Quando ho cominciato a giocare a Shadow of the Tomb Raider sapevo perfettamente cosa mi aspettava. Certo, direte voi, stai parlando del terzo e ultimo capitolo che completa la trasformazione dell’imberbe archeologa Lara Croft nella matura e completa Tomb Raider. Sì, certo, la trama è quella. Ma non si può semplificare quando hai a che fare con una serie mitica e, di conseguenza, una produzione con un budget stellare. Inevitabilmente le aspettative si alzano e si pretende il massimo. Così, quando a fine luglio ho partecipato all’anteprima di Shadow of the Tomb Raider durante la quale ho auto la possibilità di giocare le prime 5 ore, un retrogusto di delusione ha fatto capolino nella mia testa, ma mi sono promesso di attendere di mettere le mani sulla versione completa prima di sbilanciarmi in giudizi affrettati. Per cui, non corriamo subito a distorte conclusioni, questo non è un giudizio negativo. Vediamo perché.
L’ultimo capitolo di un Action-Movie di elegante fattura portato nel mondo dei videogiochi.
Square Enix, Eidos Montreal e Crystal Dynamics hanno fatto uno splendido lavoro per rendere viva ai nostri occhi l’articolata sceneggiatura dell’ultimo viaggio di Lara. Intanto la prima novità è la giungla utilizzata come elemento evolutivo “Survival”, a cui hanno dato vita con le tre componenti fondamentali della serie Tomb Raider: il Combattimento, l’Esplorazione e gli Enigmi. Poi, questa ambientazione del gioco è stata scelta per far evolvere gli elementi narrativi e di gameplay di Lara Croft e come un contrasto visivo rispetto ai due giochi precedenti. Infatti Lara, in “Tomb Raider” del 2013, era una sopravvissuta braccata che doveva ancora maturare la sua esperienza di spericolata archeologa; in “Rise of the Tomb Raider” ha dimostrato di saper perseguire i propri obiettivi; Shadow of the Tomb Raider è invece progettato per mostrarci la sua padronanza dell’ambiente e così trasformare Lara nel Tomb Raider che lei ha sempre voluto essere.
La storia inizia due mesi dopo “Rise of the Tomb Raider”. Lara ed il suo sodale Jonah hanno continuato a seguire le attività delle cellule appartenenti all’organizzazione paramilitare Trinità e ora si trovano nella città messicana di Cozumel sulle tracce di Pedro Dominguez, capo del Consiglio superiore della Trinità. Lara penetra nelle Tombe che i criminali stanno scavando e scopre i riferimenti a una città nascosta, ad un Pugnale e ad un tempio contenente una “Scatola d’Argento”. Il tutto sembra collegato a minacciosi avvertimenti scritti su alcuni murales che parlano di una leggenda Maya in merito ad un’apocalisse costituita da grandiosi cataclismi che avrebbero il loro culmine con un’eclissi solare permanente.
Lara scopre il Pugnale e, nonostante gli avvertimenti letti, per evitare che Dominguez lo trovi, se ne impadronisce per poi, poco dopo esser scoperta e costretta a consegnarlo al nemico. Nell’esatto momento in cui Dominguez ottiene il Pugnale da Lara le rivela che la rimozione dell’oggetto dalla sua sede ha scatenato il primo dei cataclismi di cui parla la leggenda Maya e cioè uno Tsunami. Così, mentre la Trinità scappa alla ricerca della “Scatola d’Argento” che con il Pugnale potrebbero fermare la fine del mondo per poi farlo evolvere verso un destino a piacere, Lara e Jonah sfuggono al primo cataclisma e si lanciano all’inseguimento della Trinità verso il Perù ed il regno degli Inca.
Shadow of the Tomb Raider, gameplay
Da qui partiamo per scoprire il mondo che caratterizza questo nuovo capitolo e le altre novità del Gameplay. Shadow of the Tomb Raider non ha nessuna ambizione di essere un Open-World ma, quantomeno cerca di fargli il verso mettendoci a disposizione ben 14 ambienti estremamente rifiniti e diversi tra loro che, grazie alla possibilità di spostamento veloce attivabile dai falò, ci restituiscono l’impressione di una grande ed unico mondo in cui spaziare. La giungla peruviana, le rovine, le tombe, le cripte, gli scorci naturali, i villaggi e le grotte sotterranee sono ricreati in maniera impeccabile; alcuni ambienti come le tombe, che sono una costante dei giochi Tomb Raider, hanno qui un livello di complessità e rifinitura frutto di esperienza ed immaginazione creativa ammirevoli. Rispetto ai precedenti capitoli alcuni luoghi, come Paititi, sono molto ampi e fanno da raccordo per piccole missioni di alleggerimento basate sul ritrovamento di collezionabili e per più importanti missioni secondarie, il cui completamento ci permetterà di acquisire dei vantaggi nel nostro equipaggiamento da utilizzare per tutto il gioco.
Per quanto riguarda le meccaniche del Gameplay, Shadow of the Tomb Raider resta fedele ai suoi predecessori con alcune aggiunte come la possibilità di mimetizzarci con il fogliame, il fango, o la possibilità di muoverci in acqua per molto tempo, il tutto a favore di una maggiore componente “stealth” del gioco. Anche nei movimenti acrobatici qualche cosa è cambiato, il rampino ora può essere usato come una carrucola permettendoci di spostarci a livelli più bassi e dondolare per poter raggiungere luoghi altrimenti inarrivabili.
Come sempre, tutte le attività, dalla raccolta di collezionabili alle diverse prove da superare, ci fanno ottenere punti esperienza da utilizzare davanti al falò per sbloccare le 60 abilità presenti in questo capitolo. Abilità che andranno ad aumentare le tre categorie che permettono a Lara di salire di livello: Esplorazione, Sopravvivenza e Combattimento.
Un’altra novità è la possibilità di scegliere il livello di difficoltà del gioco andando a modificare la difficoltà dei combattimenti, degli enigmi, degli aiuti e della capacità di Lara di recuperare la salute. Infine, terminata completamente la storia principale si può utilizzare l’opzione “Nuovo Gioco+” per cominciare una nuova partita preservando le abilità sbloccate nella prima.
Se si accetta di iniziare con la difficoltà “default” che il gioco propone all’inizio, la durata della storia principale di Shadow of the Tomb Raider si può esaurire in uno spazio che va dalle 10 alle 15 ore. Altro discorso se si sceglie di affrontare sfide secondarie ma soprattutto visite a Cripte o alle meravigliose Tombe che ci metteranno di fronte ad enigmi complessi, il cui completamento è richiesto per poter procedere.
Sono passati tre anni dall’ultimo volta che abbiamo impersonato Lara in un videogioco e da questo un nuovo episodio della serie di Tomb Raider non era lecito aspettarsi uno stravolgimento nel Gameplay, ed infatti, è così. Come per i precedenti episodi, tutto funziona bene e anche Shadow of the Tomb Raider è un bellissimo gioco lineare, assistito da un impressionante quantità di sequenze cinematografiche che spesso risultano invadenti. Non di rado siamo convinti di guidare Lara con il nostro controller ed invece è partito un mix di “cutscenes” che ci interrompe la continuità emotiva. D’altro canto però beneficiamo di ciò che Crystal Dynamics riesce ad ottenere dalle nuove tecnologie spremendo al massimo il motore grafico “Foundation Engine”. Infatti, se si dispone di un televisore 4K, la resa spettacolare delle ambientazioni, degli effetti ottici, dei dettagli, sono una festa per i nostri occhi.
Alla fine, a Shadow of the Tomb Raider manca però quel quid che lo renda il migliore nella sua categoria. Certo, questo episodio di Tomb Raider è un bel gioco ma, il ritmo a volte latita, la trama nel gameplay non sembra fluire sempre naturalmente e, soprattutto, molti dei memorabili momenti emozionali del gioco non provengono dal gioco stesso. Per quanto bello possa essere, se una persona sta giocando a un videogioco, non vuole guardare un film.