Un angelo caduto dal cielo di nome Eve, la nostra protagonista di Stellar Blade, titolo della nostra recensione in esclusiva (temporale) per console PS5. Shift Up, uno studio coreano alla prima avventura su console, aveva iniziato lo sviluppo del suo segretissimo Project EvE intenzionata ad uscire come un indie. Il talentuoso studio attirò, però, le attenzioni di mamma SONY che ha preso questo sconosciuto pulcino e lo ha messo sotto la sua ala protettiva, affidando loro know-how, mezzi e fondi per sviluppare questa nuova IP.
Ed ecco che oggi celebriamo le gesta di quel segretessimo progetto, ribatezzato in seguito come Stellar Blade, come una bella e positiva sorpresa di questo scarno (a livello di uscite “pesanti”) 2024 videoludico. La storia non spicca sicuramente per originalità, con degli innesti derivativi costanti e chiaramente visibili lungo tutta l’esperienza di gioco. Questi non sembrano, però, dare mai fastidio, aiutando a contestualizzare meglio gli eventi di gioco. L’eccesso, a nostro modesto avviso, arriva dalla manifesta volontà di “mercanteggiare” l’aspetto fisico di Eve in tutti modo, diventando fuori luogo in molte occasioni (al punto di dare anche fastidio in alcune occasioni).
Tecnicamente ineccepibile, salvo qualche lievissima sbavatura su alcune animazioni ad uso esclusivo della dimensione esplorativa del gioco. Bene, non ci dilunghiamo oltre. Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di Stellar Blade, titolo, vi ricordiamo giocato su console PS5.
Prime impressioni: La mercificazione era proprio necessaria?
Shift Up, alla prima avventura su console (ma già con esperienza alle spalle nel mondo dei videogiochi su mobile), tenta la strada del souls ma senza entrare troppo nel merito delle complessità del genere. Già nel corso della demo, gli archetipi che hanno visto decretato il successo di giochi del calibro di Nioh, Elden Ring e Wo Long: Fallen Dynasty, giusto per citarne alcuni, non venivano declinati del tutto nelle meccaniche di gioco. Timidi cenni, lasciando ampiamente spazio alle spettacolari mosse della protagonista Eve.
Se da una parte, il primo colpo d’occhio ci ha restituito questo “false friend” sul genere, dall’altra non abbiamo ben compreso il motivo di ostentare questa mercificazione del corpo femminile. Siamo ripiombati ai tempi dei vari Dead or Alive e Tomb Raider, dove la fisica dei seni e glutei rubava la scena al gameplay e al lato tecnico in genere. Il gioco poteva funzionare anche senza questa precisa scelta stilistica, per quanto ci rendiamo conto, senza nasconderci dietro un dito, che anche l’occhio vuole giustamente la sua parte.
Le ispirazioni, per quanto libere e apertamente dichiarate dagli stessi sviluppatori, sono servite a contestualizzare meglio una storia che non spicca per originalità. Da Mad Max a Ghost in the Shell e sino ad arrivare a Matrix, i corsi e ricorsi si sprecano, anche se non si ha mai l’impressione di “scopiaticcio”. Peccato per i personaggi di contesto, mai in grado di lasciare il segno. Se fosse stata Eve sola contro tutti la storia avrebbe funzionato in egual maniera.
Storia e contesto: Un mondo post apocalittico, tra manga e cinema
Stellar Blade ci porta un pianeta Terra abbandonato dall’uomo. L’invasione dei Naityba, creature mostruose le cui origini sono – e restano – sconosciute, ha costretto gli abitanti del globo terrestre a trovare riparo nelle basi spaziali, che orbitano in attesa di uno sperato rientro nell’atmosfera. Gli ultimi rimasti si sono rifugiati in Xion, baluardo dell’umanità e custode degli ultimi ricordi del passato. La nostra, Eve, in qualità di membro della Unità Aerea, avrà il compito di debellare la minaccia dei Naityba e svelare le origini di questa nuova razza aliena.
Per questa missione Eve si circonderà di validi alleati, Adam e Lily, il primo pilota del Tetrapode e la seconda ingegnere in grado di potenziare l’arsenale bellico della nostra eroina. L’obbiettivo ultimo, dopo aver sconfitto i Naityba Alpha, è quello di identificare il nascondiglio del Naityba Antico e fare piazza pulita. Nel mentre, vi è una storia da disvelare e delle verità che, opportunamente nascoste, riaffiorano ed aprono nuovi scenari.
La storia, come abbiamo già accennato nella sezione precedente della nostra recensione di Stellar Blade, non spicca per originalità. Il contesto post-apocalittico di matrice anni ‘80/’90 ricorda molto quello di Mad Max e Hokuto no Ken (o Ken Shiro, se preferite). La protagonista Eve, nel suo viaggio assieme ad Adam e Lily, compie un percorso di maturazione che viene oscurato dalla scelta degli sviluppatori di mettere in mostra altro della sua persona. Ogni pretesto diventa quello buono per dei primi piani delle sue virtù.
Questa scelta, che noi riteniamo assolutamente infelice, non consente di entrare perfettamente in sintonia con il percorso evolutivo della protagonista, che da semplice meta-umano al “mero servizio di” diventa pian piano un essere senziente in grado di sposare o meno una o più cause. Ma le scelte, si sa, hanno sempre delle conseguenze.
Il gameplay: Toni di Souls in salsa action
Il nostro “ingrato” compito è quello di individuare un genere noto ed “appiccicarlo”, come se fosse un’etichetta, al titolo oggetto di recensione. Per quanto fastidioso, questo processo aiuta a farsi un’idea a alcune dinamiche di gameplay e meccaniche di gioco. Talvolta, però, questa etichetta rischia di spaventare chi non ama alcuni generi in particolare, perdendo così un potenziale giocatore. Succede con tutti i souls, con tutti quei giocatori che dicono “Ah no, è troppo difficile e non mi diverto” oppure “I nemici sono imbattibili, non riesco a fare nulla” e addirittura “Il fatto di morire e dover ricominciare tutto daccapo mi dà sui nervi”.
Ora, che etichetta mettiamo sopra Stellar Blade? A ridosso della demo, in molti hanno affiancato il genere souls all’ultima fatica di Shift Up, ed effettivamente l’accostamento non è sbagliatissimo (anche se eleveremo a breve delle riserve, non temete). Le meccaniche del respawn sono quelle tipiche del genere, con i nemici che riappaiono nelle medesime posizioni. Ogni combattimento invita all’esonero della tecnica dello smashing button, in quanto l’AI degli avversari è dannatamente punitiva (in difficoltà normale). Il tempismo è la chiave di volta di ogni sequenza di combattimento, dal perfect parry sino al blocco degli attacchi speciali.
Legato, a doppio filo, a quest’ultimo aspetto ci sono gli attacchi speciali che si rigenerano ad ogni difesa perfetta e si differenziano in 4 tipologie, ognuna che va ad esaltare una peculiarità del potenziale di Eve. Il layout dei comandi è ben strutturato, e consente di alternare perfettamente la fase difensiva e quella offensiva. Quest’ultima, a differenza dei souls “classici”, si presenta estremamente diversificata, includendo sia le mosse speciali che le combo attacco normale/forte. Queste, per quanto non caratterizzate da uno stile esplosivo, si dimostrano, altresì, dinamiche e spettacolari.
Accanto alla componente action vi è anche una RPG, con skill tree e potenziamenti passivi che interessano il potenziale di Eve e del suo inseparabile drone. Quest’ultimo è fondamentale nel prosieguo dell’esperienza di gioco, in quanto dona alla protagonista sempre nuovi strumenti offensivi e non. Tornando allo skill tree, questo si presenta piuttosto variegato in termini di “espansione”, interessando la sfera offensiva e difensiva del potenziale della nostra eroina.
Dimensione artistica: Il talento c’è e si vede
Non ci aspettavamo così tanto da una prima esperienza sul mondo console. Non lo diciamo per una mancanza di fiducia “a monte”, piuttosto per quello che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso della nostra esperienza in compagnia di Stellar Blade. Quanto a dovizia e precisione di tutti gli elementi di contesto, che sono quelli che poi vengono, di solito, lasciati “in disparte” quelli di Shift Up non badano a spese. Il mondo di gioco è un tripudio di dettagli infinitesimali, dalla polvere ai “semplici” sassi curati nei minimi dettagli. E questo vale sia per la modalità che predilige la risoluzione che non.
Su quest’ultimo aspetto, doveroso aprire una piccola parentesi. Gli sviluppattori mettono a disposizione ben 3 modalità grafiche. Oltre alle due a cui solitamente siamo abituati, ossia Fedeltà (che punta ad enfatizzare la risoluzione e l’aspetto grafico in genere) o Prestazioni (che spinge l’acceleratore sugli FPS), ne inserisce una denominata Bilanciata, in grado di creare un giusto compromesso tra le due. Una cosa simile l’abbiamo già vista nei titoli della serie Marvel’s Spiderman (e precisamente nella versione Remastered e in Miles Morales) e Returnal, entrambi realizzati da studi First Party SONY.
Per il resto, il lavoro svolto sotto il profilo tecnico è più che ottimo per uno studio che si è affacciato, per la prima volta, sul mondo delle console di nuova generazione. Per quanto, come abbiamo già piuù volte sottolineato, l’opera non sia esente da influenze di matrice derivativa, il gameplay è coinvolgente e in grado di rigenerare l’interesse in maniera costante. Buon la prima, insomma.