli oggetti che avevamo trascurato/abbandonato, vuoi per fretta o vuoi perché non in possesso degli strumenti necessari per aprire armadietti o casseforti. A fronte di un taglio vistoso di enigmi abbiamo molti più ambienti esterni rispetto all’originale, senz’altro per giustificare gli scenari di scontro tra Jill e Nemesis che richiedono più spazio altrimenti soccomberemmo in continuazione. Per ciò che riguarda le differenze fra le due versioni, Capcom ha mantenuto in questo Remake la parte in cui vengono riutilizzati alcuni ambienti di RE2, ma avendo adottato una nuova impostazione del gioco, ha dovuto rinunciare alla possibilità di selezionare un percorso narrativo o di un finale diverso a seconda delle scelte prese durante le sequenze filmate, qui totalmente assenti.
Visivamente sbalorditivo
Se dal punto narrativo Resident Evil 3 Remake è abbastanza fedele al soggetto dell’originale, dal punto di vista della sua realizzazione tecnica Capcom ha fatto un lavoro straordinario con il motore grafico RE, consegnandoci un gioco visivamente sbalorditivo. A partire dal ripensare il carattere e l’aspetto di Jill, modernizzandola e allontanandola dagli anni 90, per restituirci un personaggio avventuroso e risoluto come un’odierna Lara Croft. Ovviamente quello che ha forse più beneficiato di questo Remake è sicuramente Nemesis che con le sue nuove e mirabolanti fattezze pre e post mutazioni, ha portato ai massimi livelli le trasformazioni orrorifiche che Rob Bottin aveva introdotto con “La Cosa”. Ma è l’insieme del prodotto che rende Resident Evil 3 Remake in tutto e per tutto una produzione cinematografica ai massimi livelli. Filmati e sequenze scriptate sono i collanti di un gameplay supportato da un livello grafico ed effetti luce che superano il grandissimo risultato ottenuto solo lo scorso anno con Resident Evil 2 Remake.
Spiace che tutto questo duri molto poco perché, anche se Resident Evil 3: Nemesis non era un gioco lunghissimo, era quantomeno più rigiuocabile cambiando i percorsi della storia. Non avendo Resident Evil 3 Remake questa possibilità, il gioco ha uno svolgimento molto lineare che richiede dalle 6 alle 8 ore per essere completato in modalità Normale. Per tentare di allungarne la longevità, Capcom ha introdotto Resistance, una nuova Modalità Multiplayer asimmetrica 4 vs 1 in cui un giocatore Mastermind si accanisce, scagliando mostri e lanciando trappole, contro una squadra di 4 Sopravvissuti. Una gara a tempo in cui i Sopravvissuti, dopo aver scelto uno tra i sei profili a disposizione con caratteristiche e abilità diverse, devono entrare in una tra quattro location diverse e superare tre aree per raggiungere l’uscita. Ogni area ha un obiettivo che deve essere superato e vari oggetti sparsi che servono per potenziare il proprio personaggio. Per ostacolare i Sopravvissuti, Mastermind potrà selezionare gli enigmi, controllare le telecamere, posizionare le trappole, usare i mostri e, raggiunto un certo livello, anche usare una delle armi biologiche del franchise Resident Evil come, per esempio, il Tyrant. L’idea non è male, soprattutto se pensate cosa possa inventarsi il Mastermind per impedire ai Sopravvissuti di arrivare all’uscita.
Detto questo, al momento il matchmaking di Resistance soffre la tipica assenza di giocatori dovuta al fatto che il gioco è appena arrivato sul mercato. Nonostante ciò, l’impressione avuta dopo, le poche partite a cui sono riuscito a partecipare, non è stata delle più positive perché tecnicamente mi è sembrato abbastanza instabile e poi perché, al momento, sembra esserci uno sbilanciamento delle forze in gioco a favore del Mastermind. Resident Evil 3 Remake è una produzione patinata e molto divertente ma perde le componenti qualitative di gioco che lo scorso anno avevano portato a definire Resident Evil 2 Remake un capolavoro. Rimane comunque un Remake che val la pena d’esser giocato, ma la sua breve durata porta più a considerarlo come un DLC che un episodio a sé stante e a prezzo pieno.