Questa doveva essere la recensione di Street Fighter V (qui lo speciale di Sabaku No Maiku), giocato su PC. Se Street Fighter V per PC si fosse potuto giocare.
Uno dei grandi interrogativi della critica videoludica è quanto (e quale) tempo si debba passare su un gioco per poterlo recensire sensatamente. Immediato corollario è se il recensore debba essere un fan del genere videoludico che affronta, o sia preferibile il distacco di un neofita, ma stiamo andando off topic. Street Fighter V, ultimo capitolo della ventennale saga picchiaduro a scorrimento di Capcom, ha avuto problemi già prima di uscire. Le sessioni di testing hanno evidenziato i malfunzionamenti del gioco, soprattutto online. A ciò si è aggiunto il classico dibattito tra giocatori casuali e “maestri” sulla difficoltà del gioco, a fronte di uno storico virtuosismo tecnico del gameplay proprio della saga. Bug e disservizi sono in via di risoluzione, ma c’è una caratteristica del gioco che lo rende ingiocabile su buona parte dei PC in circolazione, né c’è da sperare che la situazione migliori con un aggiornamento, trattandosi di una scelta a livello del motore di gioco.
Due parole sui fotogrammi al secondo (fps). Ogni gioco è sviluppato per girare in modo ottimale ad un certo numero di fotogrammi al secondo, proprio come un film. Ad esempio su PC lo standard è 60. Il mantenimento di questa frequenza è compito dell’hardware del computer, che può non “reggere”, assestando il gioco su una frequenza di fotogrammi (framerate) minore. Generalmente in quest’ultimo caso il gioco per mantenere l’azione alla stessa velocità salta qualche fotogramma qua e là, così il gioco “va a scatti” ma rimane giocabile, almeno entro un certo limite minimo di fotogrammi al secondo, che si trova intorno ai 15-20 fps.
Street Fighter V gira su Unreal Engine 4, motore potente e versatile, non leggerissimo ma di grande impatto, sia visivo che di gioco, grazie a un’ottima resa della fisica. Ora, gli sviluppatori hanno avuto la brillante idea di bloccare il gioco a 60 fps, quale che sia la potenza del computer su cui viene eseguito. Così il motore si rifiuta di saltare i fotogrammi “in eccesso” e l’azione di gioco rimane fluida ma rallenta in modo compromettente. Ad esempio, giocando a 30 fps i combattimenti risulteranno rallentati del doppio. Naturalmente ciò rende impossibile giocare sotto i 60 fps, data l’importanza del tempismo e della reattività in un picchiaduro, e in uno “tecnico” come uno Street Fighter. In ogni caso, giocando online il rallentamento svanisce, perché a quel punto il gioco è obbligato a sincronizzare le mosse dei giocatori e dunque salta i benedetti fotogrammi. La versione PS4 del gioco, essendo stata ottimizzata (cosa che non si può dire della versione PC, tantomeno nel caso dei laptop), non presenta rallentamenti sostanziali, pur attestandosi sul “medio” del settaggio video della controparte. Quindi, quanto al gioco, senza una certa dose di masochismo di cui purtroppo sono privo, si può dire ben poco.
Lo stile grafico è quello che caratterizza la serie da sempre, con un’inedita nota kawaii che può far sorridere (kawaii è giapponese per “carino, o “puccioso”), le animazioni, se e quando si potranno ammirare, sono ottime, e possiedono anche una certa attendibilità rispetto alle mosse di arti marziali a cui sono ispirate. Il gioco online, va detto, ha risentito positivamente delle ristrutturazioni e assicura una buona dose di botte date e prese dagli agguerriti giocatori di tutto il mondo. Questo, se si è già abbastanza bravi a giocare. In giochi competitivi come Street Fighter V l’esperienza single player è notoriamente un momento di allenamento in vista del confronto online. Le discutibili scelte tecniche appena viste fanno sì che sia impossibile per un neofita impratichirsi e competere con i giocatori più esperti, rendendo ogni partita un frustrante pestaggio. Quindi Street Fighter V possederà combo spettacolari, dialoghi e filmati mozzafiato (questi ultimi un po’ meno) e un gameplay millimetrico e coinvolgente. Peccato che per buona parte dell’utenza PC non ne valga la pena.