Ci vuole il giusto tempo per fornire un giudizio concreto su Scarlet Nexus, il titolo della nostra recensione della versione per console PS5. Non siamo arrivati sprovvisti di esperienza. La demo ci aveva illustrato le dinamiche base del gameplay, senza fornire spoiler sulla storia. Meno male, aggiungiamo. Il “finto” problema è che questa non si svela sin da subito, ma racconta gli eventi per fasi. Un sistema strano, o meglio, anacronistico quello di sviluppare il flusso di gioco in questo modo.
Resta il fatto che questo melting pot culturale è dannatamente catchy. La scelta del ritmo narrativo in stile anime è stata geniale, anche se purtroppo non originale. Il pensiero a Persona 5 Royal si manifesta sin da subito. Lo stile cel shading non si ferma solo ai personaggi ma si estende anche alle ambientazioni. L’Unreal Engine è sempre una sicurezza, non facendoci mai mancare i 60 fps (anche se potevano tranquillamente essere 120 visto che la grafica non è il piatto forte, ndr).
La formula del gameplay vede un action rpg in terza persona, con una forte inclinazione verso il “fast paced”. La combinazione melee/abilità erge un muro verso lo smashing button, anche se l’assenza di un sistema “combo based” crea più di un problema. Ogni tanto il colpo “va a vuoto”, vista l’assenza di una chain tra i colpi. Ci fosse stata una migliore sinergia oggi parleremo di un sicuro candidato ai GOTY 2021. Un errore che non passa indifferente.
Il contesto attinge alla cultura cyberpunk post anni 90, con dei chiari ed evidenti riferimenti cinematografici. La connessione neurale ricorda quella vista in Matrix, il mondo capovolto è un tributo ad Inception (e chi vi scrive ci vede tantissimo di Akira e di Evangelion, ndr). Un miscela esplosiva che non dimostra, sin da subito, il meglio di sé. Il vero gioco inizia verso la fase 3. Tradotto, dopo la seconda ora di gioco (terza se ve lo giocate in difficile, cosa che vi consiglio di fare, ndr).
Senza perdere altro tempo, vi lasciamo alla nostra recensione (in corso) di Scarlet Nexus, titolo, vi ricordiamo, provato nella sua versione per console PS5.
Prime impressioni: timidamente originale
Se siete degli amanti del genere cyberpunk, degli anime e dei film di fantascienza Scarlet Nexus è un titolo che non può mancare nella vostra collezione. Bandai Namco e Tose confezionano un videogioco adatto ad ogni otaku che si rispetti. Il filmato introduttivo è elettrizzante, con il progressive rock che non lascia mai il gameplay da solo. E quando arrivano i boss di fine fase il numero dei bpm si alza parecchio. Le cuffie ve le consigliamo caldamente.
Il nostro ricordo è andato subito a Persona 5 Royal. Anche se il genere non c’entra “una fava”, lo stile narrativo lo abbiamo visto liberamente ispirato alla saga di Atlus. Ricordiamo, però, che ispirato non significa copiato. Restando in tema ispirazioni, molto è stato preso ereditato dal mondo degli anime come Naruto, Akira ed Evangelion. Non ci vogliamo considerare un elite, ma se a qualcuno manca questa “religione” alcuni momenti rischiano di passare inosservati.
Il gameplay genera un’esperienza generale altalenante. Ci sono momenti in cui ci si sente coinvolti, altri che sono di una noia mortale. Le missioni principali dominano la scena e quelle secondarie segnano un’effimera presenza. Della serie “Ah, ci siete anche voi?!”. Gli eventi legame sono, invece, fondamentali ma non ricevono una giusta collocazione. Sembrano inseriti a caso, quasi come se fossero “non necessari”.
Le prime due ore di gioco fanno emergere alcune scelte discutibili a livello di gameplay. L’assenza di un sistema delle combo e di una chain tra gli attacchi si avverte tantissimo. I colpi che “vanno a vuoto” pesano come dei macigni, causando una monotonia nelle tecniche di ingaggio. Inoltre, trattandosi di un gioco a squadre, ci si aspettava uno switch tra i vari personaggi. Cosa che, purtroppo per noi, diventa una mera illusione. Come detto in precedenza, questione di scelte.
Lato multimediale: bello ma non impressionante
Scarlet Nexus non vuole impressionare per le sue componenti grafiche e audio. Se avete giocato ai titoli della serie Naruto, o ai recenti Guilty Gear -StrIVe-, Dragon Ball Z Kakarot e Captain Tsubasa: Rise of New Champions, noterete delle somiglianze a livello grafico. D’altronde è proprio lo stile utilizzato a creare un base comune e condivisa, con le migliorie che non risaltano a dovere.
Il merito di Bandai Namco e Tose è da ricercare nella volontà di ricreare interamente il mondo di gioco in stile cel shading. Altri titoli utilizzavano un sistema misto, con il design dei personaggi in stile anime e il resto del gioco renderizzato con modelli poligonali in 3D. La scelta degli sviluppatori paga bene. Ci si sente all’interno di un grande anime giocato, dove l’unico momento anacronistico è quello delle cutscene. La decisione è ricaduta su un modello manga based, che il più delle volte crea delle brusche frenate a livello narrativo.
Il design dei personaggi è ottimo. I dettagli si sprecano, è questo lo si vede nella moltitudine di armi e outfit selezionabili. Dovete – solo – sudare un po’ per vedere dei cambiamenti significativi. Il looting, in tal senso, non è molto generoso. La Deluxe Edition regala una skin di colore rosso, diversa per ogni personaggio, e un elemento cosmetico. Sul sito ufficiale Bandai Namco, invece, troverete un DLC omaggio contenente un set di armi.
Il lato audio è impreziosito dalla presenza di uno stile Rock in grado di dare la carica con un tempismo sempre perfetto. In un gioco del genere ha poco senso parlare del concetto di “immersione sonora” visto che il tutto punta sul lato action, e quindi sul gameplay puro.
Contesto di gioco: un melting pot esplosivo
Il potere mediatico di un videogioco è, oramai, una cosa piuttosto assodata. Se si vuole lanciare un messaggio o rievocare dei momenti passati – che fanno parte integrante della nostra cultura – il medium perfetto resta sempre il nostro. Scarlet Nexus è tutto questo. Il sottotesto che si cela dietro il gameplay fornisce degli hint che è difficile considerarli subliminali. La stampa, per esempio, viene identifica con il termine “i corvi”, sempre pronti ad assalire la notizia, strumentalizzarla per farla, poi, diventare virale. Le persone comuni, quelle senza poteri, vengono chiamati “i vacui”.
Questo è il mondo di Scarlet Nexus, dove dobbiamo scegliere quale storia vivere. Yuito Sumeragi e Kasane Randall, sono legati dal loro potere, quello della psicocinesi. La scelta iniziale vi porterà a un finale ben preciso, raccontato dal punto di vista del vostro personaggio. Il contesto storico resta sempre lo stesso, con il prestigioso team dell’FSE a darvi supporto sul campo di battaglia.
Le mosse e le regole di ingaggio, oltre che alcune abilità peculiari, ricordano molto quelle dei ninja di Naruto. Il Brain Drive, poi, il potere che si libera in determinate situazioni, ricorda quello della volpe a nove a code dell’aspirante Hokage. Quando all’inizio vi dicevamo che alcune cose assumevano un significato particolare in base al credo, beh, facevamo riferimento a questo.
Ma le libere ispirazioni non si fermano di certo quì. Un governo che sembra controllare tutto attraverso un’intelligenza artificiale, dove dei pochi eletti, che emergono dal resto della popolazione per via dei loro poteri psionici, sono in grado di fare la differenza. Non vi sembra di aver già letto e/o visto questa cosa da un’altra parte? L’idea della città capovolta, con la dimensione del sogno e della realtà mai nitiditamente distinta, è un omaggio al capolavoro di Cristopher Nolan.
Tutto questo insieme di ispirazioni non crea mai confusione. Viene preso il meglio e calato in un melting pot videludico con una potenza mediatica impressionante. Un crogiolo del genere è una cosa rara nel mondo dei videogiochi, un qualcosa che non passa, di certo, inosservato.
Gameplay: un action rpg che non osa
E veniamo al dunque. Come avete visto ci siamo presi il giusto tempo per dire la nostra sul gameplay di Scarlet Nexus. Un titolo che dimostra le sue debolezze in alcune scelte progettuali, anacronistiche e non in linea con gli standard attuali. Il genere action RPG è ultra-competitivo. Essere originali, oggigiorno, è merce rara. Andare, però, contro corrente assai rischioso, soprattutto se costruisci un qualcosa che fisiologicamente chiama velocità e frenesia.
La scelta di non inserire un meccanismo combo based pesa come un macigno. Non essendoci una chain tra attacchi forti e normali si creano delle pause lunghe come un’eternità. Il risultato è quello di avere un gameplay “bello a metà”. L’equilibrio tra melee e abilità è perfetto. Il colpo fisico boosta quello elementale, se così lo vogliamo intendere. La presenza del brain drive, poi, è quella ciliegina che ti aspetti sulla torta. Il gameplay, però, ti proietta verso una dimensione “frenetica” con gruppi di nemici sempre pronti a dare battaglia. Questo freno, dato dall’assenza di un sistema di combo, diventa, avanzando nelle fasi, sempre più pesante.
Al primo impatto, Scarlet Nexus si mostra come un gioco a squadre. Un team di massimo 4 componenti sempre presenti sul campo di battaglia. La prima impressione non è, purtroppo, quella corretta. Il team presta solo il supporto al giocatare, ma non entra mai nel vivo della lotta. Tradotto, non vi aspettate lo stesso battle system di Final Fantasy VII, dove si può switchare il personaggio in battaglia. Anche questa scelta, fisiologicamente invocata, non alberga in questo action RPG.
La progressione del nostro eroe cresce con i livelli, con uno skill tree che ampia la sua dimensione svelando nuove aree di crescita. Una bella trovata, questa, che funziona come mordente per andare avanti nella storia. Poteva essere un gioco eccellente, dotato di un equilibrio in ogni comparto. Non è un’occasione mancata, ma ci assomiglia molto. Ci aspettiamo un sequel, anzi, lo diamo quasi per scontato.