Viene da dire “Togli la cera, metti la cera”. Con le parole del saggio Maestro Miyagi, entriamo nel mood di The Karate Kid: Street Rumble, frenetico picchiaduro a scorrimento che vede di nuovo impegnata Gamemill Entertainment con un titolo dedicato all’omonima saga. L’incarico viene affidato a Odaclick Game Studio, alla loro seconda esperienza come sviluppatori “titolari” i quali puntano forte sul fattore nostalgia. La scelta paga bene, forte di uno stile caratteristico che non interessa solo il gameplay ma anche il comparto artistico. Insomma, un piccolo tuffo nei ricordi, confezionato con modestia e intelligenza. Vi lasciamo alla nostra recensione di The Karate Kid: Street Rumble, giocato nella sua versione per Xbox Series X.
Togli la cera metti la cera (e qualche sana legnata)
Gamemill Entertainment, come si dice in questi casi, se l’è legata al dito e non ci sta a fare un gioco su Karate Kid che non venga apprezzato. Questa volta passa la palla a Odaclick Game Studio, i quali furbescamente vanno a pescare nel passato, prendendo in prestito personaggi e location (ed anche un filo di narrazione) dalla trilogia storica. La mossa, oltre ad essere assai furba, è assolutamente in linea con il mood del gioco, in particolare lato gameplay e artistico. Parliamo del primo dei due, in grado di prendere il fattore nostalgia e sbattercelo in faccia con estrema violenza. Il genere scelto è quello del picchiaduro a scorrimento orizzontale.
Un vero e proprio tuffo nei ricordi con quelle rigide regole dei beat’em up da sala giochi che vengono riproposte di sana pianta (con tutti i loro pregi e difetti). I controlli, infatti, non risultano immediatissimi ed è estremamente facile finire all’interno di un matrimonio di schiaffi ed uscirne con un divorzio. Nonostante il parco mosse è piuttosto vario tra i 4 personaggi che compongono il roster, mettendo, quindi, una “pezza” al difetto prima menzionato. Ci pesa definirlo come tale, anche perché il genere era bello anche per via delle sue inefficienze. Le mosse a disposizione di ogni protagonista viaggiano a ritmo di combo, tra colpi veloci e forti (e caricati). Il loro numerino che si alza contribuisce alla (ri)generazione della barra per i colpi speciali, di completa derivazione cinematografica (con tanto di colpo della gru).
Le botte da orbi interesseranno 12 location, che si concludono tutte con il boss di livello. Sul fronte narrativo, il gioco ripropone alcuni momenti iconici della trilogia con un sunto che, a livello puramente logico, funziona. Daniel LaRusso, Mr. Miyagi, Ali Mills e Kumiko si lanceranno in furiosi combattimenti tra le strade di Topanga Beach e West Valley High, rievocando alcuni frangenti dei film con le battaglie al Cobra Kai Dojo e nel corso del torneo di All Valley. Il tutto, ripetiamo, non dà mai quella sensazione di “accozzaglia” di cose. Interessante la presenza di una modalità multigiocatore locale, giusto per rievocare quei “spalla a spalla” di un tempo. Peccato che, nell’epoca dei client/server, gli sviluppatori non abbiano optato anche per una “Online”. Magari per contenere i costi, oppure per paura di non ricevere un’accoglienza ideale e non avere, quindi, una base giocabile.
Quei famosi anni ’80…
Abbiamo parlato della carica nostalgica che The Karate Kid: Street Rumble porta con sé. Un aspetto che interessa, in primis, il genere come vi abbiamo sinora raccontato, ma in secondo luogo – e non per questo meno importante – tutto il comparto artistico. Quello stile che abbiamo sempre definito come simil cartoon, tipico dei videogiochi a 16 bit, oggi ha un nome: PIXEL ART.
Scordatevi il concetto di occlusione ambientale, rilfessi particellari e livelli di definizione in 4K. La magia dietro questa forma d’arte (perché sì, si tratta di questo) risiede nella sua capacità di creare un contesto nostalgico dannatamente funzionale. GameMill Entertainment non riuscì ad accendere la magia in Cobra Kai, attualizzando un genere che forse, anche per antonomasia, non ha bisogno di esserlo.
E quindi Odaclick Game Studio, alla sua seconda uscita sul campo come sviluppatore “completo” di un videogioco, gioca la carta della nostalgia, puntando “a bomba” sui classici stilemi da cabinati anni ’80. Oltre alla pixel art, in tal senso gioca un ruolo fondamentale anche la colonna sonora, che ci porta all’epoca dei sintetizzatori in midi vecchia scuola, strimpellando qualche motivetto proveniente dalla trilogia classica.
Che altro dire, per quanto il gameplay può apparire come una cosa già vista e rivista (e stravista), sul fronte nostalgico The Karate Kid: Street Rumble vince su tutti i fronti. Ovviamente, si tratta sempre di una questione di punti di vista. Quello che per i gamer attempati risulta come “vintage”, per la nuova generazione è un qualcosa di “diverso”, e magari anche superato.