Puntuale come un orologio svizzero, ecco approdare sul mercato l’ennesima riproposizione portatile della serie Harvest Moon, ormai da tempo votata alla console tascabile Nintendo malgrado il glorioso passato delle iterazioni nate su home console come SNES e Nintendo Gamecube. La novità principale è un curioso cambio d’identità: le trasferte bucoliche di Natsume e Marvelous hanno dovuto cambiare nome per motivi legati alla distribuzione occidentale, eppure questo Story of Seasons rimane, evidentemente, un capitolo della fortunata serie Harvest Moon.
Smessa la leggendaria salopette blue jeans, il character design dei personaggi si è fatto più affusolato, dal tratto vicino alle influenze del fumetto giapponese per ragazze, ma la sostanza rimane la stessa: catapultati da poco nell’impegnativa vita del contadino (o della contadina!), tocca al giocatore apprendere i rudimenti fondamentali che andranno a scandire le giornate lavorative, stagioni avverse e intemperie permettendo. L’aspetto spiccatamente “slice of life” è ancora una volta riproposto, offrendo una croccante alternativa al solo lavoro nei campi e all’allevamento del bestiame. Si va dalla personalizzazione totale dell’aspetto del proprio avatar fino all’ormai immancabile possibilità di arredare e arricchire la propria casa e l’azienda agricola, espandendola fino a farla diventare un vero e proprio agriturismo con tanto di piccolo zoo.
Le introduzioni sono effettivamente quasi tutte votate all’evoluzione del rapporto fra il contadino protagonista e la società che gli ruota attorno, di fatto cercando di evitare che il giocatore si concentri solamente sulla propria attività commerciale. Un’idea già esplorata vagamente nel prequel, ma che in questo caso prende forma in caratteristiche del tutto inedite, come le competizioni con i colleghi mastri della gleba per l’utilizzo di appezzamento di terreno pubblici e la rinnovata importanza dei mercanti provenienti da altre città. Lo scambio di informazioni, favori e prodotti con i PNG permette di entrare in possesso di nuove opportunità ludiche e produttive, migliorando al contempo il prestigio della vicina cittadina, punto nevralgico del commercio e del baratto. Un altro aspetto evoluto rispetto al passato è il crafting, qui talmente espanso da permettere di costruire, partendo da materie prime recuperate qua e là, qualsiasi cosa possa servire, dagli strumenti per il lavoro passando alla cucina, la sartoria e persino il mobilio.
Un’offerta ludica talmente vasta e stratificata che si dipana solamente nella lunghissima distanza, e non deve stupire se a oltre venti ore dall’inizio dell’avventura il gioco si prodiga ancora in tutorial e spiegazioni che, è giusto chiarirlo, nonostante la mole di attività disponibili risultano sempre molto chiare. È inoltre possibile velocizzare i dialoghi di tutoraggio e andare successivamente a consultare un’ampia e funzionalissima guida di gioco in-game in continua espansione.
A proposito del blando ritmo con cui il gioco si dipana: Harvest Moon non ha mai avuto pretese simulative, ma è sconsigliabile pensare di cominciare una partita a Story of Seasons con poco tempo libero a disposizione, poiché i frutti dei sacrifici e del proprio duro lavoro si possono godere solamente dopo anni (di gioco) passati a corteggiare le graziose abitanti del villaggio, facendo avanti e indietro dalla propria fattoria per rivendere i prodotti al mercato o semplicemente passando intere mattine al fiume nella speranza di pescare quell’unico pesce che ancora manca alla propria collezione.
L’atmosfera rilassata e al limite del fiabesco è poi assicurata da una direzione artistica che riesce a sopperire, in parte, a un comparto poligonale colorato, ma appena sufficiente se si guarda alla complessità dei modelli o alla fluidità dell’azione, a volte inspiegabilmente rallentata da cali di frame rate. Come detto in apertura, il rinnovato character design e i colori pastello adottati per caratterizzare ambientazioni e personaggi sono deliziosi e pur indugiando senza tanti problemi su cliché e stereotipi visti e rivisti permettono comunque di calarsi in un’ambientazione simpatica e accogliente. Il commento sonoro è invece solamente funzionale, limitato da una tracklist piuttosto esigua e dalla mancanza di un doppiaggio in qualsivoglia lingua. Pollice in alto, invece, per l’inaspettata localizzazione italiana che, pur con qualche singhiozzo qualitativo, rende Story of Seasons uno dei capitoli più accessibili e indicati della serie intera per arrivare a fare amicizia con la mucca Hanako.